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GIUSTIZIA TRADITA

Post n°842 pubblicato il 30 Luglio 2011 da dammiltuoaiuto
 

rapinatori e stupratori, vi spiego come la farete franca”

 

berludi Gianrico Carofiglio- IlFattoQuotidiano.it

Signora presidente, visto che con apprezzabile coerenza la prima firmataria non ha ritenuto di rimuovere la sua firma dal testo in esame, ove mai il presente disegno di legge fosse approvato, verrà ricordato come legge Lussana. È bene rammentarlo, perché quando questa legge produrrà i suoi effetti (di cui ora fornirò un esempio pratico), potremo figurare lo scenario che verrà a definirsi in tutta l’Italia, quindi anche al Nord, e dunque anche nella città di Bergamo, da dove credo provenga l’onorevole Lussana.
Immaginiamo una banda di pericolosi rapinatori, magari provenienti da Paesi dell’Est, dal Nordafrica. Questa banda decide di dedicarsi alle rapine nelle ricche ville nelle immediate vicinanze di Bergamo. La banda non va troppo per il sottile (entrano, spaccano tutto, stuprano, picchiano, feriscono) e diventa il terrore della provincia. Naturalmente, scatta un’emergenza di polizia, per cui la procura, la Polizia di Stato e i Carabinieri si dedicano all’attività investigativa. Riescono a ritrovare, per esempio (succede), delle videoriprese e abbiamo, dunque, le loro facce, che sono molto ben visibili; in qualche caso, abbiamo le impronte digitali. Insomma, per farla breve, la Polizia arresta cinque, sei, sette rapinatori. Nell’attuale situazione della nostra legislazione processuale questi signori, consigliati da un difensore munito di un minimo di competenza, chiederebbero il giudizio abbreviato. Di fronte a una situazione normativa mutata a seguito di una legge come questa, prescindendo dalle questioni sulla ammissibilità del giudizio abbreviato (immaginiamo che non abbiano commesso omicidi, ma solo rapine, violenze e stupri), loro non lo chiederanno mai. Sarebbero pazzi a farlo, e lo sarebbero perché il processo si svolgerebbe più o meno nel modo che vado a raccontarvi.

La difesa naturalmente deve fare il suo lavoro, e il suo lavoro è quello di tutelare i clienti, di cercare di ottenere la loro liberazione e di farli assolvere. Ottenere la liberazione non sarà difficilissimo in relazione alla scadenza dei termini di custodia e vi spiego perché. Come vi ho detto all’inizio, abbiamo delle videoriprese e delle impronte digitali: questo renderebbe superflua, per esempio, l’audizione di un gran numero di testimoni. Immaginiamo che per dieci o cinque rapine ci siano 100 testimoni potenziali, nessuno dei quali, di fronte a un quadro probatorio come quello che ho indicato (videoregistrazioni e impronte digitali), sarebbe necessario. La loro audizione sarebbe, per lo meno in quel numero, manifestamente superflua, ma non priva di pertinenza. Secondo la legge che voi volete approvare, tutti questi testimoni, essendo pertinenti, ancorché manifestamente superflui, dovranno essere ammessi dal giudice e, se il giudice non dovesse ammetterli, produrrebbe un provvedimento nullo, il quale farebbe cadere l’intero processo. Quindi, gli avvocati di questi rapinatori, efferati stupratori, chiederanno 100 testimoni a difesa sulle più varie circostanze, perché, come ho cercato di ricordarvi ieri, oltre alle circostanze che hanno a che fare con il fatto reato, costituiscono oggetto di prova, e quindi oggetto di questa disciplina e oggetto di un dovere di ammissione del giudice a pena di nullità, tutte queste altre belle cose: la natura, la specie, i mezzi, l’oggetto, il tempo e il luogo oltre ogni altra modalità dell’azione. Se avevano delle pistole o dei mitra, la difesa potrà chiederne accurate perizie, anche se la cosa non è interessante, per verificare specificamente – si tratta di cosa manifestamente superflua ma non priva di pertinenza – il loro livello di funzionalità; potrà chiedere ogni tipo di accertamento e testimonianza, per esempio, sulle condizioni di vita individuale, familiare e sociale del reo; potrà convocare 100 testimoni per dire che a casa è un bravo ragazzo, ama i cani e tratta bene i bambini. Il processo, dunque, con l’ammissione di 200 testimoni comincia in tribunali in cui non si possono pagare gli straordinari al personale, per cui le udienze, tutte le udienze, finiscono alle ore 14. Dunque il processo comincia, e sapete come? Con l’audizione dei testi dell’accusa, magari le vittime, che i soggetti che le hanno rapinate, violentate e stuprate potranno direttamente interrogare, guardando negli occhi le persone cui qualche tempo prima hanno fatto qualcosa, allo stesso modo, guardandole negli occhi. Dopo questo interessante passaggio di esame diretto di cittadini – forse elettori leghisti della provincia di Bergamo – da parte di assassini e stupratori, seguirà tutta questa interessantissima fase di istruttoria dibattimentale in cui il tribunale non avrà alcun potere di intervento o di revoca su prove manifestamente superflue, ma pertinenti in astratto e che, in quanto tali, a seguito di questa modifica di legge, dovranno comunque obbligatoriamente essere ammesse. Il processo si trascinerà per un tempo assolutamente incontrollabile per il tribunale che, ad un certo punto, si troverà a verificare la prossima scadenza dei termini di custodia cautelare, per poi verificare invece che gli stessi sono scaduti, mentre l’istruttoria dibattimentale è ancora in corso per sentire “importanti testi”. Il giudice quindi, grazie alla legge Lussana, non potrà fare altro che scarcerare questi assassini, rapinatori o stupratori i quali usciranno dal carcere e faranno marameo ai cittadini, alla giustizia a alla decenza di questo Paese.

Gianrico Carofiglio

 
 
 

GLI ILLUMINATI

Post n°841 pubblicato il 30 Luglio 2011 da dammiltuoaiuto

ASTANA - La capitale del NWO?


Astanapyramid





 



Astana (russo e kazaco Астана, /asta'na/) è dal 1997 la capitale (538.000 ab., stime 2005) del Kazakhstan.
Ha una popolazione in rapido aumento.
Il nome significa "capitale" ed è stato scelto perché è facile da pronunciare in molte lingue.

Nel 1824 un gruppo di cosacchi siberiani, provenienti da Omsk, fondò una fortezza sull'Ishim. Questa diede origine alla città di Akmolinsk. Nel 1961, al tempo della campagna delle terre vergini venne ridenominata Tselinograd ed eletta capitale del Territorio delle Terre Vergini Sovietiche (Celinnyj Kraj).

Nel 1991, quando il Kazakistan divenne indipendente, la città e la regione ebbero il nome di Aqmola. Nel 1994 venne indicata come nuova capitale del paese, in sostituzione di Almaty.

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Le ragioni del trasferimento di capitale furono diverse. Per alcuni fu dovuto al proposito di porre la capitale al centro della steppa kazaka, per altri al tentativo di allontanare il centro decisionale del paese dai confini con la Cina (Almaty dista appena una sessantina di chilometri dal gigante asiatico) ed avvicinarlo, ai fini di un maggiore controllo, alle regioni del nord, abitate in maggioranza da russi che potrebbero chiedere l'annessione alla madrepatria.

Per molti, il presidente Nursultan Nazarbajev ha voluto ricalcare le orme del suo idolo Atatürk, che spostò la capitale turca ad Ankara, nel centro del paese.

Nel 1997, in coincidenza con il nuovo status di capitale, la città ricevette il nome odierno.

Enormi somme di denaro (ricavate dalle esportazioni petrolifere) sono state spese per costruire le infrastrutture e gli edifici necessari alla nuova capitale, con il proposito di farne il cardine dell'Asia Centrale.


Fonte: http://nibiru2012.forumfree.it/?t=43341481

 
 
 

Gli unici tagli alla casta arrivano da Napolitano: risparmiati 15 milioni di euro.

Post n°840 pubblicato il 30 Luglio 2011 da dammiltuoaiuto
 

Gli unici tagli alla casta arrivano da Napolitano: risparmiati 15 milioni di euro.

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No all’adeguamento dello stipendio e risparmi per 15 milioni di euro. Napolitano prova a dare l’esempio di fronte alla casta: tagliare si può senza troppa fatica. E così il Presidente della Repubblica ha comunicato al ministro dell’Economia e delle finanze di rinunciare, dal corrente anno e fino alla scadenza del suo mandato, all’adeguamento all’indice dei prezzi al consumo.

(..) Si è così completata l’attuazione nell’ordinamento interno delle misure previste dalle manovre approvate con i decreti-legge n. 78 del 2010 e n. 98 del 2011 (riduzione del 5 e del 10% delle retribuzioni e delle pensioni per la parte eccedente 90.000 e 150.000 euro, blocco delle progressioni automatiche e riduzione delle spese per beni e servizi).

L’amministrazione del Quirinale, di conseguenza restituirà al ministero la somma complessiva di euro 15.048.000 nel triennio 2011-2013, più altri 562.737 euro nell’anno 2014. Le  restituzioni – spiega ancora il Quirinale – si aggiungono ai risparmi realizzati nel periodo 2006-2011 – che ammontano complessivamente a 56.316.000 euro .  (Fatto Quotidiano)

Non saranno i 79 miliardi della manovra finanziaria voluta da Tremonti (quello che paga l’affitto in nero a sua “insaputa”), anzi sono “spiccioli” a confronto, ma sicuramente già è qualcosa! Gli altri cialtroni invece blaterano e basta!

 
 
 

PROCESSO LUNGO GIUSTIZIA TRADITA

Post n°839 pubblicato il 30 Luglio 2011 da dammiltuoaiuto
 

IL SENATO SI INCHINA A B. E VOTA SÌ AL PROCESSO LUNGO
pubblicata da Informare ControInformando News il giorno sabato 30 luglio 2011 alle ore 16.54

La mafia, dice Famiglia Cristiana, ringrazia. Ma anche tutto il resto del mondo criminale potrebbe, se volesse, fare un bell'applauso a scena aperta. Al Senato, come previsto e senza scosse, è passato – con una fiducia al governo votata con 139 contrari e 160

favorevoli – il processo lungo, quel disegno di legge che si propone di far saltare completamente la macchina giudiziaria penale solo per togliere d'impaccio Berlusconi dai suoi processi Mills, Mediaset e Mediatrade e forse anche quello Ruby. Per fortuna, gli avvocati berlusconiani di stanza a Palazzo Madama hanno fatto un pasticcio con alcuni articoli del codice di procedura penale (come svelato ieri dal Fatto) e dunque la legge anziché essere approvata definitivamente a metà ottobre alla Camera, dovrà comunque tornare in quarta lettura al Senato.

 

 

Il che non significa che il pericolo sia scampato, ma che i tempi per la “salvezza” del Cavaliere si allungano in modo consistente. Nel frattempo si registra la prima uscita pubblica del neo-ministro della Giustizia, Francesco Nitto Palma. Che pungolato dai microfoni del fattoquotidiano.it, non ha trovato di meglio da dire che sul processo lungo “sono state dette molte inesattezze” e che “non è vero che gli effetti saranno deflagranti” per la macchina giudiziaria.

 

 

Strano che, invece, il vicepresidente del Csm, Michele Vietti, la pensi in modo totalmente opposto. E per di più anche “anti-europeo”: “È una norma contraria alla richiesta dell'Europa di diminuire i tempi della giustizia”. Più netta l'Amn: “È un favore ai criminali e si nega la giustizia alle vittime. È inaccettabile”. Più di così. Come pensare, infatti, che possa non avere conseguenze una legge che consentirà di presentare lunghe liste di testimoni e di non considerare più come prova definitiva in un processo la sentenza passata in giudicato in un altro procedimento? (sono esclusi i reati di mafia e terrorismo) È soprattutto per questo se ieri mattina, in aula al Senato, mentre parlava il capogruppo Pdl, Maurizio Gasparri, l'Idv ha tirato fuori cartelli con la scritta “Ladri di giustizia”. Ma la più dura è stata la presidente dei senatori del Pd, Anna Finocchiaro. Che dopo aver puntato il dito sull'assenza del Cavaliere (“Quando approvavamo la manovra – ha ricordato sarcastica – era scivolato su una saponetta, oggi che è successo? Si è strozzato col dentifricio?”), si è rivolta severamente ai banchi pidiellini: “Credo che quando sfilerete sotto quel banco e sentirete sul collo il piede del padrone, dentro di voi qualcosa ribollirà!”. Replica urlata del senatore del Pdl Lucio Malan: “De Benedetti è il vostro padrone!”. “Non c’è nessun piede del padrone e non c'è nessun regime. Noi facciamo liberamente una legge giusta – ecco l'intemerata di Maurizio Gasparri, mettendo il dito nella piaga delle inchieste che stanno coinvolgendo il Pd lombardo – se un regime c’è, andatelo a cercare a Sesto San Giovanni, dove da padre in figlio i sindaci alimentano un sistema di illegalità che riguarda la vostra storia, il vostro partito e i vostri dirigenti”.

 

 

Alla fine, persino la Lega, che si è vista usare un suo testo, quello firmato Carolina Lussana sull'inapplicabilità del giudizio abbreviato ai delitti puniti con la pena dell'ergastolo, per inserire nell'ordinamento la norma che allunga i processi, ha difeso la richiesta di fiducia e questa accelerazione del governo per favorire Berlusconi. “È solo esibizionismo muscolare – ha tagliato corto il leader Udc, Pier Ferdinando Casinitanto questa norma non sarà mai approvata così”. Ma per Di Pietro la misura sembra colma. Tanto che ieri ha invitato le opposizioni a presentare una mozione di sfiducia al governo “sostenuta da almeno 63 deputati di buona volontà” perché “siamo di fronte a un governo senza dignità, che obbedisce agli ordini del padrone, danneggiando irreparabilmente il nostro futuro. Bisogna ridare al più presto la parola agli italiani e liberare il Paese da questo macigno”.

 

Il processo lungo torna ora all'esame della Camera, dove troverà ad attenderlo una Giulia Bongiorno, presidente della commissione Giustizia di Montecitorio decisamente mal disposta: “È un provvedimento del tutto inaccettabile”, aveva commentato ieri. È prevedibile, dunque, che almeno in commissione, la Camera faccia modifiche sostanziali all'articolato, oltre alla correzione di quelle castronerie giuridiche fatte al Senato che hanno vanificato la fiducia del governo. Nella maggioranza, sostenevano ieri fonti vicine agli avvocati del Cavaliere, l'idea è quella di mettere la fiducia anche alla Camera, al più tardi agli inizi di novembre.

Ma chissà se la situazione politica del momento renderà possibile che si consumi un altro scandalo.

 

Sara Nicoli -(IFQ)

 

http://diksa53a.blogspot.com/2011/07/il-senato-si-inchina-b-e-vota-si-al.html

 
 
 

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Post n°838 pubblicato il 25 Luglio 2011 da dammiltuoaiuto
 
Tag: cina

Cina: avvocato per i diritti umani rischia la torturaData di pubblicazione dell'appello: 28.06.2011Status dell'appello: attivo

Gao Zhisheng ©Hu Jia
Gao Zhisheng ©Hu Jia

Non è noto il luogo in cui si trova attualmente Gao Zhisheng, avvocato per i diritti umani. Amnesty International ritiene che sia trattenuto dalle autorità cinesi contro la sua volontà e lo considera un prigioniero di coscienza. Dal 2006 è stato più volte torturato, e dal 2007, detenuto spesso in isolamento. È ad alto rischio di torture e altri maltrattamenti.

Gao Zhisheng è uno degli avvocati per i diritti umani più rispettati in Cina. Nel 2001, il ministero della Giustizia lo ha nominato "uno dei migliori 10 avvocati della nazione" per il suo lavoro pro bono su casi di interesse pubblico. Ha rappresentato attivisti per i diritti umani e ha lavorato su casi politicamente sensibili, tra cui quelli che coinvolgono i praticanti del Falun Gong così come casi di pena di morte.
 
Alla fine del 2005, l'Ufficio di giustizia municipale di Pechino gli ha revocato la licenza d'avvocato e sospeso le operazioni del suo Studio legale Shengzhi, dopo che Gao Zhisheng aveva scritto lettere aperte al governo chiedendo di fermare la persecuzione religiosa, compresa quella dei praticanti del Falun Gong. Le sue lettere sono state pubblicate in cinese su numerosi siti web stranieri.
 
Gao Zhisheng è stato agli arresti domiciliari illegali dal dicembre 2006, quando è stata sospesa la pena a tre anni di carcere per "incitamento alla sovversione". Lo stretto controllo della autorità va ben oltre le limitazioni legittimamente previste nel caso di sospensione condizionale della pena. Il codice penale cinese prevede che chi è agli arresti domiciliari debba informare le autorità delle proprie attività quotidiane prima di attuarle, ma non autorizza la sorveglianza costante, le vessazioni o la detenzione arbitraria. Gao Zhisheng è stato picchiato con bastoni elettrici ed è stato costretto a mangiare cibo gettato a terra, in presenza dei figli, mentre era agli arresti domiciliari illegali.

 

 Il 4 febbraio 2009, mentre era illegalmente trattenuto nella sua abitazione, la polizia lo ha portato lontano dalla sua casa di famiglia nella provincia dello Shaanxi. Quattordici mesi dopo, alla fine di marzo 2010, quando sono cominciate a circolare voci sulla sua presunta morte per mano delle autorità, Gao Zhisheng è riapparso a Pechino, anche grazie alle pressioni nazionali e internazionali sulle autorità affinché divulgassero informazioni su di lui. Il 7 aprile 2010, Gao Zhisheng ha rilasciato un'intervista televisiva all'Associated Press da una sala da tè di Pechino. Nell'intervista, Gao Zhisheng ha detto: "Non ho la forza di continuare. Da un lato, ci sono le mie esperienze passate che hanno fatto soffrire i miei cari. La mia scelta finale, dopo una profonda e attenta riflessione, è quella di cercare pace e tranquillità."

Qualche giorno dopo, tra il 9 e il 12 aprile 2010, Gao Zhisheng è stato visto lasciare la sua abitazione di Pechino ed entrare in una macchina parcheggiata fuori il suo palazzo. Aveva solo uno zaino quando è andato via. Questa è stata l'ultima volta in cui è stato visto.
 
Secondo il rapporto dell' Associated Press, pubblicato nel dicembre 2010, nel corso di questi 14 mesi Gao Zhisheng è stato tenuto in ostelli, agriturismi, appartamenti e carceri di Pechino, nella sua provincia natale dello Shaanxi, e nella regione autonoma uigura dello Xinjiang, dove vivono i suoi suoceri. In diverse occasioni, è stato incappucciato, legato con cinghie, obbligato a stare immobile per 16 ore e gli è stato detto che i suoi figli avevano avuto un esaurimento nervoso. I poliziotti in borghese, che lo tenevano in custodia, hanno minacciato di ucciderlo e di gettare il suo corpo in un fiume.

La sua famiglia è fuggita dalla Cina a causa delle continue vessazioni da parte delle autorità ed è arrivata negli Stati Uniti l'11 marzo 2009. Le autorità avevano impedito ai suoi figli di frequentare la scuola dall'estate del 2008 e i conti bancari della sua famiglia sono stati congelati. Sua figlia aveva tentato il suicidio a causa della tensione. Nell'ottobre 2010, sua figlia ha scritto una lettera aperta al presidente degli Stati Uniti d'America, dicendo: "Presidente Obama, in quanto padre di due bambine, la prego di chiedere al presidente cinese Hu Jintao di svelare a questa figlia dove si trovi suo padre".

President of the People's Republic of China
HU Jintao Guojia Zhuxi
The State Council General Office
2 Fuyoujie
Xichengqu
Beijingshi 100017
People's Republic of China
+86 10 6238 1025
gov@govonline.cn

Eccellenza,

sono un simpatizzante di Amnesty International, l'Organizzazione internazionale che dal 1961 agisce in difesa dei diritti umani, ovunque nel mondo vengano violati.
 
Le chiediamo di rendere noto il luogo in cui si trova Gao Zhisheng, i motivi e le basi legali secondo le quali continua a essere trattenuto in custodia.

Le chiediamo il rilascio immediato e incondizionato di Gao Zhisheng.

La esortiamo a garantire a Gao Zhisheng l'accesso a qualsiasi trattamento medico di cui possa avere bisogno durante la custodia, accesso alla famiglia e a un rappresentante legale di sua scelta.

La ringrazio per l'attenzione.

 
 
 

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Post n°837 pubblicato il 25 Luglio 2011 da dammiltuoaiuto
 

Iran: attivista detenuta nonostante l'ordine di scarcerazioneData di pubblicazione dell'appello: 21.07.2011

 

 
Campaign for Equality celebrate anniversary©Third Party
Campaign for Equality celebrate anniversary©Third Party

Maryam Bahreman, attivista per i diritti delle donne, rimane in carcere, nonostante il pubblico ministero di Shiraz abbia ordinato il suo rilascio su cauzione all'inizio di luglio. Amnesty International considera Maryam Bahreman prigioniera di coscienza, detenuta solo per aver esercitato pacificamente i suoi diritti alla libertà di espressione e di associazione.

Da quando è stata arrestata, l'11 maggio, fino al 5 luglio 2011 Maryam Bahreman è stata detenuta in isolamento nel centro di detenzione n. 100 di Shiraz, controllato dal ministero dell'Intelligence. La sua famiglia ha potuto farle visita diverse volte. Nella tarda notte del 5 luglio è stata trasferita alla sezione femminile di una prigione di Shiraz. Da allora, ha potuto sentire la famiglia solo al telefono.

Il 4 e 5 luglio 2011 Maryam Bahreman è stata interrogata, alla presenza dei suoi avvocati, da funzionari dell'ufficio del pubblico ministero in relazione a presunti "atti contro la sicurezza dello stato", e a nuovi "reati", tra i quali "propaganda contro il sistema", "diffusione di informazioni false", "partecipazione a proteste" e "offese al leader supremo". Dopo questi interrogatori, è stato firmato l'ordine per il suo rilascio su cauzione che, però, per motivi sconosciuti, non è stato ancora eseguito.

Amnesty International crede che le autorità iraniane stiano prendendo in considerazione la possibilità di produrre nuove accuse contro Maryam Bahreman per contrastare le critiche internazionali generate dal suo arresto. 

Poco prima che venisse arrestata, Maryam aveva criticato sul suo blog gli arresti domiciliari del leader dell'opposizione Mir Hossein Mousavi e della moglie, Zahra Rahnevard, attivista politico.

Maryam Bahreman è un' attivista  della Campagna per un milione di firme, conosciuta anche come la Campagna per l'uguaglianza, nella città di Shiraz, ed è stata anche segretario generale dell'Organizzazione per la parità delle donne (Sazman Pars Zanan-e), organizzazione non governativa chiusa nel 2007. Ha preso parte alla 55esima sessione della Commissione delle Nazioni Unite sullo status delle donne a New York nel febbraio-marzo 2011, dove ha parlato pubblicamente del tema "Tecnologie dell'informazione e delle comunicazioni in Iran da una prospettiva di genere". Poco prima del suo arresto, aveva scritto una lettera indirizzata al leader dell'opposizione Mir Hossein Mousavi, e sua moglie, Zahra Rahnevard, attivista politica, dal suo blog nella quale condannava il protrarsi dei loro arresti domiciliari.

La tortura o altri maltrattamenti dei detenuti in Iran è una pratica comune, ed è di frequente usata per estorcere "confessioni", spesso televisive, che possono essere usate come prova contro di loro in tribunale, in violazione del divieto di tortura e dell'articolo 14 del Patto internazionale sui diritti civili e politici, di cui l'Iran è stato parte.

 

Leader della Repubblica Islamica
Ayatollah Sayed 'Ali Khamenei
The Office of the Supreme Leader
Islamic Republic Street - End of Shahid Keshvar Doust Street, Tehran, Islamic Republic of Iran
Email: info_leader@leader.ir
Twitter: "Call on #Iran leader @khamenei_ir to immediately and unconditionally release Maryam Bahreman"

Eccellenza,

sono un simpatizzante di Amnesty International, l'Organizzazione internazionale che dal 1961 lavora per difendere i diritti umani in ogni parte del mondo in cui vengono violati.


Le chiedo di rilasciare immediatamente e incondizionatamente Maryam Bahreman, e tutti gli altri attivisti della Campagna per un milione di firme, detenuti esclusivamente per aver esercitato pacificamente i loro diritti alla libertà di espressione, di riunione e di associazione.

Le ricordo che, essendo l'Iran stato parte del Patto internazionale sui diritti civili e politici, è obbligato a rispettare i diritti alla libertà di espressione e di associazione.

 
 
 

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Post n°836 pubblicato il 25 Luglio 2011 da dammiltuoaiuto
 

Cina: Mao Hengfeng rischia di nuovo la tortura!Data di pubblicazione dell'appello: 22.07.2011Status dell'appello: attivo

Mao Hengfeng@ Archivio Privato
Mao Hengfeng@ Archivio Privato

Aggiornamento 22 luglio 2011
Mao Hengfeng, attivista cinese dei diritti umani, è detenuta in isolamento presso l'ospedale della prigione di Shanghai. Rischia tortura e maltrattamenti. Già in passato era stata trattenuta in questo stesso ospedale: era stata legata a un letto e ha subito diverse iniezioni contro la sua volontà.
 
Mao Hengfeng è stata rilasciata dal centro di rieducazione attraverso il lavoro (Rtl) grazie alla libertà condizionale per cure mediche, il 22 febbraio 2011. Due giorni dopo, agenti di polizia e funzionari dell'Rtl della provincia di Anhui, dove aveva scontato 12 dei 18 mesi a cui era stata condannata, sono arrivati a casa sua e le hanno detto che stava per essere rinviata all'Rtl per aver violato i termini della libertà condizionale per malattia.
 
Dopo che i poliziotti e funzionari dell'Rtl hanno portato via Mao Hengfeng, la sua famiglia ha contattato le autorità del centro della provincia di Anhui e ha scoperto che non era mai stata riportata lì. Solo a giugno i familiari sono venuta a conoscenza che Mao Hengfeng era detenuta nell'ospedale del prigione di Shanghai, ma non sono stati autorizzati a farle visita.
 
Temono che Mao Hengfeng posso subire tortura o altri maltrattamenti, come è già accaduto nello stesso ospedale nel 2008, dove è stata legata a un letto, obbligata a bere e a subire diverse iniezioni contro la sua volontà.
 
Mao Hengfeng sarebbe dovute essere liberata dall'Rtl il 24 agosto 2011.
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Mao Hengfeng è stata ripetutamente arrestata per aver difeso i diritti riproduttivi delle donne e le vittime di sgomberi forzati. Sta scontando una condanna a 18 mesi in un centro di "rieducazione attraverso il lavoro",  nella provincia di Anhui. È già stata torturata diverse volte. Nel luglio 2010, durante un'udienza di riesame del ricorso amministrativo contro la pena, Mao Hengfeng ha dichiarato di essere stata spesso bastonata nel centro. Ha spiegato che i responsabili avevano ordinato agli altri detenuti di aggredirla. In un'occasione è stata colpita due volte alla testa con una sedia, provocandole una cicatrice sulla palpebra destra. Un'altra volta è stata sollevata, le hanno tirato e piegato in due braccia e gambe e spinta sul pavimento, provocandole forti dolori alla zona lombare, ai fianchi e ai reni. Mao Hengfeng sta scontando 18 mesi di "rieducazione attraverso il lavoro", con l'accusa di "disturbo dell'ordine pubblico" per aver partecipato alle proteste davanti la Corte intermedia municipale di Pechino, il 25 dicembre 2009, a sostegno di Liu Xiaobo, difensore dei diritti umani, il cui processo si svolgeva quel giorno. L'8 ottobre 2010, a Liu Xiaobo è stato assegnato il premio Nobel per la pace.

Mao Hengfeng è stata ripetutamente arrestata dal 2004 e spesso la sua famiglia non è stata autorizzata a farle visita. I familiari hanno appreso che la donna era stata torturata durante questi periodi.

 

 Mayor of the Shanghai Municipal People's Government
HAN Zheng Shizhang
Shanghaishi Renmin Zhengfu
200 Renmindadao
Huangpuqu
Shanghaishi 200003
People's Republic of China
Fax: +86 21 63216537
Email: webmaster@shanghai.gov.cn
 
Egregio sindaco,
 
Sono un simpatizzante di Amnesty International, l'Organizzazione internazionale che dal 1961 lavora per difendere i diritti umani in ogni parte del mondo in cui  vengono violati.
 
Le chiedo di rilasciare Mao Hengfeng immediatamente e senza condizioni.

La sollecito ad assicurarsi che le sia consentito l'accesso a un avvocato di sua scelta, alla sua famiglia e che sia visitata da medici indipendenti.

Le chiedo di garantire che non subisca torture o maltrattamenti durante la custodia.

La sollecito ad avviare un'indagine completa, indipendente e imparziale sulle accuse di torture o maltrattamenti nei suoi confronti e di garantire che i responsabili siano portati davanti alla giustizia in modo conforme agli standard internazionali. 
 
La ringrazio per l'attenzione.

 
 
 

10 ANNI DOPO IL G8 DI GENOVA CHIEDIAMO GIUSTIZIA E TRASPARENZA

Post n°835 pubblicato il 25 Luglio 2011 da dammiltuoaiuto
 

Operazione trasparenza - Diritti umani e polizia in ItaliaData di pubblicazione dell'appello: 19.07.2010Status dell'appello: aperto

Nel decimo anniversario del G8 2001, che ebbe luogo a Genova dal 19 al 21 luglio, Amnesty International constata con disappunto che le centinaia di vittime delle gravi violazioni dei diritti umani compiute in quei giorni da funzionari e agenti delle forze di polizia non hanno ottenuto piena giustizia, anche a causa della mancanza del reato di tortura nel codice penale e di misure di identificazione degli agenti durante le operazioni di ordine pubblico, come l'uso di codici alfanumerici sulle uniformi. 

Diversi casi emersi nei 10 anni trascorsi da quegli eventi hanno continuato a chiamare in causa le responsabilità delle forze di polizia, confermando l’urgenza di misure legislative e istituzionali per la prevenzione delle violazioni. La condanna in appello per omicidio colposo degli agenti ritenuti responsabili della morte di Federico Aldrovandi durante un fermo nel 2005; la sentenza per omicidio volontario dell’agente di polizia stradale che nel 2007 esplose il colpo di pistola che uccise Gabriele Sandri; i procedimenti in corso per la morte di Aldo Bianzino, Giuseppe Uva e Stefano Cucchi mentre si trovavano in stato di custodia; le accuse di lesioni, aggressione, sequestro di persona e calunnia agli agenti della polizia municipale che tennero in stato di fermo Emmanuel Bonsu; sono fatti che dovrebbero interrogare profondamente le istituzioni italiane e che confermano l’urgenza di misure legislative e istituzionali per la prevenzione degli abusi.

 

Le forze di polizia sono attori chiave nella protezione dei diritti umani in ogni paese: hanno, tra le proprie responsabilità, quelle di ricevere denunce su abusi dei diritti umani, svolgere le indagini e garantire il corretto svolgimento delle manifestazioni, proteggendo chi vi partecipa da minacce e violenze. Perché questo ruolo sia riconosciuto nella sua importanza e svolto nella piena fiducia di tutti, sono essenziali il rispetto dei diritti umani, la prevenzione degli abusi, il riconoscimento delle responsabilità e una complessiva trasparenza.

 

Amnesty International chiede agli stati di assicurare che le forze di polizia operino nel rispetto degli standard internazionali sull’uso della forza e delle armi, di prevenire violazioni dei diritti umani e di assicurare indagini rapide e approfondite e procedimenti equi per l’accertamento delle responsabilità, quando emergano denunce di violazioni.

 

In Italia mancano tuttora importanti strumenti per la prevenzione e la punizione degli abusi, quali organismi di monitoraggio sul rispetto dei diritti umani e sui luoghi di detenzione, misure di identificazione degli agenti impegnati in operazioni di ordine pubblico e la previsione del reato di tortura nel codice penale.

Silvio Berlusconi
Presidente del Consiglio
Palazzo Chigi
Piazza Colonna 370
00187 Roma
Gianfranco Fini
Presidente della Camera
Camera dei Deputati
Piazza San Claudio 166
00187 Roma
Renato Schifani
Presidente del Senato
Senato della Repubblica
Piazza Madama 00186
00186 Roma
 

Egregio Presidente del Consiglio
Egregio Presidente della Camera,
Egregio Presidente del Senato

sono un simpatizzante di Amnesty International, l'Organizzazione internazionale che dal 1961 agisce in difesa dei diritti umani, ovunque nel mondo vengano violati.

Le chiedo di esprimere pubblicamente, a nome dell'istituzione che rappresenta, una condanna esplicita e delle scuse verso le vittime, per le violazioni dei diritti umani perpetrate dalle forze di polizia a Genova nel luglio 2001. 
 
La sollecito ad adoperarsi affinché siano garantite indagini rapide e accurate e processi equi in tutti i casi in cui emergano denunce di violazioni dei diritti umani da parte delle forze di polizia.

La invito ad assicurare che venga creata un'Istituzione nazionale indipendente per il monitoraggio del rispetto dei diritti umani, in linea con i Principi di Parigi.
 
La sollecito a fare quanto nelle sue responsabilità perché sia introdotto il reato di tortura nel codice penale, in linea con la definizione della Convenzione Onu contro la tortura (Cat), sia ratificato il Protocollo Opzionale alla Cat e venga istituito un meccanismo nazionale di prevenzione della tortura e dei maltrattamenti.
 
Le chiedo di adoperarsi affinché sia avviata un'approfondita revisione delle prassi in uso presso le forze di polizia, garantendo che gli agenti siano adeguatamente equipaggiati e formati a impiegare metodi non violenti e non letali prima di ricorrere, quando strettamente necessario, a un uso legittimo e proporzionato della forza e delle armi.
 
La invito a far sì che siano previste misure di identificazione per gli agenti impegnati in operazioni di ordine pubblico assicurando che l'identità personale degli agenti di polizia sia tracciabile, ad esempio attraverso l'uso di codici alfanumerici sulle uniformi.
 
La ringrazio per l'attenzione.

 
 
 

PER UNA BIRMANIA LIBERA FIRMA ANCHE TU

Post n°834 pubblicato il 25 Luglio 2011 da dammiltuoaiuto
 

Dalla parte di Aung San Suu Kyi

Ai leader mondiali e al regime birmano:
Ci mettiamo dalla parte del popolo birmano e della loro richiesta di pace e di riconciliazione nazionale. Chiediamo ai leader mondiali di fare pressione sul regime birmano per il rilascio immediato e senza condizioni di tutti i prigionieri politici e per un immediato cessate il fuoco fra l'esercito birmano e i gruppi etnici armati. Chiediamo al regime birmano di tenere conto di quell'appello.
 
585,241 hanno firmato la petizione. Aiutaci ad arrivare a 600,000
Pubblicato il: 1 Luglio 2011
Il futuro di Aung San Suu Kyi e del suo incredibile movimento pro-democrazia in Birmania è ora a rischio: stanno usando internet per difendersi e noi potremmo fare la differenza.

Suu Kyi sta costruendo una petizione on-line con cui si è rivolta coraggiosamente al regime militare per chiedere la liberazione di migliaia di monaci e di attivisti pacifisti ancora detenuti in condizioni tremende, alcuni addirittura rinchiusi in gabbie per cani. Per la prima volta migliaia di birmani hanno messo a rischio la loro vita e si sono uniti a lei nel suo appello per la libertà attraverso una petizione on-line! Il regime non si è fatto attendere, e ieri ha rivolto pesanti minacce a Suu Kyi; i generali potrebbero decidere in queste ore se portare avanti il dialogo oppure un'altra brutale repressione.

E questo potrebbe dipendere anche da noi. Gli attivisti in Birmania hanno chiesto aiuto, dicendo che la pressione della comunità internazionale è cruciale per prevenire la violenza e per liberare i prigionieri politici. Mettiamoci dalla parte di Suu Kyi e dei coraggiosi birmani, firmando la loro petizione, e spediamola all'UE, all'India e ad altri governi chiave che potrebbero fare pressione sul regime.

Clicca qui per firmare la petizione!

La pressione internazionale, inclusa una campagna esplosiva di Avaaz, ha aiutato a liberare Aung San Suu Kyi, che ha trascorso 15 anni in galera. Ma sono oltre 2000 i prigionieri politici ancora rinchiusi in carcere, alcuni addirittura in canili invasi dai pidocchi normalmente utilizzati per i cani a uso militare. Dalla sua liberazione Suu Kyi si è consultata con la popolazione e ora sta chiedendo la liberazione dei prigionieri politici: il suo primo impegno per ottenere dal regime il cambiamento. Il futuro della Birmania potrebbe ora dipendere dalla loro risposta.

Suu Kyi ha guidato il partito che nel 1992 in Birmania ha vinto le ultime vere elezioni democratiche. Dopo il golpe i coraggiosi birmani hanno portato avanti un movimento pacifista e nonviolento per chiedere democrazia e diritti, e in tutta risposta hanno ricevuto torture, intimidazioni e assassinii. Sotto pressione dalle avversità economiche, le sanzioni internazionali e il dissenso interno, la giunta militare ha tentato di mettere in piedi una democrazia fasulla; tuttavia, il movimento di Suu Kyi è ancora vietato e la sua campagna per la liberazione dei prigionieri è un test cruciale per capire se i generali sono aperti davvero al cambiamento.

La Birmania ha già sofferto abbastanza. Mettiamoci dalla parte di questa donna incredibile e aiutiamola a instradare il suo paese verso la democrazia.

Clicca qui per firmare la petizione!

La nostra comunità si è messa dalla parte del popolo birmano più volte. La nostra petizione enorme e la nostra campagna pubblicitaria nel 2007 hanno aiutato a costruire una storica denuncia internazionale contro la repressione di allora. I membri di Avaaz hanno fatto donazioni per garantire agli attivisti birmani il supporto tecnico e l'addestramento per rispondere al blackout di internet e delle linee telefoniche. Abbiamo inviato milioni di euro per soccorrere la popolazione subito dopo un ciclone devastante. Ora i birmani ci stanno chiedendo nuovamente aiuto: rispondiamo in massa.

 
 
 

RICONOSCIAMO LO STATO DELLA PALESTINA FIRMA ANCHE TU

Post n°833 pubblicato il 25 Luglio 2011 da dammiltuoaiuto
 

Cari amici,



Il popolo palestinese ha chiesto al mondo intero di riconoscere lo stato della Palestina. Oltre 120 paesi hanno risposto all'appello, ma gli Stati Uniti e Israele si sono opposti e i leader europei non hanno ancora deciso da che parte stare. Se riusciremo a convincere l'Europa a sostenere questo processo nonviolento e legittimo ora, potremmo avere un cambio di rotta decisivo verso la pace. Clicca per firmare questa petizione urgente:

Fra quattro giorni si riunirà il Consiglio di Sicurezza dell'ONU, e il mondo intero avrà la possibilità di adottare una nuova proposta che potrebbe segnare il cambio di rotta di decenni di negoziati di pace fra israeliani e palestinesi: il riconoscimento da parte dell'ONU dello stato palestinese.

Oltre 120 nazioni del Medio Oriente, Africa, Asia e America Latina hanno già dato la loro adesione all'iniziativa, ma il governo di destra in Israele e gli Stati Uniti sono fortemente contrari. L'Italia e altri paesi chiave dell'Europa sono ancora indecisi, e un'enorme pressione da parte dell'opinione pubblica potrebbe convincerli a votare in favore di questa opportunità per mettere fine all'occupazione.

I negoziati di pace guidati dagli Stati Uniti, che vanno avanti ormai da decenni, hanno fallito, mentre Israele ha imprigionato il popolo palestinese, confiscato le sue terre e bloccato la Palestina dal diventare un'entità politica sovrana. Questa nuova coraggiosa iniziativa potrebbe liberare il popolo palestinese dalla prigionia, ma perché ciò avvenga l'Europa deve guidare l'operazione. Costruiamo una chiamata globale enorme rivolta all'Italia e ad altri leader europei per dichiarare il nuovo stato ora, e facciamo sì che il sostegno dei cittadini di tutto il mondo a questa proposta legittima, nonviolenta e diplomatica sia chiaro e forte. Clicca sotto per firmare la petizione e invia questa e-mail a tutti:

http://www.avaaz.org/it/independence_for_palestine_eu/?vl

Se tracciare le origini del conflitto israelo-palestinese è complicato, la maggioranza della popolazione da ambedue le parti è invece d'accordo su un punto: il modo migliore per raggiungere la pace ora è la creazione dei due stati. Tuttavia, i diversi negoziati di pace che si sono susseguiti sono stati indeboliti da episodi di violenza da ambedue le parti, i tanti insediamenti israeliani in Cisgiordania e il blocco umanitario di Gaza. L'occupazione di Israele ha ridotto e frammentato il territorio dello stato palestinese e reso la vita di tutti i giorni dei palestinesi un inferno. L'ONU, la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale hanno annunciato recentemente che i palestinesi sono pronti per avere uno stato indipendente, ma il più grande ostacolo alla sua riuscita è l'occupazione da parte d'Israele. Persino il Presidente degli Stati Uniti ha chiesto di mettere fine all'espansione dei territori e di ritornare invece ai confini del 1967 con accordi sugli scambi di terra, ma il Primo ministro Netanyahu ha reagito furiosamente: il messaggio di non cooperazione non poteva essere più chiaro di così.

E' arrivata l'ora di un cambiamento epocale e di passare da un futile processo di pace a un nuovo cammino verso il progresso. Mentre Isreale e il governo americano dicono che l'iniziativa palestinese è "unilaterale" e pericolosa, in realtà le nazioni di tutto il mondo appoggiano pienamente questa mossa diplomatica che rigetta la violenza. Il riconoscimento globale della Palestina potrebbe isolare gli estremisti e incoraggiare il crescente movimento nonviolento israelo-palestinese in corso insieme al vento pro-democrazia che sta soffiando nella regione. Ma più importante ancora, potrebbe salvare il cammino verso un negoziato sugli insediamenti, permettere ai palestinesi l'accesso a una serie di istituzioni internazionali che potrebbero aiutarli a raggiungere la libertà, e inviare un chiaro messaggio al governo in favore dell'occupazione dei territori che il mondo non è più disposto ad accettare l'impunità e l'intransigenza.

Per troppo a lungo ormai Israele ha messo a repentaglio la speranza della nascita dello stato palestinese. Per troppo a lungo gli Stati Uniti sono stati accondiscendenti e per troppo a lungo l'Europa si è nascosta dietro gli Stati Uniti. Ora Italia, Francia, Spagna, Germania, Regno Unito e l'Alto Rappresentante dell'Ue non hanno ancora deciso da che parte stare sulla costruzione dello stato palestinese. Appelliamoci a loro perché si mettano dalla parte giusta della storia e perché sostengano la dichiarazione della Palestina per la libertà e l'indipendenza, attraverso un forte sostegno e con il necessario aiuto economico. Firma ora la petizione urgente per chiedere all'Europa di sostenere l'iniziativa e appoggia questo passo decisivo per una pace di lungo termine fra Israele e Palestina:

http://www.avaaz.org/it/independence_for_palestine_eu/?vl

La costruzione dello stato palestinese non risolverà questo lungo conflitto di punto in bianco, ma il riconoscimento dell'ONU cambierà tutto e aprirà le porte alla libertà e alla pace. In tutta la Palestina il popolo si sta preparando con molte aspettative e speranze per riprendersi la libertà che questa generazione non ha mai conosciuto. Mettiamoci dalla sua parte e facciamo pressione sull'Europa perché faccia lo stesso, così com'è avvenuto quando ha sostenuto il popolo egiziano, siriano e libico.

Con speranza e determinazione,

Alice, Ricken, Stephanie, Morgan, Pascal, Rewan e il resto del team di Avaaz

PIU' INFORMAZIONI

Abbas esorta l'Onu a riconoscere lo stato palestinese
http://it.notizie.yahoo.com/medio-oriente-abbas-esorta-onu-riconoscere-stato-palestinese-085049476.html

La Lega Araba chiederà alle Nazioni Unite il riconoscimento dello Stato di Palestina
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/07/15/la-lega-araba-chiedera-alle-nazioni-uniteil-riconoscimento-dello-stato-di-palestina/145612/

Migliaia di israeliani e palestinesi marciano per chiedere l’indipendenza della Palestina
http://www.asianews.it/notizie-it/Migliaia-di-israeliani-e-palestinesi-marciano-per-chiedere-l%E2%80%99indipendenza-della-Palestina-22119.html

La campagna di Israele contro il voto all'ONU (in inglese)
http://www.guardian.co.uk/world/2011/jun/10/israel-plan-block-un-palestinian-state?INTCMP=SRCH

L'appello della Palestina per il riconoscimento dello stato (in inglese)
http://www.ft.com/intl/cms/s/0/47a391f6-b121-11e0-a43e-00144feab49a.html#axzz1SefO7Aor

Lo stato palestinese bypassando Israele (in inglese)
http://english.aljazeera.net/indepth/opinion/2011/06/20116168535227628.html

Onu pronta al riconoscimento della Palestina. Obama prepara il veto
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/finestrasullamerica/grubrica.asp?ID_blog=43&ID_articolo=2109&ID_sezione=&sezione=

Lista dei paesi che riconoscono la Palestina
http://www.avaaz.org/en/countries_recognizing_palestine/?info

 
 
 

NO ALLA CENSURA SU INTERNET

Post n°832 pubblicato il 20 Luglio 2011 da dammiltuoaiuto
 

Cari amici,



Grazie alla nostra mobilitazione storica siamo riusciti a fermare il bavaglio a internet, ma non a cancellarlo una volta per tutte. Ci rimangono 24 ore prima che il Presidente dell'Autorità sarà sentito dai parlamentari: inondiamoli di messaggi per chiedere di fare pressione perché la delibera sia respinta e difendere così la nostra libertà d'informazione su internet!

Con i nostri 230.000 messaggi inviati e la nostra mobilitazione storica siamo riusciti a fermare il bavaglio a internet, ma non a cancellarlo una volta per tutte. Ora ci rimangono 24 ore per agire, e potrebbero essere quelle decisive.

Insieme a premi Nobel, associazioni, esperti e politici e con un tam tam su internet da record, abbiamo costretto l'Autorità per le comunicazioni a rinviare l'adozione della regolamentazione che le avrebbe dato il potere di censurare arbitrariamente internet. Ora i parlamentari hanno convocato per la prima volta il Presidente dell'Autorità proprio per rispondere delle criticità da noi sollevate: potrebbe essere l'ultima occasione che abbiamo per fare la differenza.

Rivolgiamoci ora ai parlamentari perché facciano pressione sul Presidente dell'Autorità affinché rinunci alla delibera, restituendo così al Parlamento la sua funzione legislativa. E' l'unico modo che abbiamo per preservare il nostro diritto ad informarci su internet! Ci rimangono solo 24 ore: clicca sotto per mandare il tuo messaggio e fai il passaparola con tutti i tuoi amici!

http://www.avaaz.org/it/it_internet_bavaglio_2nd_action/?vl

Negli anni Berlusconi ha cercato più volte di controllare l’informazione su internet, ma finora i suoi tentativi sono sempre falliti. Ora il governo sta provando a espandere i suoi tentacoli attraverso una nuova regolamentazione che permetterebbe all'Autorità per le Comunicazioni di rimuovere contenuti sospetti di violazione del copyright dai siti internet senza alcun controllo giudiziario. Ma noi stiamo difendendo la libertà di internet con tutte le nostre forze e stiamo vincendo!

Da subito abbiamo combattuto questa delibera, e abbiamo inviato quasi 230.000 messaggi ai membri dell'Autorità per chiedere di respingerla. Insieme ai nostri alleati abbiamo organizzato una mobilitazione storica su internet, culminata ne "La notte della rete". Centinaia di persone a Roma e 90.000 persone on-line hanno seguito l'evento in cui si sono susseguiti premi Nobel come Dario Fo, politici come Antonio Di Pietro, Emma Bonino e Fabio Granata, giornalisti, esperti e artisti, tutti contro il bavaglio a internet. Il giorno dopo l'Autorità ha rinunciato ad adottare la regolamentazione, sperando di far passare l'ondata d'indignazione e adottarla così in seguito.

Ma la battaglia non è finita. Domani il Presidente dell'Autorità dovrà rispondere ai parlamentari, che dopo la nostra mobilitazione lo hanno convocato per chiedere conto delle criticità da noi sollevate. Non possiamo perdere questa occasione: inondiamo i parlamentari di messaggi per chiedere loro di fare pressione sul Presidente affinché rinunci alla delibera. Clicca sotto per mandare il messaggio e fai il passaparola con tutti: vinciamo anche questa tappa cruciale per la libertà della rete!

http://www.avaaz.org/it/it_internet_bavaglio_2nd_action/?vl

Erano in molti a dirci che non avevamo speranze e che l'Autorità avrebbe comunque votato il bavaglio a internet, in ossequio ai diktat dall'alto. Ma grazie alla nostra mobilitazione incredibile siamo riusciti a fermare la regolamentazione e a difendere la libertà della rete. Ora non dobbiamo mollare e dobbiamo vincere anche questa sfida, perché il potere metta giù le mani da internet una volta per tutte.

Con determinazione,

Giulia, Luis, Ricken, Pascal, Benjamin, Alice e tutto il resto del team di Avaaz

FONTI

Censura web, la Notte della Rete. Dario Fo: "Siamo una nazione orrenda":
http://www.repubblica.it/politica/2011/07/06/news/notte_rete-18730583/?ref=HREC1-6

I senatori Vita e Vimercati raccolgono "il grido di dolore dal web" e convocano urgentemente Calabrò:
http://www.corrierecomunicazioni.it/news/84000/copyright_digitale_calabr_in_audizione_al_senato

Tutti gli aggiornamenti sulla campagna contro il bavaglio a internet qui:
http://www.agoradigitale.org/nocensura

Contro il bavaglio Agcom grande successo della “Notte della Rete”:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/07/06/contro-il-bavaglio-agcom-grande-successo-della-notte-della-rete/143429/

Notte del Web «anti censura». E l'Agcom prende tempo:
http://www.corriere.it/cronache/11_luglio_06/notte-web-censura-conti_2e9bb862-a796-11e0-80dd-8681c9f51334.shtml

Internet, dopo la notte della Rete la parola passa all’Agcom:
http://tg24.sky.it/tg24/cronaca/2011/07/06/agcom_notte_rete_protesta_diritto_autore_fo_natale_calabro_nicotra_mascia.html

"Notte della Rete", così il pensiero digitale difende la sua libertà:
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/tecnologia/grubrica.asp?ID_blog=30&ID_articolo=9247&ID_sezione=38&sezione=

 
 
 

AIUTIAMO IL SUD SUDAN Firma la petizione

Post n°831 pubblicato il 12 Luglio 2011 da dammiltuoaiuto
 
Tag: sudan

Cari amici,



Il Presidente del Sudan al-Bashir, da anni in stato d'accusa per genocidio e omicidio di massa, ha appena lanciato un altro attacco sanguinario contra la sua gente, bombardando interi villaggi e andando porta a porta a massacrare famiglie. Ora è arrivato il momento di dire basta: chiediamo ai nostri leader di arrestare Bashir, di imporre forti sanzioni contro il suo regime e di proteggere il popolo soggiogato del Sudan.

Il Presidente del Sudan al-Bashir è il più feroce assassino al mondo. Messo in stato d'accusa dalla Corte penale internazionale per genocidio, è da 20 anni che massacra tutte le comunità che si oppongono al suo regime. E ora sta succedendo di nuovo: a meno che non riusciremo a fermarlo una volta per tutte.

In questo momento sta bombardando donne e bambini delle montagne di Nuba, mentre le sue milizie stanno andando porta a porta a sgozzare intere famiglie. Per decenni, i leader di tutto il mondo hanno vergognosamente permesso ad al-Bashir di portare avanti la sua inenarrabile brutalità, così da garantirsi l'accesso ai vasti giacimenti di petrolio del regime. Ma questa settimana le cose stanno cambiando: il Sudan si sta dividendo, l'inflazione e i prezzi alimentari sono alle stelle, e il potere di Bashir è ai minimi storici.

Mandiamo un messaggio enorme ai nostri leader che è arrivato il momento di dire basta e che chiediamo di mettere fine ora alla loro vergognosa inerzia: devono arrestare questo mostro, imporre sanzioni significative al suo regime e proteggere il popolo del Sudan contro il genocidio. Clicca sotto per firmare e dillo a tutti - consegneremo la petizione ai membri del Consiglio di Sicurezza dell'ONU non appena avremo raggiunto le 300.000 firme:

http://www.avaaz.org/it/sudan_enough_is_enough/?vl

Le montagne di Nuba sono sotto assedio. Nel 1990 al-Bashir ha sterminato un'intera generazione di uomini, donne e bambini della zona, e ora vuole sferzare un nuovo attacco contro i sopravvissuti. Ma fra qualche giorno il martoriato Sud Sudan otterrà finalmente l'indipendenza, insieme a gran parte del petrolio che al-Bashir utilizza per comprare l'accondiscendenza internazionale ai suoi efferati crimini. Bashir sta anche fronteggiando le manifestazioni pro-democrazia, un'economia a terra, e relazioni tese con il protettore di sempre, la Cina. Questo è il momento migliore che abbiamo da decenni per organizzare l'azione internazionale necessaria per mettere fine al sanguinario regime di Bashir.

Forti sanzioni internazionali, un piano globale concertato per arrestare al-Bashir e gli altri condannati dalla Corte penale internazionale e un impegno stringente per proteggere il popolo sudanese da ulteriori crimini contro l'umanità, manderebbero un segnale inequivocabile ad al-Bashir che la partita è chiusa, indebolirebbero la sua posizione all'interno del regime e mostrerebbero alla popolazione sudanese che l'impunità per i suoi crimini è finita. I Sudanesi - nel Sud, nel Darfur, a Nuba, e in molti altri posti - hanno aspettato fin troppo a lungo perché il mondo si mettesse dalla parte dell'umanità e della giustizia. Mettiamoci ora dalla loro parte:

http://www.avaaz.org/it/sudan_enough_is_enough/?vl

La disperazione e il terrore delle donne e dei bambini di Nuba per noi è quasi impossibile da immaginare, come il dramma del Darfur prima di loro. E' un'enorme macchia sulla coscienza del mondo intero che non abbiamo fatto il necessario per fermare il regno del terrore di al-Bashir. Mettiamo fine a quel regno ora, con un grido enorme ai governi per agire.

Con speranza,

Ricken, Stephanie, Nicola, Alice, Morgan, Rewan e il resto del team di Avaaz


FONTI

Sudan, genocidio contro il popolo dei Nuba. Decine di esecuzioni e raid sui villaggi
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/06/15/sudan-genocidio-contro-il-popolo-dei-nuba-decine-di-esecuzioni-e-raid-sui-villaggi/118346/

Sud Sudan, Onu: 2.300 morti per violenze tribali e ribellione
http://it.reuters.com/article/topNews/idITMIE76606I20110707

Ex ribelli accusano il Sudan di Bashir di aver bloccato l'accordo per il cessate il fuoco (in inglese)
http://avaaz.org/afp_sudan

Il 9 luglio (dopo oltre due milioni di morti) nasce il Sud Sudan. Viaggio nella nuova capitale Juba
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-07-04/luglio-oltre-milioni-morti-163913.shtml?uuid=AaKiaFlD

Sudan, Bashir a Bbc: Abyei può essere motivo di conflitto
http://it.reuters.com/article/topNews/idITMIE76A03820110711

 
 
 

AIUTIAMO Aung San Suu Kyi Firma la petizione

Post n°830 pubblicato il 10 Luglio 2011 da dammiltuoaiuto
 

Cari amici,



Il movimento pro-democrazia birmano del premio Nobel Aung San Suu Kyi ora è di fronte a un bivio, con il regime che minaccia una repressione brutale in risposta al suo appello per la liberazione dei prigionieri politici. Gli attivisti hanno chiesto aiuto, dicendo che la pressione internazionale è ora cruciale per il loro futuro. Mettiamoci dalla parte di Suu Kyi e dei coraggiosi birmani:

Il futuro di Aung San Suu Kyi e del suo incredibile movimento pro-democrazia in Birmania ora è di fronte a un bivio, e noi potremmo fare la differenza.

Suu Kyi si è rivolta con coraggio al regime militare per la liberazione di migliaia di monaci e di attivisti pacifisti ancora detenuti in condizioni tremende, alcuni addirittura rinchiusi in gabbie per cani. Ma per la prima volta migliaia di birmani hanno rischiato la loro vita e si sono uniti a lei nel suo appello per la libertà attraverso una petizione on-line! Il regime non si è fatto attendere, e ieri ha rivolto pesanti minacce a Suu Kyi; i generali potrebbero decidere in queste ore se portare avanti il dialogo oppure un'altra brutale repressione.

E questo potrebbe dipendere anche da noi. Gli attivisti in Birmania hanno chiesto aiuto, dicendo che la pressione della comunità internazionale è cruciale per prevenire la violenza e per liberare i prigionieri politici. Mettiamoci dalla parte di Suu Kyi e dei coraggiosi birmani, firmando la loro petizione, e spediamola all'UE, all'India e ad altri governi chiave che potrebbero fare pressione sul regime. Firma sotto e inoltra questa e-mail a tutti per costruire un appello enorme:
FIRMA QUI 

http://www.avaaz.org/it/stand_with_aung_san_suu_kyi/?vl

La pressione internazionale, inclusa una campagna esplosiva di Avaaz, ha aiutato a liberare Aung San Suu Kyi, che ha trascorso 15 anni in galera. Ma sono oltre 2000 i prigionieri politici ancora rinchiusi in carcere, alcuni addirittura in canili invasi dai pidocchi e normalmente utilizzati per i cani a uso militare. Dalla sua liberazione Suu Kyi si è consultata con la popolazione e ora sta chiedendo la liberazione dei prigionieri politici: il suo primo impegno per ottenere dal regime il cambiamento. Il futuro della Birmania potrebbe ora dipendere dalla loro risposta.

Suu Kyi ha guidato il partito che nel 1992 in Birmania ha vinto le ultime vere elezioni democratiche. Dopo il golpe i coraggiosi birmani hanno portato avanti un movimento pacifista e nonviolento per chiedere democrazia e diritti, e in tutta risposta hanno ricevuto torture, intimidazioni e assassinii. Sotto pressione dalle avversità economiche, le sanzioni internazionali e il dissenso interno, la giunta militare ha tentato di mettere in piedi una democrazia fasulla; tuttavia, il movimento di Suu Kyi è ancora vietato e la sua campagna per la liberazione dei prigionieri è un test cruciale per capire se i generali sono aperti davvero al cambiamento.

La Birmania ha già sofferto abbastanza. Mettiamoci dalla parte di questa donna incredibile e aiutiamola a instradare il suo paese verso la democrazia. Firma sotto e inoltra questa e-mail a tutti:

http://www.avaaz.org/it/stand_with_aung_san_suu_kyi/?vl

La nostra comunità si è messa dalla parte del popolo birmano più volte. La nostra petizione enorme e la nostra campagna pubblicitaria nel 2007 hanno aiutato a costruire una storica denuncia internazionale contro la repressione di allora. I membri di Avaaz hanno fatto donazioni per garantire agli attivisti birmani il supporto tecnico e l'addestramento per rispondere al blackout di internet e delle linee telefoniche. Abbiamo inviato milioni di euro per soccorrere la popolazione subito dopo un ciclone devastante. Ora i birmani ci stanno chiedendo nuovamente aiuto: rispondiamo in massa.

Con speranza e determinazione,

Stephanie, Alex, Pascal, Giulia, Ricken, Brianna, Morgan, Emma e il resto del team di Avaaz.


FONTI

Myanmar, il primo viaggio di Suu Kyi dopo il rilascio
http://it.reuters.com/article/topNews/idITMIE76303720110704

Myanmar: violenze tra l’esercito governativo e quello kachin: oltre 10 mila profughi
http://www.oecumene.radiovaticana.org/it1/articolo.asp?c=499196

Birmania: prigionieri tenuti in gabbie per cani dopo le proteste (in inglese)
http://www.amnesty.org.uk/news_details.asp?NewsID=19496

Un politico del Myanmar avverte del possibile contagio della primavera araba (in inglese)
http://www.upi.com/Top_News/Special/2011/06/24/Myanmar-politician-warns-of-Arab-spring/UPI-27491308932120/

Gordon Brown: il rilascio dei prigionieri politici in Birmania (in inglese)
http://www.huffingtonpost.com/gordon-brown/burma-political-prisoners_b_874569.html

 
 
 

NO ALLA CENSURA SU INTERNET

Post n°829 pubblicato il 01 Luglio 2011 da dammiltuoaiuto
 
Tag: censura

La situazione si fà seria: oltre 100.000 di noi hanno inviato messaggi per fermare il bavaglio a internet e ora ci rimangono solo 5 giorni per agire. Firma sotto e inoltra questa e-mail a tutti!

Cari amici,



Fra pochi giorni l'Autorità per le comunicazioni potrebbe votare un provvedimento che metterebbe il bavaglio alla rete, arrivando perfino a chiudere siti internet stranieri in modo arbitrario e senza controllo giudiziario. Inondiamo i membri dell'Autorità di messaggi per difendere la nostra libertà d'informazione su internet!

Il nostro governo ha lanciato un nuovo attacco alla libertà di accesso all'informazione, e fra qualche giorno un organo amministrativo sconosciuto ai più potrebbe ricevere poteri enormi per censurare internet.

L’Autorità per le comunicazioni, un organo di nomina politica, sta per votare un meccanismo che potrebbe perfino portare alla chiusura di qualunque sito internet straniero - da Wikileaks a Youtube ad Avaaz! - in modo arbitrario e senza alcun controllo giudiziario. Gli esperti hanno già denunciato l’incostituzionalità della regolamentazione, ma soltanto una valanga di proteste dell’opinione pubblica può fermare questo nuovo assalto alle nostre libertà democratiche.

Non c'è tempo da perdere. La prossima settimana l'Autorità voterà la delibera, e se insieme costruiremo un appello pubblico enorme contro la censura su internet potremo fare la differenza. Inondiamo i membri dell'Autorità di messaggi per chiedere di respingere la regolamentazione e preservare così il nostro diritto ad accedere all’informazione su internet. Agisci ora e inoltra l'appello a tutti!

http://www.avaaz.org/it/it_internet_bavaglio/?vl

Negli anni Berlusconi ha cercato più volte di controllare l’informazione su internet, ma finora i suoi tentativi sono sempre falliti. Ora, lontano dai riflettori, il governo ha la possibilità concreta di espandere i suoi tentacoli sulla rete, a meno che i cittadini non alzeranno la voce per fermarlo.

La nuova regolamentazione permetterebbe all'Autorità per le Comunicazioni di rimuovere contenuti sospetti di violazione del copyright da siti internet italiani senza alcun controllo giudiziario. Ancora peggio, la pubblicazione di una canzone o di un testo sospetto potrebbero perfino portare alla chiusura di interi siti internet stranieri, inclusi siti d’informazione, portali di software libero, piattaforme video come YouTube o d’interesse pubblico come WikiLeaks.

Se approvata, la nuova regolamentazione garantirebbe di fatto poteri legislativi e giudiziari a un organo amministrativo le cui funzioni dovrebbero essere esclusivamente consultive e di controllo, aprendo così la strada a un processo decisionale arbitrario e incontrollato. L'Autorità, nella speranza di passare inosservata, sta velocizzando al massimo la decisione, che è prevista per la prossima settimana.

Ma insieme possiamo costruire un enorme grido pubblico e convincere i membri chiave dell'Autorità che sono ancora indecisi a opporsi alla regolamentazione e rimandare così la questione all'unico organo che ha i poteri costituzionali per legiferare sulla materia: il Parlamento. Manda un messaggio ora e inoltra l'appello il più possibile:

http://www.avaaz.org/it/it_internet_bavaglio/?vl

I governi sono sempre più impauriti da internet, che è diventato uno strumento per aprire il dibattito pubblico e per la mobilitazione dei cittadini, e stanno cercando così di imporre regole più strette di censura. Ma i cittadini stanno rispondendo, come in Gran Bretagna, dove l'opposizione dell'opinione pubblica ha costretto il governo a ritirare la legislazione sul copyright che voleva mettere un bavaglio alla rete. In Italia lo scorso anno siamo riusciti a fermare la "legge bavaglio" liberticida. Vinciamo di nuovo!

Con determinazione,

Giulia, Luis, Ben, Ricken, Pascal, Benjamin e tutto il resto del team di Avaaz

FONTI

Campagna di Agorà Digitale, Altroconsumo e altre associazioni contro la delibera AGCOM sulla rimozione automatica dei contenuti su internet:
http://sitononraggiungibile.e-policy.it/

6 luglio, muore il web italiano:
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/6-luglio-muore-il-web-italiano/2154694

Agcom, si sveglia l'opposizione politica: "Modifica diritto d'autore spetta al Parlamento":
http://www.lastampa.it/_web/CMSTP/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=2&ID_articolo=1219&ID_sezione=&sezione=

Internet: Fini su delibera Agcom, no ai paletti, si tuteli la libertà:
http://www.adnkronos.com/IGN/News/Politica/Internet-Fini-su-delibera-Agcom-no-ai-paletti-si-tuteli-la-liberta_312189942267.html

D’Angelo (Agcom): “La libertà non è un procedimento amministrativo”:
http://zambardino.blogautore.repubblica.it/2010/12/15/dangelo-agcom-il-decreto-romani-un-errore-aver-paura-della-liberta/

Delibera n. 668/10/CONS dell'Agcom, Lineamenti di provvedimento concernente l'esercizio delle competenze dell'Autorità nell'attività di tutela del diritto d'autore sulle reti di comunicazione elettronica:
http://www.agcom.it/Default.aspx?DocID=5415

Il governo britannico pronto a rivedere i suoi piani per bloccare i siti che violano il copyright (in inglese):
http://www.computerweekly.com/Articles/2011/02/02/245187/Government-to-review-plans-to-block-copyright-infringing.htm


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