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LA MANOVRA CHE IMPOVERISCE I POVERI MENTRE SI SPENDE 17 MILIARDI IN CACCIABOMBARDIERI

Post n°872 pubblicato il 29 Agosto 2011 da dammiltuoaiuto
 

Appello di Alex Zanotelli per protestare contro il “rafforzamento” dell’apparato

Nel 2010 spesi 27 miliardi in materiale bellico, 50 mila euro al minuto, 3 milioni l’ora, 78 milioni al giorno. E si invita i cittadini ad accettare per amor di patria sacrifici “lacrime e sangue”

 

 

La manovra che impoverisce i poveri mentre spendiamo 17 miliardi in cacciabombardieri

 

In tutta la discussione nazionale in atto sulla manovra finanziaria, che ci costerà 20 miliardi di euro nel 2012 e 25 miliardi nel 2013, quello che più mi lascia esterrefatto è il totale silenzio di destra e sinistra, dei media e dei vescovi italiani sul nostro bilancio della Difesa. E’ mai possibile che in questo paese nel 2010 abbiamo speso per la difesa ben 27 miliardi di euro? Sono dati ufficiali questi, rilasciati lo scorso maggio dall’autorevole Istituto Internazionale con sede a Stoccolma (SIPRI). Se avessimo un orologio tarato su questi dati, vedremmo che in Italia spendiamo oltre 50.000 euro al minuto, 3 milioni all’ora e 76 milioni al giorno. Ma neanche se fossimo invasi dagli UFO, spenderemmo tanti soldi a difenderci!!

 

E’ mai possibile che a nessun politico sia venuto in mente di tagliare queste assurde spese militari per ottenere i fondi necessari per la manovra invece di farli pagare ai cittadini? Ma ai 27 miliardi del Bilancio Difesa 2010, dobbiamo aggiungere la decisione del governo, approvata dal Parlamento, di spendere nei prossimi anni, altri 17 miliardi di euro per acquistare i 131 cacciabombardieri F 35. Se sommiamo questi soldi, vediamo che corrispondono alla manovra del 2012 e 2013. Potremmo recuperare buona parte dei soldi per la manovra, semplicemente tagliando le spese militari. A questo dovrebbe spingerci la nostra Costituzione che afferma :”L’Italia ripudia la guerra come strumento per risolvere le controversie internazionali…”(art.11) Ed invece siamo coinvolti in ben due guerre di aggressione, in Afghanistan e in Libia. La guerra in Iraq (con la partecipazione anche dell’Italia), le guerre in Afghanistan e in Libia fanno parte delle cosiddette “ guerre al terrorismo”, costate solo agli USA oltre 4.000 miliardi di dollari (dati dell’Istituto di Studi Internazionali della Brown University di New York). Questi soldi sono stati presi in buona parte in prestito da banche o da organismi internazionali. Il governo USA ha dovuto sborsare 200 miliardi di dollari in dieci anni per pagare gli interessi di quel prestito. Non potrebbe essere, forse, anche questo alla base del crollo delle borse? La corsa alle armi è insostenibile, oltre che essere un investimento in morte: le armi uccidono soprattutto civili.

 

Per questo mi meraviglia molto il silenzio dei nostri vescovi, delle nostre comunità cristiane, dei nostri cristiani impegnati in politica. Il Vangelo di Gesù è la buona novella della pace: è Gesù che ha inventato la via della nonviolenza attiva. Oggi nessuna guerra è giusta ,né in Iraq, né in Afghanistan, né in Libia. E le folle somme spese in armi sono pane tolto ai poveri, amava dire Paolo VI. E da cristiani come possiamo accettare che il governo italiano spenda 27 miliardi di euro in armi, mentre taglia 8 miliardi alla scuola e ai servizi sociali?

 

Ma perché i nostri pastori non alzano la voce e non gridano che questa è la strada verso la morte?

 

E come cittadini in questo momento di crisi, perché non gridiamo che non possiamo accettare una guerra in Afghanistan che ci costa 2 milioni di euro al giorno? Perché non ci facciamo vivi con i nostri parlamentari perché votino contro queste missioni? La guerra in Libia ci è costata 700 milioni di euro!

 

Come cittadini vogliamo sapere che tipo di pressione fanno le industrie militari sul Parlamento per ottenere commesse di armi e di sistemi d’armi. Noi vogliamo sapere quanto lucrano su queste guerre aziende come la Fin-Meccanica, l’Iveco-Fiat, la Oto-Melara, l’Alenia Aeronautica. Ma anche quanto lucrano la banche in tutto questo.

 

E come cittadini chiediamo di sapere quanto va in tangenti ai partiti, al governo sulla vendita di armi all’estero (Ricordiamo che nel 2009 abbiamo esportato armi per un valore di quasi 5 miliardi di euro).

 

E’ un autunno drammatico questo, carico di gravi domande. Il 25 settembre abbiamo la 50° Marcia Perugia-Assisi iniziata da Aldo Capitini per promuovere la nonviolenza attiva. Come la celebreremo? Deve essere una marcia che contesta un’Italia che spende 27 miliardi di euro per la Difesa.

 

E il 27 ottobre sempre ad Assisi , la città di S. Francesco, uomo di pace, si ritroveranno insieme al Papa, i leader delle grandi religioni del mondo. Ci aspettiamo un grido forte di condanna di tutte le guerre e un invito al disarmo.

 

Mettiamo da parte le nostre divisioni, ricompattiamoci, scendiamo per strada per urlare il nostro no alle spese militari, agli enormi investimenti in armi, in morte.

 

Che vinca la Vita!

 

Per aderire all’appello di Zanotelli mandare l’adesione a

http://www.ildialogo.org/appelli/indice_1314206334.htm

 
 
 

UN PRIVILEGIO DA 200 MILIONI DI EURO

Post n°871 pubblicato il 29 Agosto 2011 da dammiltuoaiuto
 

Un privilegio da 200 milioni

di Primo Di Nicola

 

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/un-privilegio-da-200-milioni/2157780/

La Casta taglia le pensioni degli italiani, ma non tocca le proprie. Per i parlamentari il diritto al vitalizio scatta dopo soli cinque anni di mandato. Con contributi molto bassi. E con compensi incassati anche prima dei 50 anni. Così 2.307 tra ex deputati ed ex senatori si mettono in tasca ogni mese fino a settemila euro netti

(04 agosto 2011)

Giovanotti con un grande avvenire dietro le spalle che si godono la vita dopo gli anni di militanza parlamentare. Come Alfonso Pecoraro Scanio, ex leader dei Verdi ed ex ministro dell'Agricoltura e dell'Ambiente. Presente alla Camera dal 1992, nel 2008 non è riuscito a farsi rieleggere e con cinque legislature nel carniere è stato costretto alla pensione anticipata. Ma nessun rimpianto. Da allora, cioè da quando aveva appena 49 anni, Pecoraro Scanio riscuote il vitalizio assicuratogli dalla Camera: ben 5.802 euro netti al mese che gli consentono di girare il mondo in attesa dell'occasione giusta per tornare a fare politica.

Oliviero Diliberto è un altro grande ex uscito di scena nel 2008 causa tonfo elettorale della sinistra. Segretario dei Comunisti italiani ed ex ministro della Giustizia, con quattro legislature alle spalle e ad appena 55 anni, anche lui si consola riscuotendo una ricca pensione di 5.305 euro netti. Euro in più, euro in meno, la stessa cifra che spetta a un altro pensionato-baby della sinistra, addirittura più giovane di Diliberto: Pietro Folena, ex enfant prodige del Pci-Pds, passato a Rifondazione e trombato nel 2008 quando, con le cinque legislature collezionate, a soli 51 anni ha cominciato a riscuotere 5.527 euro netti al mese.

Davvero niente male, considerando le norme restrittive che le varie riforme pensionistiche dal 1992 hanno cominciato ad introdurre per i comuni cittadini. Norme ferree per tutti, naturalmente, ma non per deputati e senatori che, quando si è trattato di ridimensionare le proprie pensioni, si sono ben guardati dal farlo. Certo, hanno accettato di decurtarsi il vitalizio con il contributo di solidarietà voluto da Tremonti per le "pensioni d'oro" e pari al 5 per cento per i trattamenti compresi fra i 90 e i 150 mila euro (una penalizzazione che tocca solo i parlamentari con oltre i 15 anni di mandato), ma per il resto hanno evitato i sacrifici imposti agli altri italiani. Tutto rinviato alla prossima legislatura quando, almeno stando all'annuncio del questore della Camera Francesco Colucci, e a una proposta del Pd, potrebbe entrare in vigore un nuovo modello pensionistico contributivo. A Montecitorio, però, il clima è rovente. Pochi giorni fa il presidente Gianfranco Fini non ha ammesso un ordine del giorno dell'Idv, che chiedeva l'abolizione dei vitalizi ("Un furto della casta", secondo il dipietrista Massimo Donadi). Secondo Fini, i diritti acquisiti non si toccano, al massimo si potrà discutere della riforma.

IL CLUB DEI CINQUE
Nel frattempo, l'andazzo continua, con l'esercito dei parlamentari pensionati che si ingrossa sempre più, fino a toccare il record dei 3.356 vitalizi erogati fra le 2.308 pensioni dirette e le reversibilità, divise tra le 625 alla Camera e 423 al Senato. Un fardello che si traduce ogni anno in una spesa di 200 milioni di euro, oltre 61 dei quali pagati da palazzo Madama e i restanti 138 da Montecitorio. In questo pozzo senza fondo del privilegio ci sono anzitutto i superfortunati che con una sola legislatura, cioè appena cinque anni di contribuzione, portano a casa il loro bravo vitalizio. Personaggi anche molto noti e quasi sempre ancora nel pieno dell'attività professionale. Nell'elenco compare Toni Negri, ex leader di Potere operaio, docente universitario e scrittore. Venne fatto eleggere mentre era in carcere per terrorismo nel 1983 dai radicali di Marco Pannella. Approdato a Montecitorio, Negri ci restò il tempo necessario per preparare la fuga e rifugiarsi in Francia. Ciononostante, oggi percepisce una pensione di 2.199 euro netti. Stesso importo all'incirca riscosso da un capitano d'industria come Luciano Benetton (al Senato nel 1992, restò in carica solo due anni per lo scioglimento anticipato della legislatura) e da un avvocato di grido come Carlo Taormina. E sono solo due casi tra i tanti. Nel "club dei cinque" sono presenti quasi tutte le categorie lavorative, con nomi spesso altisonanti. Compaiono intellettuali come Alberto Arbasino, Alberto Asor Rosa

 
 
 

Spendono 40 mila euro l'anno in posate e 8 milioni di euro dal 2003 per carta igienica e io pago

Post n°870 pubblicato il 28 Agosto 2011 da dammiltuoaiuto
 

Spendono 40 mila euro l'anno in posate.

Cinque milioni di euro in elettricità in un solo anno. 200 mila euro in prodotti igienici. Il Senato che spende più della Camera in acqua, ma con la metà delle persone che ci girano dentro. Milionate di euro in gas e condizionatori. Spese per traslochi in continuo aumento - sapete, i "Responsabili". Vestiario-shock: 23 mila divise acquistate in 3 anni. Probabilmente la mettono una volta sola, la divisa, tipo Madonna con la propria biancheria intima. Non solo. In questa legislatura il Senato ha cambiato 8.600 set di posate, 6 set a testa per i 1.400 "aventi diritto al pasto": costo complessivo, 130.000 euro, 40 mila euro l'anno, anche per quest'anno. Si fottono pure le forchette.

 

Ma quanto cacano i Senatori?

Il nuovo questore di Palazzo Madama, il Pdl Angelo Maria Cicolani, ha appena confessato alla Zanzara di Radio 24 di essere rimasto shokkato dalle dimensioni e dal contenuto del magazzino del Senato. Dovendo rinnovare l'appalto di gestione, è andato a controllare di persona:

Il magazzino è grande circa 12, 13 mila metri quadrati, e ci costa 1 milione e 400 mila euro l'anno.

Il contratto di appalto è stato stipulato nel 2003 dal governo Berlusconi ed in questi 8 anni ci è costato più di 8 milioni di euro. Il questore dice che lì dentro ci sono sì degli archivi importanti, ci mancherebbe, ma che la cosa gli è parsa un pochino esagerata, e che prossimamente spazi e costi verranno ridimensionati. Poi ammette che a colpirlo - o meglio, a sconvolgerlo - è stata una cosa in particolare. Parentesi: negli ultimi giorni mi chiedevo come avesse fatto il Parlamento italiano - in soli due anni - a spendere 418 mila euro in "prodotti igienici".
Beh, sì ... il magazzino era pieno di carta igienica, carta igienica dappertutto ... magari ne hanno comperato così tanta per pagare un pochino di meno ... ma questa basterebbe per 3 legislature, una quindina d'anni!, ci si potrebbe fare il giro del mondo ... appena entrato nel magazzino mi sono chiesto: ma quanto cagano, 'sti Senatori?

 

 

 
 
 

TI CONOSCO MASCHERINA LA CASTA DELL' UNIFORME MILITARE

Post n°869 pubblicato il 20 Agosto 2011 da dammiltuoaiuto
 

TI CONOSCO, MASCHERINA! ED E' PER QUESTO CHE ORA OCCORRE SMASCHERARE TUTTI I TUOI PRIVILEGI!

La popolazione militare e paramilitare italiana, compresi Militari e FF.OO, é di circa 500.000 cittadini in uniforme. Le sole Forze Armate comprendono circa 300.000 militari. Di questi 300.000, appena il 10-20% svolge funzioni veramente militari. Un ulteriore 10% circa svolge funzioni di logistica militare. Tutti gli altri non sono altro che semplici pubblici dipendenti in eccedenza e con l’uniforme addosso. Quindi é personale in palese esubero, ma che fruisce di tutti i vantaggi e i privilegi dei militari VERI. Privilegi ingiusti, pagati da noi contribuenti e che non trovano nessuna spiegazione logica nell’attuale momento storico. Elencarli tutti sarebbe un lavoro arduo e stomachevole, tuttavia alcuni vanno menzionati.



Qualsiasi Colonnello che va in pensione, un mese prima del congedo, viene promosso Generale. Quindi incasserá la liquidazione e la pensione extralarge da generale, pagata da noi contribuenti. Qualcuno mi puó spiegare dove sta la ratio di questo antico, ingiusto, volgare, squallido e costoso regalo, che viene imposto di pagare a noi contribuenti? Cosa c’entra questo con la difesa della popolazione civile?



Un maresciallo con circa 20 anni di servizio con funzioni impiegatizie o di magazziniere, che puó ricoprire tale grado anche con la sola 3ª media, percepisce uno stipendio piú alto di un professore di scuola media. Dov’é la logica di questa legge?



In questi mesi é stato concesso a tutti i militari che viaggiano in treno nella regione Lazio, di viaggiare gratis. Perché invece un Maestro o un altro pubblico dipendente deve pagare il normale biglietto? Inoltre va sottolineato che la stragrande maggioranza dei militari viene prelevato a casa, portato in ufficio e riaccompagnato a casa con mezzi militari; tutto gratuitamente.



I militari hanno diritto all’alloggio di servizio, che spesso sono signorili villette a schiera o appartamenti che non lasceranno mai piú. Nemmeno quando vanno in pensione. Se gli si intima di lasciare l’alloggio, rispondono con cause civili ridicole, ma interminabili. Ovviamente la manutenzione di tali appartamenti-villette é a carico di noi contribuenti.



Se un ufficiale superiore viene trasferito da una sede all’altra (magari per sua richiesta), in totale ci costa piú di quanto spende la regina Elisabetta nei suoi trasferimenti oltremare.



Ad un militare che deve andare a ritirare la divisa al magazzino, se il magazzino dista alcuni km. dalla sua sede di servizio, gli viene pagata oltre alla divisa, anche il “foglio di viaggio-trasferta”.



Molto spesso, dietro i muri dove c’é la tabella “zona militare limite invalicabile” vi sono NASCOSTI i circoli Ufficiali con piscine, campi da tennis, campi di calcio, bar e ristoranti con cuochi e camerieri a go-gó, sale-televisoni al plasma da 60 pollici, etc...etc.... Tutto rigorosamente pagato da noi contribuenti. Qualcuno mi puó gentilmente spiegare cosa c’entri questo con la difesa della popolazione civile? E perché lo deve pagare il contribuente?



Il ministro Tremonti, nella passata legge finanziaria, stabilí che tutti i pubblici dipendenti e tutti i pensionati, avrebbero subito il blocco per tre anni di qualsiasi aumento di stipendio, di indennitá o di pensione (praticamente é stata legiferata un’economia di guerra); erano stati esclusi solo i magistrati. Stranamente, con provvedimenti legislativi postumi e SILENZIOSI, pure i militari sono stati esclusi dalla “economia di guerra”. Continueranno a percepire i loro normali aumenti come se niente fosse. Ovviamente, detti aumenti avranno un altro nome giuridico-finanziario, ma sempre soldi in piú sono. Forse anche questo provvedimento é per difendere meglio la popolazione civile (verosimilmente dai clandestini).



Esistono, nel mondo militare, una serie di automatismi di ingiustificate progressioni di stipendi che non trovano nessuna logica in nessun altro ambiente lavorativo. Eppure tali automatismi si applicano a tutti i militari, sia quelli VERI che quelli che fanno gli impiegati pubblici con la divisa.



Nell’avviarmi alla conclusione, non posso fare a meno di ricordare a tutti che l’esercito italiano, é uno degli eserciti piú pagati al mondo, anche se in cento anni, non ha mai vinto una guerra.



Ho fatto una ricerca in internet per sapere quanti sono i colonnelli, i generali e gli ammiragli di cui dispone l’apparato militare italiano. Purtroppo, non é dato saperlo. Forse é top-secret.



Nel mondo oscuro e viziato dei militari, fatto di privilegi e di automatismi stipendiali, nonché di spietate guerre interne per arrivare velocemente ai gradi alti, pochi cittadini sanno che un Generale in realtá ci costa quasi quanto un parlamentare. Quando va in pensione un capo di stato maggiore o un equiparato (sono moltissimi), percepisce una liquidazione il cui importo é superiore allo stipendio percepito in 40 anni da un normale impiegato delle poste. Ma di tutto questo nessun giornale o nessun Ballaró o nessun Annozero ne parla mai (é un anno che parlano solo del bunga-bunga). Per non parlare poi delle faraoniche pensioni che incassano e/o degli incarichi extra remunerati che ricevono dal giorno dopo che sono in pensione (parlamentari, consiglieri di corti, membri di consigli superiori, membri di consigli di amministrazioni, presidenze, ecc...ecc...).


Ma i privilegi non finiscono qua, perchè ce ne sono alcuni odiosi e detestabili che riguardano specificamente la tutela legale degli operatori di polizia: la prima ipotesi, in ordine di tempo, che prevede la tutela legale a carico dell’Amministrazione a favore degli operatori di polizia è contenuta nell’art. 32 L. 152/1975 che testualmente prevede:



«Nei procedimenti a carico di ufficiali o agenti di pubblica sicurezza o di polizia giudiziaria o dei militari in servizio di pubblica sicurezza per fatti compiuti in servizio e relativi all’uso delle armi o di altro mezzo di coazione fisica, la difesa può essere assunta, a richiesta dell’interessato, dall’Avvocatura dello Stato o da libero professionista di fiducia dell’interessato medesimo.»



In questo secondo caso le spese di difesa sono a carico del Ministro dell’interno salva rivalsa se vi è responsabilità dell’imputato per fatto doloso.



Le disposizioni dei commi precedenti si applicano a favore di qualsiasi persona che legalmente richiesta dall’appartenente alle forze di polizia, gli presti assistenza».



L’ambito di applicazione di tale norma è stato poi esteso a più riprese:



L’art. 31 L. 668/1986 prevede l’applicazione delle richiamate disposizioni «al personale delle Forze di polizia che sia sottoposto a procedimenti per fatti connessi alla conduzione di mezzi dell’Amministrazione della pubblica sicurezza nell’espletamento del servizio».



L’art. 33 d.P.R. 395/1995 prevede che «nei procedimenti a carico di ufficiali o agenti di pubblica sicurezza o di polizia giudiziaria o dei militari, in servizio di pubblica sicurezza, per fatti compiuti in servizio anche relativi all’uso delle armi o di altro mezzo di coazione fisica, continua ad applicarsi l’art. 32 della legge 22 maggio 1975, n. 152», estendendo così il campo di applicazione della tutela legale a carico dell’Amministrazione anche a procedimenti NON relativi all’uso delle armi e, quindi, a tutti i procedimenti penali.



L’art. 18 d.l. 67/1997 n. 67, convertito dalla L. 135/1997 n. 135 ha esteso l’ambito di applicazione della tutela legale a carico dell’Amministrazione oltre che alle specifiche attività di pubblica sicurezza e di polizia giudiziaria anche «a giudizi per responsabilità civile, penale e amministrativa, promossi nei confronti di dipendenti di amministrazioni statali in conseguenza di fatti ed atti connessi con l’espletamento del servizio o con l’assolvimento di obblighi istituzionali e conclusi con sentenza o provvedimento che escluda la loro responsabilità, sono rimborsate dalle amministrazioni di appartenenza nei limiti riconosciuti congrui dall’Avvocatura dello Stato».



L’art. 37 d.P.R. 254/1999 estende la tutela legale prevista dal d.P.R. 395/1995 anche a favore del coniuge e dei figli del dipendente deceduto. » L’art. 40 d.P.R. 164/2002 ha infine disposto che «agli ufficiali o agenti di pubblica sicurezza o di polizia giudiziaria indagati per fatti inerenti al servizio, che intendono avvalersi di un libero professionista di fiducia, può essere anticipata, a richiesta dell’interessato, la somma di € 2.500,00 per le spese legali, salvo rivalsa se al termine del procedimento viene accertata la responsabilità del dipendente a titolo di dolo».



Alla luce di quanto sopra esposto si può dunque affermare che il rimborso delle spese legali sostenute in ogni tipo di procedimento conseguente a fatti o atti connessi al servizio o con l’assolvimento dei compiti istituzionali, qualora siano ritenute congrue da parte dell’Avvocatura dello Stato, è un atto dovuto in tutti i casi in cui, alla definizione del procedimento, viene esclusa la responsabilità del dipendente.



Nel caso in cui si tratti di procedimenti penali il rimborso è dovuto anche in caso di condanna e viene escluso solo nel caso in cui venga accertata la responsabilità a titolo di dolo.



L’anticipo per tutti i tipi di procedimento è viceversa una concessione che viene poi revocata, con l’obbligo di restituzione delle somme percepite a tale titolo, nel caso di sentenza definitiva che accerti la responsabilità.


Infine tutti sanno che il bilancio del comparto sicurezza-difesa per inderogabili ragioni di finanza pubblica – determinate dalla necessità di ridurre drasticamente la spesa per rientrare nei limiti di indebitamento dello Stato imposti dalla Comunità Europea – ha subito una forte riduzione, sia delle spese cosidette “discrezionali” (per il funzionamento e per gli investimenti) che delle spese “obbligatorie” (per il personale).



Ma non tutti sanno che è proprio sulle spese obbligatorie che la politica gioca il suo ruolo fondamentale: la forbice retributiva tra l’apice e la base del personale non contrattualizzato si è notevolmente allargata.



Il merito o la colpa, a seconda dei punti di vista è quindi del legislatore che ha ritenuto opportuno privilegiare una parte del personale a scapito della restante, preferendo i generali e i dirigenti alla truppa (1) (2).



Le norme infatti stabiliscono che agli ufficiali e ai direttivi, della Forze armate e delle Forze di polizia, rispettivamente con 13 o 23 anni di servizio è attribuito lo stipendio di Colonnello/Primo dirigente o di Generale di brigata/Dirigente superiore a prescindere dal grado/qualifica rivestito.



E non finisce qui, al raggiungimento di 15 o 25 anni di servizio è elargito l’intero trattamento economico dei gradi/qualifiche menzionati.



Non manca la ciliegina sulla torta ovvero l’estensione analogica della progressione economica dei dirigenti ovvero la doppia progressione stipendiale: una dovuta per ogni biennio di servizio (classi e scatti) e l’altra per l’adeguamento annuale istat.



Questa forma di “promozione indiscriminata a dirigente” non ha eguali in tutto il pubblico impiego e viola il principio costituzionale di eguaglianza, giacchè a parità di funzioni dovrebbe corrispondere un trattamento economico ben definito (art. 36 Cost.).



Ci sono tenenti colonnelli/vice questori aggiunti che non riescono o non meritano di essere promossi dirigenti e terminano la carriera con questo grado/qualifica e quindi è irragionevole scindere il percorso professionale dal trattamento economico, con aggravio, a parità di risorse, per il personale non destinatario del privilegio!



Lancio una provocazione! A decorrere dal 1 gennaio 2005 si è introdotta, per il personale delle Forze di Polizia e delle Forze Armate, una nuova scansione economica della progressione in carriera, articolata secondo una scala di parametri retributivi nei diversi profili gerarchici a parità di funzioni tra le Forze di Polizia e le Forze Armate, non sarebbe ora di infilare nel testo di legge tutti i profili gerarchici? (3)



Con la certezza che non troverà riscontro nella manovra lacrime e sangue 2011, concludo con un motto lungi dall’essere anacronistico: “Se il soldato si lamenta, bisogna aumentare la paga al generale !!!”





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(1) DECRETO LEGISLATIVO 15 MARZO 2010, N. 66, art. 1802



(2) LEGGE 1 aprile 1981, n. 121 e succ. mod., art. 43

 
 
 

Facciamo i conti in tasca alla casta!

Post n°868 pubblicato il 20 Agosto 2011 da dammiltuoaiuto
 

Queste informazioni possono essere lette solo attraverso la Rete poiché quasi tutti i mezzi d'informazione si rifiutano di portarle a conoscenza degli Italiani

 

Sull'Espresso di qualche settimana fa c'era un articoletto che spiegava che recentemente il Parlamento ha votato all'UNANIMITÀ e senza astenuti un aumento di stipendio per i parlamentari pari a circa € 1.135,00 al mese.

Inoltre la mozione è stata camuffata in modo tale da non risultare nei verbali ufficiali.

STIPENDIO Euro 19.150,00 AL MESE

STIPENDIO BASE circa Euro 9.980,00 al mese

PORTABORSE circa Euro 4.030,00 al mese (generalmente parente o familiare)

RIMBORSO SPESE AFFITTO circa Euro 2.900,00 al mese

INDENNITÀ DI CARICA (da Euro 335,00 circa a Euro 6.455,00)

TUTTI ESENTASSE

+

TELEFONO CELLULARE gratis

TESSERA DEL CINEMA gratis

TESSERA TEATRO gratis

TESSERA AUTOBUS - METROPOLITANA gratis

FRANCOBOLLI gratis

VIAGGI AEREO NAZIONALI gratis

CIRCOLAZIONE AUTOSTRADE gratis

PISCINE E PALESTRE gratis

FS gratis

AEREO DI STATO gratis

AMBASCIATE gratis

CLINICHE gratis

ASSICURAZIONE INFORTUNI gratis

ASSICURAZIONE MORTE gratis

AUTO BLU CON AUTISTA gratis

RISTORANTE gratis (nel 1999 hanno mangiato e bevuto gratis per Euro 1.472.000,00). Intascano uno stipendio e hanno diritto alla pensione dopo 35 mesi in parlamento mentre obbligano i cittadini a 35 anni di contributi ( 41 anni per il pubblico impiego!)

Circa Euro 103.000,00 li incassano con il rimborso spese elettorali (in violazione della legge sul finanziamento ai partiti), più i privilegi per quelli che sono stati Presidenti della Repubblica, del Senato o della Camera (es: la signora Pivetti ha a disposizione e gratis un ufficio, una segretaria, l'auto blu ed una scorta sempre al suo servizio)

La classe "politica" ha causato al paese un danno di 1 MILIARDO e 255 MILIONI di EURO.

 

Come dicevo ieri, dalla relazione del bilancio consuntivo della Camera dei deputati 2010 è possibile fare veramente i conti in tasca ai nostri cari deputati … ieri infatti avevo riportato le spese dei parlamentari (13 milioni di euro nel solo 2010) per i trasferimenti … oggi invece riporterò un po’ di voci per far capire meglio come vive questa gente! Ripeto, tutti i dati riportati sono presi bilancio consuntivo della Camera dei deputati 2010 e sono riferiti appunto al solo 2010 (tra parentesi è riportata la pagina dove è possibile riscontrare i dati riportati di seguito):

 

Cap. 1 - Indennita` dei deputati (pag.12):

Indennità parlamentare 90.850.000,00 euro

Indennità d’ufficio 3.600.000,00 euro

Altre indennità dei deputati 90.000,00 euro

Cap. 5 - Rimborso delle spese sostenute dai deputati per l’esercizio del mandato parlamentare (pag.12):

Rimborso delle spese di soggiorno 30.290.000,00 euro

Rimborso spese di viaggio ai deputati 8.450.000,00 euro

Rimborso spese di segreteria 31.700.000,00 euro

Altri rimborsi ai deputati 2.070.000,00 euro

Cap. 10 - Assegni vitalizi – Deputati cessati dal mandato (pag.12):

Assegni vitalizi diretti 96.700.000,00 euro

Assegni vitalizi di reversibilità 24.500.000,00 euro

Rimborso della quota di assegni vitalizi sostenuta dal Senato 17.000.000,00 euro

Cap. 20 - Rimborso di spese sostenute dai deputati cessati dal mandato (Pag.12):

Rimborsi di viaggio ai deputati cessati dal mandato 800.000,00 euro

Cap. 55 - Spese per la locazione di immobili - ACQUISTO DI BENI E SERVIZI. (pag.16):

Locazione uffici 34.010.000,00 euro

Locazione depositi 1.155.000,00 euro

Oneri accessori alle locazioni 115.000,00

Cap. 60 - Spese per manutenzioni ordinarie (pag.16):

Fabbricati 1.755.000,00 euro

Impianti antincendio 840.000,00 euro

Impianti condizionamento e termoidraulici 230.000,00 euro

Impianti elettrici 2.355.000,00 euro

Impianti di telecomunicazione 1.230.000,00 euro

Ascensori 960.000,00 euro

Impianti di sicurezza 490.000,00 euro

Attrezzature dei reparti 95.000,00 euro

Attrezzature d’ufficio 135.000,00 euro

Arredi 975.000,00 euro

Mezzi di trasporto 15.000,00 euro

Hardware 1.220.000,00 euro

Software 2.785.000,00 euro

Apparecchiature medicali 50.000,00 euro

Altre manutenzioni ordinarie 630.000,00 euro

Cap. 65 - Spese per servizi di pulizia e igiene (pag. 16):

Servizi di pulizia 7.050.000,00 euro

Servizio di smaltimento rifiuti 600.000,00 euro

Servizio di lavanderia 70.000,00 euro

Cap. 75 - Spese telefoniche (pag.16)

Telefonia fissa 1.750.000,00 euro

Telefonia mobile 565.000,00 euro

Cap. 85 - Spese per acquisto di beni e materiali di consumo (pag. 18):

Alimentari 630.000,00 euro

Combustibili, carburanti e lubrificanti 170.000,00 euro

Carta, cancelleria e materiali di consumo d’ufficio 1.190.000,00 euro

Materiali di consumo dei reparti 845.000,00 euro

Materiali di consumo per sistemi informatici 430.000,00 euro

Prodotti igienici 50.000,00 euro

Prodotti farmaceutici e sanitari 80.000,00 euro

Vestiario 600.000,00 euro

Altri beni di consumo 350.000,00 euro

Cap. 120 - Spese per assicurazioni (pag.20)

Assicurazione infortuni e vita deputati 1.600.000,00 euro

Assicurazione infortuni dipendenti 1.155.000,00 euro

Assicurazioni malattia personale non dipendente 60.000,00 euro

Assicurazione R.C. - R.C.A. 120.000,00 euro

Altre assicurazioni 60.000,00 euro

 

E per oggi ragazzi mi fermo qui … io non l’ho fatto, ma per chi ne avesse voglia provate a sommare tutte le cifre riportate sopra e che paghiamo di tasca nostra … questi sono solo alcuni dei costi della politica che i contribuenti Italiani pagano ogni anno (questi sono riferiti in particolare al 2010) … e hanno anche il coraggio di chiederci di tirare la cinghia … ma non si vergognano un pochino?

 
 
 

20 ANNI DI MANOVRE

Post n°867 pubblicato il 16 Agosto 2011 da dammiltuoaiuto
 

Crisi, 20 anni di Manovre

http://blog.libero.it/shineon67/10508229.html 

 

IL PARTITO DELLE TASSE

Berlusconi 213 miliardi di euro
Prodi 95 miliardi di euro
Amato 48 miliardi di euro
Andreotti 29 miliardi di euro
Ciampi 16 milardi di euro
Dini 16 miliardi di euro
D'Alema 15 miliardi di euro

In vent'anni di manovre, il premier che più di tutti ha messo le mani nelle tasche degli italiani è Silvio Berlusconi (213), segue Romano Prodi (95), Giuliano Amato (48), Giulio Andreotti e tutti gli altri. Sia la destra che la sinistra hanno governato 10 anni, a destra con un solo leader a sinistra con diversi leaders. Andreotti lo escluderei dagli schieramenti di destra e di sinistra perché è un centrista della prima repubblica quando non c'era ancora il bipolarismo. Facendo i dovuti calcoli, scopriamo che è sempre il centrodestra lo schieramento che più di tutti ha chiesto agli italiani i maggiori sacrifici. Non è proprio vero che questo presidente del consiglio sia così estraneo al fatto di chiedere agli italiani. Nel 2008 quando cadde il governo Prodi, metà degli italiani si misero nelle mani dell'imprenditore brianzolo per salvarsi dal "partito delle tasse" ma per chi come me non si è mai fatto abbagliare dalle luci della demagogia, aveva capito che questo governo sarebbe diventato impopolare al primo vero quesito popolare senza slogan e demagogia. I fatti mi/ci hanno dato ragione.

 

Conti pubblici italiani costellati negli ultimi 20 anni sempre dalle manovre di "sviluppo" per un ammontare di oltre 430 miliardi di euro dal 1991 fino all'anno in corso. Una manovra quella per il 2011 che si segnala su livelli record.

L'unico precedente in cui si sono superati i 40 miliardi di euro risale infatti al 1992 con il governo di Giuliano Amato che varò un intervento da 48 miliardi (96.000 miliardi di vecchie lire). Ma sempre Amato nel 2000 varerà l'unica manovra a saldo zero.

In terza posizione per entità della correzione si trova la manovra del 2006 varata da Tommaso Padoa-Schioppa (oltre 35 miliardi) mentre nel 1996, l'anno dell'eurotassa per centrare l'ingresso nell'euro, la manovra varata valeva 32 miliardi (62.500 miliardi delle vecchie lire).


Più di recente una manovra da 27 miliardi fu varata da Domenico Siniscalco (governo Berlusconi).



Anno            Governo        Finanziaria   
---------------------------------------------
1991            Andreotti         29
1992            Amato              48
1993            Ciampi             16          
1994            Berlusconi        25          
1995            Dini                  16          
1996            Prodi                32           
1997            Prodi                13              
1998            D'Alema            7            
1999            D'Alema            8            
2000            Amato              0              
2001            Berlusconi        17              
2002            Berlusconi        20
2003            Berlusconi        16
2004            Berlusconi        24
2005            Berlusconi        27
2006            Prodi                35
2007            Prodi                15
2008            Berlusconi        13
2009            Berlusconi        11
2010            Berlusconi        13
2011            Berlusconi       (47)*
----------------------------------------------------------------
TOTALE                                432 
* = senza l'ulteriore correzione attualmente al vaglio.

 
 
 

I trecento miliardi che lo Stato non vuole Mafiosi, corrotti ed evasori ringraziano

Post n°866 pubblicato il 16 Agosto 2011 da dammiltuoaiuto
 

I trecento miliardi che lo Stato non vuole
Mafiosi, corrotti ed evasori ringraziano

Tanto vale l'economia nera italiana. Recuperarne una parte è possibile e alleggerirebbe i sacrifici di famiglie e pensionati. Tra le proposte non accolte dal governo Berlusconi, la ritassazione dei capitali scudati e norme più severe per rompere il sistema delle mazzette. Mentre il nuovo codice contro la criminalità organizzata ostacola la confisca dei beni

Trecentotrenta miliardi di euro ogni anno, un oceano di soldi. Dove si potrebbe andare a pescare, in un momento in cui il governo vara una manovra che promette almeno tre anni di lacrime e sangue, con più tasse e drastici tagli alla spesa pubblica. E’ l’oceano dell’economia illegale italiana. In dettaglio: 150 miliardi, il fatturato della criminalità organizzata, secondo la Commissione parlamentare antimafia (e 180 mila posti di lavoro persi al Sud, secondo il Censis); 60 miliardi il costo pubblico della corruzione secondo la Corte dei conti, cioè mille euro tondi a cittadino, neonati compresi; 120 miliardi di evasione fiscale, stima il ministero dell’Economia, con l’Italia al primo posto in Europa per la quota di reddito non dichiarato, il 51,1 per cento secondo un recente studio di Krls-Network of Business Ethic.

Totale: 330 miliardi di euro all’anno che sfuggono a ogni imposizione, un ordine di grandezza a cui arriva anche la stima dell’Istat, che valuta il “sommerso” tra i 255 e i 275 miliardi di euro, cioè tra il 16 e il 17 per cento del Pil. Un dato strutturale dell’economia italiana, che mette insieme fenomeni diversi, dallo scontrino non battuto al carico di cocaina sbarcato al porto di Gioia Tauro, e tutte le sfumature di illegalità che ci stanno in mezzo, dal lavoro nero alle mazzette.

Ma ora che il governo impone sacrifici ai lavoratori, ai pensionati, ai giovani, alle famiglie, qualcuno comincia a mettere la questione sul tavolo. Quei soldi si possono recuperare. Né tutti, né subito, naturalmente. Ma l’oceano è talmente vasto che anche una piccola percentuale avrebbe un impatto sostanzioso sulle casse dello Stato.

A lanciare il sasso nello stagno ci ha provato Avviso pubblico, la rete di oltre 180 enti pubblici contro le mafie presieduta da Andrea Campinoti, sindaco di Certaldo in provincia di Firenze. “Non ci risulta”, si legge in un comunicato dell’associazione, che nei vari “tavoli” tra governo e parti sociali “sia stato affrontato il tema dei costi economici e sociali dell’illegalità”. Eppure “i costi delle mafie, della corruzione, dell’evasione fiscale e dell’economia sommersa incidono pesantemente sulla qualità della nostra economia, della nostra sicurezza, della giustizia e della vita in generale”. Ogni singolo italiano paga un “ticket dell’illegalità” pari a 5.500 euro all’anno, cioè 15 euro al giorno.

La manovra appena approvata contiene alcuni provvedimenti che pescano nelle acque grigie dell’economia, come la tracciabilità delle transazioni sopra i 2.500 euro (prevista con soglie ancora più basse dal governo Prodi e cancellata dal centrodestra tornato in sella nel 2008) e le misure più severe per chi non emette fattura. Ma si può fare molto di più e il tema non è più appannaggio esclusivo dei soliti paladini della legalità: “Rinnovo la mia proposta al Governo di trattare i grandi evasori fiscali come i grandi criminali mafiosi, con la sanzione conseguente della immediata confisca dei beni”, ha dichiarato il senatore del Pdl Raffaele Lauro pochi giorni prima dell’approvazione della manovra.

Nessuno dei suoi sembra averlo seguito, ma almeno è un segnale. Perché se no va a finire che “pagano tutti meno gli evasori”, ha scritto il direttore di Avvenire Marco Tarquinio. Cioè “gli unici che non hanno legge, che non subiscono tagli, che dribblano i sacrifici. Chi ci governa e chi siede in Parlamento ricordi che, da oggi, tutto ciò che verrà scontato e addirittura condonato o perdonato a quest’altra casta peserà 45 miliardi di volte in più nel giudizio degli italiani onesti”.

La senatrice del Pd Simonetta Rubinato ha calcolato che potrebbero essere raccolti ben 18 miliardi di euro chiedendo un “contributo di solidarietà” a chi ha rimpatriato i capitali beneficiando dello “scudo fiscale”. L’aliquota potrebbe essere del 18 per cento, spiega la senatrice, “che aggiunto al 5 per cento già versato all’erario, equivale all’aliquota più bassa dell’Irpef, cioè 23 per cento”. Così si potrebbe “evitare di dover ancora una volta chiedere sacrifici ai ceti medio-bassi già duramente provati dalla crisi”. L’idea è entrata nel pacchetto di sette controproposte del Pd alla manovra economica approvata dal governo, insieme alla tracciabilità delle transazioni superiori ai mille euro (invece di 2.500), al pagamento elettronico di prestazioni e servizi, all’obbligo di tenuta dell’abo clienti-fornitori per le imprese. Tutti provvedimenti messi in cantiere quattro anni fa dal governo Prodi e immediatamente cancellati dalla maggioranza berlusconiana, perché mica si può vivere “in uno stato di polizia”.

Insomma, per rimettere le mani su parte dell’economia illegale italiana, lo Stato potrebbe fare molto, molto di più.

CORRUZIONE. Pochi lo ricordano, ma in Italia è in vigore una norma sulla confisca dei beni ai corrotti, sul modello di quanto si fa con i mafiosi. Fu approvata, anche questa dal governo Prodi, con la Finanziaria nel 2007, ma da allora è rimasta “in sonno” perché i successori berlusconiani non si sono mai preoccupati dei decreti attuativi. “Potrebbe essere un primo passo, il gettito sarebbe simbolico, ma il segnale forte”, afferma Pierpaolo Romani, coordinatore nazionale di Avviso pubblico. Insieme a Libera, l’associazione ha lanciato una campagna di raccolta firme perché governo e parlamento adottino le convenzioni internazionali e le direttive europee in materia di corruzione e diano seguito alla norma sulla confisca. “Significherebbe per esempio introdurre il reato di corruzione tra privati, più adatto ai meccanismi di oggi, dato che molte malversazioni avvengono in società partecipate dal pubblico, ma regolate dal diritto privato”, continua Romani.

E’ una delle previsioni della Convenzione di Strasburgo sulla corruzione, approvata nel 1999 e mai adottata in Italia (già oggetto della campagna per una nuova legge anticorruzione condotta su Il Fatto Quotidiano da Marco Travaglio), “insieme alla normativa sui collaboratori di giustizia e persino i test di integrità”, continua Romani, “grazie ai quali la polizia può mettere alla prova i funzionari pubblici con finte offerte di mazzette”. Sarebbe come pescare a strascico, nel paese delle “cricche”. Invece il governo Berlusconi ha chiuso l’Alto commissariato per la lotta alla corruzione e lo ha sostituito con un “ufficetto”, il Saet, Servizio anticorruzione trasparenza. E il decreto anticorruzione, approvato in Senato il 15 giugno, non contiene grandi novità, a parte un leggero inasprimento delle pene e norme sull’ineleggibilità ancora da definire.

Perché più che riprendersi i soldi dei corrotti, combattere efficacemente il sistema delle tangenti permetterebbe allo Stato “di recuperare negli anni parecchi miliardi di euro”, commenta Alberto Vannucci, professore di scienza politica all’Università di Pisa, dove tiene un Master su criminalità organizzata e corruzione. “I 60 miliardi stimati dalla Corte dei conti rappresentano non solo le tangenti, ma i costi aggiuntivi che queste determinano per la collettività. I nostri studi dicono che in Italia le opere pubbliche arrivano a costare il 40-50 per cento in più rispetto agli altri paesi europei. Per un certo periodo subito dopo Mani pulite si registrò una drastica riduzione, perché evidentemente il sistema si era momentaneamente fermato. Un ulteriore danno sociale consiste nella gigantesca distorsione della concorrenza a svantaggio dell’imprenditore onesto, capace ed efficiente, che viene estromesso dal mercato, mentre prosperano le ‘cricche’ di amici e parenti”.

Transparency, la più autorevole organizzazione internazionale in materia, colloca l’Italia al 63esimo posto della sua classifica, tra il Ruanda e la Georgia, ma “se depuriamo il fattore reddito, visto che normalmente nei paesi più poveri c’è più corruzione, risultamo secondi al mondo dopo la Grecia”. Eppure il governo Berlusconi non sembra percepire l’emergenza, né le possibilità di recuperare soldi in questo campo invece che dalle tasche dei soliti noti. “Un modo per farlo sarebbe l’imposta sui grandi patrimoni”, suggerisce il professore, “che in Italia sono anche frutto dell’economia illecita. Basti pensare che l’83 per cento degli affitti è percepito in nero, secondo un recente rapporto del ministero dell’Economia. E le rendite finanziarie, altro tipico sbocco del denaro accumulato in nero, finora sono state sempre tassate coi guanti bianchi”. Infine, la tassazione extra dei capitali scudati “sarebbe facilmente applicabile, demandando la riscossione alle banche che hanno gestito il rientro. Certo, la prossima volta nessuno aderirebbe più allo scudo, ma a me personalmente sembra una buona ragione in più per farlo”.

 

MAFIA. Giusto una settimana prima della manovra “lacrime e sangue”, il Consiglio dei ministri ha approvato il nuovo codice antimafia. Una grande occasione per aggredire con maggior vigore le immense ricchezze delle cosche. Un’occasione sprecata, hanno commentato invece molti osservatori, a cominciare dall’ex presidente della Commissione parlamentare Giuseppe Lumia. Anzi, un regalo ai boss, soprattutto la nuova nornativa sui beni mafiosi, che fissa un limite di 18 mesi tra il sequestro e la confisca, un tempo giudicato troppo breve, data l’estrema difficoltà delle indagini patrimoniali e gli esigui mezzi messi in campo dallo Stato. Così come rischia di vanificare molti sforzi la possibilità, per chi viene assolto dall’accusa di associazione mafiosa, di chiedere la restituzione del bene confiscato. Una misura all’apparenza garantista, che in realtà affossa l’intuizione di Pio La Torre sul doppio binario delle indagini penalli e di quelle patrimoniali.

Il nuovo codice antimafia “dimentica” un’altra richiesta univoca di chi si occupa di lotta alla mafia: la riforma del reato di voto di scambio, l’articolo 416 ter del codice penale che oggi punisce soltanto il politico che compra voti in cambio di soldi, un caso molto raro. Che cosa c’entra con i conti dello Stato? Molto, perché di solito il politico colluso “compra” il voto mafioso in cambio di appalti, forniture, assunzioni. Moltiplicando il caso singolo per la capillarità del controllo dei clan in ampie aree del paese (e non solo al Sud), si arriva a una voragine che ingoia denaro della collettività in cambio di opere e servizi scadenti, e a volte non realizzati affatto. “Avevamo chiesto che l’azienda mafiosa sorpresa in un cantiere pubblico dovesse anche restituire i soldi incassati dallo Stato”, ricorda Romani di Avviso pubblico. “Con la normativa attuale, invece, il cantiere si ferma e basta, con un doppio danno per i cittadini, che poi finiscono per pensare che la mafia dà lavoro e l’antimafia lo toglie. Ma il nostro suggerimento è caduto nel vuoto”.

 

EVASIONE E SOMMERSO. “Pagano i soliti noti”, è stato il commento più diffuso alla manovra bis. E’ scomparsa anche l’imposta di solidarietà ad hoc per i redditi da lavoro autonomo superiori ai 55 mila euro, un implicito tentativo di recuperare una piccola parte delle tasse evase dalla categoria. Qualche provvedimento è stato preso, sulla tracciabilità e sulle sanzioni a chi non emette fattura, ma appare poca cosa davanti alla prateria di miliardi che si aprirebbe di fronte a una seria caccia all’evasore. Invece, poco meno di un mese fa il direttore dell’Agenzia delle entrate Attilio Befera ha annunciato “meno controlli alle piccole e medie imprese”, sia pure con una “maggiore qualità”.

Intanto i giornali pubblicano gli sconcertanti redditi medi ricavati dalle dichiarazioni Irpef dei lavoratori autonomi: 46.200 euro per i dentisti, 46.700 per gli avvocati, 17.700 per i concessionari di automobili, 14.500 per i ristoratori, 14.300 per gioiellieri e orologiai. E così via. Il 12 agosto, a Firenze, La Guardia di finanza ha messo sotto inchiesta un’intera famiglia di imprenditori del tessile per una frode fiscale da 10,2 milioni di euro, basata su false fatturazioni e aggiramento dell’Iva. Una famiglia, 10 milioni di euro, e intanto si grattano le banconote da cento dal fondo del barile di chi deve dichiarare tutto.

L’evasione va anche in vacanza. E’ di questi giorni uno studio di Assoedilizia secondo il quale il 18-20 per cento delle presenze nelle strutture ricettive è in nero, con un gran fiorire di cartelli del tipo: “Non si accettano pagamenti con assegni e carte di credito”. Sempre a proposito di tracciabilità.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/08/15/i-trecento-miliardi-che-lo-stato-non-vuole-mafiosi-corrotti-ed-evasori-ringraziano/151628/

 

 
 
 

Sacrifici per tutti … e il Vaticano?

Post n°865 pubblicato il 15 Agosto 2011 da dammiltuoaiuto
 

Sacrifici per tutti … e il Vaticano?

Il Vaticano risparmia 2 MILIARDI DI EURO l'anno dall'esenzione dell'ICI, e intasca 1 MILIARDO DI EURO l'anno dall' 8 x mille

Leggo di sacrifici per tutti, si parla di rimettere mani sulle pensioni, sui redditi, sulle tredicesime, tagli alle province, per certi versi qualche piccola riduzione anche dalla casta (in minimissima parte) … e mi chiedevo, e il Vaticano?

No perchè vorrei ricordare che attualmente regaliamo allo stato Vaticano l’8 per mille, che come dichiarato nel maggio dello scorso anno nel comunicato della Conferenza episcopale italiana diffuso a conclusione dei lavori della 61/a assemblea generale dei vescovi italiani , ammonta per il solo 2010 a 1.067.032.535,28 euro (1 MILIARDO DI EURO), al quale va aggiunta l’esenzione totale dell’ICI e del 50% sull' Ires che permette loro di risparmiare ulteriori 2 MILIARDI (circa) di euro l’anno … senza poi dimenticare tutte le altre esenzioni di cui godono, donazioni dalle Regioni, dalle Province, ristrutturazioni di Chiese spesso a conto dello Stato, migliaia e migliaia di professori di Religione pagati dallo Stato (Laico, come c’è scritto sulla Costituzione, se non erro) ect ect …

Ma gli unici stronzi a pagare dobbiamo essere sempre noi?

 
 
 

VOGLIONO TOGLIERCI LA NOSTRA STORIA

Post n°864 pubblicato il 15 Agosto 2011 da dammiltuoaiuto
 

 A chi fa comodo lo spostamento delle feste?
Non ci sono commenti
di Gennaro Carotenuto, domenica 14 agosto 2011, 20:11
 

La manovra economica decapita le feste civili del 25 aprile, primo maggio e 2 giugno (sono troppe?) ma salva (strano ma vero) tutte le concordatarie che sono ben di più. Detto della pervicace volontà politica di cancellare feste scomode come il 25 aprile e il primo maggio, vanno fatti tre altri brevi ragionamenti che smontano e dimostrano come intempestiva e perfino economicamente dannosa sia la misura inserita dal governo nel pacchetto ferragostano.

1) Un giorno perso di lavoro vale solo in teoria lo 0.3% del PIL. Questo quando l’economia tira. Quando non tira le conseguenze sono più limitate, vogliamo dire lo 0.2%? Ciò sottolinea che spostare le feste (la cosa incide ben meno che abolendole) non risolve assolutamente nulla, stiamo parlando di centesimi di punto del PIL. Di conseguenza il vero obbiettivo, insieme ai contratti nazionali è puntare ad abbattere il valore simbolico delle feste civili. Così, quello che non si è ottenuto politicamente, si prende sotto l’imperio dell’economia e con la scusa della BCE che però non ha mai chiesto di spostare il 25 aprile come mai chiederebbe alla Francia di abolire il 14 luglio. Non essendo stati capaci in questi anni di darci una festa unificante che celebrasse la Nazione e la cittadinanza come fondamento della convivenza civile, la politica pensa cos[i di poterne fare a meno. Tra la meschinità antinazionale della Lega, i conti della serva di Confindustria e l’incapacità della sinistra di difendere i simboli (povero Ciampi) quello tremontiano è un calcolo miope come pochi che vuole una società sempre più frammentata, balcanizzata e pertanto incapace di riconoscersi come insieme. Riecheggia il mito thatcheriano per il quale la società stessa non esisterebbe sovrastata dall’individualismo.

2) Si salvano le cosiddette feste concordatarie (la CEI è di un cinismo spietato nel trarre sempre il massimo vantaggio dalla crisi della Repubblica) ma vale la pena ricordare che le feste religiose in Italia sono un guazzabuglio senza senso perfino per altri paesi cattolici. Nel 1977 furono aboliti, spostati alla domenica, il 2 giugno (poi ripristinato) e il 4 novembre come feste civili. Inoltre furono abolite Epifania, S. Giuseppe, Ascensione, Corpus Domini, SS. Apostoli Pietro e Paolo. Solo la prima fu ripristinata nel 1985 e contribuisce in maniera insensata a far ricominciare l’anno (scolastico e non solo) almeno una settimana dopo il suo naturale inizio. Inoltre Santo Stefano e Pasquetta, il cosiddetto lunedì dell’Angelo (introdotto peraltro solo nel dopoguerra) sono feste di relativa importanza liturgica –che quasi nessun paese cristiano osserva come tali- che servono solo ad allungare il brodo di Natale e Pasqua. La stessa Chiesa cattolica stessa sa che giovedì e venerdì santo hanno ben altra importanza ma lascia le cose così, in un ribasso liturgico che privilegia la festa sul rito e la fede. Dal punto di vista civile poi, se si volesse incidere davvero sulla produttività, le vacanze natalizie, almeno dal Po verso Sud, potrebbero durare dal 24 al primo compreso per iniziare con piena lena la vita del paese dal due gennaio. Infine c’è un’ultima festa del tutto slegata da un senso civile e storico. E’ quella dell’8 dicembre introdotta solo da Pio IX e che celebra la controversa immacolata concezione di Maria. Forse è tra Pasquette, immacolate e Befane che va cercato come aumentare la produttività oggettivamente bassa di un paese che oramai, se va bene, lavora 4 giorni e mezzo a settimana.

3) Tuttavia va fatto un altro ragionamento per certi versi contrastante con quanto detto finora. Un paese moderno necessità la ricerca di equilibri tra interessi contrastanti. Siamo sicuri che quelle feste civili (in particolare 25/4 e 1/5), così ben collocate nel mezzo della primavera, ma in genere sufficientemente lontane dalla Pasqua, non siano uno slancio irrinunciabile per la stagione turistica alle porte? Siamo sicuri che il paese ci perda? In un contesto nel quale la vecchia “villeggiatura” non esiste più, proprio i cosiddetti ponti (ferie regolari non assenteismo) sono una fonte fondamentale. Federalberghi calcola che tra 25 aprile e primo maggio si fatturano in media 3.5 miliardi di Euro e per il 2 giugno più di due. Ecco allora che lo spostamento tremontiano delle feste civili diviene una follia economica e si ricolloca in una sfera politica antinazionale tipica del governo Berlusconi e della finanza che da sempre tiene la borsa aperta il 25 aprile: una follia in odio ai simboli della nostra convivenza civile.

Gennaro Carotenuto su http://www.gennarocarotenuto.it

 
 
 

PRESIDENTI EMERITI A VITA

Post n°863 pubblicato il 15 Agosto 2011 da dammiltuoaiuto
 

Tagliamo la Kasta dei presidenti a vita"

Sabato 13.08.2011 13:01


Mariella Alberini

Gentile Mariella Alberini,

la Sua opinione sulla Magistratura e sul sindacato è una forte denuncia di una  realtà che pochi hanno il coraggio di segnalare mentre molti la negano perché ne sono beneficiari. Inutile ricordare che la storia della politica italiana è segnata dagli interventi della Magistratura che ha condizionato e continua a condizionare l'attività legislativa e la leadership dei partiti. La loro associazione svolge, in modo palese e quasi arrogante, il ruolo di componente del panorama politico nazionale. I loro stipendi sono i più alti d'Europa ed il sistema giudiziario italiano il peggiore. Ma allora mi chiedo perché non è stata appoggiata l'iniziativa del governo in merito alla riforma della giustizia? E noi cittadini, che subiamo i ritardi dei processi e l'onere dei costi eccessivi, perchè non utilizziamo i canali costituzionali per imprimere una svolta seria a questa vicenda? Forse perchè mettere una firma per proporre un referendum contro la kasta è pericoloso? E cosa dire dei sindacati che hanno, ha scritto bene Lei, sconquassato  l'economia del nostro Paese determinando la situazione della irreparabilità. Ed ora hanno la faccia tosta di proporre la loro ricetta per salvare l'Italia. Mi chiedo come è possibile che tutto ciò non sia chiaro, come è possibile che esistano persone allineate alla demagogia di questi pseudo leaders che predicano bene e razzolano malissimo… '
                                                                  Lettera ricevuta via e-mail

Caro amico,
come ormai migliaia dei lettori di questa rubrica, lei ha recepito e commentato in modo esatto le magagne del SISTEMA di cui sopra scrive. In Italia, il SISTEMA è infinito quanto il cosmo poiché in ogni occasione l'occhio cade sempre su nuovi derivati della Kasta. Adesso che stanno per mettere in atto la famosa manovra, prima di tutto riducano i parlamentari a 500 unità con tagli del 20% sugli emolumenti e limitino i benefici ai viaggi aerei e ferroviari. Dopo si rivolgano al comune cittadino per chiedergli il minimo delle misure di austerità. E ora rivolgiamo la sopra citata austerità ad un'ennesima Kasta: quella dei PRESIDENTI A VITA. Se è vero che esistono parlamentari da sempre alle Camere poiché vengono reiteratamente eletti, la categoria dei Presidenti a vita subisce solo un incremento nel numero. Ma rimangono in auge sempre gli stessi. Spostano le auree chiappe da un TRONO all'altro a prescindere dalle loro competenze specifiche. Infatti vediamo personaggi di dubbia caratura saltare con disinvoltura dall'Energia alle F.S., dalle Banche ai Cantieri Navali, dalla RAI all'Alitalia, dalle Municipalizzate alle Autority. E via così con i nuovi carrozzoni creati ad personam (mi risulta che la Regione Calabria, la più povera d'Italia, si sia inventata un Reparto Cinema con relativi Presidenti, Direttori Generali e quant'altro.) Nascere PRESIDENTI è un dono di PARTITO, rimanerlo è la sana abitudine di indossare brache d'acciaio al niche-cromo-tungsteno. Ricordiamo anche famosi Capi di Sindacato che hanno trovato pronti TRONI nell'ambito di Ministeri e Organizzazioni statali sempre  con super prebende per tutti. Ciò avviene in virtù dello strapotere dei Partiti che dilaga in tutti i gangli della vita pubblica e delega ai loro fiduciari il mantenimento in toto della premiata Kasta. Figuratevi, cari lettori, la mongolfiera di spesa generata da questa ulteriore Kasta, utile solo a far lievitare il debito pubblico.  Nel Settecento, in vari Paesi europei i debitori venivano puniti con la prigione. Oggi purtroppo non esistono Case Circondariali in numero sufficiente ad accogliere la Kasta che ha generato il nostro enorme debito pubblico.  A questo punto sarebbe utile alla Kasta, e ai suoi derivati, leggere "Prediche inutili" dell'emerito Professor Luigi Einaudi.

m.alberini@iol.it                                             www.mariellaalberini.it 

 
 
 

UNA BATTAGLIA E UNA GUERRA PERSA

Post n°862 pubblicato il 15 Agosto 2011 da dammiltuoaiuto
 

Vinta la battaglia ma persa la guerra. E Berlusconi diventò l'uomo della Bce

Lunedí 15.08.2011 09:20


 

Berlusconi voto Milano

Vincere la battaglia ma perdere la guerra. Non è un Ferragosto facile per Silvio Berlusconi, costretto dalla crisi a varare una manovra lacrime e sangue da 45 miliardi di euro. Nel Pdl cresce la voglia di intervenire in Parlamento per modificare il provvedimento e lo stesso premier sembra già pentito del super-prelievo tanto da volerlo cancellare. Le opposizioni sono sul piede di guerra, con Bersani che torna a chiedere un esecutivo di emergenza e Casini che si dice pronto a votare la Finanziaria solo se ci saranno profondi cambiamenti. Senza contare la minaccia di sciopero generale della Cgil.

Il quadro non è certo dei migliori. Il Cavaliere ha accontentato le richieste dell'Europa, della Bce di oggi (Trichet) e di quella di domani (Draghi), portando a casa il plauso della Merkel e di Sarkozy. In questo senso ha vinto la battaglia, ovvero ha messo in ordine i conti in pochi giorni. Ma il problema politico rimane. Fin da quando è sceso in politica, nel lontano 1994, Berlusconi ha fatto del 'meno tasse per tutti' il suo cavallo di battaglia. Ed ora si è trovato a colpire proprio quel ceto medio che gli ha fatto vincere molte elezioni. Tartassate le partite Iva, i piccoli e medi imprenditori, gli artigiani. Un colpo durissimo all'immagine del Centrodestra.

Il presidente del Consiglio ha dovuto perfino subire l'onta della lezione di Luca Cordero di Montezemolo, secondo il quale il governo avrebbe dovuto tassare di più i veri ricchi (che questa volta sarebbero stati pronti ad accettare il sacrificio). Così facendo il premier ha consegnato alla sinistra le chiavi di Palazzo Chigi. Quando si voterà, nel 2013 o forse prima, nemmeno un miracolo può salvare il Popolo della Libertà. Che cosa diranno nei comizi Berlusconi e/o Alfano? Che hanno rispetto i paramentri di Maastricht? Che hanno agito su input della Bce? E le promesse di tagliare la burocrazia e ridurre la pressione fiscale? Svanite.

In questo senso il Cavaliere ha perso la guerra e ormai si vede costretto a cercare di rimediare al danno fatto. Umberto Bossi, che ha ancora il fiuto di una volta, ha capito il problema e per questo è tornato a rispolverare la bandiera della secessione, forse a corto di argomento dopo aver colpito con questa manovra proprio il ceto produttivo del Nord. Per Berlusconi, salvo miracoli, non c'è più spazio per recuperare. Verrà ricordato come l'uomo delle tasse. Proprio lui che era scenso in campo con lo slogan dello Stato più leggero.

 
 
 

BOICOTTIAMO IL PETROLIO SIRIANO FIRMA ANCHE TU

Post n°861 pubblicato il 13 Agosto 2011 da dammiltuoaiuto
 
Tag: SIRIA

Cari amici,



la sanguinosa repressione della Siria è alimentata dai proventi derivanti dall’esportazione di petrolio in Europa. L’imposizione di sanzioni petrolifere estese in tutta Europa neutralizzerebbero la capacità della Siria di continuare con le uccisioni. Clicca qui per chiedere ai leader europei di imporre sanzioni petrolifere immediate:

Per mesi, il brutale presidente siriano Assad ha pagato i suoi scagnozzi per fare la guerra al suo stesso popolo I governi di tutto il mondo hanno condannato queste atrocità, mai i più importanti leader europei potrebbero interrompere il flusso di denaro che finanzia questo bagno di sangue.

Germania, Francia e Italia sono i più importanti paesi importatori del petrolio siriano. Se si muovono per imporre immediate sanzioni europee, i fondi di Assad per perpetrare il massacro si prosciugherebbero. Assad ha ignorato gli appelli politici a lui rivolti per desistere dal suo assalto, ed i leader europei hanno discusso sanzioni crescenti, ma solo un massiccio appello globale li spingerà ad agire con urgenza.

Non abbiamo tempo da perdere – ogni giorno dozzine di siriani vengono crivellati di colpi, torturati o scompaiono, semplicemente per essersi appellati ai diritti democratici fondamentali. L’Unione Europea può smettere di finanziare la repressione adesso. Clicca in basso per firmare la petizione ai capi di stato europei affinché adottino immediatamente sanzioni petrolifere nei confronti della Siria:

http://www.avaaz.org/it/no_blood_for_oil/?vl

Tutti noi abbiamo visto e letto dell’orribile violenza in Siria – molto del materiale proviene da giornalisti cittadini sostenuti da Avaaz che rischiano le proprie vite per riferire sulla repressione di Assad. E adesso abbiamo l’opportunità di trasformare il nostro orrore in azione. Gli esperti dicono che le sanzioni petrolifere dell’Unione Europea ostacolerebbero seriamente il flusso di denaro destinato al crudele esercito di Assad senza conseguenze negative significative per l’economia europea o per il popolo siriano.

Quasi tutto il petrolio esportato dalla Siria è acquistato e raffinato da Germania, Francia e Italia, ma questi governi devono ancora usare le loro importanti relazioni commerciali con Assad come leva per proteggere il popolo siriano. Eppure, hanno denunciato la violenza, ed i giornali riferiscono che alcuni leader europei stanno già facendo pressione per le sanzioni petrolifere. Esigiamo che aumentino la pressione e adottino sanzioni petrolifere immediatamente e blocchiamo gli ingranaggi del regime assassino di Assad.

Unisciti a chi chiede di tagliare i fondi alle forze siriane. Clicca in fondo per firmare la petizione per sanzionare l’acquisto del loro petrolio nell'Unione Europea e spargi la voce:

http://www.avaaz.org/it/no_blood_for_oil/?vl

I membri di Avaaz hanno svolto un ruolo chiave nel sostenere le richieste del popolo siriano per libertà, democrazia e diritti umani. Una gran parte dei filmati visti e informazioni lette attorno al mondo e’ finanziato tramite piccoli contributi dai membri di Avaaz provenienti da tutto il mondo. Diamo lo slancio per un cambiamento duraturo mentre la violenza contro il popolo siriano aumenta vertiginosamente e insistiamo perché l'Unione Europea intervenga immediatamente.

Con speranza,

Stephanie, Pascal, Morgan, Alice, Ricken, Wissam ed il resto del team Avaaz

ULTERIORI INFORMAZIONI

Le forze siriane continuano l’assalto su Hama mentre il numero dei morti aumenta, New York Times (in inglese)
http://www.nytimes.com/2011/08/07/world/middleeast/07syria.html

L'Unione Europea stringe le sanzioni sulla Siria, European Voice (in inglese)
http://www.europeanvoice.com/article/2011/august/eu-to-tighten-syria-sanctions/

Ribelli siriani richiedono sanzioni sul petrolio, Financial Times (in inglese)
http://www.ft.com/intl/cms/s/0/9e735f18-bd22-11e0-9d5d-00144feabdc0.html#axzz1Uc2dGYoh

La Siria intensifica gli assalti ai manifestanti e riceve la prima condanna della Lega Araba, Washington Post (in inglese)
http://www.washingtonpost.com/world/syria-launches-new-attack-against-protesters-in-east-arab-league-condemns-assault/2011/08/07/gIQAMmKS0I_story.html

Proteste siriane: l’esercito continua ad attaccare manifestanti pro-democrazia, The Guardian (in inglese)
http://www.guardian.co.uk/world/2011/aug/09/syria-protest-troops-attack-democracy-demonstrators

 
 
 

Costi della politica: tutti i tagli che si possono fare subito

Post n°860 pubblicato il 12 Agosto 2011 da dammiltuoaiuto
 

Costi della politica: tutti i tagli  che si possono fare subito

 

Vogliono la fiducia dei cittadini in questo momento nero? Se la guadagnino. Il governo, la maggioranza e la stessa opposizione non possono chiedere un centesimo agli italiani senza parallelamente (anzi: prima) tagliare qualcosa di loro. Conosciamo l'obiezione: non sarà un taglio di 1000 euro dallo stipendio reale (l'indennità è solo una parte) di deputati e senatori a risolvere il problema. Perfino se tutti fossero condannati a lavorare gratis risolveremmo un settemillesimo della manovra. Vero. Ma stavolta non hanno scelta: è in gioco la loro credibilità.

Per partire devono aver chiaro un punto: il perfetto è nemico del bene. In attesa di una ridefinizione generale dello Stato (campa cavallo) certe cose si possono fare subito. Alcune simboliche, altre di sostanza.

 

Sono stati presentati nove progetti di legge, dall'inizio della legislatura, per ridurre o addirittura dimezzare il numero dei parlamentari. Da destra, da sinistra... Dove sono finiti? Boh... Sono tutti d'accordo, a parole? Lo facciano, quel taglio. Senza allegarci niente. Sennò finisce come sempre finisce: la sinistra ci aggancia una cosa inaccettabile dalla destra, la destra ci aggancia una cosa inaccettabile dalla sinistra. E tutto resta come prima. Esattamente il giochino della riforma bocciata al referendum del 2006, che vedeva sì una modesta riduzione da 630 a 518 deputati, da 315 a 252 senatori (non il dimezzamento sbandierato: quella è una frottola) ma anche uno svuotamento dei poteri del Quirinale e un aumento dei poteri del premier. Dettagli che garantivano la bocciatura: la sinistra non l'avrebbe votato mai. Vogliono ridurre davvero? Trovino un accordo e lo votino tutti insieme: non servirà neanche il referendum confermativo. Sennò i cittadini sono autorizzati a pensare che sia solo propaganda. Come propaganda appare per ora la mega-maxi-super-riforma votata dal Consiglio dei ministri il 22 luglio. Se era così urgente perché non risulta ancora depositata e non se ne trova traccia neanche nel sito di Palazzo Chigi? Era sufficiente l'annuncio stampa? Forse erano più urgenti le vacanze.

 

Non si possono abolire subito le province senza ripartire parallelamente le competenze e i dipendenti? Comincino a toglierle dal tabù della Costituzione e a sopprimere quelle che hanno come capoluogo la capitale regionale destinata a diventare area metropolitana o non arrivano a un numero minimo di abitanti.

 

Vogliono inserire il pareggio di bilancio nella Costituzione? Inizino col riconoscere, concretamente, che la cosa oggi più lontana dal pareggio sono le pensioni dei parlamentari: alla Regione Lazio i contributi versati sono un decimo di quanto esce per i vitalizi. Alla Camera e al Senato un undicesimo. Al netto dei reciproci versamenti addirittura un tredicesimo. Immaginiamo la rivolta: non si toccano i diritti acquisiti! Sarà, ma quelli dei cittadini sono già stati toccati più volte.

Deve partire una stagione di liberalizzazione? Partano introducendo una regoletta esistente nei Paesi più seri: un deputato pagato per fare il deputato può far solo il deputato. Un caso come quello di Antonio Gaglione, il parlamentare pugliese espulso dal Pd per avere bucato il 93% delle sedute e così assenteista («preferisco fare il medico»), da bigiare addirittura il passaggio chiave del 14 dicembre scorso che vide Berlusconi salvarsi per pochissimi voti dalla mozione di sfiducia, in America è impensabile. E così quelli dei tanti avvocati (uno su sette alla Camera, uno su sette al Senato) e professionisti di ogni genere che pretendono di fare l'una e l'altra cosa. Dice uno studio de «lavoce.info» che un professionista che continua a fare il suo lavoro anche dopo l'elezione «bigia» in media il 37% in più degli altri parlamentari. Basta.

 

Negano di intascare i soldi destinati ai collaboratori non messi in regola e pagati in nero? La riforma è già pronta e depositata: il deputato o il senatore fornisce al Parlamento il nome del collaboratore di fiducia e questi viene pagato direttamente dal Parlamento. Ed ecco che l'«equivoco infamante» su certe furbizie sarebbe all'istante risolto.

 

Il vero cambiamento, però, quella rivoluzionario, sarebbe la decisione di spalancare finalmente le porte alla legittima curiosità dei cittadini. Massima trasparenza: quella sarebbe la svolta epocale. Se un americano vuole vedere se «quel» deputato che si batte per la ricerca farmaceutica ha avuto finanziamenti, commesse, incarichi professionali da un'azienda di prodotti farmaceutici va su Internet e trova tutto. Se un tedesco vuol sapere se «quel» deputato ha guadagnato dei soldi fuori dal Parlamento e in che modo, va su Internet e trova tutto. Se un inglese vuole conoscere i nomi di chi quel giorno ha viaggiato su quel volo blu dal 1997 ad oggi o quanto spendono a Buckingham Palace per le bottiglie di vino va su Internet e trova tutto.

 

Da noi per avere le sole dichiarazioni dei redditi dei parlamentari un cittadino di Vipiteno o di Capo Passero deve andare a Roma, presentarsi in un certo ufficio della Camera o del Senato, dimostrare di essere iscritto alle liste elettorali e poi accontentarsi di sfogliare un volume senza manco la possibilità di fare fotocopie. Per non dire del Quirinale dove ogni presidente, per quanto galantuomo sia, pur di non smentire la cautela del predecessore, mantiene riservato il bilancio del Colle limitandosi a dare delle linee generali. Che magari sono sempre meno oscure ma certo sono lontanissime dalla trasparenza britannica.

Cosa risparmieremmo? Moltissimo. Un solo esempio: sapere che il passaggio dato su un volo di Stato a una ballerina di flamenco finirebbe all'istante sui giornali, spingerebbe automaticamente a ridurre se non a eliminare del tutto certi «piacerini». Lo stesso vale per certi voli elettorali vietati, come ricorda una dura polemica sui giornali, anche in Turchia. Il governo, la maggioranza e l'opposizione (per quanto possa incidere) ritengono di avere, sui costi della politica, la coscienza a posto? Pensano di avere tagliato il massimo del massimo e che non si possa tagliare di più? Mettano tutto online. Con un linguaggio non inespugnabile. Ma soprattutto, vale per la destra e per la sinistra, la smettano una volta per tutte di gettare fumo fingendo di fare confusione (confusione voluta, ipocrita, pelosa) tra il qualunquismo, la demagogia e il diritto di sapere dei cittadini. Che sudditi non sono.

 

Sergio Rizzo

Gian Antonio Stella

08 agosto 2011

 
 
 

Facciamo i conti in tasca alla casta!

Post n°859 pubblicato il 12 Agosto 2011 da dammiltuoaiuto
 

Facciamo i conti in tasca alla casta!http://www.stopcensura.com/2011/08/facciamo-i-conti-in-tasca-alla-casta.html

Casta

Come dicevo ieri, dalla relazione del bilancio consuntivo della Camera dei deputati 2010 è possibile fare veramente i conti in tasca ai nostri cari deputati … ieri infatti avevo riportato le spese dei parlamentari (13 milioni di euro nel solo 2010) per i trasferimenti … oggi invece riporterò un po’ di voci per far capire meglio come vive questa gente! Ripeto, tutti i dati riportati sono presi bilancio consuntivo della Camera dei deputati 2010 e sono riferiti appunto al solo 2010 (tra parentesi è riportata la pagina dove è possibile riscontrare i dati riportati di seguito):

 

Cap. 1 - Indennita` dei deputati (pag.12):

Indennità parlamentare 90.850.000,00 euro

Indennità d’ufficio 3.600.000,00 euro

Altre indennità dei deputati 90.000,00 euro

Cap. 5 - Rimborso delle spese sostenute dai deputati per l’esercizio del mandato parlamentare (pag.12):

Rimborso delle spese di soggiorno 30.290.000,00 euro

Rimborso spese di viaggio ai deputati 8.450.000,00 euro

Rimborso spese di segreteria 31.700.000,00 euro

Altri rimborsi ai deputati 2.070.000,00 euro

Cap. 10 - Assegni vitalizi – Deputati cessati dal mandato (pag.12):

Assegni vitalizi diretti 96.700.000,00 euro

Assegni vitalizi di reversibilità 24.500.000,00 euro

Rimborso della quota di assegni vitalizi sostenuta dal Senato 17.000.000,00 euro

Cap. 20 - Rimborso di spese sostenute dai deputati cessati dal mandato (Pag.12):

Rimborsi di viaggio ai deputati cessati dal mandato 800.000,00 euro

Cap. 55 - Spese per la locazione di immobili - ACQUISTO DI BENI E SERVIZI. (pag.16):

Locazione uffici 34.010.000,00 euro

Locazione depositi 1.155.000,00 euro

Oneri accessori alle locazioni 115.000,00

Cap. 60 - Spese per manutenzioni ordinarie (pag.16):

Fabbricati 1.755.000,00 euro

Impianti antincendio 840.000,00 euro

Impianti condizionamento e termoidraulici 230.000,00 euro

Impianti elettrici 2.355.000,00 euro

Impianti di telecomunicazione 1.230.000,00 euro

Ascensori 960.000,00 euro

Impianti di sicurezza 490.000,00 euro

Attrezzature dei reparti 95.000,00 euro

Attrezzature d’ufficio 135.000,00 euro

Arredi 975.000,00 euro

Mezzi di trasporto 15.000,00 euro

Hardware 1.220.000,00 euro

Software 2.785.000,00 euro

Apparecchiature medicali 50.000,00 euro

Altre manutenzioni ordinarie 630.000,00 euro

Cap. 65 - Spese per servizi di pulizia e igiene (pag. 16):

Servizi di pulizia 7.050.000,00 euro

Servizio di smaltimento rifiuti 600.000,00 euro

Servizio di lavanderia 70.000,00 euro

Cap. 75 - Spese telefoniche (pag.16)

Telefonia fissa 1.750.000,00 euro

Telefonia mobile 565.000,00 euro

Cap. 85 - Spese per acquisto di beni e materiali di consumo (pag. 18):

Alimentari 630.000,00 euro

Combustibili, carburanti e lubrificanti 170.000,00 euro

Carta, cancelleria e materiali di consumo d’ufficio 1.190.000,00 euro

Materiali di consumo dei reparti 845.000,00 euro

Materiali di consumo per sistemi informatici 430.000,00 euro

Prodotti igienici 50.000,00 euro

Prodotti farmaceutici e sanitari 80.000,00 euro

Vestiario 600.000,00 euro

Altri beni di consumo 350.000,00 euro

Cap. 120 - Spese per assicurazioni (pag.20)

Assicurazione infortuni e vita deputati 1.600.000,00 euro

Assicurazione infortuni dipendenti 1.155.000,00 euro

Assicurazioni malattia personale non dipendente 60.000,00 euro

Assicurazione R.C. - R.C.A. 120.000,00 euro

Altre assicurazioni 60.000,00 euro

 

E per oggi ragazzi mi fermo qui … io non l’ho fatto, ma per chi ne avesse voglia provate a sommare tutte le cifre riportate sopra e che paghiamo di tasca nostra … questi sono solo alcuni dei costi della politica che i contribuenti Italiani pagano ogni anno (questi sono riferiti in particolare al 2010) … e hanno anche il coraggio di chiederci di tirare la cinghia … ma non si vergognano un pochino?

 
 
 

Il vero scandalo sono i rimborsi elettorali

Post n°858 pubblicato il 12 Agosto 2011 da dammiltuoaiuto
 

Il vero scandalo sono i rimborsi elettorali

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"Non per questo noi chiamammo tanta parte del Paese alla vita pubblica..." da L'imperio di Federico De Roberto (1929)

Il numero di luglio de L'Europeo fa i conti in tasca a quella che ormai non possiamo che definire una vera e propria deriva: "persone che vivono - direttamente e indirettamente - di politica: 1,3 milioni. Costi: 18,3 miliardi di euro l'anno, che salgono a 24,7 per colpa del sovrabbondante sistema istituzionale. E poi ci sono le auto blu, i voli di Stato, i rimborsi, le spese di rappresentanza..."

Pagina dopo pagina un viaggio doloroso negli sprechi della classe politica più screditata della nostra storia repubblicana. Perché qui non sono in discussione i legittimi costi della democrazia, ma i privilegi insostenibili di un Parlamento di nominati e non di eletti dai cittadini.

Secondo uno studio della Uil, oltre agli stipendi dei parlamentari, sono gli enormi costi di gestione di Camera e Senato a pesare sui costi della politica tra dipendenti (sono 2.632, per un costo complessivo solo di stipendi di 451 milioni), costi di manutenzione, per i servizi, per la sicurezza, i pasti a carico dei contribuenti, consulenti e segreterie particolari (la Camera ha previsto 21 milioni per le "prestazioni di personale non dipendente"), la cancelleria (un milione), il vestiario di servizio (più di un milione), affitti di uffici anche non utilizzati per decine e decine di milioni di euro (ad ogni parlamentare è garantito un ufficio personale per una spesa di 54 milioni all'anno). 

E poi come si sa c'è la busta paga dei politici tra indennità, diarie, benefit, rimborsi forfettari per viaggi e telefoni, con privilegi che per i parlamentari italiani continuano anche a fine mandato tra assegni di solidarietà (!!), decenni di pensioni d'oro e vitalizi. 

In tutto questo esiste una voce davvero esilarante: rimborso forfettario per le spese inerenti al rapporto tra eletto ed elettori. C'è da rotolarsi: ogni deputato riceve 3.690 euro e ogni senatore 4.180 per un rapporto che semplicemente non c'è, visto che con la legge porcellum del 2005 l'elettore vota solo per le liste di candidati, senza poter esprimere preferenze. Quindi questi politici oggi al governo hanno tolto ai cittadini il diritto di scegliere i loro rappresentati ma non hanno pensato che, a quel punto, andava rimosso anche il rimborso per le spese inerenti al rapporto tra eletto ed elettore. Quando dici la credibilità.

Andiamo avanti, perché sta per arrivare al vero scandalo. Ma prima due parole sulla "Repubblica delle berline". Le auto blu, concesse a parlamentari, presidenti di regione e di provincia, sindaci, presidenti di commissione... Secondo una indagine del 2010 voluta dal Ministro Brunetta, le "auto blu" sono circa 86mila. I consumi si aggirano sui 300 milioni di euro e tra ammortamenti, manutenzione, assicurazioni, personale, meccanici (sono circa 45 mila i dipendenti che si occupano delle auto dei politici) arriviamo a una spesa annua di 2 miliardi di euro. A questo bisogna aggiungere almeno un altro miliardo per le auto dedicate ai servizi speciali e di vigilanza urbana. 

Ma il vero scandalo, a mio avviso, sono i rimborsi elettorali. E se ne parla pochissimo. O almeno io non avevo l'esatta percezione dell'enormità di questo scandalo fino a quando non ho letto l'inchiesta de L'Europeo. Di sicuro anche altri ne avranno parlato, ma davvero ho la sensazione che rispetto alla gravità di questa voce l'opinione pubblica sia poco sensibilizzata.

Sono in pratica gli ex finanziamenti pubblici ai partiti (aboliti dal referendum del 1993) e "camuffati, come scrive L'Europeo, grazie a un decreto legge del 2006, che permette ai partiti di incassare il doppio di quello che spendono". 

In quel decreto legge del 2006 viene inserito un comma che recita: "In caso di scioglimento anticipato del Senato e della Camera il versamento delle quote annuali dei relativi rimborsi è effettuato". Traduzione: le Camere si sciolgono, ma ai rimborsi elettorali non succede niente. In pratica dal 2008, più rimborsi "doppi" per tutti, rappresentanti in Parlamento e no, fino a tutto il 2011. 

Come funziona? Leggiamo sempre su L'Europeo: "Per ogni elettore potenziale i partiti si autoassegnano un euro e poi si distribuiscono i soldi in base ai risultati elettorali, senza il bisogno di dover presentare e dimostrare spese realmente sostenute. Un euro ogni elettore potenziale, per ogni tornata elettorale (Camera, Senato, regionali ed europee), per cinque anni. Totale? Una tombola". 

Nel 1993 subito dopo il referendum che abolì il finanziamento pubblico ai partiti (referendum proposto dai radicali), i politici s'inventano "il contributo per spese elettorali", allora fissato in 1600 lire per ogni abitante censito, per un totale di 90 miliardi di lire (47 milioni di euro). Nel 1999 il contributo viene triplicato e arriva a 4.000 lire e non viene più calcolato per abitante ma sugli elettori registrati nelle liste della Camera. Poi arriva l'euro e il Parlamento decide per un euro per ogni elettore che però non corrisponderà a un dimezzamento rispetto alle 4.000 lire perché quell'euro sarà riconosciuto per ciascuno dei cinque anni della legislatura. Quindi le 4.000 lire con l'arrivo dell'euro diventano 5 euro. "E i rimborsi del 2001 da 194 milioni passano a oltre 476 milioni di euro".

"Per le politiche 2008, la Lega Nord (quella di "Roma ladrona") ha speso 3 milioni 476 mila 704 euro ma incassa dallo Stato 41 milioni 384 mila euro. Il PDL, a fronte di 68 milioni e mezzo spesi, porta a casa 206 milioni e mezzo... Il Partito democratico 18,4 milioni spesi e 180,2 incassati. L'IDV ha speso 4,4 e incassa 21,6; l'UDC ha speso 21 milioni e chiude con un attivo di 5 milioni in 5 anni". Anche chi è rimasto fuori dal Parlamento ha usufruito dei rimborsi: la Destra ha incassato 6,2 milioni, con un guadagno di quasi 4 milioni. Rifondazione Comunista nel 2006 (i partiti che componevano il cartello Sinistra Arcobaleno si sono "consolati" con ciò che restava dei rimborsi per la legislazione precedente) incassa 34 milioni e mezzo di euro a fronte di una spesa di appena 2,8 milioni. 

"I partiti sono uno dei pilastri della nostra vita politica: un pilastro che in 16 anni è costato agli italiani 2 miliardi 253 milioni 612.233 euro e 79 centesimi".  

Arianna Ciccone 
@valigia blu - riproduzione consigliata

 
 
 

Bush a Silvio "Smettete di pagare i talebani

Post n°857 pubblicato il 12 Agosto 2011 da dammiltuoaiuto
 

Bush a Silvio "Smettete di pagare i talebani"http://www.stopcensura.com/2011/08/bush-silvio-di-pagare-i-talebani.html

Le rivelazioni nei cable di Wikileaks in esclusiva sull'Espresso. Nel 2008 il presidente Usa chiese a Berlusconi di smetterla con questa prassi. Dopo 4 mesi altra reprimenda Usa. Da allora gli agguati e le vittime si sono quadruplicati.

Secondo le informazioni contenute nei documenti riservati di Washington, il premier pagava tangenti per evitare attacchi alle basi italiane. Il governo ha sempre smentito ma il dossier segreto non lascia dubbi. "Vero o no - si legge nei cablo - resta il fatto che gli italiani hanno perso 12 soldati in Afghanistan, meno di gran parte degli alleati con responsabilità simili" (Repubblica)

In particolare:

"Sia Berlusconi che Veltroni saranno riluttanti ad esporre i soldati italiani a rischi più grandi. Faremo pressioni perché le truppe assumano un atteggiamento più attivo contro gli insorti. Daremo anche un forte segnale opponendoci all'abitudine del passato di pagare denaro per ottenere protezione e negoziare riscatti per la liberazione di persone rapite".

"L'ambasciatore ha detto a Berlusconi che continuiamo a ricevere fastidiosi resoconti sugli italiani che pagano i signori della guerra locali e altri combattenti. Berlusconi si è detto d'accordo che ciò vada fermato".

Mazzette (perchè di questo si tratta) che poi presumibilmente i Talebani usavano per acquistare armi e ammazzare i soldati degli altri contingenti … e la notizia naturalmente fa il giro del mondo …

 

the New York times

the times

mail _nline

the australian

huffingtonpost

 
 
 

I consiglieri regionali abruzzesi si concedono 40 giorni di ferie

Post n°856 pubblicato il 07 Agosto 2011 da dammiltuoaiuto

Agosto Abruzzo mio non ti conosco! I consiglieri regionali si concedono 40 giorni di ferie

 

La denuncia di Lelio De Santis (Idv)

La denuncia di Lelio De Santis (Idv)

'''E’ incredibile ma vero! Il Consiglio della Regione Abruzzo tiene la sua ultima riunione il 2 Agosto, prima delle ferie estive non so fino a che punto per tutti meritate e tornerà a riunirsi solo il 12 Settembre. (Si parla di assise consigliare, in realtà le commissioni ed il lavoro dei consiglieri si fermerà dal 10 fino alla fine del mese ndr.)

Per un attimo, ho creduto di sbagliare ma ho dovuto subito guardare in faccia la realtà che parla della chiusura della massima Assise regionale per 40 giorni, nonostante la drammaticità della situazione economica, con seri problemi in diversi comparti produttivi e con una preoccupante emergenza occupazione, ed in presenza dei gravi ritardi della ricostruzione della città dell’Aquila e dei Comuni del cratere.

L’insensibilità dell’intero Consiglio merita una severa critica da parte dei cittadini abruzzesi, ma anche da parte della politica buona che non può tollerare un vuoto così lungo di iniziativa politica e legislativa in una situazione così grave.

E’ un’offesa al buon senso ed alla condizione di sofferenza di tanta gente che non arriva alla fine del mese e che non può permettersi nemmeno un giorno di vacanza. Mi auguro che Il Presidente, Pagano ed il suo vice, De Matteis, così tempestivi nel trovare l’intesa per un gemellaggio solo di facciata, vogliano concordare con tutti i Gruppi Consiliari una drastica riduzione del periodo di vacanza : 10 giorni basterebbero anche a voi, almeno in questa situazione, come alla maggioranza dei comuni mortali.

Naturalmente, sarà mio compito farlo per prima nei confronti del Gruppo dell’IdV.

Sarebbe un segnale apprezzabile, di presenza e di disponibilità all’ascolto di chi rimane a fare i conti con i problemi di una vita difficile.''

Lelio De Santis

http://www.abruzzo24ore.tv/news/Agosto-Abruzzo-mio-non-ti-conosco-I-consiglieri-regionali-si-concedono-40-giorni-di-ferie/46146.htm

manda  le tue   email   di  protesta    qui  a tutti   i consiglieri   della regione   abruzzo :

maurizio.acerbo@crabruzzo.it,argiro@argirogroup.com,walter.caporale@crabruzzo.it,franco.caramanico@crabruzzo.it,alfredo.castiglione@regione.abruzzo.it,federica.chiavaroli@crabruzzo.it,ricardo.chiavaroli@crabruzzo.it,camillo.dalessandro@crabruzzo.it,cesare.dalessandro@crabruzzo.it,giovanni.damico@crabruzzo.it,luigi.defanis@crabruzzo.it,giorgio.dematteis@crabruzzo.it,
antonio.delcorvo@crabruzzo.it,walter.dibastiano@crabruzzo.it,emiliano.dimatteo@crabruzzo.it,giuseppe.dipangrazio@crabruzzo.it,assllpp@regione.abruzzo.it,assagri@regione.abruzzo.it,alfredo.grotta@regione.abruzzo.it,carlo.masci@regione.abruzzo.it,antonio.menna@crabruzzo.it,luigi.milano@crabruzzo.it,luigi.milano@crabruzzo.it,emilio.nasuti@crabruzzo.it, nazario.pagano@regione.abruzzo.it,
paolo.palomba@crabruzzo.it,lucrezio.paolini@crabruzzo.it,antonio.prospero@crabruzzo.it,berardo.rabbuffo@crabruzzo.it,luca.ricciuti@crabruzzo.it,antonio.saia@crabruzzo.it,marinella.sclocco@crabruzzo.it,lorenzosospiri@libero.it,camillo.sulpizio@crabruzzo.it,giuseppe.tagliente@crabruzzo.it,luciano.terra@crabruzzo.it,lanfranco.venturoni@regione.abruzzo.it,nicoletta.veri@crabruzzo.it

MANDA UNA EMAIL   A GIANNI CHIODI

http://www.regione.abruzzo.it/portale/asp/sendemail.asp?id=prza1997


G. Chiodi: stampa@giannichiodi.com

M. Febbo: assagri@regione.abruzzo.it

D. Stati: daniela.stati@regione.
abruzzo.it

 

 
 
 

Parlamentari d'Italia: i più vecchi, assenteisti, costosi e meno istruiti

Post n°855 pubblicato il 07 Agosto 2011 da dammiltuoaiuto
 

Parlamentari d'Italia: i più vecchi, assenteisti, costosi e meno istruiti

Parlamentari d'Italia: i più vecchi, assenteisti, costosi e meno istruiti

Onorevoli d'Italia: i più vecchi, assenteisti e costosa tra i paesi sviluppati

La più vecchia, la più assenteista, la più costosa tra i paesi sviluppati. E insieme, la meno istruita e preparata nella storia della Repubblica. In altre parole "la più mediocre classe politica che l'Italia abbia avuto dal 1948". Niente meno. Questo giudizio, durissimo, non arriva da una poltrona rossa di Ballarò o da uno SpiderTruman della rete ma è la convinzione di un economista italiano di fama mondiale che si è posto un problema: capire perché l'insieme dei parlamentari italiani si trasformi "matematicamente" nella casta. E ce l'ha fatta. Antonio Merlo, direttore del dipartimento di Economia della University of Pennsylvania, ha scoperto la formula della "mediocrazia" (leggi l'intervista a Merlo)", cioè della propensione tutta italiana a far sedere in Parlamento non i migliori ma gli "unfit to lead", gli inadatti a governare, per usare una celebre frase usata dall'Economist per definire Berlusconi. Ilfattoquotidiano.it ha potuto leggere in anteprima questo workpaper inedito che farà discutere ben oltre gli ambienti accademici. Si chiama appunto "mediocracy" e termina con un modello di calcolo che potrà diventare un simbolo per chi vuole cambiare le cose.

La si potrebbe perfino appendere dietro alla scrivania o stampare su t-shirt, come la legge di gravità. Perché questa, signori e signore, è la legge della casta italiana. Dentro c'è tutto: c'è il berlusconismo, ci sono le leggi ad personam, il conflitto di interessi, i privilegi, i faccendieri, la corruzione. Risponde con i numeri alle domande che assillando gli italiani: chi abbiamo mandato in parlamento? Perché lavora per i propri privilegi e non per noi? Perché guadagna tanto e rende poco? Perché tutti votano le leggi utili a uno solo? A cosa servono gli affaristi nella politica?

Ebbene il risultato dei calcoli complessi fatti da Merlo confermano che l'Italia ha bisogno di una rivoluzione istituzionale e non di qualche taglio, di un intervento urgente sulla legge elettorale perché quella attuale (il sistema elettorale proporzionale a liste chiuse) incentiva "in modo perverso" i partiti a selezionare "non i migliori candidati possibili ma i più mediocri, i cosiddetti yesman, utili ad assecondare il partito e il capo e a votare compatti anche quello che un cittadino intellettualmente onesto mai voterebbe". Ecco perché secondo Merlo "i provvedimenti indicati nella bozza di riforma di Calderoli vanno sicuramente nella direzione giusta ma rischiano di restare un "contentino" senza una riforma istituzionale del sistema politico".

In ogni caso, da oggi, l'espressione "era meglio la Prima Repubblica" non è più un modo di dire. E' una certezza matematica. Costruita mettendo nero su bianco una serie di variabili come l'età, il livello di istruzione, il tasso di crescita delle indennità parlamentari, i tassi di assenteismo dei nostri "eletti".

In pratica un sistema di coordinate che descrive puntualmente quella fuga in avanti della casta rispetto al Paese reale e da quello che avviene in altre nazioni. In Italia c'è una sorta di regno autonomo della mediocrazia, dove in sessant'anni le retribuzioni dei governanti sono cresciute del 1.185% con una media annua del 10%, mentre quelle dei governati solo di qualche punto percentuale. Dove i governati hanno sudato per garantire ai figli un'istruzione universitaria mentre tra i governanti il numero di laureati scendeva drasticamente. Di questo passo, si arriverà presto al paradosso che il corpo degli eletti sarà meno istruito dei suoi stessi elettori, suggellando così il definitivo trionfo della mediocrazia.

I PIU' VECCHI E MENO ISTRUITI

Chi siede alla Camera e al Senato oggi è più vecchio. Prima del 92-94 si entrava in Parlamento con un'età media di 44,7 anni contro i 48,1 della Seconda. Oggi la media è 50 anni. Decisamente il Paese con la classe politica più vecchia d'Europa e che tende ancora a restare in Parlamento di più sganciandosi dalla tendenza delle altre nazioni a rinnovare la classe dirigente puntando su eletti mediamente più giovani. Il tasso di ricambio in Parlamento, calcolato come la proporzione dei nuovi entranti nel periodo 1953-2008, si è attestato intorno al 40 per cento. Nella II Legislatura (1953-58) era stata del 37,6 per cento, mentre aveva raggiunto la quota minima del 26,3% nella VIII Legislatura (1979- 1983). Nella XII Legislatura (1994-1996), che ha segnato l'inizio della Seconda Repubblica, il tasso di ricambio è balzato al 69,5 per cento e da allora si è mantenuto costante attorno al 45-50 per cento.

Il raffronto tra retribuzioni e tassi di istruzione è scioccante: le indennità parlamentari sono cresciute del 10% l'anno mentre la quota di laureati è scesa dello 0,5% annuo.

IGNORANTI IN AUTO BLU

Più vecchi e tuttavia meno preparati. La percentuale dei nuovi eletti con una laurea è significativamente diminuita nel corso del tempo con un brusco crollo nel passaggio tra la prima e la seconda Repubblica: dal 91,4% nella I Legislatura, al 64,6% all'inizio della XV Legislatura. In pratica la casta è riuscita ad andare contro la tendenza nazionale che, negli stessi anni, ha visto aumentare sensibilmente la quota di popolazione istruita. Di questo passo, si arriverà al paradosso che il corpo degli eletti sarà meno istruito dei suoi stessi elettori.

ASSENTEISTI SI', MA STRAPAGATI

Vecchi, impreparati ma meglio pagati di tutti. A dispetto della qualità del ceto politico in picchiata, le indennità parlamentari sono schizzate alle stelle sganciandosi da quanto accadeva nel resto del Paese. In Italia l'indennità parlamentare annua, in termini reali (misurata in euro del 2005), è aumentata da 10.712 euro nel 1948 a 137.691 euro nel 2006, il che significa un aumento medio del 9,9 per cento all'anno e un incremento totale di 1.185,4 per cento (negli Stati Uniti l'incremento annuale è stato dell'1,5 per cento e l'incremento totale del 58 per cento!).

Entrare nel Parlamento Italiano conviene sempre: i redditi totali dei deputati nel primo anno di attività in Parlamento aumentano del 77% rispetto a quelli dell'anno precedente. Dal 1985 al 2004, in Italia il mestiere del Parlamentare è stato particolarmente redditizio. Infatti, il reddito reale annuale di un parlamentare è cresciuto tra 5 e 8 volte più del reddito reale annuale medio di un operaio, tra 3,8 e 6 volte quello di un impiegato, e tra 3 e 4 volte quello di un dirigente. Dalla fine degli anni 90', il 25% dei parlamentari guadagna un reddito extraparlamentare annuale che e' superiore al reddito della maggioranza dei dirigenti.

Interessante anche l'effetto deteriore sulla partecipazione derivante dal possibilità di cumulare reddito privato professionale e indennità di carica. Ogni singolo anno trascorso in Parlamento incrementa i redditi addizionali all'indennità parlamentare del 4,2 per cento nel primo anno in Parlamento. Questo spiega anche lo scarso impegno degli eletti in aula: i calcoli dicono che in media ogni 10mila euro di extra reddito riduce la partecipazione in Parlamento dell'1%.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

 
 
 

LA SETTIMANA CORTA DEI PARLAMENTARI ECCO QUANTO LAVORANO

Post n°854 pubblicato il 07 Agosto 2011 da dammiltuoaiuto
 

CASTA/ La settimana «cortissima» dei parlamentari: ecco quanto lavorano

da   http://www.ilsussidiario.net/News/Curiosita/2011/8/5/CASTA-La-settimana-cortissima-dei-parlamentari-ecco-quanto-lavorano/199068/

venerdì 5 agosto 2011

 

CASTA/ La settimana «cortissima» dei parlamentari: ecco quanto lavorano Montecitorio semi-deserto

Le polemiche sulle lunghissime ferie estive di deputati e senatori hanno surriscaldato i primi giorni di agosto. Ma almeno, verrebbe da chiedersi, si tratta di un meritato riposo dopo un anno di duro lavoro? A vedere quanto hanno lavorato gli onorevoli negli ultimi dodici mesi, si direbbe proprio di no.

 

FANNULLONI IN COMMISSIONE - Gian Antonio Stella lo ha calcolato per il Corriere della Sera, e i risultati sono a dir poco sorprendenti. Nel 2010 ciascuna delle 14 commissioni permanenti della Camera dei deputati è stata impegnata in media per 8.645 minuti, cioè per due ore e 46 minuti ogni settimana. Una faticaccia, al confronto delle commissioni speciali, che si dividono in bicamerali (in quanto coinvolgono anche il Senato) e d'inchiesta Nel luglio 2011 la commissione per l'Infanzia e l'adolescenza presieduta dall’onorevole Alessandra Mussolini ha lavorato 34 minuti a settimana, cioè due ore e 15 minuti al mese per un totale di due sedute. Nello stesso mese, la commissione per il controllo sugli enti previdenziali, il cui presidente è Giorgio Jannone, è stata convocata solo tre volte per un totale di un'ora e 50 minuti pari cioè, se la matematica non è un’opinione, a 27 minuti a settimana. Ovviamente, il fatto che le commissioni si riuniscano non implica affatto che i parlamentari siano presenti, anzi.

ASSENTEISMO SENZA LIMITI- Carlo Monai, parlamentare dell’Italia dei Valori, in un’intervista all’Espresso ha raccontato che nella sua commissione «su una quarantina di membri, se ce ne sono una decina presenti è grasso che cola». Certo, qualcuno dirà, l’attività principale degli onorevoli consiste nelle sedute della Camera dei Deputati. La quale però, nel 2010, ha lavorato in tutto per 760 ore e 16 minuti: 14 ore e 27 minuti a settimana. Cioè meno di un terzo della settimana di un normale lavoratore. Ma come se non bastasse, in tutto 219 delle 760 ore (più del 25%) è stato dedicato alle interrogazioni e ai question time, che di solito vanno completamente deserti con i parlamentari che parlano nell’aula praticamente vuota. Mentre 82 ore sono state riservate a dibattiti che riguardavano onorevoli inquisiti, per votazioni della giunta per le autorizzazioni a procedere o della giunta per le elezioni. Alle nuove leggi, che dovrebbero essere la principale preoccupazione degli onorevoli, sono andante invece soltanto 459 ore e 54 minuti in un anno, cioè otto ore e 50 minuti ogni settimana. E per fortuna, si far per dire, che i parlamentari non lavorano dal lunedì al venerdì come auspicato dal presidente della Camera, Gianfranco Fini, perché altrimenti dedicherebbero all’attività lavorativa solo un'ora e 46 minuti al giorno.

«SETTIMANA CORTISSIMA» - Ma l’inchiesta di Stella non è la prima dedicata a questo argomento. Come scrive Repubblica, nel maggio 2010 Gianfranco Fini aveva addirittura commissionato un rapporto ufficiale su quanto lavorano davvero i deputati. Il presidente della Camera aveva infatti dichiarato riferendosi ai suoi onorevoli colleghi: «La settimana cortissima è un problema serio». Fini, definendo la situazione come «intollerabile», aveva ricordato una settimana in cui la Camera si era riunita soltanto due volte in tutto, e questo non in agosto, ma a metà primavera. Quindi il leader del Fli aveva citato dati molto puntuali, ricordando che dal 2008 ben 29 volte i disegni di legge sono stati rinviati dall'aula alle commissioni: 19 provvedimenti dell’esecutivo, 4 della maggioranza, 5 delle opposizioni. In 19 settimane, la Camera dei deputati aveva invece lavorato 30 ore, cioè 16 a settimana, per un totale di 60 sedute. E, last but not least, la settimana lavorativa degli onorevoli va dal lunedì pomeriggio al giovedì. Tanto che la terza carica dello Stato aveva cercato di prolungare i lavori fino a venerdì, suscitando però una vera e propria insurrezione.

 

 

 
 
 

UN MARE DI MERDA DI PETROLIO STA PER AFFOGARE LE NOSTRE COSTE DAL SALENTO ALLE TREMITI

Post n°853 pubblicato il 03 Agosto 2011 da dammiltuoaiuto
 

Trivellazioni nel mar Adriatico. A rischio il Salento

mare

Lecce. Scade oggi il termine per la presentazione delle osservazioni per opporsi ai trafori nel mare. La maggior parte delle trivelle sono previste nel Salento

Eccole le località salentine in cui la Northern Petroleum vuole trivellare il mare: Brindisi, Fasano, Cisternino, Ostuni, Carovigno, Meledugno, Otranto, Giurdignano, Uggiano La Chiesa, Torre Guaceto, Macchia San Giovanni, Punta della Contessa, Foce Canale Giancola, Rauccio, Aquatina Frigole, Torre Veneri, Le Cesine, Torre dell'Orso, Palude dei Tamari, Laghi Alimini, Santa Maria di Leuca, Posidonieto Capo San Gregorio, Punta Ristola.
Oltre a queste ci sono Bari, Monopoli, Polignano a mare.

Scadono oggi i termini per presentare osservazioni in opposizione alle trivellazioni.

Il Comitato per la tutela del mare del Gargano ha già inviato al ministero dell'Ambiente le sue note contro le concessioni d149 e d71 della Northern Petroleum, che prevedono i carotaggi in profondità proprio nei fondali marini.

Ora il Comitato esorta le associazioni ambientaliste a fare altrettanto, per bloccare lo scempio irreversibile della flora e della fauna adriatica.
E' stata una scienziata italiana a fornire la consulenza tecnica per la scrittura delle osservazioni già inviate. Si tratta di Maria Rita D'Orsogna, professoressa associata di Matematica Applicata presso l'Università di Los Angeles, ed è stata proprio lei ad informatre il comitato degli ambientalisti del Gargano sul fatto che la Northern petroleum ha gettato le sue mire nei mari salentini.

Le concessioni d149 e d71 prevedono indagini esplorative con la
tecnica dell'airgun e l'installazione di pozzi estrattivi a una ventina
di chilometri dalla riva, in zone altamente turistiche e naturalistiche
con ben nove aree protette e rilascio di sostanze inquinanti dannose
alla fauna marina, all'uomo e alle sue attività economiche.
Danni incalcolabili in cambio del solo 4% dei ricavi del petrolio
estratto.
Ancora pochi giorni per produrre da parte di cittadini e associazioni
le osservazioni al ministero dell'ambiente seguendo le indicazioni
della Prof.essa D'Orsogna:

http://dorsogna.blogspot.com/2011/07/affondiamo-la-northern-petroleum.html

Ecco le osservazioni del Comitato:

Al Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare
Direzione per la Salvaguardia Ambientale - Divisione III
Attenzione: Concessione d71 FR-NP e d149 DR-NP Northern Petroleum
Via Cristoforo Colombo, 44
00147 - Roma

p.c.: Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Direzione Generale per la Qualità e la Tutela del Paesaggio e l'Arte
Contemporanea
Via San Michele, 22
00153 - Roma

Oggetto: Osservazioni contro Concessione d71 FR-NP e d149 DR-NP
Northern Petroleum.

Con la presente il Comitato per la tutela del mare del Gargano, che
ha tra i propri compiti statutari la salvaguardia dell'ecosistema
marino, la tutela della salute delle popolazioni garganiche, la
sensibilizzazione dell'opinione pubblica sui temi della salubrità del
mare e dei rischi per la salute umana derivanti dall'inquinamento dello
stesso, già organizzatore della manifestazione del 24 aprile 2010 a
Lesina contro il parere positivo espresso dall'ufficio valutazione di
impatto ambientale alla richiesta della società irlandese Petrolceltic
Elsa, parte integrante della Rete nazionale per la difesa e la
valorizzazione del mare Adriatico e del mar Ionio, esprime, come già
fatto per le aree adiacenti alle isole Tremiti, la propria contrarietà
alle ispezioni sismiche e all'installazione dei pozzi petroliferi d71
FR-NP e d149 DR-NP per la ricerca di idrocarburi, come proposto dalla
Northern Petroleum di Londra. Non possiamo permettere tacitamente che
pozzi sorgano lungo il litorale pugliese, a circa 25 km dalla riva, in
quanto, se approvati tali pozzi rappresenterebbero l'inizio di una vera
e propria aggressione dell'Adriatico meridionale da parte di ditte
petrolifere straniere con gravi danni e ripercussioni negative anche
sulle attività umane che si svolgono sul Gargano.

Oltretutto, la VIA prevede l'uso di tecniche invasive come l'air gun
con danni alla pesca, ripercussioni estremamente negative sulla salute
e sulla vita stessa degli animali del mare, realizzazione di pozzi
esplorativi che potrebbero restare nei nostri mari per decenni, se
produttivi. Il progetto della Northern Petroleum non mette in nessuna
evidenza l'inevitabile uso di fanghi e fluidi perforanti e la
produzione di acque di risulta altamente tossiche che ogni pozzo,
preliminare o permanente, comporta. La Northern Petroleum non menziona
neppure i pericoli di subsidenza, scoppi, inquinamento e semplicemente
ignora gli effetti disastrosi sull'attività della pesca, già fortemente
minacciata da scarichi velenosi di tutti i tipi, o sul settore turismo
che è una delle attività prevalenti della Puglia.

Il mare Adriatico deve essere difeso e tutelato dall'attività
estrattiva del petrolio, inclusi i progetti in esame, che sono da
ritenersi in forte e totale contrasto con l'ambiente, l'economia, la
storia, le tradizioni della Puglia e delle sue coste. Una Puglia che
deve difendere ad ogni costo il turismo di qualità, la pesca, l'
agricoltura, la salute dei cittadini, la sua consolidata immagine di
territorio sano.
L'estrazione di scarse quantità di petrolio pesante, ricco di zolfo,
con guadagni irrisori da parte dello Stato, non deve e non può
giustificare l'aggressione alle nostre attività produttive, alla nostra
salute, al nostro territorio.
La presente è da intendersi ai sensi dell'articolo 6, comma 9 della
legge 8 luglio 1986 n.349, che consente ai cittadini di presentare
osservazioni sui progetti sottoposti a VIA e ai sensi del trattato di
Aarhus che, recepito anche in Italia, consente alle popolazioni il
diritto di esprimersi su proposte ad alto impatto ambientale, rendendo
l'opinione dei cittadini vincolante. Rinnoviamo, quindi, la preghiera
affinchè i Ministeri competenti boccino i progetti della Northern
Petroleum, rispettando la volontà delle popolazioni della Puglia e dell'
Adriatico, sancita e conclamata anche dalla regione Puglia.

 
 
 
 
 
 
 
 
 

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