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LA LIBERTA' IN ITALIA NON E' UNA OPINIONE DEL PREMIER

Post n°760 pubblicato il 31 Ottobre 2010 da dammiltuoaiuto
 

LA   LIBERTA'  IN   ITALIA

reportsf.jpg

L’Italia è come il Burkina Faso. E’ quanto emerge dalla classifica annuale di Reporters sans frontières sulla libertà di stampa nel mondo, pubblicata il 20 ottobre scorso. Il nostro Paese, secondo l’organizzazione internazionale che tutela i diritti dei giornalisti, è al 49° posto a pari merito con il Burkina Faso e in leggero vantaggio su El Salvador. Può sembrare un incubo, un film che in altri tempi avremmo visto con scetticismo e bollato come ‘fantascienza’, ma purtroppo è la realtà nuda e cruda, la fotografia di ciò che questo Paese è diventato. Rsf non è un’organizzazione di pericolosi sovversivi, come i soliti noti affermeranno, ma una fonte autorevole a livello internazionale e che ha come principio fondante la tutela della libertà dell’informazione.
Nelle motivazioni del rapporto si sottolinea come la continua concentrazione della proprietà dei media, le dimostrazioni di disprezzo e di impazienza da parte di esponenti governativi nei confronti dei cronisti e del loro lavoro abbiano confermato l’incapacità di questi governi, tra cui quello italiano, di invertire questa tendenza. Ed è la prova provata di come il conflitto d’interessi che pende sul nostro Presidente del Consiglio pesi come un macigno sulla nostra democrazia. Tra l’altro, il segretario di Rsf, Jean-François Julliard, ha allertato l’Ue per il conseguente rischio di perdere la sua posizione di leader mondiale nel rispetto dei diritti umani.

 
 
 

BORDELLO HILTON DONNE E BAMBINI OFFERTI AI CLIENTI FIRMA PER DIRE NO

Post n°759 pubblicato il 23 Ottobre 2010 da dammiltuoaiuto
 

Cari amici,

E' da non crederci. Hilton, una delle catene alberghiere più famose al mondo, potrebbe risultare complice nello sfruttamento sessuale di minori nelle sue stesse strutture!

Gli alberghi sono fra i primi posti dove i bambini schiavi vengono venduti per fini sessuali da brutali magnaccia. E l'Hilton non ha neanche firmato un Codice di condotta internazionale che costringe gli alberghi ad addestrare il suo staff a individuare, denunciare e assistere le bambine e le donne vittime dell'industria del sesso. L'apporto dell'Hilton su questo sarebbe enorme: se loro firmassero il Codice, si creerebbe un network di dipendenti della catena Hilton in 77 paesi e 32.000 alberghi al lavoro contro la tratta del sesso delle donne e dei bambini.

Non c'è tempo da perdere nel fermare questo commercio dell'orrore. Firma la petizione indirizzata all'Hilton per adottare il Codice di condotta per la protezione dei bambini dallo sfruttamento sessuale sul lavoro e nel turismo. Appena toccheremo le 250.000 firme, acquisteremo intere pagine sui principali giornali di McLean in Virginia (la città negli Stati Uniti dove il Presidente dell'Hilton Chris Nassetta vive e lavora):

http://www.avaaz.org/it/hilton_sign_now/97.php?cl_tta_sign=8e82b10ec97cad484a2c1f7706e6a088

Il Codice di condotta dell'ECPAT per la protezione dei bambini dallo sfruttamento sessuale sul lavoro e nel turismo fa sì che gli alberghi addestrino il loro staff a riconoscere le vittime della tratta del sesso e della prostituzione minorile, educhino i loro clienti riguardo ai pericoli del turismo sessuale e cooperino con le forze dell'ordine del luogo e sostengano i diritti delle vittime. Il sistema funziona perché crea una prima linea di difesa contro il traffico sessuale in tutto il mondo. A oggi, il Codice riguarda 30 milioni di turisti l'anno: crescono così le possibilità di arrestare i magnaccia responsabili della tratta e di aiutare le vittime.

Dopo che erano stati scoperti dei bordelli negli alberghi dell'Hilton in Irlanda e in Cina, in migliaia hanno scritto alla catena alberghiera per protestare, e l'Hilton ha riconosciuto la necessità di rispondere al problema della prostituzione infantile. Tuttavia, a oggi non ha fatto niente di concreto. Facendo vergognare il Presidente dell'Hilton Nassetta nella sua città con una marea di paginate sui giornali e chiedendogli di adottare il Codice, potremmo costringere lui e i suoi dipendenti a proteggere i bambini in tutto il mondo nel modo più efficace possibile.

Capiterà alla maggior parte di noi di dover alloggiare in un albergo: chi di noi potrà sentirsi a proprio agio a stare in una stanza dove, lì vicino, ragazze minorenni sono vendute a uomini con cui saranno costrette a fare sesso? Il turismo sessuale che sfrutta le donne e le bambine beneficia degli operatori alberghieri che voltano lo sguardo dall'altra parte o che vengono pagati per fare finta di niente. Abbiamo bisogno di alberghi che applichino politiche di tolleranza zero contro lo sfruttamento sessuale minorile nelle loro strutture.

A oggi, oltre 900 compagnie in tutto il mondo hanno firmato il Codice. Le catene alberghiere Radisson e Country Inn & Suites hanno già firmato il Codice. L'Hilton è sotto pressione per aggregarsi. Clicca sotto per spronare l'Hilton a partecipare nella battaglia contro la tratta del sesso:

http://www.avaaz.org/it/hilton_sign_now/97.php?cl_tta_sign=8e82b10ec97cad484a2c1f7706e6a088

Ogni giorno centinaia di ragazze in tutto il mondo sono schiavizzate sessualmente. Il nostro appello globale per la responsabilità e l'addestramento nella catena alberghiera più grande del mondo può infliggere un segno profondo a questo vile commercio.

Con speranza,

Alice, Emma, Graziela, Ricken e il resto del team di Avaaz.

FONTI:

Chiedi alla catena alberghiera Hilton di prevenire la prostituzione minorile nei loro alberghi (in inglese):
http://www.change.org/petitions/view/tell_hilton_to_prevent_child_prostitution_in_their_hotels

Operazione "lanterne rosse": campagna contro le lucciole cinesi
http://www.corriere.it/esteri/10_settembre_03/lucciole-cina-lanterne-rosse-io-donna_abaf26fc-b761-11df-b2c1-00144f02aabe.shtml

Donne arrestate nel "bordello" dell'Hilton (in inglese):
http://www.herald.ie/national-news/women-arrested-in-hilton-brothel-1435317.html

Le bambine sono costrette a prostituirsi non più per le strade, ma negli alberghi e club:
http://www.ecpat.it/index.php?option=com_content&view=article&id=49%3Aprostituzione-minorile&catid=38%3Atemi-di-intervento&Itemid=59

L'albergatore agisce contro la prostituzione minorile (in inglese):
http://news.bbc.co.uk/2/hi/asia-pacific/2780957.stm

Nuovi modi per prevenire la prostituzione minorile (in inglese):
http://www.ajc.com/opinion/new-ways-to-prevent-524077.html

CHI SIAMO
Avaaz.org è un'organizzazione no-profit e indipendente con 5,5 milioni di membri di tutto il mondo, che lavora con campagne di sensibilizzazione in modo che le opinioni e i valori dei popoli del mondo abbiano un impatto sulle decisioni globali. (Avaaz significa "voce" in molte lingue.) Avaaz non riceve fondi da governi o aziende ed è composta da un team internazionale di persone sparse tra Londra, Rio de Janeiro, New York, Parigi, Washington e Ginevra. +1 888 922 8229

 
 
 

Premio giornalistico sul reportage di guerra Antonio Russo 2010 15 - 16 Ottobre 2010

Post n°758 pubblicato il 20 Ottobre 2010 da dammiltuoaiuto
 

Premio giornalistico sul reportage di guerra Antonio Russo  2010  15 - 16 Ottobre 2010 

http://www.pagineabruzzo.it/notizie/news/Spettacolo+Abruzzo/32291/Premio_giornalistico_sul_reportage_di_guerra_antonio_russo.html CHIETI

 

- E’ tutto pronto per la nona edizione del Premio giornalistico sul reportage di guerra Antonio Russo,  il cronista free lance di Radio Radicale assassinato a Tblisi, in Georgia, il 16 ottobre del 2000.Esattamente nel decennale della morte, la Fondazione Russo – voluta dalla signora Beatrice, madre di Antonio – premia gli inviati speciali nelle zone in cui si combatte: la cerimonia si terrà il 16 ottobre, alle ore 17.30, nella splendida cornice del Teatro Marrucino di Chieti. A presentare la serata il giornalista del Tg 1 Paolo Di Giannantonio.  Sul palco, nello spazio musicale, anche Eugenio Bennato. Questa mattina, nel corso della conferenza stampa di presentazione dell’evento, sono stati resi noti i nomi dei
vincitori: Filippo Landi, corrispondente Rai da Gerusalemme (sezione televisione); Barbara Gruden, inviata Giornale Radio Rai (sezione radio); Ziyah Gafic VII Network – Quest for Identity (published by De.MO 2010) (sezione fotografia);  Romeo Fivoli, inviato Giornale Radio Rai (sezione operatore radio); Francesco Battistini, inviato del “Corriere della Sera” (sezione carta stampata); Osservatorio Balcani e Caucaso (sezione Internet), ritira il premio Luka Zanoni, direttore responsabile della testata on line (www.balcanicaucaso.org). Premio speciale alla carriera a Lorenzo Bianchi, inviato speciale de “Il Resto del Carlino”, “La Nazione” e “Il Giorno”; premio alla memoria a Toni Fontana, inviato de “L’Unità”.A selezionarli, una giuria composta dai più autorevoli giornalisti del panorama nazionale: Aldo Forbice (Zapping - GR Radio 1), Guido Alferj (inviato speciale), Fausto Biloslavo (Il Giornale, il Foglio e Panorama), Toni
Capuozzo (TG 5 – Canale 5), Gabriella Simoni (Studio Aperto – Italia 1), Francesca Sforza (La Stampa), Franco Pagetti (Time Magazine), Roberto Marino (Il Centro). Tra i giurati, anche componenti della Fondazione Russo e rappresentanti degli enti sostenitori del Premio.  <<Sono
passati 10 anni, per noi della famiglia è un triste anniversario
seppur con un certo orgoglio notiamo che, anche a 10 anni dalla
scomparsa, Antonio resta una figura ricordata in maniera molto
positiva>> ha detto Michele Russo, membro della Fondazione Russo e cugino di Antonio.Accanto a lui, la signora Beatrice Russo:
<<Penso sia importante ricordare un giornalista onesto che ha
lavorato con passione e dedizione>> ha sottolineato commossa. Sul
trasferimento del Premio da Francavilla al Mare a Chieti, Michele Russo
ha precisato che <<Antonio era nato a Chieti, quindi un  legame
con questa città c’è>>; ma anche che <<Non c’è stata
volontà politica di sostenere questo tipo di manifestazione. Palazzo
Sirena non era più idoneo ad ospitarla da molto tempo, noi come
Fondazione siamo arrivati persino al livello di ristrutturare un
edificio pubblico>> ha detto ringraziando gli enti e le
istituzioni locali che, invece, continuano a sostenere il Premio.
<<Da subito abbiamo voluto offrire la città di Chieti come
palcoscenico per contribuire a non far dimenticare quello che ha fatto e
quello che rappresenta Antonio>> ha detto il sindaco Umberto Di Primio “adottando” il Premio anche per gli anni a venire. Il
Premio - istituito nel 2002 allo scopo di sensibilizzare l’opinione
pubblica sul ruolo dell’informazione nei teatri di guerra e sulla
tutela dei diritti umani nei territori colpiti dai conflitti bellici - 
è  patrocinato e supportato dalla Regione Abruzzo, dalla Provincia di Chieti, dal Comune di Chieti e dalla Fondazione Cassa di Risparmio della Provincia di Chieti. E vanta la medaglia della Presidenza della Repubblica e il patrocinio della Presidenza della Camera dei Deputati e della Presidenza del Consiglio dei Ministri.La creazione orafa del Premio è firmata dall’orafo pescarese Italo Lupo. Nel corso della conferenza stampa è stata presentata anche la quarta edizione de “L’informazione che non muore”, manifestazione promossa dalla Fondazione Russo a latere del Premio giornalistico sul reportage di guerra Antonio Russo: due giorni di appuntamenti, 15 e 16 ottobre, a Francavilla al Mare e Chieti per ricordare un cronista sempre in trincea, che ha pagato con la vita la sua cronaca coraggiosa e scomoda. In programma una proiezione-dibattito, venerdì 15, alle ore 20.30, presso il cinema Asterope di Francavilla al Mare (ingresso libero): il
film scelto è “Il  sangue e la neve” del regista Felice Cappa, protagonista Ottavia Piccolo.  Sullo
schermo la Russia raccontata dalla giornalista Anna Politkovskaja. Poi
il dibattito alla presenza del regista, con i giornalisti Guido Alferj e Fausto Biloslavo. Sabato 16, alle ore 9, al  Teatro Marrucino sono protagonisti gli studenti: in scena il reading “Bloghdad”, della regista Marla Moffa, recitato dall’attore Giampiero Mancini.  Seguirà il dibattito dal titolo “I (para) occhi della guerra”, con alcuni membri della giuria del Premio. Il programma della rassegna è stato illustrato dall’avvocato Manuel De Monte, membro della Fondazione Russo.  L’evento è compartecipato dalla Presidenza del Consiglio della Regione Abruzzo.
<<Questo è un premio giornalistico unico nel suo genere in
Italia, ed è il fiore all’occhiello della nostra regione>> ha
sottolineato, in conferenza stampa, il presidente del Consiglio regionale Nazario Pagano,
da sempre vicino al Premio Russo  <<Per questo abbiamo ritenuto
non dovesse usufruire di un semplice patrocinio e contributo>>.

 
 
 

Un nuovo naso per Aisha, la donna sfigurata dai talebani

Post n°757 pubblicato il 13 Ottobre 2010 da dammiltuoaiuto
 

Un nuovo naso per Aisha, la donna sfigurata dai talebani

Era finita sulla copertina di Time con quel naso tagliato e il volto ferito, simbolo delle violenze che subiscono le donne afghane quando non accettano di sottostare agli obblighi dell'islam, adesso appare sulle copertine dei giornali col suo nuovo naso

di Angelo Sarasi
<p>Un nuovo naso per Aisha, la donna sfigurata dai talebani</p>

Era finita sulla copertina di Time con quel naso tagliato e il volto ferito, simbolo delle violenze che subiscono le donne afghane quando non accettano di sottostare agli obblighi dell'islam.

Adesso appare sulle copertine dei giornali col suo nuovo naso, o meglio con quella protesi che presto, dopo l'operazione sponsorizzata dalla Grossman Burn Foundation di Los Angeles, Aisha, 19 anni, potrà mostrare in pubblico. Mutilata dal marito sotto il regime talebano, questa giovane donna è stata "adottata" da Maria Shriver, moglie del governatore della California, Arnold Schwarzenegger's, che si è presa personalmente cura del suo caso, facendo in modo che le venisse assegnato l'Enduring Heart Award, un premio per le donne.

Aisha fu data in moeglie all'età di 12 anni per pagare un debito di famiglia, costretta a rapporti sessuali con un uomo più grande facente parte delle milizie islamiche talebane e a dormire la notte nella stalla con gli animali. Quando tentò di fuggire, venne catturata e le fu inflitta la mutilazione.

 
 
 

IN CIMA AL BARATRO

Post n°756 pubblicato il 11 Ottobre 2010 da dammiltuoaiuto
 

Sembra che in Italia si sia perso il senso di nazione. A quasi 150 anni dall’Unità d’Italia, il significato di questo termine “traballa” nel nostro Paese, anche alla luce degli ultimi avvenimenti politici – gli insulti del senatore leghista Umberto Bossi ai romani -, ma non in Europa, dove insultare la capitale significa insultare la nazione. Un esempio concreto è dato dai ultimi festeggiamenti del 2 giugno scorso, Festa della Repubblica italiana, molto particolare quest’anno a causa della crisi economica che da tempo sta investendo l’Italia e, appunto, della Lega Nord. Ma non solo. I ministri Roberto Calderoli (Semplificazione Normativa) e Roberto Maroni (Interno) non erano presenti a Roma quel giorno, intenti ad occuparsi di federalismo e altre questioni che la Lega Nord proponeva a Vergiate in provincia di Varese. Secessione e federalismo: questo vogliono i seguaci di Bossi, il popolo padano che pensa che se Giuseppe Garibaldi nascesse oggi, non sarebbe più un eroe nazionale, perché l’eroe è diventato Umberto Bossi, anche a Bergamo, detta la città dei Mille, in quanto contribuì allo scopo garibaldino di unire l’Italia, inviando oltre 100 cittadini bergamaschi.

Dopo il 2 giugno 2010, nei giorni degli ultimi Mondiali di Calcio, i lavoratori della Maflow di Trezzano (in Lombardia), azienda produttrice di tubi per il condizionamento delle vetture, protestavano per paura di perdere il lavoro, a seguito della chiusura della ditta, e, trovatisi insieme a vedere una partita della Nazionale in televisione, dichiaravano preoccupazione per il futuro dei loro figli e volontà di stare uniti per affrontare questa situazione di crisi. Il nuovo conflitto che anima le fabbriche del Nord è diventato infatti una disputa tra i sindacalisti della Fiom (Federazione Impiegati Operai Metallurgici) e quelli della Lega, spaccando in questo modo le istituzioni e mettendo i lavoratori gli uni contro gli altri.

 

Più che parlare di Unità d’Italia, si dovrebbe riflettere su una rottura, in quanto sembra essere già profonda la separazione tra nord e sud del Paese. A Napoli, ad esempio, in quei giorni scendevano in piazza i dipendenti pubblici dell’Asl Napoli 1, rimasti da mesi senza stipendio, a causa del debito sanitario che in Campania ha raggiunto i 9 miliardi di euro. Rivolta, una bomba che sta per esplodere, una guerra: queste erano le parole dei disoccupati campani che protestavano.

 

E mentre in Campania la situazione esplodeva in queste azioni di protesta, nel resto dell’Italia accadevano fatti diversi: un convegno sul Federalismo a Siracusa; riunioni dell’Autogoverno Veneto nel Nord-Est; commemorazioni divise – tra il Movimento delle Agende Rosse, in ricordo del giudice Paolo Borsellino, e i giovani di destra – il 19 luglio a Palermo, in onore di Borsellino, vittima della mafia nel 1992; manifestazioni dei terremotati all’Aquila. Qui, il 16 giugno scorso, si riunivano i sindaci dei comuni dei territori colpiti dal terremoto, ignari circa la decisione del Governo italiano a proposito della sospensione delle tasse per i terremotati. Tra macerie ancora in vista sulle strade, a distanza di oltre un anno dal sisma, ed il silenzio dei media, che non avevano parlato della manifestazione, il Governo stabiliva la proroga della sospensione delle tasse, ma solo per un periodo di sei mesi.

 

Ad oggi, all’Aquila la ricostruzione continua a ritardare : su 50 mila terremotati solo 14 mila vivono nelle case di Berlusconi e sono già mille le domande di cambio di residenza presentate all’ufficio Anagrafe del Comune dagli aquilani.<span> </span>Sembra che in Italia si sia perso il senso di nazione. A quasi 150 anni dall’Unità d’Italia, il significato di questo termine “traballa” nel nostro Paese, anche alla luce degli ultimi avvenimenti politici – gli insulti del senatore leghista Umberto Bossi ai romani -, ma non in Europa, dove insultare la capitale significa insultare la nazione. Un esempio concreto è dato dai ultimi festeggiamenti del 2 giugno scorso, Festa della Repubblica italiana, molto particolare quest’anno a causa della crisi economica che da tempo sta investendo l’Italia e, appunto, della Lega Nord. Ma non solo. I ministri Roberto Calderoli (Semplificazione Normativa) e Roberto Maroni (Interno) non erano presenti a Roma quel giorno, intenti ad occuparsi di federalismo e altre questioni che la Lega Nord proponeva a Vergiate in provincia di Varese. Secessione e federalismo: questo vogliono i seguaci di Bossi, il popolo padano che pensa che se Giuseppe Garibaldi nascesse oggi, non sarebbe più un eroe nazionale, perché l’eroe è diventato Umberto Bossi, anche a Bergamo, detta la città dei Mille, in quanto contribuì allo scopo garibaldino di unire l’Italia, inviando oltre 100 cittadini bergamaschi.Dopo il 2 giugno 2010, nei giorni degli ultimi Mondiali di Calcio, i lavoratori della Maflow di Trezzano (in Lombardia), azienda produttrice di tubi per il condizionamento delle vetture, protestavano per paura di perdere il lavoro, a seguito della chiusura della ditta, e, trovatisi insieme a vedere una partita della Nazionale in televisione, dichiaravano preoccupazione per il futuro dei loro figli e volontà di stare uniti per affrontare questa situazione di crisi. Il nuovo conflitto che anima le fabbriche del Nord è diventato infatti una disputa tra i sindacalisti della Fiom (Federazione Impiegati Operai Metallurgici) e quelli della Lega, spaccando in questo modo le istituzioni e mettendo i lavoratori gli uni contro gli altri.Più che parlare di Unità d’Italia, si dovrebbe riflettere su una rottura, in quanto sembra essere già profonda la separazione tra nord e sud del Paese. A Napoli, ad esempio, in quei giorni scendevano in piazza i dipendenti pubblici dell’Asl Napoli 1, rimasti da mesi senza stipendio, a causa del debito sanitario che in Campania ha raggiunto i 9 miliardi di euro. Rivolta, una bomba che sta per esplodere, una guerra: queste erano le parole dei disoccupati campani che protestavano.E mentre in Campania la situazione esplodeva in queste azioni di protesta, nel resto dell’Italia accadevano fatti diversi: un convegno sul Federalismo a Siracusa; riunioni dell’Autogoverno Veneto nel Nord-Est; commemorazioni divise – tra il Movimento delle Agende Rosse, in ricordo del giudice Paolo Borsellino, e i giovani di destra – il 19 luglio a Palermo, in onore di Borsellino, vittima della mafia nel 1992; manifestazioni dei terremotati all’Aquila. Qui, il 16 giugno scorso, si riunivano i sindaci dei comuni dei territori colpiti dal terremoto, ignari circa la decisione del Governo italiano a proposito della sospensione delle tasse per i terremotati. Tra macerie ancora in vista sulle strade, a distanza di oltre un anno dal sisma, ed il silenzio dei media, che non avevano parlato della manifestazione, il Governo stabiliva la proroga della sospensione delle tasse, ma solo per un periodo di sei mesi.Ad oggi, all’Aquila la ricostruzione continua a ritardare : su 50 mila terremotati solo 14 mila vivono nelle case di Berlusconi e sono già mille le domande di cambio di residenza presentate all’ufficio Anagrafe del Comune dagli aquilani.

 
 
 
 
 
 
 
 
 

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