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Messaggi del 13/01/2008

 

CARLO PARLANTI HELP

Post n°252 pubblicato il 13 Gennaio 2008 da dammiltuoaiuto
 



Italia: nazione a sovranità limitata.

Il caso di Carlo Parlanti, cittadino italiano, ne è una manifesta controprova (anche se non serviva).

I nostri cittadini possono essere arrestati ovunque, trasferiti coercitivamente in America e sottoposti a carcerazione preventiva senza indizi né, tanto meno, prove a carico: basta la denuncia personale di una vera o presunta parte lesa purché sia, come nel caso in questione, cittadina americana.

Carlo Parlanti è rinchiuso da due anni prima in Germania, dove è stato arrestato su mandato di cattura internazionale (indovinate emesso da chi...) e, poi, in una cella di prigione Usa, senza che né le autorità governative italiane (per quel poco che si sono mosse...) né i suoi legali di fiducia (nonostante abbiano intrapreso tutte le vie legali possibili...) siano riusciti ad ottenere il benché minimo riscontro di obiettività giudiziaria.

Carlo Parlanti è accusato, e per questo detenuto, di: violenza domestica, sequestro di persona, violenza sessuale ai danni della sua ex convivente Rebecca White. Denuncia effettuata dopo tre settimane dalle violenze lamentate e dopo essere stata lasciata da Carlo Parlante. Il tutto, solo - lo ripeto - su denuncia della stessa White, senza nemmeno un referto medico che attesti i dichiarati maltrattamenti ricevuti.

Il nostro connazionale non si era trasferito negli Usa in cerca di avventura/e ma perché regolarmente assunto da una nota azienda multinazionale in qualità di “manager informatico”.

Allo stato attuale, vive in una cella due metri per due, nel carcere di Wasco, in California.

Questo è il diritto dell’Impero Usa.

Craxi? Aveva osato far sparare addosso agli americani a Sigonella.

Cemis? Una disgrazia: non ci sono colpevoli, al massimo irrisori risarcimenti.

Callipari? Legittima reazione a fondati sospetti e pericoli.

Carlo Parlanti? La sua parola di suddito dell’Impero contro quella di una Civis Statunitensus Sum: cosa volete che conti?

È appena il caso ricordare che dopo l’11 settembre, negli Stati uniti è stato temporaneamente (dicono...) sospeso l’Habeas Corpus, colonna del rispetto dei diritti fondamentali e giuridici dell’Uomo. Pare (dicono...) per difendere l’America dai malefici altrui (dicono...).

_______________________________________________

Leggere nel dettaglio la vicenda di Carlo Parlanti sul sito http://www.carloparlanti.it

Testimoniate la vostra solidarietà a Katia Anedda, la sua compagna italiana, che da due anni si batte per la libertà di Carlo e per la giustizia sovrana degli italiani.

Indirizzo di Carlo Parlanti - F25457
B-3-B-T08M
PO Box 5500
Wasco State Prison
FIRMA  QUI  LA PETIZIONE

 
 
 

LA  THYSSEN  ACCUSA  I LAVORATORI

Post n°251 pubblicato il 13 Gennaio 2008 da dammiltuoaiuto
 

 Indispettiti i vertici della Thyssen dopo la morte di 7 operai, nella
 corrispondenza accusavano i lavoratori di fare troppo gli "eroi in TV".
 
 Indispettiti i vertici della Thyssen dopo la morte di 7 operai, nella
 corrispondenza accusavano i lavoratori di fare troppo gli "eroi in TV".
Questo dà l'idea della gretta e disumana mentalità per cui gli operai sono
 carne da macello alla quale non va assicurata alcuna tutela e se ne
 muoiono centinaia all'anno, i colleghi devono anche tacere invece di
 protestare in TV e far luce sul grottesco abbandono dei diritti che stiamo
 conoscendo. veramente qualcosa di strano è successo in quella acciaieria
mi chiedo: La Thyssen esiste da tantissimi anni ,  nessuno ne ha mai sentito
parlare fino aal momento dell'incidente che ha causato la morte dei sette
poveri ragazzi
Ma mi chiedouna cosa importantissima : perche nessuno denunciò la carenza di
sicurezza in tutti gli anni passati?
I sindacati di solito fanno manifestazioni se qualcosa nelle industrie non
fila liscio...dov'erano?forse negli anni passati gli estintoeri erano carichi,
c'era qualcuno   che periodicamente controllava ... negli ultimi tempi l'azienda era in procinto di chiudere, quindi si cercava di ottimizzare i profitti: non
posso avere dei costi per creare un impianto sicuro se fra 3 mesi
chiudo....anche gli operai erano in numero inferiore al necessario: un
operai aveva spiegato che si era ritrovato responsabile di un settore
che nemmeno conosceva....
Vorrei precisare che se non fossero morti, probabilmente non sarebbe
venuto a galla nulla di questa situazione.
Supponendo che anche precedentemente ci fosse stata qualche carenza
non grave, chi avrebbe potuto fare qualcosa? Ogni cosa negativa che
accade all'azienda si ripercuote sugli operai. Lì c'era gente che
lavorava pur conoscendo i rischi  non perchè eroi, ma per mancanza di
alternativa...quando devi mandare avanti una famiglia, pagare le
bollette etc e non hai possibilità di scelta, sei costretto ad
accettare qualsiasi cosa a meno di "vie poco legali".


CARA  THYSSEN   VERGOGNATEVISPERO  CHE LA  GIUSTIZIA  VI CONDANNI   A UN RISARCIMENTO   MILIARDARIO  ..................

MANDATE  EMAIL   DI PROTESTAinfo.ast@thyssenkrupp.com



http://www.corriere.it/cronache/08_gennaio_13/thyssen_carte_92b66d9a-c1a5-11dc-bb2b-0003ba99c667.shtml La Thyssen dopo il rogo:
gli operai fanno gli eroi in tv «Il governo Prodi in crisi trae vantaggio dall'attenzione su di noi»


La sede della Thyssen Krupp a Torino listata a lutto (Ap)
TORINO
- Un'analisi riservata interna sulla situazione politica italiana, sulle reazioni sindacali e sociali e sull'atteggiamento dei media all'indomani del rogo della ThyssenKrupp che nella notte tra il 5 e il 6 dicembre è costato la vita a sette operai. Il documento — cui contenuti, se confermati, sembrerebbero testimoniare meglio di qualunque altro materiale l'atteggiamento assunto dalla casa madre tedesca nei confronti delle sue filiali italiane e in particolare dell'acciaieria torinese in via di dismissione — è stato sequestrato giovedì scorso a Terni nel corso delle perquisizioni sia in fabbrica sia nelle abitazioni private dei tre massimi dirigenti italiani (l'amministratore delegato Harald Espenhahn, Gerald Priegnitz e Marco Pucci) del gruppo già iscritti per omicidio e disastro colposo nel registro degli indagati. Nella nota, redatta in tedesco o forse tradotta in questa lingua proprio per renderne più rapida la lettura a tutti i manager interessati, si analizza la storia e la realtà della città di Torino, dove esiste — registrano i funzionari ThyssenKrupp — «una lunga tradizione sindacale di stampo comunista », e dove già negli anni precedenti alla tragedia le «condizioni ambientali» apparivano sfavorevoli al mantenimento dell'attività produttiva. Non mancano i cenni remoti alla storia italiana e torinese degli «anni di piombo», nei quali chi firma l'analisi ricorda come alcune delle pagine più sanguinose del terrorismo brigatista siano state scritte proprio a Torino ad opera dell'eversione.
Poi si passa a esaminare la situazione dei 20 giorni di dicembre che hanno fatto seguito alla tragedia, durante i quali il sacrificio degli operai, le loro condizioni di lavoro, le dichiarazioni di dura condanna da parte delle istituzioni e delle forze politiche e sindacali italiane hanno occupato le prime pagine dei giornali e dei telegiornali. Ai vertici aziendali che dalla casa madre di Essen, in Germania, hanno evidentemente richiesto elementi per poter meglio valutare la situazione e per poter quindi decidere la propria strategia sia di comunicazione sia legale, lo sconosciuto relatore dell'analisi trasmette i propri commenti.
Gli operai sopravvissuti al rogo e i compagni di lavoro delle vittime «passano di televisione in televisione » e vengono rappresentati «come degli eroi». Un fatto, quest'ultimo, particolarmente sgradevole, che impedisce ogni possibile misura di censura o di richiamo a questi testimoni, che sono ancora e a tutti gli effetti dipendenti della società, ma che in questo momento sarebbe inopportuno colpire sul piano disciplinare, anche se non si esclude di poter prendere in considerazione questa ipotesi per il futuro, dopo un'attenta analisi degli aspetti formali e delle rassegne stampa cartacee e televisive. Infine, nella lettera ritrovata all'interno di una valigetta nelle perquisizioni, si traccia anche un affresco della situazione politica italiana in generale, facendo notare come lo stesso governo guidato da Romano Prodi, che attraverserebbe comunque un periodo di «crisi», possa trarre vantaggio dall'estrema attenzione dei media sul rogo di Torino, che può esercitare, se non altro, un ruolo di calamita capace di distrarre l'attenzione dei lettori e dei telespettatori da altri e più urgenti problemi di politica interna
Vera Schiavazzi
13 gennaio 2008

 
 
 
 
 
 
 
 
 

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