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Messaggi del 06/01/2008

 

Una storia nuova senza imperi

Post n°247 pubblicato il 06 Gennaio 2008 da dammiltuoaiuto
 

Una storia nuova senza imperi

Alex Zanotelli

È la stagione dell'attesa, dell'avvento.
Tempo di Natale, della nascita di un bimbo di nome Gesù.
È la stagione della novità, dell'anno nuovo. La novità della vita, del credere che il cambiamento possa sbocciare anche dentro - e oltre - i disastri umani che ci avvolgono.
Una domanda mi sorge spontanea, proprio in questo contesto di avvento natalizio: crediamo davvero che il nuovo può irrompere, nonostante tutto quello che viviamo? Ci crediamo davvero o siamo convinti anche noi, come fa il mondo, che questa è la fine della storia e che non c'è null'altro da aspettarsi? Crediamo che l'umanità possa fare ancora un salto di qualità?
Pongo, quindi, una domanda importante: è possibile che cinquemila anni di storia - almeno quella a noi nota - sia stata retta da imperi, dai diversi Cesare, che hanno oppresso, schiacciato ed emarginato la gente? Ci può essere una storia che sia finalmente senza imperi? Possiamo fare un salto di qualità e pensare a un'altra maniera di governarsi?
Si poneva la medesima domanda padre Balducci: così come l'uomo a un certo punto della storia umana ha fatto un salto di qualità ed è diventato homo sapiens, è possibile che faccia un ulteriore salto e divenga homo planetarius? È possibile che irrompa nella storia umana una grande novità inaspettata?
Noi cristiani crediamo, prima di ogni altra cosa, che il nuovo è possibile?
Mi ha affascinato molto, nel corso di questa mia riflessione, un recente libro, edito negli Stati Uniti, dal titolo "La grande svolta. Dall'impero alla comunità madre terra" di David Korter (autore di "Quando le multinazionali governano il mondo").
L'autore parte dalla premessa che oggi è necessario un salto di qualità perché l'umanità possa avere un futuro: "È una scelta che dobbiamo fare tra la cultura imperiale e la cultura della comunità madre terra. È una scelta tra i bassi e gli alti piani della natura umana. È una scelta tra la politica imperiale di 'arraffamento' individuale del potere e la politica democratica costruita sui principi e sul bene comune. È una scelta tra coloro che cercano il potere e rimangono imprigionati nella coscienza imperiale e i realisti della politica che invece cercano di risolvere i problemi che attanagliano tutti".
Oggi un bimbo ci è dato. È la vita che sgorga, mentre viviamo dentro le sfere di un impero che ci sta portando inesorabilmente alla morte, per le guerre e i disastri ambientali.
Riusciamo a credere che possono nascere delle comunità della madre terra, comunità il cui principio fondamentale è la passione per la vita, per la terra, che richiedono nuove relazioni umane? È questo l'invito di Korter che oggi riprendo: "Purtroppo buona parte delle nostre relazioni sono ridotte a scambi impersonali soprattutto in chiave finanziaria e buona parte di questo è sacrificato alla gioia, alla felicità, alle nostre emozioni. I soldi, certo, possono compensare alcune perdite, ma ci vogliono un sacco di soldi per comperare la felicità che invece la comunità e l'amicizia possono regalare gratuitamente". Le relazioni, non i soldi, ci condurranno al benessere. Quello che è importante più di tutto oggi è il nostro partecipare alla vita della comunità.
Perché, anche per noi che resistiamo all'impero, diventano così difficili le relazioni umane e tante di queste sono funzionali a qualcosa? Perché facciamo tanta difficoltà a costruire comunità, a vivere in comunità, ad amare, a sentirci amati?
Perché, soprattutto, tutte le comunità di resistenza, queste piccole realtà locali hanno tanta difficoltà a mettersi insieme? Forse anche nella resistenza stiamo replicando le stesse relazioni imperiali? Dovremmo dedicare molte meno risorse a fare soldi e molto più tempo a costruire comunità.
È questa la grande sfida: perché non credere che sia possibile viverla insieme?
Insistentemente chiedo una maggior sinergia tra tutte le reti, le associazioni, le Chiese, le organizzazioni locali o quelle che si occupano del Sud del mondo, tra tutti coloro che hanno voglia di resistere all'impero.
Penso sia questo il più grande regalo per ciascuno di noi: ritrovare un'unità profonda tra tutti i movimenti. Ritrovare la gioia di stare insieme.

 
 
 

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Post n°246 pubblicato il 06 Gennaio 2008 da dammiltuoaiuto
 

    AZIONI URGENTI

 CHIEDIAMO ALLA G-STAR DI INTERVENIRE PER ASSICURARE UN TRATTAMENTO GIUSTO AI LAVORATORI DELLA FIBRES & FABRICS DI BANGALORE

Il 1 Dicembre un tribunale indiano ha richiesto l’arresto di alcuni attivisti difensori dei diritti umani della Clean Clothes Campaign (CCC) e dell’India Committee of the Netherlands (ICN), oltre che del direttore del provider Antenna.

Gli attivisti sono vittime di ritorsioni legali da parte della Fibres and Fabrics International Pvt. Ltd. e della sua sussidiaria Jeans Knit Pvt. Ltd (FFI/JKPL), fornitori della G-Star (principale cliente) e, all’epoca delle violazioni, anche delle italiane Armani e RaRe, per avere fatto circolare informazioni relative alle gravi violazioni avvenute nelle unità produttive di Bangalore.

Le violazioni riscontrate da un gruppo di esperti indipendenti sono contenute in un report dettagliato che potete leggere QUI

Il 6 dicembre la G-Star, presente in Italia in numerosi punti vendita con lo stesso marchio e principale cliente della FFI, ha deciso di cessare le sue relazioni commercia  li con la FFI/JKPL. Pur trattandosi di un primo passo importante, G-Star ha adesso la responsabilità di mantenere fede all’impegno di garantire un giusto trattamento per i lavoratori della  FFI. Mentre andranno ad esaurirsi gli ordini in corso, la G-Star dovrebbe anche mettere in chiaro con la FFI che nuovi ordini potranno essere collocati se, e solo se, la FFI/JKPL ritirerà la denuncia e accetterà di aprire un confronto serio con le organizzazioni locali coinvolte.

Per ulteriori approfondimenti cliccate qui


Vi chiediamo di scrivere alla G-Star affinché:
- si impegni a spostare gli attuali ordini di produzione assegnati alla FFI verso fabbriche vicine che abbiano l’intenzione di impegnarsi in una produzione socialmente responsabile e che diano priorità ai lavoratori della FFI qualora dovessero procedere a nuove assunzioni
-  comunichi pubblicamente alla FFI che il rispetto del codice di condotta della G-Star prevede anche il rispetto della libertà di associazione sindacale
- affermi pubblicamente che denunciare sindacati e difensori dei diritti dei lavoratori  per avere fatto circolare informazioni sulla violazione dei diritti fondamentali, restringendo nei fatti la libertà di espressione e di organizzazione, è incompatibile con la richiesta di rispettare la libertà di associazione sindacale
- comunichi alla FFI che nuovi ordini saranno negoziabili solo se la FFI ritirerà la denuncia e accetterà un confronto con organizzazioni locali coinvolte

Inviate le vostre mail di pressione cliccando su:http://www.cleanclothes.org/urgent/07-12-11.htm#action Scrivete nelll'oggetto FAIR DEAL FOR FFI WORKERS

 
 
 

diritti umani in Cina

Post n°245 pubblicato il 06 Gennaio 2008 da dammiltuoaiuto
 

Arrestato difensore dei diritti umani in Cina

Campagna “Pechino 2008: Olimpiadi e diritti umani in Cina”. Arrestato difensore dei diritti umani, appello on line di Amnesty International Italia

Amnesty International ha lanciato un appello on line in favore dell’ennesimo difensore dei diritti umani arrestato in Cina, Hu Jia di Pechino. L’appello può essere sottoscritto all’indirizzo:
www.amnesty.it/appelli/azioni_urgenti/Cina_Hu_Jia?page=azioni_urgenti  

Hu Jia, arrestato il 27 dicembre 2007 con l’accusa di “incitamento alla sovversione dei poteri dello Stato”, è tuttora detenuto in totale isolamento senza la possibilità di incontrare il suo avvocato. Il suo arresto si inserisce nel contesto di repressione delle autorità cinesi sugli attivisti per i diritti umani in vista delle Olimpiadi di Pechino dell’agosto 2008. Obiettivi prescelti sono, secondo Amnesty International, coloro che tentano di denunciare le violazioni dei diritti umani e di informare i mezzi di comunicazione e le Organizzazioni non governative all’estero.

Il 27 dicembre, una trentina di agenti in borghese del Dipartimento per la sicurezza interna dell’Ufficio per la pubblica sicurezza di Pechino ha fatto irruzione nell’abitazione di Hu Jia e di sua moglie, Zeng Jinyan. I poliziotti hanno circondato la coppia e la madre della donna, che era venuta in visita per vedere suo nipote. Hu Jia è stato portato via da un gruppo di agenti, mentre un’altra decina è rimasta a controllare Zeng Jinyan, stazionando fuori dall’abitazione fino al 31 dicembre. La polizia le ha proibito di avere contatti con chiunque e le ha intimato di “cooperare”, se voleva evitare l’arresto e “brutte conseguenze” per il bambino.

La polizia ha bloccato le linee telefoniche e quelle per il collegamento a Internet e ha confiscato il computer, i telefoni cellulari, una videocamera, il fax e le carte di credito di Hu Jia e Zeng Jinyan. Gli agenti, inoltre, hanno portato via una rubrica telefonica e documenti cartacei, tra cui vari manuali internazionali sui diritti umani. I conti bancari della coppia sono stati congelati.

Amnesty International ritiene che Hu Jia sia detenuto presso il Centro di detenzione della polizia municipale di Pechino. Il 31 dicembre il suo avvocato, Li Jingsong, ha presentato una richiesta di incontro col suo cliente, ma non ha ancora ricevuto risposta dalla polizia. Hu Jia necessita di cure mediche quotidiane a causa dell’epatite B e di problemi al fegato di cui soffre.

Hu Jia aveva già trascorso un periodo di 41 giorni di carcere, in totale isolamento, tra febbraio e marzo del 2006, per aver organizzato uno sciopero della fame in favore di Gao Zhisheng, avvocato per i diritti umani di Pechino. Dopo il rilascio, ha passato buona parte del tempo agli arresti domiciliari, senza alcuna spiegazione da parte delle autorità. Nonostante la stretta sorveglianza, Hu Jia e sua moglie hanno continuato a denunciare le violazioni dei diritti umani in Cina. Il 18 maggio 2007 è stato impedito loro di partire per l’Europa, dove avrebbero preso parte a un ciclo di conferenze sui diritti umani. Il 10 novembre, Hu Jia è stato picchiato da alcuni agenti di polizia che cercavano di impedirgli di incontrare la moglie, ricoverata in ospedale e in procinto di partorire.

Il 2 gennaio decine di agenti della polizia distrettuale e municipale, arrivati a bordo di oltre 10 veicoli, hanno circondato l’abitazione della coppia. Da allora Zeng Jinyan è tenuta sotto stretta sorveglianza per impedirle di incontrare persone.

Garantire piena libertà d’azione ai difensori dei diritti umani, ponendo fine a minacce, intimidazioni, arresti e condanne nei loro confronti è una delle richieste che Amnesty International sottopone al governo cinese in vista delle Olimpiadi di Pechino 2008. Le altre richieste sono: ridurre significativamente l’applicazione della pena di morte, come primo passo verso la sua completa abolizione; applicare tutte le forme di detenzione in accordo con le norme e gli standard internazionali sui diritti umani e introdurre misure che tutelino il diritto a un processo equo e prevengano la tortura; porre fine alla censura, soprattutto nei confronti degli utenti di Internet.

La campagna “Pechino 2008: Olimpiadi e diritti umani in Cina

FINE DEL COMUNICATO                                                         Roma, 4 gennaio 2008

Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste:
Amnesty International Italia - Ufficio stampa
Tel. 06 4490224 - cell. 348-6974361, e-mail: press@amnesty.it

 
 
 
 
 
 
 
 
 

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