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il Parlamento boccia il taglio degli stipendi, ancora intatti i costi della politica

Post n°1029 pubblicato il 21 Novembre 2012 da dammiltuoaiuto
 

Onorevoli, no alla riduzione degli stipendi. Commissione boccia emendamentoL’emendamento al decreto sviluppo destinato a tagliare i salari dei parlamentari italiani non ha passato il vaglio dell’ammissibilità in Commissione industria del Senato
Camera dei deputati

L’emendamento al decreto sviluppo destinato a ridurre gli stipendi di deputati e senatori non ha passato il vaglio dell’ammissibilità. ”Al fine di reperire, attraverso la riduzione del costo della rappresentanza politica nazionale, maggiori risorse da destinare al sostegno delle politiche per la crescita e l’occupazione giovanile – recita l’emendamento – il trattamento economico omnicomprensivo annualmente corrisposto ai membri della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica non può superare la media ponderata rispetto al Pil degli analoghi trattamenti economici percepiti annualmente dai membri dei Parlamenti nazionali dei sei principali Stati dell’Area Euro”. Ma la proposta avanzata dalla senatrice Pd Leana Pignedoli non è riuscita a passare ed è stata cassata dalla Commissione industria del Senato che sta valutando l’ammissibilità o meno dei circa 1.800 emendamenti presentati.

il Parlamento boccia il taglio degli stipendi, ancora intatti i costi della politica
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il Parlamento boccia il taglio degli stipendi, ancora intatti i costi della politica

Yahoo! NotizieScritto da Angela Iannone | Yahoo! Notizie –

 

Ce l'hanno fatta anche stavolta. Mentre chiedono sacrifici agli italiani, gli onorevoli mantengono il loro stipendio intatto, e i costi della politica non cambiano. Perchè è stato dichiarato "inammissibile" l'emendamento al decreto sviluppo che proponeva di ridurre gli stipendi dei parlamentari, investendo questo notevole taglio nelle opere di sviluppo e crescita.

 

Invece l'istanza, portata avanti dalla senatrice Pd Leana Pignedoli, è stata cassata dalla Commissione industria del Senato, che sta vagliando l’ammissibilità o meno dei circa 1.800 emendamenti presentati.

I parlamentari votano no, negando al Paese la possibilità di investire una quota sulla crescita e l'occupazione giovanile. Era quanto deciso dall'emendamento bocciato: "Al fine di reperire, attraverso la riduzione del costo della rappresentanza politica nazionale, maggiori risorse da destinare al sostegno delle politiche per la crescita e l'occupazione giovanile, il trattamento economico omnicomprensivo annualmente corrisposto ai membri della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica non può superare la media ponderata rispetto al Pil degli analoghi trattamenti economici percepiti annualmente dai membri dei Parlamenti nazionali dei sei principali Stati dell'Area Euro".

 Non è la prima volta che il Parlamento riesce a dribblare simili proposte di legge che tentano di mettere mano nelle loro onorevoli tasche: già lo scorso anno, a luglio, quando ancora era in piedi il governo Berlusconi, la Commissione Bilancio del Senato aveva bocciato - durante una votazione notturna e segreta - i provvedimenti da adottare per ridurre i costi della politica, annunciati dall'allora ministro dell'economia Giulio Tremonti. Un notevole dimezzamento dei costi, se mai ci fosse stato: da quasi 12 mila euro a "soli" 6 mila euro, adeguandosi al livello medio degli altri paesi europei. Nulla di fatto.

 

La situazione non è cambiata sotto Monti: sfumata l'idea della riforma costituzionale per ridurre il numero dei deputati e senatori, così come i numerosi dietrofront del governo sul tema del taglio dei costi della politica, affidando la decisione direttamente all'esecutivo, cioè al Parlamento, cioè ai diretti interessati. Contraddittorio, oltre che beffardo.

Così come il bluff del taglio dello stipendio, annunciato a inizio anno. La decurtazione dell'indennità parlmentare di 1.300 euro lordi al mese - 700 euro netti - di cui si vantarono parlamentari di destra e sinistra era in realtà il taglio di un aumento automatico dovuto al cambio di regime pensionistico. Una rinuncia ad un aumento, in buona sostanza, lasciando la situazione esattamente come prima.

 

Ed è praticamente passata sottovoce la raccolta firme portata avanti quest'estate dal partito di Unione popolare per chiedere un referendum sul taglio degli stipendi d'oro dei parlamentari. Un milione e trecentomila firme prese per dire no alla legge 261 del 1965, che determina l’indennità parlamentare: 3.500 euro mensili che ogni membro di Camera e Senato riceve per le spese di soggiorno a Roma. Una proposta che ha un iter lungo: a gennaio, infatti, le firme raccolte saranno consegnate in Cassazione che dovrà valutare la leggittimità delle sottoscrizioni. Esito che si saprà soltanto in autunno, dopodichè sarà la volta della Corte Costituzionale che valuterà i quesiti non prima di gennaio 2014. Se tutto va bene, si voterà nella primavera successiva.

 

http://it.notizie.yahoo.com/parlamento-boccia-taglio-stipendi-costi-della-politica-122914351.html

 

 
 
 

VADO A VIVERE CON 300 EURO

Post n°1028 pubblicato il 16 Novembre 2012 da dammiltuoaiuto
 
Tag: viaggi

Belize

Stai pensando di fuggire dall'Italia? Intanto sappi che non sei l'unico, anzi, e che ci sono diverse possibilità: ecco 5 Paesi esotici dove vivere con 300 euro al mese.

 

 

Sono sempre di più gli italiani - giovani e meno giovani - che fuggono lontani da un paese che sembra non riservare niente di buono per il futuro. Ma il dubbio amletico che ci si pone, una volta presa la decisione di partire, è: si, ma dove? E quanti soldi ci vogliono per arrivare a fine mese?

 

Ecco: noi vi proponiamo cinque mete esotiche dove poter vivere con 300/350 euro al mese, magari in riva al mare, sorseggiando un cocktail e lavorando tramite internet da un comodissimo portatile con connessione super veloce. Un sogno irraggiungibile? No, è la pura realtà che si può realizzare con un pizzico di forza di volontà.

THAILANDIA - Voto 8

Con 350 euro al mese è difficile trovare una casetta sulla spiaggia ma i prezzi degli appartamenti sono davvero bassissimi e variano dai 10 euro al mese nelle zone più periferiche, fino ai 21 (euro al mese!) nella zona nord del Paese verso Chiang Mai o ai 60 (euro al mese!) in direzione costa. Per mangiare sappiate che con meno di un euro per pasto si può gustare un ottimo pollo con riso o noodles e altre sfizioserie simili che in Thailandia si possono acquistare per strada. Viaggi, ristoranti e shopping sono compresi nei 350 euro al mese...

CAMBOGIA - Voto 6,5

Insieme a Laos e Vietnam, la Cambogia presenta un costo della vita simile a quello della Thailandia, forse qualcosa in meno. Nonostante i prezzi siano in crescita, causa turismo poco sostenibile, anche qui si riesce a mangiare con poco più di 100 euro al mese e investire il resto per alloggio e divertimenti. Da visitare la capitale Phnom Penh.

FILIPPINE - Voto 7

Si tratta del Paese più "sputtanato" e turistico, tanto è vero che in zona capitale (Manila) si trovano campi da golf, spiagge lussuose e centri commerciali da far invidia all'Occidente. La provincia di Cebu, invece, altrettanto sviluppata, offre prezzi più contenuti tanto da riuscire ad affittare un appartamento per poco meno di 100 euro al mese e spendendone altrettanti per mangiare. Sulla sanità non garantiamo niente ma nel complesso le Filippine offrono scorci niente male (vedasi la spiaggia di Patoy) e uno stile di vita piuttosto libertino. Ma attenti a non farvi beccare dalla locale polizia, altrimenti andrete incontro a grossi guai.

COSTARICA - Voto 7,5

Sigarette a 90 centesimi di euro, banane a 30 centesimi, pranzo al ristorante con meno di 4 euro e appartamenti vista mare a circa 200 euro al mese. Clima in prevalenza tropicale, possibilità di fare surf e divertimento assicurato. 

BELIZE - Voto 8,5

Il Paradiso quasi gratis. Spiagge bellissime, clima sub-tropicale, si parla inglese - siamo in America centrale - e ha un ecosistema marino tra i più belli del mondo. Il posto ideale per fare immersione. La capitale è Belize City ma in tanti scelgono di vivere nella zona di Cayo dove si trovano case sulla spiaggia a meno di 200 euro al mese. Per mangiare ci sono degli ottimi mercatini, economici e di qualità.

 
 
 

98 MILIARDI DI EURO DI TASSE EVASE MA AL GOVERNO NON INTERESSA

Post n°1027 pubblicato il 15 Novembre 2012 da dammiltuoaiuto
 

Scandalo slot machine, scontati 96 miliardi di euro. Il governo li recuperi per il welfare

http://affaritaliani.libero.it/cronache/sale-giochi151112.html

Giovedì, 15 novembre 2012 - 09:07:00
slot machine

Di Barbara Benedettelli

98 MILIARDI di euro equivalgono a ben 5 manovre economiche. Sono i soldi che alcune concessionarie di slot machine avrebbero dovuto allo Stato secondo la condanna di primo grado. Di quei 98 MILIARDI  (lo scrivo maiuscolo perche' sia chiaro che non sono milioni) ne abbiamo recuperati 2,5.

Gli altri 96, che potrebbero impedire i tagli al welfare, che potrebbero diminuire i costi del lavoro e creare occupazione, che potrebbero essere dati al volontariato per sostenerlo nella fondamentale opera sociale, che potrebbero evitare tagli lineari alla sanità, che potrebbero permettere incentivi per gli insegnanti, che potrebbero andare all'università per abbassare le rette, alla ricerca delle energie alternative, che potrebbero impedire i tagli alle forze dell'ordine e quindi alla sicurezza dei cittadini, che avrebbero potuto impedire di portare l'IVA al 21% e il rialzo che arriverà, che avrebbero potuto impedire l'IMU sulla prima casa ecc., gli altri 96 sono stati SCONTATI!

Quei NOVANTASEI MILIARDI DI EURO mancati che potrebbero perfino abbassare parte del nostro debito pubblico, non li ha recuperati neanche un governo che parla ogni istante di rigore, che chiede ai cittadini lacrime e sangue, che taglia da una parte, quella essenziale per la persona, e aumenta dall'altra i costi della vita rendendoci tutti un po' più poveri, insomma: tutti uguali nella povertà, niente più classi intermedie. Solo i "poveri" (la maggioranza) da una parte e i ricchissimi (pochi) dall'altra. Situazione che mi ricorda regimi che spero non tornino mai.

Prima del 2002 le slot machine (o videopoker) erano illegali e facevano gola alla criminalità organizzata che se l'è vista brutta quando lo Stato ha giustamente deciso di regolarizzare il settore. Lo ha fatto obbligando i gestori a collegare ogni macchina al sistema telematico di controllo della Sogei, società di Information and Communication Technology del Ministero dell'Economia e delle Finanze. In questo modo non può sfuggire nessuna giocata al controllo e l'entrata delle tasse è garantita. Ma a quanto pare le società non hanno provveduto. Di chi è la colpa? Questo è uno dei temi del procedimento a loro carico. Di certo il mancato allacciamento ha permesso loro di risparmiare, e molto, sulle tasse. Possiamo chiamarla evasione fiscale? Le società concessionarie, a leggere la sentenza, si erano impegnate perché tutto funzionasse a puntino ed è per questo che parte cospicua della sanzione, oltre ai sospetti di evasione, è costituita da quelle che vengono definite “inadempienze contrattuali”. C'è poi il caso del colonnello Umberto Rapetto, per anni comandante del Nucleo speciale frodi telematiche,“dimessosi” recentemente dopo l'appello, che ha suscitato non poche perplessità soprattutto nel mondo di internet. Ci sarà un fondo di verità in quanto sostiene la rete?

Quei 98 MILIARDI sono quanto diverse concessionarie di slot machine sono state condannate a pagare dalla sentenza di primo grado poi scontati del 96% in appello e i 98 MILIARDI diventano 2 e mezzo. Rigore? Lacrime e sangue? Moralità? Legalità? Guerra aperta all'evasione? O al pensionato al quale l'INPS, per suo errore magari (e quindi il pensionato neanche dovrebbe pagare), ha dato 10 euro in più e con cui ci si è comprato un filetto?

Le società incriminate sono: Atlantis World Giocolegale limited, Snai spa, Sisal spa, Gmatica srl, Cogetech spa, Gamenet spa, Lottomatica Videolot Rete spa, Cirsa Italia srl, H.b.G. Srl e Codere spa che avrebbero “cagionato l’inefficace funzionamento del servizio pubblico, nonché causato lo sperpero delle molteplici risorse finanziarie pubbliche impiegate, nella prevenzione e nel contrasto del gioco illegale; per il mancato avviamento della rete telematica; per il mancato completamento dell’attivazione della rete; per il mancato inserimento in rete di molti apparecchi installati; per il mancato rispetto dei livelli di servizio”.

La guerra all'evasione deve essere in primis una guerra di fermezza, di certezza della pena, anche lì, di annullamento degli sconti fiscali che anche culturalmente permettono il perpetrarsi di comportamenti illegali. Deve essere una "guerra" per l'uguaglianza: niente sconti al piccolo evasore verso il quale si procede subito al pignoramento dei beni? A maggior ragione niente sconti al grande evasore, e se proprio dobbiamo stare ai principi costituzionali, il grande evasore dovrebbe pagare perfino di più mentre il piccolo potrebbe essere, in casi di provata indigenza, sostenuto. É, per di più, in questo caso, gioco d'azzardo, anche se “legale”, e può provocare in alcune persone una dipendenza pari alla peggiore delle droghe. La ludopatia è una malattia grave. La fermezza, la severità, la forza della legge devono dunque essere perfino maggiori. Invece no.

Lo Stato, con le sue leggi che lo permettono, regala ben 96 MILIARDI DI EURO a chi per distrazione, per superficialità o per atteggiamento più o meno velatamente illegale (non chiamiamola furbizia), li ha sostanzialmente esso stesso rubati ai cittadini.  Poi a quegli stessi cittadini chiede tutto il denaro che hanno, raccontando che il paese può crescere, che l'economia può ripartire, che la disoccupazione può calare, che l'illegalità generalizzata deve sparire. Eppure è alimentata proprio dalla mancanza di severità verso chi non rispetta la legge, e l'aggira. Il principio di responsabilità soltanto ci può salvare e dovrebbe essere al primo posto nella nostra Costituzione. Un altro problema da risolvere, al più presto, è quello relativo al conflitto d'interessi, che, al di là di Berlusconi a cui è sempre e solo stato riferito, riguarda molti molti altri. Un esempio banale: si sa, da tempo sono vicina ai familiari delle Vittime della strada. Vi siete mai chiesti perché non si riesce a rendere le pene certe in questo settore? Semplice e inquietante. Perché in parlamento e in Commissione giustizia ci sono deputati che esercitano la professione di avvocato penalista. Le leggi possono dunque essere imparziali? Tutte le leggi votate in Commissione Giustizia possono essere certe? Ce la prendiamo sempre con i magistrati, ma le colpe della mancanza di certezza della pena non sono sempre e solo loro. Sono invece, spesso, del legislatore che non dovrebbe svolgere altra professione se non quella di parlamentare.
 
Ma torniamo ai 96 MILIARDI MANCATI. Da un governo tecnico ci aspettiamo ora, alla fine del mandato, una puntata di piedi per restituire agli italiani ciò che è stato tolto loro, recuperando tutti o molta parte di quei soldi. Ci si aspetta che siano cambiate leggi sempre meno leggi e sempre più "consigli per gli acquisti" che però gli italiani non possono fare, tartassati e schiacciati nei diritti fondamentali quali il lavoro,la salute, la dignità.

Di miliardi da recuperare dalle frodi e dall'evasione, e già scoperti da bravi investigatori della finanza, ce ne sono. Vediamo che fine fanno, per esempio, i soldi che derivano dalla maxi frode che coinvolge "47 imprenditori e professionisti di tutta Italia denunciati dalla Guardia di finanza di Pescara. Una forde fiscale internazionale, attuata mediante società fittizie e trust con sede nel paradiso fiscale di Madeira. In ballo ci sono altri 36 MILIONI QUESTA VOLTA di euro, ma i nomi degli imputati sono noti a livello nazionale e operano nei più disparati settori. Vediamo se anche questa volta tutto viene messo a tacere per evitare meno soldi ai partiti, meno pubblicità ai media, meno favori, o se invece prevale il rigor mortis montiano.

 
 
 

Innovazioni: 4 ragazze africane creano energia da urina

Post n°1026 pubblicato il 11 Novembre 2012 da dammiltuoaiuto
 

 - Vengono da tutta l'Africa, uomini e donne, tutti con destinazione Lagos, Nigeria. Quello che vogliono fare è mostrare questa volta cosa sono riusciti ad inventare, racconta TNW.

Maker Faire Africa, è uno show di innovazioni, invenzioni e iniziative che cercano di risolvere problemi. Non si tratta quindi del solito gruppo di ricchi scienziati che si ritrovano in un convegno dove spiegano come le loro invenzioni cambieranno il mondo.

A questa fiera si sono presentate quattro ragazze che hanno portato qualcosa di veramente speciale e innovativo: un generatore elettrico di urine. Questo fa pensare che se sono cosí brave a questa età, chissà una volta diventate grandi e, magari, con dei fondi che cosa potranno inventare.

Ecco come funziona:



L'urina viene messa dentro una cella elettrolitica, che rompe l'urea in azoto, acqua e idrogeno.

L'idrogeno entra in un filtro per la purificazione dell'acqua, che poi viene spinto nella bombola del gas.

La bombola del gas spinge l'idrogeno in un cilindro di borace liquido che viene utilizzato per rimuovere l'umidità del gas idrogeno.

Questo gas idrogeno viene poi spinto in un generatore.

Ed ecco che un litro di urina riesce a offrire sei ore di energia elettrica.

 
 
 
 
 
 
 
 
 

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