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SALVIAMO ASIA BIBI CONDANNATA DALLA PER BLASFEMIA DAL FANATISMO ISLAMICO

Post n°807 pubblicato il 28 Marzo 2011 da dammiltuoaiuto
 

E' ancora urgente la nostra mobilitazione! Leggendo quanto scrivono AsiaNews e Repubblica (fonti diverse, ma coincidenti nella descrizione dei fatti) la assoluzione o la grazia per Asia Bibi sembra ancora tardare. Le notizie in sintesi sono già note.

    [dal sito di Repubblica] «Asia Bibi è una povera contadina del Punjab, 37 anni, cinque figli, una vita di lavoro e fatica nei campi di un latifondista di Ittanwali, est del Pakistan. Oltre ad essere donna, contadina e pachistana, ovvero figlia di un Paese che ai problemi della povertà assomma quelli dell'integralismo islamico, Asia ha un'altra particolarità: è cristiana, seguace di una delle chiese protestanti portate nel sub-continente ai tempi del colonialismo inglese. A giugno lavorava sotto il sole con le sue compagne. Le chiesero dell'acqua, lei andò a prenderla a una fonte. Le sue amiche - musulmane - la rifiutarono: è acqua impura, toccata dalle mani di una infedele cristiana. Alle provocazioni la sventurata rispose, difendendosi e difendendo il suo credo. Quelle insistevano, le spiegavano che il cristianesimo è una religione inferiore e che lei stessa avrebbe dovuto convertirsi. Lei rispose ancora, difese il suo Cristo, paragonò il nazareno al profeta, disse qualcosa come "lui per noi si è fatto crocifiggere, ha gettato il suo sangue: cosa ha fatto Maometto per voi?".

    Da quel momento la lite finì fuori controllo, le operaie musulmane la picchiarono, la rinchiusero in una cantina, chiamarono la polizia. Risultato: domenica sera, seguendo il dettato della legge pachistana che punisce la blasfemia, Asia è stata condannata a morte per impiccagione».

    [dal sito di AsiaNews] «I radicali religiosi in Pakistan hanno messo in guardia il Presidente dal rischio di suscitare un’ondata di pubblico sdegno se concede la grazia alla donna condannata per blasfemia. Questo scontro mette in luce le relazioni difficili che il governo ha con la religione ufficiale, in un Paese dove pochi desiderano essere considerati teneri con i nemici dell’islam. Fondamentalisti religiosi sono scesi in strada a Lahore e a Karachi venerdì 26 novembre per mostrare la loro rabbia mentre il governo pakistano sta decidendo se concedere o meno la grazia a una donna cristiana condannata a morte per blasfemia. Molti musulmani pakistani si sentono offesi all’idea che la condanna a morte di Asia Bibi sia annullata.
    Secondo alcune fonti, le manifestazioni erano organizzate da un’associazione vicina a Jamaat-ud-Dawa (JuD), un’organizzazione caritatevole proibita che è sospettata di legami terroristici dall’Onu. Il coordinatore capo del JuD, Qari Yaqub, ha detto ai dimostranti: “Faremo proteste a livello nazionale se il governo perdona quella donna cristiana”. Il capo del the Sunni Ittehad Council, Sahibzada Fazal Kareem, ha detto ad AsiaNews: “La grazia condurrebbe all’anarchia nel Paese. La nostra posizione è molto chiara, questa punizione non può essere cancellata”. Maulvi Faqir Muhammad, vice capo del Tehreek-e-Taliban Pakistan, ha messo in guardia il governo da serie conseguenze se concede la grazia alla donna, che è stata condannata l’8 novembre 2010 per blasfemia nei confronti del profeta Maometto. Faqir Muhammad parlava da un luogo segreto a un canale di notizie internazionali, e ha detto che i Talebani resisteranno a ogni tentativo di graziare Asia Bibi.»

 

Non è il momento di discutere, bisogna fare presto, fare bene, farci sentire. Ci sono situazioni in cui l’opinione pubblica può avere un gran peso; crediamo che questo sia un caso di quel genere. Noi del sito CulturaCattolica.it siamo vicini a questa donna cristiana per il suo coraggio, che a noi tante volte manca, e per la sua carità (così crudelmente ripagata), e chiediamo a tutti gli uomini «di buona volontà» di intervenire.

 

Noi aderiamo ai vari appelli, invitandovi a mandare la vostra mail ai seguenti indirizzi:

 http://www.ilsussidiario.net/News/Esteri/2011/3/27/LA-REPUBBLICA-Asia-Bibi-intervista-esclusiva-Sto-morendo-per-la-fede-salvatemi-/162388/

publicmail@president.gov.pk
al Presidente Pachistano

salviamoasiabibi@asianews.it
: alla campagna di AsiaNews

AMBASCIATA PAKISTAN

Via della Camilluccia, 682 - 00135 Roma
Italia

TEL: 0636301775 06329483 - FAX: 0636301936

Email: parepromec@linet.it

 

LA REPUBBLICA/ Asia Bibi, intervista esclusiva: "Sto morendo per la fede, salvatemi"

domenica 27 marzo 2011

 

LA REPUBBLICA/ Asia Bibi, intervista esclusiva: Sto morendo per la fede, salvatemi Asia Bibi 

LA REPUBBLICA INTERVISTA ASIA BIBI - La Repubblica di oggi pubblica una intervista esclusiva ad Asia Bibi. La donna pachistana arrestata nel 2009 con l'accusa di blasfemia e poi condannata a morte nel 2010. L'accusa, lanciata da un suo vicino di casa, è di aver insultato il profeta Maometto e poi di essersi rifiutata di convertirsi alla religione islamica. Asia Bibi è infatti appartenente alla minoranza cristiana del Pakistan. Il suo caso è salito alla ribalta internazionale e conseguentemente ha provocato violenze in tutto il Pakistan: recentemente, il ministro cristiano per le minoranze religiose che aveva detto di voler lottare per abolire la legge sulla blasfemia è stato ucciso a sua volta da alcuni terroristi islamici.

Prima di lui era stato assassinato anche il governatore dello Stato del Punjab, Salmaar Tasmeer, anche lui impegnato nella lotta contro la blasfemia. Asia Bibi è madre di cinque figli, vive in isolamento e non ha diritto neanche all'ora d'aria perché si teme possa essere assassinata. Esponenti fondamentalisti islamici hanno infatti promesso che anche se dovesse essere liberata, la ucciderebbero loro. La Repubblica, primo giornale al mondo, è riuscita ad avvicinarla tramite il marito Ashiq per una intervista. Asia Bibi è malata fisicamente e soffre anche mentalmente. La sua è una disperata richiesta di aiuto. "Mi sento soffocare in queste quattro mura in ogni momento. Ogni minuto che passa mi sembra essere l'ultimo. Mi sveglio ogni mattina pensando che forse quello sarà il mio ultimo giorno: e allora piango. Piango per i miei figli e per mio marito". Asia Bibi racconta la sua vita quotidiana, in isolamento e con il divieto di parlare con chiunque. Dice di avere paura anche per il marito e per i figli, si sente come se tutta la sua famiglia oltre a lei fosse stata condannata. Vorrebbe poter andare via dal Pakistan con tutta la famiglia, si accontenterebbe che potesse andare via la sua famiglia. "

 

 
 
 

TEST DI VERGINITA' PER LE DONNE CHE PROTESTANO IN EGITTO ECCO IL NUOVO CHE AVANZA

Post n°806 pubblicato il 28 Marzo 2011 da dammiltuoaiuto
 
Tag: egitto

Picchiate, fotografate nude e sottoposte a test di verginità: la storia di ragazze egiziane arrestate a piazza Tahrir
Foto di abuyaqub

Manifestare il dissenso in Egitto può costare caro. Specialmente se ad andare in piazza sono donne. Non solo botte ma anche l'umiliazione di essere equiparate a prostitute. Secondo Amnesty International durante le manifestazioni di piazza al Cairo, alcune donne sono state arrestate dai militari e sarebbero state picchiate, torturate e sottoposte al test di verginità (come si fa per accertare se una donna è una prostituta o una donna pulita).

La storia è questa:
Il 9 marzo, dopo aver disperso con la violenza una manifestazione in piazza Tahrir, i militari hanno arrestato almeno 18 donne.
Queste hanno poi riferito ad Amnesty di essere state picchiate, sottoposte a scariche elettriche, obbligate a denudarsi mentre i soldati le fotografavano e infine costrette a subire un "test di verginita", sotto la minaccia di essere incriminate per prostituzione.

Salwa Husseini, 20 anni, ha raccontato ad Amnesty International di essere stata arrestata e portata al carcere militare di El Heikstep, a nord-est della capitale. E` stata costretta a togliersi tutti i vestiti ed è stata perquisita da una guardiana, in una stanza con due porte e una finestra aperte. Nel frattempo, i soldati entravano nella stanza per scattare foto alla detenuta completamente nuda.

I `test di verginità` sono stati eseguiti in un`altra stanza da un uomo che indossava una giacca bianca. `Quelle trovate non vergini`, secondo la sua espressione, sarebbero state incriminate per prostituzione.

Una donna ha raccontato ad Amnesty International di aver detto che era vergine. Poiché il test avrebbe provato il contrario, è stata picchiata e sottoposta a scariche elettriche.

I soldati hanno continuato a umiliare le donne consentendo ai soldati di guardare e fotografare quello che stava accadendo, con la minaccia implicita di rendere pubbliche le immagini, arrecando alle detenute ulteriore danno.

Il nuovo Egitto deve mettere episodi come questo alle proprie spalle. Altrimenti che senso ha avuto mandare via Mubarak?

La prima risposta proprio in questi minuti: l'esercito ha dichiarato di avere aperto un'inchiesta per accertare i fatti. L'Egitto sta proprio cambiando...

 

 
 
 

Libia. Guerra, quanto ci cost Già bruciati 568 milioni di euro per i primi giorni dell'offensiva

Post n°805 pubblicato il 26 Marzo 2011 da dammiltuoaiuto
 
Tag: LIBIA

Libia. Guerra, quanto ci costi

23 marzo 2011

Già bruciati 568 milioni di euro per i primi giorni dell'offensiva "Alba dell'odissea"

 

http://www.vita.it/news/view/110655

 

Non ci sono soldi per il sociale, ma per la guerra si'. Cosi' si possono riassumere i costi esorbitanti fin qui assunti dalla coalizione internazionale nella sua offensiva militare in Libia.

Le prime stime sono state rivelate dal settimanale americano National Journal e dal mensile francese Challenges. Tra bombe, missili e carburante il primo giorno dell'operazione "Alba dell'odissea" sarebbe costata agli Stati Uniti 68 milioni di euro. Se gli attacchi dovessero prolungarsi nelle prossime settimane, la nota rischia di diventare salatissima.

Per ora tutto sembra sotto controllo ha lasciato intendere il portavoce dell'ufficio di gestione dei conti della Casa Bianca, secondo il quale "l'operazione in Libia è stata realizzata con risorse già esistenti. Non pensiamo di dover chiedere fondi supplementari".

Per il sito francese Slateafrique.com dell'ex direttore di Le Monde, Jean-Marie Colombani, "finora gli attacchi della coalizione ammonterebbero tra i 282 e i 565 milioni di euro. Il mantimento della zona di esclusione aerea rappresenterebbe una spesa settimanale dai 21 ai 67 milioni di euro. Se un missile Tomahwak costa tra 647mila e 1,1 milione di euro, la fattura americana per 112 missili lanciati dal 20 marzo viene stimata tra i 79 e i 118 milioni di euro. Senza dimenticare l'aviazione: il carburante e la manutenzione degli aerei di combattimento costano all'incirca 6mila e 700 euro all'ora".

Insomma, una bella fattura che non risparmia neppure la Francia, ovviamente. I caccia Rafale e Mirage 2000 hanno totalizzato più di 400 ore di volo e 55 uscite in tre giorni. Challenges stima a 13mila euro il costo di un'ora di volo per il Rafale e a 11mila euro per il Mirage 2000, escluse le spese di carburante. Dal canto loro, i missili AASM sganciati dai francesi sul territorio libico costano tra 250mila e 300mila euro l'uno.

 
 
 

LA MAPPA DEL NUCLEARE IN ITALIA

Post n°804 pubblicato il 16 Marzo 2011 da dammiltuoaiuto
 

La mappa dei siti nucleari in Italia: dove potrebbe nascere una centrale nucleare

Un dossier presentato per una interrogazione parlamentare da Ermete Realacci, esponente dell'ala Verde del partito democratico, presenta una mappatura effettuata nel 1979 dei possibili siti per la costruzione di centrali nucleari e siti per la sistemazione delle scorie. La mappa, a cura del Comitato nazionale per l'energia nucleare (CNEN), è stata riconosciuta dal governo come ancora valida. Continua a leggere questa notizia

 

I siti devono essere geologicamente stabili, devono avere tanta acqua ed essere relativamente poco popolosi. Se ne trovano in ogni regione italiana, dal Piemonte (a nord di Chivasso lungo il Po e lungo la Dorea Baltea a sud di Ivrea) alla Sicilia (la costa nel comune di Licata, la costa tra Marina di Ragusa e Torre di Mezzo, la costa intorno a Gela e quella a sud di Mazara del Vallo). In Lombardia si segue ovviamente il corso del Po individuando zone a sud di Mantova a sud di Cremona. Le coste del Lazio presentano diversi siti, come la zona costiera di Montalto di Castro (Viterbo); l'area di confluenza tra Nera e Tevere tra Magliano Sabina e Orte (Viterbo); l'area costiera di Borgo Sabotino (Latina). Così la Calabria: la zona costiera tra il fiume Nicà e la città di Cosenza; la zona costiera ionica vicino alla foce del Neto (Crotone) a nord di Crotone (Marina di Strongoli, Torre Melissa, Contrada Cangemi, Tronca); la zona costiera ionica in corrispondenza di Sella Marina, tra il fiume Simeri e il fiume Alli (Catanzaro).

In arancione i siti nucleari identificati dal CNEN. Clicca sull'immagine per ingrandire la mappa.

Per quanto riguarda le scorie, sono state individuate 52 aree che avrebbero le caratteristiche per sistemare i siti di smaltimento. Le aree sono ciascuna di circa 300 ettari, devono poter accogliere oltre ai depositi per le scorie di varia gradazione anche il parco tecnologico che a regime avrà oltre mille ricercatori. Ce ne sono in quasi tutta Italia, in particolare in provincia di Viterbo, nella Maremma, al confine tra Basilicata e Puglia, le colline emiliane, il piacentino e il Monferrato. Le zone saranno scelte in accordo con le regioni attraverso un'asta: la città che accetterà di avere nel proprio territorio una zona di smaltimento scorie riceverà forti incentivi economici.

Per leggere altri articoli sul nucleare vai su IlSussidiario.net

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Le regioni che hanno detto no al nucleare dopo la tragedia Giapponese

 
 
 

L'ERRORE E' NEL NUCLEARE PAROLA DI RUBBIA

Post n°803 pubblicato il 16 Marzo 2011 da dammiltuoaiuto
 

Rubbia: "L'errore nucleare
Il futuro è nel sole"
Parla il Nobel per la Fisica: "Inutile insistere su una tecnologia che crea solo problemi e ha bisogno di troppo tempo per dare risultati". La strada da percorrere? "Quella del solare termodinamico. Spagna, Germania e Usa l'hanno capito. E noi..." di ELENA DUSI

ROMA - Come Scilla e Cariddi, sia il nucleare che i combustibili fossili rischiano di spedire sugli scogli la nave del nostro sviluppo. Per risolvere il problema dell'energia, secondo il premio Nobel Carlo Rubbia, bisogna rivoluzionare completamente la rotta. "In che modo? Tagliando il nodo gordiano e iniziando a guardare in una direzione diversa. Perché da un lato, con i combustibili fossili, abbiamo i problemi ambientali che minacciano di farci gran brutti scherzi. E dall'altro, se guardiamo al nucleare, ci accorgiamo che siamo di fronte alle stesse difficoltà irrisolte di un quarto di secolo fa. La strada promettente è piuttosto il solare, che sta crescendo al ritmo del 40% ogni anno nel mondo e dimostra di saper superare gli ostacoli tecnici che gli capitano davanti. Ovviamente non parlo dell'Italia. I paesi in cui si concentrano i progressi sono altri: Spagna, Cile, Messico, Cina, India Germania. Stati Uniti".

La vena di amarezza che ha nella voce Carlo Rubbia quando parla dell'Italia non è casuale. Gli studi di fisica al Cern di Ginevra e gli incarichi di consulenza in campo energetico in Spagna, Germania, presso Nazioni unite e Comunità europea lo hanno allontanato dal nostro paese. Ma in questi giorni il premio Nobel è a Roma, dove ha tenuto un'affollatissima conferenza su materia ed energia oscura nella mostra "Astri e Particelle", allestita al Palazzo delle Esposizioni da Infn, Inaf e Asi.

Un'esibizione scientifica che in un mese ha già raccolto 34mila visitatori. Accanto all'energia oscura che domina nell'universo, c'è l'energia che è sempre più carente sul nostro pianeta. Il governo italiano ha deciso di imboccare di nuovo la strada del nucleare.

Cosa ne pensa?
"Si sa dove costruire gli impianti? Come smaltire le scorie? Si è consapevoli del fatto che per realizzare una centrale occorrono almeno dieci anni? Ci si rende conto che quattro o otto centrali sono come una rondine in primavera e non risolvono il problema, perché la Francia per esempio va avanti con più di cinquanta impianti? E che gli stessi francesi stanno rivedendo i loro programmi sulla tecnologia delle centrali Epr, tanto che si preferisce ristrutturare i reattori vecchi piuttosto che costruirne di nuovi? Se non c'è risposta a queste domande, diventa difficile anche solo discutere del nucleare italiano".

Lei è il padre degli impianti a energia solare termodinamica. A Priolo, vicino Siracusa, c'è la prima centrale in via di realizzazione. Questa non è una buona notizia?
"Sì, ma non dimentichiamo che quella tecnologia, sviluppata quando ero alla guida dell'Enea, a Priolo sarà in grado di produrre 4 megawatt di energia, 1 mentre la Spagna ha già in via di realizzazione impianti per 14mila megawatt e si è dimostrata capace di avviare una grossa centrale solare nell'arco di 18 mesi. Tutto questo mentre noi passiamo il tempo a ipotizzare reattori nucleari che avranno bisogno di un decennio di lavori. Dei passi avanti nel solare li sta muovendo anche l'amministrazione americana, insieme alle nazioni latino-americane, asiatiche, a Israele e molti paesi arabi. L'unico dubbio ormai non è se l'energia solare si svilupperà, ma se a vincere la gara saranno cinesi o statunitensi".

Anche per il solare non mancano i problemi. Basta che arrivi una nuvola...
"Non con il solare termodinamico, che è capace di accumulare l'energia raccolta durante le ore di sole. La soluzione di sali fusi utilizzata al posto della semplice acqua riesce infatti a raggiungere i 600 gradi e il calore viene rilasciato durante le ore di buio o di nuvole. In fondo, il successo dell'idroelettrico come unica vera fonte rinnovabile è dovuto al fatto che una diga ci permette di ammassare l'energia e regolarne il suo rilascio. Anche gli impianti solari termodinamici - a differenza di pale eoliche e pannelli fotovoltaici - sono in grado di risolvere il problema dell'accumulo".

La costruzione di grandi centrali solari nel deserto ha un futuro?
"Certo, i tedeschi hanno già iniziato a investire grandi capitali nel progetto Desertec. La difficoltà è che per muovere le turbine è necessaria molta acqua. Perfino le centrali nucleari in Europa durante l'estate hanno problemi. E nei paesi desertici reperire acqua a sufficienza è davvero un problema. Ecco perché in Spagna stiamo sviluppando nuovi impianti solari che funzionano come i motori a reazione degli aerei: riscaldando aria compressa. I jet sono ormai macchine affidabili e semplici da costruire. Così diventeranno anche le centrali solari del futuro, se ci sarà la volontà politica di farlo".

 
 
 

Criminalità Abruzzo: i tentacoli della camorra tra droga e appalti post sisma

Post n°802 pubblicato il 09 Marzo 2011 da dammiltuoaiuto
 

Criminalità Abruzzo: i tentacoli della camorra tra droga e appalti post sisma

ABRUZZO. La camorra domina in Abruzzo lo spaccio di droga. Allarme elevato per la presenza di famiglie malavitose nella ricostruzione aquilana ma le forze dell'ordine concentrate anche sulle attività illecite delle famiglie rom.

Lo spaccio di droga, soprattutto cocaina, prosegue florido specialmente lungo la costa e nell'Abruzzo post sisma la Camorra è tra le organizzazioni criminali più invasive.

E' un quadro difficile per la regione quello che emerge dalla relazione annuale della Direzione Nazionale Antimafia che ha analizzato la presenza della criminalità organizzata in Abruzzo.

La droga arriva prevalentemente dalla Campania ed i fornitori sono immancabilmente legati alla camorra.

 

"Rom e albanesi inglobati nella camorra"


Il ruolo degli albanesi e delle famiglie di etnia rom appare essere quello dei "cavalli" e degli spacciatori al minuto sul territorio, mentre il vero mercato ed i grossi guadagni sono ormai appannaggio dei grossisti della camorra, che da vari anni, e non solo per piazzare la droga, hanno trovato nella vicina regione spazio per i loro loschi traffici. «Non può dirsi che la camorra abbia soppiantato gli albanesi nel settore, ma piuttosto che li abbia " inglobati", facendone degli alleati con i quali cooperare sul territorio e lasciando loro degli spazi di autonomia limitati. In effetti non si sono registrate introduzioni di grosse partite di droga nei porti abruzzesi e lo stesso procedimento di cui qui sotto ha permesso di accertare che lo stupefacente veniva trasportato in Italia attraverso il porto di Trieste. Gli albanesi arrivano in Abruzzo per spacciare la droga introdotta in Veneto e in Puglia, e la regione rappresenta uno dei punti finali del mercato e non il punto di partenza», spiega la relazione.

Ma la situazione è critica anche nell'aquilano, sconvolto due anni fa dalla furia del terremoto e oggi territorio di conquista per le famiglie criminali che allungano i propri tentacoli in cerca di affari e appalti milionari.

Proprio per la ricostruzione post sisma la relazione della Direzione Nazionale Antimafia ritiene che «nel giro degli appalti e

 

"Infiltrazioni mafiosi: situazione di estrema gravità"


subappalti per la ricostruzione la camorra appare più invasiva delle altre associazioni criminali di stampo mafioso».

Da parte della Dna si tratta di un vero allarme: «Da una prima ricognizione della situazione, attraverso l'esame della copiosa documentazione fatta pervenire dalla locale Prefettura alla Procura dell'Aquila ed alla Dna e da quanto hanno trasmesso gli uffici di alcune Procure Distrettuali, essa è apparsa subito di estrema gravità per quanto riguarda le infiltrazioni mafiose nel tessuto della ricostruzione - dice riferendosi alle prime indagini».

Da parte dei magistrati dell'antimafia si sottolinea anche la difficoltà di lavorare dopo il terremoto, con l'inevitabile lacerazione logistica degli uffici piuttosto che di ordine personale, che hanno causato ritardi e problemi investigativi.

Ecco che «la situazione si aggrava con il passaggio dal 2010 alla fase della ricostruzione dopo quella dell'emergenza, perché ora - si legge nella relazione della DDA - gli appalti vengono gestiti dal Commissario del Governo, nella persona

 

"Ritardi e problemi investigativi dopo il 6 aprile"


del Presidente della Regione Abruzzo, o dai privati direttamente, con obbligo di informarne il Comune di residenza per ottenere le sovvenzioni previste dalla legge - scrive il relatore Olga Capasso -. A loro volta i Comuni debbono informare la Prefettura perché acquisisca dalle Prefetture competenti la certificazione antimafia, cosa che avviene con notevole ritardo e spesso a lavori già iniziati. Di tutto questo si è parlato nelle diverse riunioni del Comitato di Sicurezza, a cui ha partecipato il Procuratore Nazionale rappresentato a volte da suoi Sostituti».

«Il problema più grave - si afferma nella relazione - è quello di accertare se, con il sistema delle compartecipazioni, delle cariche sociali, dei raggruppamenti provvisori, dei subappalti e dei noli, e quindi in un vero e proprio sistema di scatole

 

"Le mafie collaborano tra di loro con giochi di incastro pericolosi"


cinesi, imprese apparentemente "pulite" non finiscano per arricchire società e personaggi legati alla mafia che in un modo o nell'altro le controllano».

«Dai vari intrecci societari e raggruppamenti costituitisi per aggiudicarsi i lavori in Abruzzo (progetto C.A.S.E.) - scrive il magistrato Olga Capasso - si è potuto constatare che le diverse organizzazioni criminali non sembra si siano spartiti i singoli affari, ma compaiono, attraverso un gioco ad incastro, cointeressate allo stesso lavoro. A titolo di esempio - prosegue la Dna - una di queste società risulta consociata con altra società attraverso la quale, risalendo la catena di imprese partecipate, si arriva alla 'Ndrangheta, alla Sacra Corona Unita e al mandamento di San Lorenzo di Cosa Nostra. Se la societa' in questione non fosse stata estromessa dai lavori in Abruzzo, i relativi guadagni sarebbero stati suddivisi tra criminalità di diverse origini, ma unite nel momento di raccogliere i frutti dei loro affari».

Il lavoro di contrasto, però, sta pagando - prosegue la relazione - «gli sforzi comuni hanno tuttavia sortito un qualche

 

"Abruzzo diviso in tre zone di influenza"


effetto, perché alcune imprese sono state dichiarate decadute. E' il caso di un'Ati per contiguità a Cosa Nostra. E' stata eliminata anche una società il cui titolare risulta socio insieme a due esponenti del clan dei Casalesi in un'altra società», chiude la Capasso.

La relazione fa poi uno scenario della presenza mafiosa in Abruzzo e disegna le aree di influenza della criminalità, raggruppabili in tre fasce.

La prima è la zona costiera, con le Province di Pescara, Chieti e Teramo, la quale con lo sviluppo dell'edilizia, dell'industria e del commercio si presta ad operazioni di riciclaggio.

C'è poi la Marsica, con le città di Avezzano, Carsoli e Tagliacozzo, caratterizzata da una forte presenza di extracomunitari e quindi zona adatta alla commissione di reati di immigrazione clandestina e di sfruttamento della manodopera irregolare (specialmente da parte di cittadini cinesi).

Infine l'Alto Sangro e la Valle Peligna con la città di Sulmona, dove si registrano presenze di personaggi legati alla camorra

 

"Le famiglie Di Rocco e Spinelli dedite ai più svariati reati"


interessati all'acquisto di immobili ed attività commerciali soprattutto nel settore turistico ed alberghiero.

 Nella lunga relazione della Direzione Nazionale Antimafia che riguarda l'Abruzzo, un capitolo preciso riguarda la presenza di famiglie nomadi stanziali, di etnia rom ma ormai stabilizzatesi sul territorio abruzzese da molti decenni: «rappresenta un fenomeno che impegna non poco le forze dell'ordine».

Le famiglie dei Di Rocco, degli Spinelli ed altre, «sono la riproduzione in loco di quello che rappresentano i Casamonica nel Lazio, e come loro sono dedite ai più svariati reati, dagli stupefacenti introdotti nella regione dagli albanesi e soprattutto dai campani che loro provvedono a spacciare al minuto, all'usura fino alle estorsioni».

 

"I rom controllano la piazza della droga, dell'usura e della ricettazione"


«Il controllo della "piazza" degli stupefacenti permette il reimpiego dei proventi nell'acquisto di esercizi commerciali e immobili o in altre attività illecite, tra cui quella usuraria e quella legata al giro delle scommesse sulle corse clandestine di cavalli. Sono peraltro presumibili dei contrasti anche all'interno di queste famiglie, dato che tale Bevilacqua Ferdinando è stato vittima di un tentato omicidio a Vasto l'8 giugno 2008 da parte di due sconosciuti».

«Soprattutto sulla fascia costiera del pescarese e del teramano - rivela la Dna - i nomadi stanziali sono attivi anche nella gestione del gioco d'azzardo, nelle truffe e nelle estorsioni. Le famiglie sono tradizionalmente organizzate in maniera

 

"Il gioco dell'oro: il patriarca gestisce la ricettazione"


patriarcale, con il capostipite più anziano che esercita l'assoluto controllo sociale ed economico sul gruppo. Ne consegue un sistema regolato da una gerarchia ben strutturata, con la designazione dei responsabili delle attività predatorie che depositano i relativi proventi al "patriarca", a cui compete la gestione della successiva fase della ricettazione e del reimpiego nel settore immobiliare. Infine lo stesso "patriarca" provvede alla ripartizione della ricchezza così prodotta tra tutti i gruppi a lui subordinati. Spesso è stato accertato un tipico modus operandi consistente nel depositare oro e preziosi rubati preso il Monte dei Pegni in cambio di denaro e con l'accensione di polizze di pegno. Alla scadenza dei termini di deposito si procede al riacquisto dei preziosi su base d'asta, ottenendo il duplice scopo di aumentare le fonti di guadagno e di legittimare il possesso del bene stesso». 

09/03/2011 18.34

 
 
 

DIFENDIAMO LA COPERTURA LEGALE DEI GIORNALISTI FIRMA

Post n°801 pubblicato il 03 Marzo 2011 da dammiltuoaiuto
 

Wow! Oltre 46.000 di noi hanno firmato per fermare la nuova "legge bavaglio" per la tv: raggiungiamo le 75.000 firme e consegniamole alla Commissione prima del voto. Inoltra la petizione a tutti!

Cari amici,



La prossima settimana il Parlamento voterà nuove regole che mettono in pericolo l'indipendenza del giornalismo della tv pubblica. Difendiamo il pilastro della nostra democrazia: firma la petizione in difesa della libertà d'informazione e inoltrala a tutti!

Sign the petition

La prossima settimana, lontano dai riflettori, il Parlamento voterà nuove regole che minano l'indipendenza del giornalismo in televisione e mettono a repentaglio la libertà d'informazionein Italia.

Le misure proposte da un parlamentare berlusconiano vogliono mettere fine alle indagini giornalistiche contro la corruzione e il malgoverno e far sì che l'informazione televisiva sia controllata dai partiti. Abbiamo respinto la legge bavaglio lo scorso anno. Ora solo un grido pubblico colossale potrà fermare questo nuovo attacco ai media e al loro ruolo cruciale di guardiani della nostra democrazia.

Vinciamo anche questa volta! Firma la petizione e inoltra questo messaggio a tutti - Avaaz e i suoi alleati la consegneranno ai media e ai parlamentari chiave della Commissione di vigilanza proprio prima del voto:

http://www.avaaz.org/it/giu_le_mani_dallinformazione/?vl

Il cosiddetto Atto d'indirizzo sul pluralismo darebbe un potere enorme ai dirigenti della Rai nominati dai partiti d'imbavagliare i giornalisti della tv pubblica. Le nuove misure lascerebbero i giornalisti senza alcuna protezione legale, dissuadendoli così dal compiere il loro lavoro d'inchiesta, che sarebbe schiacciato dalla minaccia di azioni legali dei poteri forti. Inoltre i politici imporrebbero a ogni trasmissione un doppio conduttore, una contro-satira e ospiti scelti da tutti i partiti politici. Il risultato sarebbe l'eliminazione di fatto della linea editoriale dei programmi, che diventerebbero così megafoni per i messaggi elettorali dei partiti.

L'anno scorso tutti i talk show politici sono stati chiusi nel mese precedente alle elezioni, aprendo così un capitolo nero nella storia della libertà d'informazione nel nostro paese, visto che i cittadini sono stati privati dell'informazione cruciale per formare le proprie decisioni nelle urne. Ora, se queste nuove regole dovessero passare, un velo pesante di censura cadrebbe in maniera permanente sull'informazione televisiva, indebolendo così uno dei punti chiave della nostra democrazia.

Assediato da crescenti scandali sessuali e politici, Berlusconi sta facendo di tutto per rimanere saldo al potere attraverso il controllo e la manipolazione dell'informazione. Ma i sondaggi lo danno ai minimi storici, e per la prima volta l'opposizione potrebbe batterlo. Oltre un milione di donne sono scese in piazza per chiedere le dimissioni del Premier, e la prospettiva di elezioni anticipate si fa sempre più vicina.

In questo momento di crisi, Berlusconi farebbe qualunque cosa per manipolare l'informazione a suo vantaggio. Ma il potere dei cittadini ora è più forte che mai. Sta a noi difendere tutti insieme le nostre libertà e l'indipendenza dei media. Firma la petizione contro le nuove regole bavaglio e inoltra questo messaggio a tutti: la consegneremo ai parlamentari chiave proprio prima del voto!

http://www.avaaz.org/it/giu_le_mani_dallinformazione/?vl

Abbiamo già dimostrato che insieme possiamo vincere importanti sfide: lo scorso anno una mobilitazione dei cittadini mai vista prima ha fermato l'adozione della legge bavaglio, che avrebbe messo in pericolo la libertà di stampa e l'abilità dei magistrati di condurre indagini fondamentali. Se rimaniamo uniti saremo più potenti di qualunque alleanza fra poteri forti organizzati: mettiamoci insieme dalla parte di un'informazione indipendente e pluralista e di un governo responsabile.

Con speranza e determinazione,

Luis, Giulia, Alice, Ricken, Pascal, Benjamin, Mia e tutto il resto del team di Avaaz.

FONTI

Il nuovo bavaglio del Pdl sui talk show della Rai:
http://www.repubblica.it/politica/2011/02/11/news/bavaglio_pdl_talk_show-12322316/

Nuovo bavaglio in Rai, Garimberti: roba da Urss:
http://www.ilsalvagente.it/Sezione.jsp?titolo=Rai%3A+la+maggioranza+ci+prova+con+un+altro+bavaglio&idSezione=9739

Rai, Pdl deposita Atto d'indirizzo:
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/politica/2011/02/16/visualizza_new.html_1586823110.html

L'87% degli italiani s'informa esclusivamente guardando la tv (Le Monde):
http://italiadallestero.info/archives/9177

Sondaggi, Demos: Berlusconi ai minimi, centrodestra sconfitto:
http://it.reuters.com/article/topNews/idITMIE71D07S20110214

Super par condicio Rai, il Pdl: doppia conduzione e nessuna intercettazione:
http://www.lettera43.it/politica/6525/la-rai-della-super-par-condicio.htm

Il testo dell'Atto d'indirizzo sul pluralismo:
http://st.ilfattoquotidiano.it/wp-content/uploads/2011/02/atto_indirizzo_butti.pdf

Rai, Zavoli: su indirizzo serve condivisione e soluzione limpida:
http://www.wallstreetitalia.com/article.aspx?IdPage=1081827

 
 
 
 
 
 
 
 
 

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