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Messaggi di Agosto 2011
Post n°872 pubblicato il 29 Agosto 2011 da dammiltuoaiuto
Appello di Alex Zanotelli per protestare contro il “rafforzamento” dell’apparato Nel 2010 spesi 27 miliardi in materiale bellico, 50 mila euro al minuto, 3 milioni l’ora, 78 milioni al giorno. E si invita i cittadini ad accettare per amor di patria sacrifici “lacrime e sangue”
La manovra che impoverisce i poveri mentre spendiamo 17 miliardi in cacciabombardieri
In tutta la discussione nazionale in atto sulla manovra finanziaria, che ci costerà 20 miliardi di euro nel 2012 e 25 miliardi nel 2013, quello che più mi lascia esterrefatto è il totale silenzio di destra e sinistra, dei media e dei vescovi italiani sul nostro bilancio della Difesa. E’ mai possibile che in questo paese nel 2010 abbiamo speso per la difesa ben 27 miliardi di euro? Sono dati ufficiali questi, rilasciati lo scorso maggio dall’autorevole Istituto Internazionale con sede a Stoccolma (SIPRI). Se avessimo un orologio tarato su questi dati, vedremmo che in Italia spendiamo oltre 50.000 euro al minuto, 3 milioni all’ora e 76 milioni al giorno. Ma neanche se fossimo invasi dagli UFO, spenderemmo tanti soldi a difenderci!!
E’ mai possibile che a nessun politico sia venuto in mente di tagliare queste assurde spese militari per ottenere i fondi necessari per la manovra invece di farli pagare ai cittadini? Ma ai 27 miliardi del Bilancio Difesa 2010, dobbiamo aggiungere la decisione del governo, approvata dal Parlamento, di spendere nei prossimi anni, altri 17 miliardi di euro per acquistare i 131 cacciabombardieri F 35. Se sommiamo questi soldi, vediamo che corrispondono alla manovra del 2012 e 2013. Potremmo recuperare buona parte dei soldi per la manovra, semplicemente tagliando le spese militari. A questo dovrebbe spingerci la nostra Costituzione che afferma :”L’Italia ripudia la guerra come strumento per risolvere le controversie internazionali…”(art.11) Ed invece siamo coinvolti in ben due guerre di aggressione, in Afghanistan e in Libia. La guerra in Iraq (con la partecipazione anche dell’Italia), le guerre in Afghanistan e in Libia fanno parte delle cosiddette “ guerre al terrorismo”, costate solo agli USA oltre 4.000 miliardi di dollari (dati dell’Istituto di Studi Internazionali della Brown University di New York). Questi soldi sono stati presi in buona parte in prestito da banche o da organismi internazionali. Il governo USA ha dovuto sborsare 200 miliardi di dollari in dieci anni per pagare gli interessi di quel prestito. Non potrebbe essere, forse, anche questo alla base del crollo delle borse? La corsa alle armi è insostenibile, oltre che essere un investimento in morte: le armi uccidono soprattutto civili.
Per questo mi meraviglia molto il silenzio dei nostri vescovi, delle nostre comunità cristiane, dei nostri cristiani impegnati in politica. Il Vangelo di Gesù è la buona novella della pace: è Gesù che ha inventato la via della nonviolenza attiva. Oggi nessuna guerra è giusta ,né in Iraq, né in Afghanistan, né in Libia. E le folle somme spese in armi sono pane tolto ai poveri, amava dire Paolo VI. E da cristiani come possiamo accettare che il governo italiano spenda 27 miliardi di euro in armi, mentre taglia 8 miliardi alla scuola e ai servizi sociali?
Ma perché i nostri pastori non alzano la voce e non gridano che questa è la strada verso la morte?
E come cittadini in questo momento di crisi, perché non gridiamo che non possiamo accettare una guerra in Afghanistan che ci costa 2 milioni di euro al giorno? Perché non ci facciamo vivi con i nostri parlamentari perché votino contro queste missioni? La guerra in Libia ci è costata 700 milioni di euro!
Come cittadini vogliamo sapere che tipo di pressione fanno le industrie militari sul Parlamento per ottenere commesse di armi e di sistemi d’armi. Noi vogliamo sapere quanto lucrano su queste guerre aziende come la Fin-Meccanica, l’Iveco-Fiat, la Oto-Melara, l’Alenia Aeronautica. Ma anche quanto lucrano la banche in tutto questo.
E come cittadini chiediamo di sapere quanto va in tangenti ai partiti, al governo sulla vendita di armi all’estero (Ricordiamo che nel 2009 abbiamo esportato armi per un valore di quasi 5 miliardi di euro).
E’ un autunno drammatico questo, carico di gravi domande. Il 25 settembre abbiamo la 50° Marcia Perugia-Assisi iniziata da Aldo Capitini per promuovere la nonviolenza attiva. Come la celebreremo? Deve essere una marcia che contesta un’Italia che spende 27 miliardi di euro per la Difesa.
E il 27 ottobre sempre ad Assisi , la città di S. Francesco, uomo di pace, si ritroveranno insieme al Papa, i leader delle grandi religioni del mondo. Ci aspettiamo un grido forte di condanna di tutte le guerre e un invito al disarmo.
Mettiamo da parte le nostre divisioni, ricompattiamoci, scendiamo per strada per urlare il nostro no alle spese militari, agli enormi investimenti in armi, in morte.
Che vinca la Vita!
Per aderire all’appello di Zanotelli mandare l’adesione a http://www.ildialogo.org/appelli/indice_1314206334.htm |
Post n°871 pubblicato il 29 Agosto 2011 da dammiltuoaiuto
Un privilegio da 200 milioni di Primo Di Nicola
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/un-privilegio-da-200-milioni/2157780/ La Casta taglia le pensioni degli italiani, ma non tocca le proprie. Per i parlamentari il diritto al vitalizio scatta dopo soli cinque anni di mandato. Con contributi molto bassi. E con compensi incassati anche prima dei 50 anni. Così 2.307 tra ex deputati ed ex senatori si mettono in tasca ogni mese fino a settemila euro netti (04 agosto 2011) ![]() Oliviero Diliberto è un altro grande ex uscito di scena nel 2008 causa tonfo elettorale della sinistra. Segretario dei Comunisti italiani ed ex ministro della Giustizia, con quattro legislature alle spalle e ad appena 55 anni, anche lui si consola riscuotendo una ricca pensione di 5.305 euro netti. Euro in più, euro in meno, la stessa cifra che spetta a un altro pensionato-baby della sinistra, addirittura più giovane di Diliberto: Pietro Folena, ex enfant prodige del Pci-Pds, passato a Rifondazione e trombato nel 2008 quando, con le cinque legislature collezionate, a soli 51 anni ha cominciato a riscuotere 5.527 euro netti al mese. Davvero niente male, considerando le norme restrittive che le varie riforme pensionistiche dal 1992 hanno cominciato ad introdurre per i comuni cittadini. Norme ferree per tutti, naturalmente, ma non per deputati e senatori che, quando si è trattato di ridimensionare le proprie pensioni, si sono ben guardati dal farlo. Certo, hanno accettato di decurtarsi il vitalizio con il contributo di solidarietà voluto da Tremonti per le "pensioni d'oro" e pari al 5 per cento per i trattamenti compresi fra i 90 e i 150 mila euro (una penalizzazione che tocca solo i parlamentari con oltre i 15 anni di mandato), ma per il resto hanno evitato i sacrifici imposti agli altri italiani. Tutto rinviato alla prossima legislatura quando, almeno stando all'annuncio del questore della Camera Francesco Colucci, e a una proposta del Pd, potrebbe entrare in vigore un nuovo modello pensionistico contributivo. A Montecitorio, però, il clima è rovente. Pochi giorni fa il presidente Gianfranco Fini non ha ammesso un ordine del giorno dell'Idv, che chiedeva l'abolizione dei vitalizi ("Un furto della casta", secondo il dipietrista Massimo Donadi). Secondo Fini, i diritti acquisiti non si toccano, al massimo si potrà discutere della riforma. IL CLUB DEI CINQUE Nel frattempo, l'andazzo continua, con l'esercito dei parlamentari pensionati che si ingrossa sempre più, fino a toccare il record dei 3.356 vitalizi erogati fra le 2.308 pensioni dirette e le reversibilità, divise tra le 625 alla Camera e 423 al Senato. Un fardello che si traduce ogni anno in una spesa di 200 milioni di euro, oltre 61 dei quali pagati da palazzo Madama e i restanti 138 da Montecitorio. In questo pozzo senza fondo del privilegio ci sono anzitutto i superfortunati che con una sola legislatura, cioè appena cinque anni di contribuzione, portano a casa il loro bravo vitalizio. Personaggi anche molto noti e quasi sempre ancora nel pieno dell'attività professionale. Nell'elenco compare Toni Negri, ex leader di Potere operaio, docente universitario e scrittore. Venne fatto eleggere mentre era in carcere per terrorismo nel 1983 dai radicali di Marco Pannella. Approdato a Montecitorio, Negri ci restò il tempo necessario per preparare la fuga e rifugiarsi in Francia. Ciononostante, oggi percepisce una pensione di 2.199 euro netti. Stesso importo all'incirca riscosso da un capitano d'industria come Luciano Benetton (al Senato nel 1992, restò in carica solo due anni per lo scioglimento anticipato della legislatura) e da un avvocato di grido come Carlo Taormina. E sono solo due casi tra i tanti. Nel "club dei cinque" sono presenti quasi tutte le categorie lavorative, con nomi spesso altisonanti. Compaiono intellettuali come Alberto Arbasino, Alberto Asor Rosa |
Post n°870 pubblicato il 28 Agosto 2011 da dammiltuoaiuto
Spendono 40 mila euro l'anno in posate. Cinque milioni di euro in elettricità in un solo anno. 200 mila euro in prodotti igienici. Il Senato che spende più della Camera in acqua, ma con la metà delle persone che ci girano dentro. Milionate di euro in gas e condizionatori. Spese per traslochi in continuo aumento - sapete, i "Responsabili". Vestiario-shock: 23 mila divise acquistate in 3 anni. Probabilmente la mettono una volta sola, la divisa, tipo Madonna con la propria biancheria intima. Non solo. In questa legislatura il Senato ha cambiato 8.600 set di posate, 6 set a testa per i 1.400 "aventi diritto al pasto": costo complessivo, 130.000 euro, 40 mila euro l'anno, anche per quest'anno. Si fottono pure le forchette. Ma quanto cacano i Senatori? Il nuovo questore di Palazzo Madama, il Pdl Angelo Maria Cicolani, ha appena confessato alla Zanzara di Radio 24 di essere rimasto shokkato dalle dimensioni e dal contenuto del magazzino del Senato. Dovendo rinnovare l'appalto di gestione, è andato a controllare di persona: Il magazzino è grande circa 12, 13 mila metri quadrati, e ci costa 1 milione e 400 mila euro l'anno. Il contratto di appalto è stato stipulato nel 2003 dal governo Berlusconi ed in questi 8 anni ci è costato più di 8 milioni di euro. Il questore dice che lì dentro ci sono sì degli archivi importanti, ci mancherebbe, ma che la cosa gli è parsa un pochino esagerata, e che prossimamente spazi e costi verranno ridimensionati. Poi ammette che a colpirlo - o meglio, a sconvolgerlo - è stata una cosa in particolare. Parentesi: negli ultimi giorni mi chiedevo come avesse fatto il Parlamento italiano - in soli due anni - a spendere 418 mila euro in "prodotti igienici".
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Post n°869 pubblicato il 20 Agosto 2011 da dammiltuoaiuto
Tag: casta, esercito, governo italiano, italia, militari, policica, portaborse, Rimborsi spese, Sprechi TI CONOSCO, MASCHERINA! ED E' PER QUESTO CHE ORA OCCORRE SMASCHERARE TUTTI I TUOI PRIVILEGI! |
Post n°868 pubblicato il 20 Agosto 2011 da dammiltuoaiuto
Queste informazioni possono essere lette solo attraverso la Rete poiché quasi tutti i mezzi d'informazione si rifiutano di portarle a conoscenza degli Italiani
Sull'Espresso di qualche settimana fa c'era un articoletto che spiegava che recentemente il Parlamento ha votato all'UNANIMITÀ e senza astenuti un aumento di stipendio per i parlamentari pari a circa € 1.135,00 al mese. Inoltre la mozione è stata camuffata in modo tale da non risultare nei verbali ufficiali. STIPENDIO Euro 19.150,00 AL MESE STIPENDIO BASE circa Euro 9.980,00 al mese PORTABORSE circa Euro 4.030,00 al mese (generalmente parente o familiare) RIMBORSO SPESE AFFITTO circa Euro 2.900,00 al mese INDENNITÀ DI CARICA (da Euro 335,00 circa a Euro 6.455,00) TUTTI ESENTASSE + TELEFONO CELLULARE gratis TESSERA DEL CINEMA gratis TESSERA TEATRO gratis TESSERA AUTOBUS - METROPOLITANA gratis FRANCOBOLLI gratis VIAGGI AEREO NAZIONALI gratis CIRCOLAZIONE AUTOSTRADE gratis PISCINE E PALESTRE gratis FS gratis AEREO DI STATO gratis AMBASCIATE gratis CLINICHE gratis ASSICURAZIONE INFORTUNI gratis ASSICURAZIONE MORTE gratis AUTO BLU CON AUTISTA gratis RISTORANTE gratis (nel 1999 hanno mangiato e bevuto gratis per Euro 1.472.000,00). Intascano uno stipendio e hanno diritto alla pensione dopo 35 mesi in parlamento mentre obbligano i cittadini a 35 anni di contributi ( 41 anni per il pubblico impiego!) Circa Euro 103.000,00 li incassano con il rimborso spese elettorali (in violazione della legge sul finanziamento ai partiti), più i privilegi per quelli che sono stati Presidenti della Repubblica, del Senato o della Camera (es: la signora Pivetti ha a disposizione e gratis un ufficio, una segretaria, l'auto blu ed una scorta sempre al suo servizio) La classe "politica" ha causato al paese un danno di 1 MILIARDO e 255 MILIONI di EURO.
Come dicevo ieri, dalla relazione del bilancio consuntivo della Camera dei deputati 2010 è possibile fare veramente i conti in tasca ai nostri cari deputati … ieri infatti avevo riportato le spese dei parlamentari (13 milioni di euro nel solo 2010) per i trasferimenti … oggi invece riporterò un po’ di voci per far capire meglio come vive questa gente! Ripeto, tutti i dati riportati sono presi bilancio consuntivo della Camera dei deputati 2010 e sono riferiti appunto al solo 2010 (tra parentesi è riportata la pagina dove è possibile riscontrare i dati riportati di seguito):
Cap. 1 - Indennita` dei deputati (pag.12):
Cap. 5 - Rimborso delle spese sostenute dai deputati per l’esercizio del mandato parlamentare (pag.12):
Cap. 10 - Assegni vitalizi – Deputati cessati dal mandato (pag.12):
Cap. 20 - Rimborso di spese sostenute dai deputati cessati dal mandato (Pag.12):
Cap. 55 - Spese per la locazione di immobili - ACQUISTO DI BENI E SERVIZI. (pag.16):
Cap. 60 - Spese per manutenzioni ordinarie (pag.16):
Cap. 65 - Spese per servizi di pulizia e igiene (pag. 16):
Cap. 75 - Spese telefoniche (pag.16)
Cap. 85 - Spese per acquisto di beni e materiali di consumo (pag. 18):
Cap. 120 - Spese per assicurazioni (pag.20)
E per oggi ragazzi mi fermo qui … io non l’ho fatto, ma per chi ne avesse voglia provate a sommare tutte le cifre riportate sopra e che paghiamo di tasca nostra … questi sono solo alcuni dei costi della politica che i contribuenti Italiani pagano ogni anno (questi sono riferiti in particolare al 2010) … e hanno anche il coraggio di chiederci di tirare la cinghia … ma non si vergognano un pochino? |
Crisi, 20 anni di Manovre http://blog.libero.it/shineon67/10508229.html
IL PARTITO DELLE TASSE
In vent'anni di manovre, il premier che più di tutti ha messo le mani nelle tasche degli italiani è Silvio Berlusconi (213), segue Romano Prodi (95), Giuliano Amato (48), Giulio Andreotti e tutti gli altri. Sia la destra che la sinistra hanno governato 10 anni, a destra con un solo leader a sinistra con diversi leaders. Andreotti lo escluderei dagli schieramenti di destra e di sinistra perché è un centrista della prima repubblica quando non c'era ancora il bipolarismo. Facendo i dovuti calcoli, scopriamo che è sempre il centrodestra lo schieramento che più di tutti ha chiesto agli italiani i maggiori sacrifici. Non è proprio vero che questo presidente del consiglio sia così estraneo al fatto di chiedere agli italiani. Nel 2008 quando cadde il governo Prodi, metà degli italiani si misero nelle mani dell'imprenditore brianzolo per salvarsi dal "partito delle tasse" ma per chi come me non si è mai fatto abbagliare dalle luci della demagogia, aveva capito che questo governo sarebbe diventato impopolare al primo vero quesito popolare senza slogan e demagogia. I fatti mi/ci hanno dato ragione.
Conti pubblici italiani costellati negli ultimi 20 anni sempre dalle manovre di "sviluppo" per un ammontare di oltre 430 miliardi di euro dal 1991 fino all'anno in corso. Una manovra quella per il 2011 che si segnala su livelli record. L'unico precedente in cui si sono superati i 40 miliardi di euro risale infatti al 1992 con il governo di Giuliano Amato che varò un intervento da 48 miliardi (96.000 miliardi di vecchie lire). Ma sempre Amato nel 2000 varerà l'unica manovra a saldo zero. In terza posizione per entità della correzione si trova la manovra del 2006 varata da Tommaso Padoa-Schioppa (oltre 35 miliardi) mentre nel 1996, l'anno dell'eurotassa per centrare l'ingresso nell'euro, la manovra varata valeva 32 miliardi (62.500 miliardi delle vecchie lire). Più di recente una manovra da 27 miliardi fu varata da Domenico Siniscalco (governo Berlusconi). Anno Governo Finanziaria --------------------------------------------- 1991 Andreotti 29 1992 Amato 48 1993 Ciampi 16 1994 Berlusconi 25 1995 Dini 16 1996 Prodi 32 1997 Prodi 13 1998 D'Alema 7 1999 D'Alema 8 2000 Amato 0 2001 Berlusconi 17 2002 Berlusconi 20 2003 Berlusconi 16 2004 Berlusconi 24 2005 Berlusconi 27 2006 Prodi 35 2007 Prodi 15 2008 Berlusconi 13 2009 Berlusconi 11 2010 Berlusconi 13 2011 Berlusconi (47)* ---------------------------------------------------------------- TOTALE 432 * = senza l'ulteriore correzione attualmente al vaglio. |
Post n°866 pubblicato il 16 Agosto 2011 da dammiltuoaiuto
I trecento miliardi che lo Stato non vuole Tanto vale l'economia nera italiana. Recuperarne una parte è possibile e alleggerirebbe i sacrifici di famiglie e pensionati. Tra le proposte non accolte dal governo Berlusconi, la ritassazione dei capitali scudati e norme più severe per rompere il sistema delle mazzette. Mentre il nuovo codice contro la criminalità organizzata ostacola la confisca dei beni ![]() Trecentotrenta miliardi di euro ogni anno, un oceano di soldi. Dove si potrebbe andare a pescare, in un momento in cui il governo vara una manovra che promette almeno tre anni di lacrime e sangue, con più tasse e drastici tagli alla spesa pubblica. E’ l’oceano dell’economia illegale italiana. In dettaglio: 150 miliardi, il fatturato della criminalità organizzata, secondo la Commissione parlamentare antimafia (e 180 mila posti di lavoro persi al Sud, secondo il Censis); 60 miliardi il costo pubblico della corruzione secondo la Corte dei conti, cioè mille euro tondi a cittadino, neonati compresi; 120 miliardi di evasione fiscale, stima il ministero dell’Economia, con l’Italia al primo posto in Europa per la quota di reddito non dichiarato, il 51,1 per cento secondo un recente studio di Krls-Network of Business Ethic. Nessuno dei suoi sembra averlo seguito, ma almeno è un segnale. Perché se no va a finire che “pagano tutti meno gli evasori”, ha scritto il direttore di Avvenire Marco Tarquinio. Cioè “gli unici che non hanno legge, che non subiscono tagli, che dribblano i sacrifici. Chi ci governa e chi siede in Parlamento ricordi che, da oggi, tutto ciò che verrà scontato e addirittura condonato o perdonato a quest’altra casta peserà 45 miliardi di volte in più nel giudizio degli italiani onesti”. La senatrice del Pd Simonetta Rubinato ha calcolato che potrebbero essere raccolti ben 18 miliardi di euro chiedendo un “contributo di solidarietà” a chi ha rimpatriato i capitali beneficiando dello “scudo fiscale”. L’aliquota potrebbe essere del 18 per cento, spiega la senatrice, “che aggiunto al 5 per cento già versato all’erario, equivale all’aliquota più bassa dell’Irpef, cioè 23 per cento”. Così si potrebbe “evitare di dover ancora una volta chiedere sacrifici ai ceti medio-bassi già duramente provati dalla crisi”. L’idea è entrata nel pacchetto di sette controproposte del Pd alla manovra economica approvata dal governo, insieme alla tracciabilità delle transazioni superiori ai mille euro (invece di 2.500), al pagamento elettronico di prestazioni e servizi, all’obbligo di tenuta dell’abo clienti-fornitori per le imprese. Tutti provvedimenti messi in cantiere quattro anni fa dal governo Prodi e immediatamente cancellati dalla maggioranza berlusconiana, perché mica si può vivere “in uno stato di polizia”. CORRUZIONE. Pochi lo ricordano, ma in Italia è in vigore una norma sulla confisca dei beni ai corrotti, sul modello di quanto si fa con i mafiosi. Fu approvata, anche questa dal governo Prodi, con la Finanziaria nel 2007, ma da allora è rimasta “in sonno” perché i successori berlusconiani non si sono mai preoccupati dei decreti attuativi. “Potrebbe essere un primo passo, il gettito sarebbe simbolico, ma il segnale forte”, afferma Pierpaolo Romani, coordinatore nazionale di Avviso pubblico. Insieme a Libera, l’associazione ha lanciato una campagna di raccolta firme perché governo e parlamento adottino le convenzioni internazionali e le direttive europee in materia di corruzione e diano seguito alla norma sulla confisca. “Significherebbe per esempio introdurre il reato di corruzione tra privati, più adatto ai meccanismi di oggi, dato che molte malversazioni avvengono in società partecipate dal pubblico, ma regolate dal diritto privato”, continua Romani. E’ una delle previsioni della Convenzione di Strasburgo sulla corruzione, approvata nel 1999 e mai adottata in Italia (già oggetto della campagna per una nuova legge anticorruzione condotta su Il Fatto Quotidiano da Marco Travaglio), “insieme alla normativa sui collaboratori di giustizia e persino i test di integrità”, continua Romani, “grazie ai quali la polizia può mettere alla prova i funzionari pubblici con finte offerte di mazzette”. Sarebbe come pescare a strascico, nel paese delle “cricche”. Invece il governo Berlusconi ha chiuso l’Alto commissariato per la lotta alla corruzione e lo ha sostituito con un “ufficetto”, il Saet, Servizio anticorruzione trasparenza. E il decreto anticorruzione, approvato in Senato il 15 giugno, non contiene grandi novità, a parte un leggero inasprimento delle pene e norme sull’ineleggibilità ancora da definire. Perché più che riprendersi i soldi dei corrotti, combattere efficacemente il sistema delle tangenti permetterebbe allo Stato “di recuperare negli anni parecchi miliardi di euro”, commenta Alberto Vannucci, professore di scienza politica all’Università di Pisa, dove tiene un Master su criminalità organizzata e corruzione. “I 60 miliardi stimati dalla Corte dei conti rappresentano non solo le tangenti, ma i costi aggiuntivi che queste determinano per la collettività. I nostri studi dicono che in Italia le opere pubbliche arrivano a costare il 40-50 per cento in più rispetto agli altri paesi europei. Per un certo periodo subito dopo Mani pulite si registrò una drastica riduzione, perché evidentemente il sistema si era momentaneamente fermato. Un ulteriore danno sociale consiste nella gigantesca distorsione della concorrenza a svantaggio dell’imprenditore onesto, capace ed efficiente, che viene estromesso dal mercato, mentre prosperano le ‘cricche’ di amici e parenti”. Transparency, la più autorevole organizzazione internazionale in materia, colloca l’Italia al 63esimo posto della sua classifica, tra il Ruanda e la Georgia, ma “se depuriamo il fattore reddito, visto che normalmente nei paesi più poveri c’è più corruzione, risultamo secondi al mondo dopo la Grecia”. Eppure il governo Berlusconi non sembra percepire l’emergenza, né le possibilità di recuperare soldi in questo campo invece che dalle tasche dei soliti noti. “Un modo per farlo sarebbe l’imposta sui grandi patrimoni”, suggerisce il professore, “che in Italia sono anche frutto dell’economia illecita. Basti pensare che l’83 per cento degli affitti è percepito in nero, secondo un recente rapporto del ministero dell’Economia. E le rendite finanziarie, altro tipico sbocco del denaro accumulato in nero, finora sono state sempre tassate coi guanti bianchi”. Infine, la tassazione extra dei capitali scudati “sarebbe facilmente applicabile, demandando la riscossione alle banche che hanno gestito il rientro. Certo, la prossima volta nessuno aderirebbe più allo scudo, ma a me personalmente sembra una buona ragione in più per farlo”.
MAFIA. Giusto una settimana prima della manovra “lacrime e sangue”, il Consiglio dei ministri ha approvato il nuovo codice antimafia. Una grande occasione per aggredire con maggior vigore le immense ricchezze delle cosche. Un’occasione sprecata, hanno commentato invece molti osservatori, a cominciare dall’ex presidente della Commissione parlamentare Giuseppe Lumia. Anzi, un regalo ai boss, soprattutto la nuova nornativa sui beni mafiosi, che fissa un limite di 18 mesi tra il sequestro e la confisca, un tempo giudicato troppo breve, data l’estrema difficoltà delle indagini patrimoniali e gli esigui mezzi messi in campo dallo Stato. Così come rischia di vanificare molti sforzi la possibilità, per chi viene assolto dall’accusa di associazione mafiosa, di chiedere la restituzione del bene confiscato. Una misura all’apparenza garantista, che in realtà affossa l’intuizione di Pio La Torre sul doppio binario delle indagini penalli e di quelle patrimoniali. Il nuovo codice antimafia “dimentica” un’altra richiesta univoca di chi si occupa di lotta alla mafia: la riforma del reato di voto di scambio, l’articolo 416 ter del codice penale che oggi punisce soltanto il politico che compra voti in cambio di soldi, un caso molto raro. Che cosa c’entra con i conti dello Stato? Molto, perché di solito il politico colluso “compra” il voto mafioso in cambio di appalti, forniture, assunzioni. Moltiplicando il caso singolo per la capillarità del controllo dei clan in ampie aree del paese (e non solo al Sud), si arriva a una voragine che ingoia denaro della collettività in cambio di opere e servizi scadenti, e a volte non realizzati affatto. “Avevamo chiesto che l’azienda mafiosa sorpresa in un cantiere pubblico dovesse anche restituire i soldi incassati dallo Stato”, ricorda Romani di Avviso pubblico. “Con la normativa attuale, invece, il cantiere si ferma e basta, con un doppio danno per i cittadini, che poi finiscono per pensare che la mafia dà lavoro e l’antimafia lo toglie. Ma il nostro suggerimento è caduto nel vuoto”.
EVASIONE E SOMMERSO. “Pagano i soliti noti”, è stato il commento più diffuso alla manovra bis. E’ scomparsa anche l’imposta di solidarietà ad hoc per i redditi da lavoro autonomo superiori ai 55 mila euro, un implicito tentativo di recuperare una piccola parte delle tasse evase dalla categoria. Qualche provvedimento è stato preso, sulla tracciabilità e sulle sanzioni a chi non emette fattura, ma appare poca cosa davanti alla prateria di miliardi che si aprirebbe di fronte a una seria caccia all’evasore. Invece, poco meno di un mese fa il direttore dell’Agenzia delle entrate Attilio Befera ha annunciato “meno controlli alle piccole e medie imprese”, sia pure con una “maggiore qualità”. Intanto i giornali pubblicano gli sconcertanti redditi medi ricavati dalle dichiarazioni Irpef dei lavoratori autonomi: 46.200 euro per i dentisti, 46.700 per gli avvocati, 17.700 per i concessionari di automobili, 14.500 per i ristoratori, 14.300 per gioiellieri e orologiai. E così via. Il 12 agosto, a Firenze, La Guardia di finanza ha messo sotto inchiesta un’intera famiglia di imprenditori del tessile per una frode fiscale da 10,2 milioni di euro, basata su false fatturazioni e aggiramento dell’Iva. Una famiglia, 10 milioni di euro, e intanto si grattano le banconote da cento dal fondo del barile di chi deve dichiarare tutto. L’evasione va anche in vacanza. E’ di questi giorni uno studio di Assoedilizia secondo il quale il 18-20 per cento delle presenze nelle strutture ricettive è in nero, con un gran fiorire di cartelli del tipo: “Non si accettano pagamenti con assegni e carte di credito”. Sempre a proposito di tracciabilità. http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/08/15/i-trecento-miliardi-che-lo-stato-non-vuole-mafiosi-corrotti-ed-evasori-ringraziano/151628/
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Sacrifici per tutti … e il Vaticano? Leggo di sacrifici per tutti, si parla di rimettere mani sulle pensioni, sui redditi, sulle tredicesime, tagli alle province, per certi versi qualche piccola riduzione anche dalla casta (in minimissima parte) … e mi chiedevo, e il Vaticano? No perchè vorrei ricordare che attualmente regaliamo allo stato Vaticano l’8 per mille, che come dichiarato nel maggio dello scorso anno nel comunicato della Conferenza episcopale italiana diffuso a conclusione dei lavori della 61/a assemblea generale dei vescovi italiani , ammonta per il solo 2010 a 1.067.032.535,28 euro (1 MILIARDO DI EURO), al quale va aggiunta l’esenzione totale dell’ICI e del 50% sull' Ires che permette loro di risparmiare ulteriori 2 MILIARDI (circa) di euro l’anno … senza poi dimenticare tutte le altre esenzioni di cui godono, donazioni dalle Regioni, dalle Province, ristrutturazioni di Chiese spesso a conto dello Stato, migliaia e migliaia di professori di Religione pagati dallo Stato (Laico, come c’è scritto sulla Costituzione, se non erro) ect ect … Ma gli unici stronzi a pagare dobbiamo essere sempre noi? |
Post n°864 pubblicato il 15 Agosto 2011 da dammiltuoaiuto
A chi fa comodo lo spostamento delle feste? |
Post n°863 pubblicato il 15 Agosto 2011 da dammiltuoaiuto
Tagliamo la Kasta dei presidenti a vita" Sabato 13.08.2011 13:01
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Post n°862 pubblicato il 15 Agosto 2011 da dammiltuoaiuto
Vinta la battaglia ma persa la guerra. E Berlusconi diventò l'uomo della Bce Lunedí 15.08.2011 09:20
Vincere la battaglia ma perdere la guerra. Non è un Ferragosto facile per Silvio Berlusconi, costretto dalla crisi a varare una manovra lacrime e sangue da 45 miliardi di euro. Nel Pdl cresce la voglia di intervenire in Parlamento per modificare il provvedimento e lo stesso premier sembra già pentito del super-prelievo tanto da volerlo cancellare. Le opposizioni sono sul piede di guerra, con Bersani che torna a chiedere un esecutivo di emergenza e Casini che si dice pronto a votare la Finanziaria solo se ci saranno profondi cambiamenti. Senza contare la minaccia di sciopero generale della Cgil. |
Cari amici, Per mesi, il brutale presidente siriano Assad ha pagato i suoi scagnozzi per fare la guerra al suo stesso popolo I governi di tutto il mondo hanno condannato queste atrocità, mai i più importanti leader europei potrebbero interrompere il flusso di denaro che finanzia questo bagno di sangue. |
Post n°860 pubblicato il 12 Agosto 2011 da dammiltuoaiuto
Costi della politica: tutti i tagli che si possono fare subito
Vogliono la fiducia dei cittadini in questo momento nero? Se la guadagnino. Il governo, la maggioranza e la stessa opposizione non possono chiedere un centesimo agli italiani senza parallelamente (anzi: prima) tagliare qualcosa di loro. Conosciamo l'obiezione: non sarà un taglio di 1000 euro dallo stipendio reale (l'indennità è solo una parte) di deputati e senatori a risolvere il problema. Perfino se tutti fossero condannati a lavorare gratis risolveremmo un settemillesimo della manovra. Vero. Ma stavolta non hanno scelta: è in gioco la loro credibilità. Per partire devono aver chiaro un punto: il perfetto è nemico del bene. In attesa di una ridefinizione generale dello Stato (campa cavallo) certe cose si possono fare subito. Alcune simboliche, altre di sostanza.
Sono stati presentati nove progetti di legge, dall'inizio della legislatura, per ridurre o addirittura dimezzare il numero dei parlamentari. Da destra, da sinistra... Dove sono finiti? Boh... Sono tutti d'accordo, a parole? Lo facciano, quel taglio. Senza allegarci niente. Sennò finisce come sempre finisce: la sinistra ci aggancia una cosa inaccettabile dalla destra, la destra ci aggancia una cosa inaccettabile dalla sinistra. E tutto resta come prima. Esattamente il giochino della riforma bocciata al referendum del 2006, che vedeva sì una modesta riduzione da 630 a 518 deputati, da 315 a 252 senatori (non il dimezzamento sbandierato: quella è una frottola) ma anche uno svuotamento dei poteri del Quirinale e un aumento dei poteri del premier. Dettagli che garantivano la bocciatura: la sinistra non l'avrebbe votato mai. Vogliono ridurre davvero? Trovino un accordo e lo votino tutti insieme: non servirà neanche il referendum confermativo. Sennò i cittadini sono autorizzati a pensare che sia solo propaganda. Come propaganda appare per ora la mega-maxi-super-riforma votata dal Consiglio dei ministri il 22 luglio. Se era così urgente perché non risulta ancora depositata e non se ne trova traccia neanche nel sito di Palazzo Chigi? Era sufficiente l'annuncio stampa? Forse erano più urgenti le vacanze.
Non si possono abolire subito le province senza ripartire parallelamente le competenze e i dipendenti? Comincino a toglierle dal tabù della Costituzione e a sopprimere quelle che hanno come capoluogo la capitale regionale destinata a diventare area metropolitana o non arrivano a un numero minimo di abitanti.
Vogliono inserire il pareggio di bilancio nella Costituzione? Inizino col riconoscere, concretamente, che la cosa oggi più lontana dal pareggio sono le pensioni dei parlamentari: alla Regione Lazio i contributi versati sono un decimo di quanto esce per i vitalizi. Alla Camera e al Senato un undicesimo. Al netto dei reciproci versamenti addirittura un tredicesimo. Immaginiamo la rivolta: non si toccano i diritti acquisiti! Sarà, ma quelli dei cittadini sono già stati toccati più volte. Deve partire una stagione di liberalizzazione? Partano introducendo una regoletta esistente nei Paesi più seri: un deputato pagato per fare il deputato può far solo il deputato. Un caso come quello di Antonio Gaglione, il parlamentare pugliese espulso dal Pd per avere bucato il 93% delle sedute e così assenteista («preferisco fare il medico»), da bigiare addirittura il passaggio chiave del 14 dicembre scorso che vide Berlusconi salvarsi per pochissimi voti dalla mozione di sfiducia, in America è impensabile. E così quelli dei tanti avvocati (uno su sette alla Camera, uno su sette al Senato) e professionisti di ogni genere che pretendono di fare l'una e l'altra cosa. Dice uno studio de «lavoce.info» che un professionista che continua a fare il suo lavoro anche dopo l'elezione «bigia» in media il 37% in più degli altri parlamentari. Basta.
Negano di intascare i soldi destinati ai collaboratori non messi in regola e pagati in nero? La riforma è già pronta e depositata: il deputato o il senatore fornisce al Parlamento il nome del collaboratore di fiducia e questi viene pagato direttamente dal Parlamento. Ed ecco che l'«equivoco infamante» su certe furbizie sarebbe all'istante risolto.
Il vero cambiamento, però, quella rivoluzionario, sarebbe la decisione di spalancare finalmente le porte alla legittima curiosità dei cittadini. Massima trasparenza: quella sarebbe la svolta epocale. Se un americano vuole vedere se «quel» deputato che si batte per la ricerca farmaceutica ha avuto finanziamenti, commesse, incarichi professionali da un'azienda di prodotti farmaceutici va su Internet e trova tutto. Se un tedesco vuol sapere se «quel» deputato ha guadagnato dei soldi fuori dal Parlamento e in che modo, va su Internet e trova tutto. Se un inglese vuole conoscere i nomi di chi quel giorno ha viaggiato su quel volo blu dal 1997 ad oggi o quanto spendono a Buckingham Palace per le bottiglie di vino va su Internet e trova tutto.
Da noi per avere le sole dichiarazioni dei redditi dei parlamentari un cittadino di Vipiteno o di Capo Passero deve andare a Roma, presentarsi in un certo ufficio della Camera o del Senato, dimostrare di essere iscritto alle liste elettorali e poi accontentarsi di sfogliare un volume senza manco la possibilità di fare fotocopie. Per non dire del Quirinale dove ogni presidente, per quanto galantuomo sia, pur di non smentire la cautela del predecessore, mantiene riservato il bilancio del Colle limitandosi a dare delle linee generali. Che magari sono sempre meno oscure ma certo sono lontanissime dalla trasparenza britannica. Cosa risparmieremmo? Moltissimo. Un solo esempio: sapere che il passaggio dato su un volo di Stato a una ballerina di flamenco finirebbe all'istante sui giornali, spingerebbe automaticamente a ridurre se non a eliminare del tutto certi «piacerini». Lo stesso vale per certi voli elettorali vietati, come ricorda una dura polemica sui giornali, anche in Turchia. Il governo, la maggioranza e l'opposizione (per quanto possa incidere) ritengono di avere, sui costi della politica, la coscienza a posto? Pensano di avere tagliato il massimo del massimo e che non si possa tagliare di più? Mettano tutto online. Con un linguaggio non inespugnabile. Ma soprattutto, vale per la destra e per la sinistra, la smettano una volta per tutte di gettare fumo fingendo di fare confusione (confusione voluta, ipocrita, pelosa) tra il qualunquismo, la demagogia e il diritto di sapere dei cittadini. Che sudditi non sono.
Sergio Rizzo Gian Antonio Stella 08 agosto 2011 |
Post n°859 pubblicato il 12 Agosto 2011 da dammiltuoaiuto
Facciamo i conti in tasca alla casta!http://www.stopcensura.com/2011/08/facciamo-i-conti-in-tasca-alla-casta.html Come dicevo ieri, dalla relazione del bilancio consuntivo della Camera dei deputati 2010 è possibile fare veramente i conti in tasca ai nostri cari deputati … ieri infatti avevo riportato le spese dei parlamentari (13 milioni di euro nel solo 2010) per i trasferimenti … oggi invece riporterò un po’ di voci per far capire meglio come vive questa gente! Ripeto, tutti i dati riportati sono presi bilancio consuntivo della Camera dei deputati 2010 e sono riferiti appunto al solo 2010 (tra parentesi è riportata la pagina dove è possibile riscontrare i dati riportati di seguito):
Cap. 1 - Indennita` dei deputati (pag.12):
Cap. 5 - Rimborso delle spese sostenute dai deputati per l’esercizio del mandato parlamentare (pag.12):
Cap. 10 - Assegni vitalizi – Deputati cessati dal mandato (pag.12):
Cap. 20 - Rimborso di spese sostenute dai deputati cessati dal mandato (Pag.12):
Cap. 55 - Spese per la locazione di immobili - ACQUISTO DI BENI E SERVIZI. (pag.16):
Cap. 60 - Spese per manutenzioni ordinarie (pag.16):
Cap. 65 - Spese per servizi di pulizia e igiene (pag. 16):
Cap. 75 - Spese telefoniche (pag.16)
Cap. 85 - Spese per acquisto di beni e materiali di consumo (pag. 18):
Cap. 120 - Spese per assicurazioni (pag.20)
E per oggi ragazzi mi fermo qui … io non l’ho fatto, ma per chi ne avesse voglia provate a sommare tutte le cifre riportate sopra e che paghiamo di tasca nostra … questi sono solo alcuni dei costi della politica che i contribuenti Italiani pagano ogni anno (questi sono riferiti in particolare al 2010) … e hanno anche il coraggio di chiederci di tirare la cinghia … ma non si vergognano un pochino? |
Il vero scandalo sono i rimborsi elettorali "Non per questo noi chiamammo tanta parte del Paese alla vita pubblica..." da L'imperio di Federico De Roberto (1929) Il numero di luglio de L'Europeo fa i conti in tasca a quella che ormai non possiamo che definire una vera e propria deriva: "persone che vivono - direttamente e indirettamente - di politica: 1,3 milioni. Costi: 18,3 miliardi di euro l'anno, che salgono a 24,7 per colpa del sovrabbondante sistema istituzionale. E poi ci sono le auto blu, i voli di Stato, i rimborsi, le spese di rappresentanza..." Pagina dopo pagina un viaggio doloroso negli sprechi della classe politica più screditata della nostra storia repubblicana. Perché qui non sono in discussione i legittimi costi della democrazia, ma i privilegi insostenibili di un Parlamento di nominati e non di eletti dai cittadini. Secondo uno studio della Uil, oltre agli stipendi dei parlamentari, sono gli enormi costi di gestione di Camera e Senato a pesare sui costi della politica tra dipendenti (sono 2.632, per un costo complessivo solo di stipendi di 451 milioni), costi di manutenzione, per i servizi, per la sicurezza, i pasti a carico dei contribuenti, consulenti e segreterie particolari (la Camera ha previsto 21 milioni per le "prestazioni di personale non dipendente"), la cancelleria (un milione), il vestiario di servizio (più di un milione), affitti di uffici anche non utilizzati per decine e decine di milioni di euro (ad ogni parlamentare è garantito un ufficio personale per una spesa di 54 milioni all'anno). E poi come si sa c'è la busta paga dei politici tra indennità, diarie, benefit, rimborsi forfettari per viaggi e telefoni, con privilegi che per i parlamentari italiani continuano anche a fine mandato tra assegni di solidarietà (!!), decenni di pensioni d'oro e vitalizi. In tutto questo esiste una voce davvero esilarante: rimborso forfettario per le spese inerenti al rapporto tra eletto ed elettori. C'è da rotolarsi: ogni deputato riceve 3.690 euro e ogni senatore 4.180 per un rapporto che semplicemente non c'è, visto che con la legge porcellum del 2005 l'elettore vota solo per le liste di candidati, senza poter esprimere preferenze. Quindi questi politici oggi al governo hanno tolto ai cittadini il diritto di scegliere i loro rappresentati ma non hanno pensato che, a quel punto, andava rimosso anche il rimborso per le spese inerenti al rapporto tra eletto ed elettore. Quando dici la credibilità. Andiamo avanti, perché sta per arrivare al vero scandalo. Ma prima due parole sulla "Repubblica delle berline". Le auto blu, concesse a parlamentari, presidenti di regione e di provincia, sindaci, presidenti di commissione... Secondo una indagine del 2010 voluta dal Ministro Brunetta, le "auto blu" sono circa 86mila. I consumi si aggirano sui 300 milioni di euro e tra ammortamenti, manutenzione, assicurazioni, personale, meccanici (sono circa 45 mila i dipendenti che si occupano delle auto dei politici) arriviamo a una spesa annua di 2 miliardi di euro. A questo bisogna aggiungere almeno un altro miliardo per le auto dedicate ai servizi speciali e di vigilanza urbana. Ma il vero scandalo, a mio avviso, sono i rimborsi elettorali. E se ne parla pochissimo. O almeno io non avevo l'esatta percezione dell'enormità di questo scandalo fino a quando non ho letto l'inchiesta de L'Europeo. Di sicuro anche altri ne avranno parlato, ma davvero ho la sensazione che rispetto alla gravità di questa voce l'opinione pubblica sia poco sensibilizzata. Sono in pratica gli ex finanziamenti pubblici ai partiti (aboliti dal referendum del 1993) e "camuffati, come scrive L'Europeo, grazie a un decreto legge del 2006, che permette ai partiti di incassare il doppio di quello che spendono". In quel decreto legge del 2006 viene inserito un comma che recita: "In caso di scioglimento anticipato del Senato e della Camera il versamento delle quote annuali dei relativi rimborsi è effettuato". Traduzione: le Camere si sciolgono, ma ai rimborsi elettorali non succede niente. In pratica dal 2008, più rimborsi "doppi" per tutti, rappresentanti in Parlamento e no, fino a tutto il 2011. Come funziona? Leggiamo sempre su L'Europeo: "Per ogni elettore potenziale i partiti si autoassegnano un euro e poi si distribuiscono i soldi in base ai risultati elettorali, senza il bisogno di dover presentare e dimostrare spese realmente sostenute. Un euro ogni elettore potenziale, per ogni tornata elettorale (Camera, Senato, regionali ed europee), per cinque anni. Totale? Una tombola". Nel 1993 subito dopo il referendum che abolì il finanziamento pubblico ai partiti (referendum proposto dai radicali), i politici s'inventano "il contributo per spese elettorali", allora fissato in 1600 lire per ogni abitante censito, per un totale di 90 miliardi di lire (47 milioni di euro). Nel 1999 il contributo viene triplicato e arriva a 4.000 lire e non viene più calcolato per abitante ma sugli elettori registrati nelle liste della Camera. Poi arriva l'euro e il Parlamento decide per un euro per ogni elettore che però non corrisponderà a un dimezzamento rispetto alle 4.000 lire perché quell'euro sarà riconosciuto per ciascuno dei cinque anni della legislatura. Quindi le 4.000 lire con l'arrivo dell'euro diventano 5 euro. "E i rimborsi del 2001 da 194 milioni passano a oltre 476 milioni di euro". "Per le politiche 2008, la Lega Nord (quella di "Roma ladrona") ha speso 3 milioni 476 mila 704 euro ma incassa dallo Stato 41 milioni 384 mila euro. Il PDL, a fronte di 68 milioni e mezzo spesi, porta a casa 206 milioni e mezzo... Il Partito democratico 18,4 milioni spesi e 180,2 incassati. L'IDV ha speso 4,4 e incassa 21,6; l'UDC ha speso 21 milioni e chiude con un attivo di 5 milioni in 5 anni". Anche chi è rimasto fuori dal Parlamento ha usufruito dei rimborsi: la Destra ha incassato 6,2 milioni, con un guadagno di quasi 4 milioni. Rifondazione Comunista nel 2006 (i partiti che componevano il cartello Sinistra Arcobaleno si sono "consolati" con ciò che restava dei rimborsi per la legislazione precedente) incassa 34 milioni e mezzo di euro a fronte di una spesa di appena 2,8 milioni. "I partiti sono uno dei pilastri della nostra vita politica: un pilastro che in 16 anni è costato agli italiani 2 miliardi 253 milioni 612.233 euro e 79 centesimi". Arianna Ciccone @valigia blu - riproduzione consigliata |
Bush a Silvio "Smettete di pagare i talebani"http://www.stopcensura.com/2011/08/bush-silvio-di-pagare-i-talebani.html
In particolare:
Mazzette (perchè di questo si tratta) che poi presumibilmente i Talebani usavano per acquistare armi e ammazzare i soldati degli altri contingenti … e la notizia naturalmente fa il giro del mondo …
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Post n°856 pubblicato il 07 Agosto 2011 da dammiltuoaiuto
Agosto Abruzzo mio non ti conosco! I consiglieri regionali si concedono 40 giorni di ferie
La denuncia di Lelio De Santis (Idv) '''E’ incredibile ma vero! Il Consiglio della Regione Abruzzo tiene la sua ultima riunione il 2 Agosto, prima delle ferie estive non so fino a che punto per tutti meritate e tornerà a riunirsi solo il 12 Settembre. (Si parla di assise consigliare, in realtà le commissioni ed il lavoro dei consiglieri si fermerà dal 10 fino alla fine del mese ndr.) Per un attimo, ho creduto di sbagliare ma ho dovuto subito guardare in faccia la realtà che parla della chiusura della massima Assise regionale per 40 giorni, nonostante la drammaticità della situazione economica, con seri problemi in diversi comparti produttivi e con una preoccupante emergenza occupazione, ed in presenza dei gravi ritardi della ricostruzione della città dell’Aquila e dei Comuni del cratere. L’insensibilità dell’intero Consiglio merita una severa critica da parte dei cittadini abruzzesi, ma anche da parte della politica buona che non può tollerare un vuoto così lungo di iniziativa politica e legislativa in una situazione così grave. E’ un’offesa al buon senso ed alla condizione di sofferenza di tanta gente che non arriva alla fine del mese e che non può permettersi nemmeno un giorno di vacanza. Mi auguro che Il Presidente, Pagano ed il suo vice, De Matteis, così tempestivi nel trovare l’intesa per un gemellaggio solo di facciata, vogliano concordare con tutti i Gruppi Consiliari una drastica riduzione del periodo di vacanza : 10 giorni basterebbero anche a voi, almeno in questa situazione, come alla maggioranza dei comuni mortali. Naturalmente, sarà mio compito farlo per prima nei confronti del Gruppo dell’IdV. Sarebbe un segnale apprezzabile, di presenza e di disponibilità all’ascolto di chi rimane a fare i conti con i problemi di una vita difficile.'' Lelio De Santis http://www.abruzzo24ore.tv/news/Agosto-Abruzzo-mio-non-ti-conosco-I-consiglieri-regionali-si-concedono-40-giorni-di-ferie/46146.htm manda le tue email di protesta qui a tutti i consiglieri della regione abruzzo : maurizio.acerbo@crabruzzo.it,argiro@argirogroup.com,walter.caporale@crabruzzo.it,franco.caramanico@crabruzzo.it,alfredo.castiglione@regione.abruzzo.it,federica.chiavaroli@crabruzzo.it,ricardo.chiavaroli@crabruzzo.it,camillo.dalessandro@crabruzzo.it,cesare.dalessandro@crabruzzo.it,giovanni.damico@crabruzzo.it,luigi.defanis@crabruzzo.it,giorgio.dematteis@crabruzzo.it,
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Post n°855 pubblicato il 07 Agosto 2011 da dammiltuoaiuto
Parlamentari d'Italia: i più vecchi, assenteisti, costosi e meno istruiti Onorevoli d'Italia: i più vecchi, assenteisti e costosa tra i paesi sviluppati La più vecchia, la più assenteista, la più costosa tra i paesi sviluppati. E insieme, la meno istruita e preparata nella storia della Repubblica. In altre parole "la più mediocre classe politica che l'Italia abbia avuto dal 1948". Niente meno. Questo giudizio, durissimo, non arriva da una poltrona rossa di Ballarò o da uno SpiderTruman della rete ma è la convinzione di un economista italiano di fama mondiale che si è posto un problema: capire perché l'insieme dei parlamentari italiani si trasformi "matematicamente" nella casta. E ce l'ha fatta. Antonio Merlo, direttore del dipartimento di Economia della University of Pennsylvania, ha scoperto la formula della "mediocrazia" (leggi l'intervista a Merlo)", cioè della propensione tutta italiana a far sedere in Parlamento non i migliori ma gli "unfit to lead", gli inadatti a governare, per usare una celebre frase usata dall'Economist per definire Berlusconi. Ilfattoquotidiano.it ha potuto leggere in anteprima questo workpaper inedito che farà discutere ben oltre gli ambienti accademici. Si chiama appunto "mediocracy" e termina con un modello di calcolo che potrà diventare un simbolo per chi vuole cambiare le cose. La si potrebbe perfino appendere dietro alla scrivania o stampare su t-shirt, come la legge di gravità. Perché questa, signori e signore, è la legge della casta italiana. Dentro c'è tutto: c'è il berlusconismo, ci sono le leggi ad personam, il conflitto di interessi, i privilegi, i faccendieri, la corruzione. Risponde con i numeri alle domande che assillando gli italiani: chi abbiamo mandato in parlamento? Perché lavora per i propri privilegi e non per noi? Perché guadagna tanto e rende poco? Perché tutti votano le leggi utili a uno solo? A cosa servono gli affaristi nella politica? Ebbene il risultato dei calcoli complessi fatti da Merlo confermano che l'Italia ha bisogno di una rivoluzione istituzionale e non di qualche taglio, di un intervento urgente sulla legge elettorale perché quella attuale (il sistema elettorale proporzionale a liste chiuse) incentiva "in modo perverso" i partiti a selezionare "non i migliori candidati possibili ma i più mediocri, i cosiddetti yesman, utili ad assecondare il partito e il capo e a votare compatti anche quello che un cittadino intellettualmente onesto mai voterebbe". Ecco perché secondo Merlo "i provvedimenti indicati nella bozza di riforma di Calderoli vanno sicuramente nella direzione giusta ma rischiano di restare un "contentino" senza una riforma istituzionale del sistema politico". In ogni caso, da oggi, l'espressione "era meglio la Prima Repubblica" non è più un modo di dire. E' una certezza matematica. Costruita mettendo nero su bianco una serie di variabili come l'età, il livello di istruzione, il tasso di crescita delle indennità parlamentari, i tassi di assenteismo dei nostri "eletti". In pratica un sistema di coordinate che descrive puntualmente quella fuga in avanti della casta rispetto al Paese reale e da quello che avviene in altre nazioni. In Italia c'è una sorta di regno autonomo della mediocrazia, dove in sessant'anni le retribuzioni dei governanti sono cresciute del 1.185% con una media annua del 10%, mentre quelle dei governati solo di qualche punto percentuale. Dove i governati hanno sudato per garantire ai figli un'istruzione universitaria mentre tra i governanti il numero di laureati scendeva drasticamente. Di questo passo, si arriverà presto al paradosso che il corpo degli eletti sarà meno istruito dei suoi stessi elettori, suggellando così il definitivo trionfo della mediocrazia. I PIU' VECCHI E MENO ISTRUITI Chi siede alla Camera e al Senato oggi è più vecchio. Prima del 92-94 si entrava in Parlamento con un'età media di 44,7 anni contro i 48,1 della Seconda. Oggi la media è 50 anni. Decisamente il Paese con la classe politica più vecchia d'Europa e che tende ancora a restare in Parlamento di più sganciandosi dalla tendenza delle altre nazioni a rinnovare la classe dirigente puntando su eletti mediamente più giovani. Il tasso di ricambio in Parlamento, calcolato come la proporzione dei nuovi entranti nel periodo 1953-2008, si è attestato intorno al 40 per cento. Nella II Legislatura (1953-58) era stata del 37,6 per cento, mentre aveva raggiunto la quota minima del 26,3% nella VIII Legislatura (1979- 1983). Nella XII Legislatura (1994-1996), che ha segnato l'inizio della Seconda Repubblica, il tasso di ricambio è balzato al 69,5 per cento e da allora si è mantenuto costante attorno al 45-50 per cento. Il raffronto tra retribuzioni e tassi di istruzione è scioccante: le indennità parlamentari sono cresciute del 10% l'anno mentre la quota di laureati è scesa dello 0,5% annuo. IGNORANTI IN AUTO BLU Più vecchi e tuttavia meno preparati. La percentuale dei nuovi eletti con una laurea è significativamente diminuita nel corso del tempo con un brusco crollo nel passaggio tra la prima e la seconda Repubblica: dal 91,4% nella I Legislatura, al 64,6% all'inizio della XV Legislatura. In pratica la casta è riuscita ad andare contro la tendenza nazionale che, negli stessi anni, ha visto aumentare sensibilmente la quota di popolazione istruita. Di questo passo, si arriverà al paradosso che il corpo degli eletti sarà meno istruito dei suoi stessi elettori. ASSENTEISTI SI', MA STRAPAGATI Vecchi, impreparati ma meglio pagati di tutti. A dispetto della qualità del ceto politico in picchiata, le indennità parlamentari sono schizzate alle stelle sganciandosi da quanto accadeva nel resto del Paese. In Italia l'indennità parlamentare annua, in termini reali (misurata in euro del 2005), è aumentata da 10.712 euro nel 1948 a 137.691 euro nel 2006, il che significa un aumento medio del 9,9 per cento all'anno e un incremento totale di 1.185,4 per cento (negli Stati Uniti l'incremento annuale è stato dell'1,5 per cento e l'incremento totale del 58 per cento!). Entrare nel Parlamento Italiano conviene sempre: i redditi totali dei deputati nel primo anno di attività in Parlamento aumentano del 77% rispetto a quelli dell'anno precedente. Dal 1985 al 2004, in Italia il mestiere del Parlamentare è stato particolarmente redditizio. Infatti, il reddito reale annuale di un parlamentare è cresciuto tra 5 e 8 volte più del reddito reale annuale medio di un operaio, tra 3,8 e 6 volte quello di un impiegato, e tra 3 e 4 volte quello di un dirigente. Dalla fine degli anni 90', il 25% dei parlamentari guadagna un reddito extraparlamentare annuale che e' superiore al reddito della maggioranza dei dirigenti. Interessante anche l'effetto deteriore sulla partecipazione derivante dal possibilità di cumulare reddito privato professionale e indennità di carica. Ogni singolo anno trascorso in Parlamento incrementa i redditi addizionali all'indennità parlamentare del 4,2 per cento nel primo anno in Parlamento. Questo spiega anche lo scarso impegno degli eletti in aula: i calcoli dicono che in media ogni 10mila euro di extra reddito riduce la partecipazione in Parlamento dell'1%. Fonte: Il Fatto Quotidiano |
CASTA/ La settimana «cortissima» dei parlamentari: ecco quanto lavorano da http://www.ilsussidiario.net/News/Curiosita/2011/8/5/CASTA-La-settimana-cortissima-dei-parlamentari-ecco-quanto-lavorano/199068/ venerdì 5 agosto 2011
![]() Le polemiche sulle lunghissime ferie estive di deputati e senatori hanno surriscaldato i primi giorni di agosto. Ma almeno, verrebbe da chiedersi, si tratta di un meritato riposo dopo un anno di duro lavoro? A vedere quanto hanno lavorato gli onorevoli negli ultimi dodici mesi, si direbbe proprio di no. FANNULLONI IN COMMISSIONE - Gian Antonio Stella lo ha calcolato per il Corriere della Sera, e i risultati sono a dir poco sorprendenti. Nel 2010 ciascuna delle 14 commissioni permanenti della Camera dei deputati è stata impegnata in media per 8.645 minuti, cioè per due ore e 46 minuti ogni settimana. Una faticaccia, al confronto delle commissioni speciali, che si dividono in bicamerali (in quanto coinvolgono anche il Senato) e d'inchiesta Nel luglio 2011 la commissione per l'Infanzia e l'adolescenza presieduta dall’onorevole Alessandra Mussolini ha lavorato 34 minuti a settimana, cioè due ore e 15 minuti al mese per un totale di due sedute. Nello stesso mese, la commissione per il controllo sugli enti previdenziali, il cui presidente è Giorgio Jannone, è stata convocata solo tre volte per un totale di un'ora e 50 minuti pari cioè, se la matematica non è un’opinione, a 27 minuti a settimana. Ovviamente, il fatto che le commissioni si riuniscano non implica affatto che i parlamentari siano presenti, anzi. ASSENTEISMO SENZA LIMITI- Carlo Monai, parlamentare dell’Italia dei Valori, in un’intervista all’Espresso ha raccontato che nella sua commissione «su una quarantina di membri, se ce ne sono una decina presenti è grasso che cola». Certo, qualcuno dirà, l’attività principale degli onorevoli consiste nelle sedute della Camera dei Deputati. La quale però, nel 2010, ha lavorato in tutto per 760 ore e 16 minuti: 14 ore e 27 minuti a settimana. Cioè meno di un terzo della settimana di un normale lavoratore. Ma come se non bastasse, in tutto 219 delle 760 ore (più del 25%) è stato dedicato alle interrogazioni e ai question time, che di solito vanno completamente deserti con i parlamentari che parlano nell’aula praticamente vuota. Mentre 82 ore sono state riservate a dibattiti che riguardavano onorevoli inquisiti, per votazioni della giunta per le autorizzazioni a procedere o della giunta per le elezioni. Alle nuove leggi, che dovrebbero essere la principale preoccupazione degli onorevoli, sono andante invece soltanto 459 ore e 54 minuti in un anno, cioè otto ore e 50 minuti ogni settimana. E per fortuna, si far per dire, che i parlamentari non lavorano dal lunedì al venerdì come auspicato dal presidente della Camera, Gianfranco Fini, perché altrimenti dedicherebbero all’attività lavorativa solo un'ora e 46 minuti al giorno. «SETTIMANA CORTISSIMA» - Ma l’inchiesta di Stella non è la prima dedicata a questo argomento. Come scrive Repubblica, nel maggio 2010 Gianfranco Fini aveva addirittura commissionato un rapporto ufficiale su quanto lavorano davvero i deputati. Il presidente della Camera aveva infatti dichiarato riferendosi ai suoi onorevoli colleghi: «La settimana cortissima è un problema serio». Fini, definendo la situazione come «intollerabile», aveva ricordato una settimana in cui la Camera si era riunita soltanto due volte in tutto, e questo non in agosto, ma a metà primavera. Quindi il leader del Fli aveva citato dati molto puntuali, ricordando che dal 2008 ben 29 volte i disegni di legge sono stati rinviati dall'aula alle commissioni: 19 provvedimenti dell’esecutivo, 4 della maggioranza, 5 delle opposizioni. In 19 settimane, la Camera dei deputati aveva invece lavorato 30 ore, cioè 16 a settimana, per un totale di 60 sedute. E, last but not least, la settimana lavorativa degli onorevoli va dal lunedì pomeriggio al giovedì. Tanto che la terza carica dello Stato aveva cercato di prolungare i lavori fino a venerdì, suscitando però una vera e propria insurrezione. |
Trivellazioni nel mar Adriatico. A rischio il Salento Lecce. Scade oggi il termine per la presentazione delle osservazioni per opporsi ai trafori nel mare. La maggior parte delle trivelle sono previste nel Salento Eccole le località salentine in cui la Northern Petroleum vuole trivellare il mare: Brindisi, Fasano, Cisternino, Ostuni, Carovigno, Meledugno, Otranto, Giurdignano, Uggiano La Chiesa, Torre Guaceto, Macchia San Giovanni, Punta della Contessa, Foce Canale Giancola, Rauccio, Aquatina Frigole, Torre Veneri, Le Cesine, Torre dell'Orso, Palude dei Tamari, Laghi Alimini, Santa Maria di Leuca, Posidonieto Capo San Gregorio, Punta Ristola. |
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