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Messaggi del 20/02/2008

 

IRAN  NO   GAY

Post n°278 pubblicato il 20 Febbraio 2008 da dammiltuoaiuto
 
Tag: iran



Iran: gay? No. Sodomita e condannato a morte
pubblicato da nalk in:

Mondo





IranAlle
volte non ci rendiamo conto di quanto siamo fortunati. Pensate di
essere due giovani omosessuali iraniani. Se vi sorprendessero in
flagranza di un atto sessuale con il vostro giovane partner verreste
nella peggiore delle ipotesi condannati a morte.


Questo sforzo molto triste di immaginazione ha consistenza reale per
i due ragazzi di 18 e 19 anni Hamzeh Chavi e Loghman Hamzehpour.
L’accusa, dopo una confessione sommaria fondata su tortura psicologica
e fisica, è di essere nemici di Allah e sodomiti. Pensare che oggi
qualcuno possa morire per la propria sessualità fa venire i brividi.




E stata lanciata un petizione
con raccolta di firme per fare in modo che questo scempio non abbia luogo.


Iniziativa onorevole, ma c’è qualcosa di matrice culturale e
politica alla base che andrebbe modificato. Prima che altri ragazzi
omosessuali come noi possano morire per quella che forse per qualcuno
di noi italiani è ancora è una colpa, per loro è persino un reato.


Via | L’Occidentale



Continua a leggere: Iran: gay? No. Sodomita e condannato a morte







....

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6 Commenti









Iran: condannate sei persone per omosessualità
pubblicato da Martin Millar in:

#%§

Omofobia








Vengono pensate, lanciate e strumentalizzate centinaia di petizioni
ogni giorno. L’ultima sentita alla radio, ieri, prevedeva una raccolta
firma per salvare Harry Potter. Proviamo, per una volta, a spostare
l’attenzione su questioni più importanti?!

Il portavoce iraniano dell’Autorità Giudiziaria ha annunciato
l’imminente esecuzione di venti criminali a Teheran. Secondo quanto
dichiarato da Ali Reza Jamshidi queste persone sono accusati di
molestie sessuali, rapporti illeciti e atti contrari alla fede; sei di
loro sono stati arrestati con l’accusa di omosessualità.


Continua a leggere: Iran: condannate sei persone per omosessualità




 
 
 

IRAN   UCCIDE LA VITA

Post n°277 pubblicato il 20 Febbraio 2008 da dammiltuoaiuto
 
Tag: iran

IRAN. RADICALI MOBILITATI PER SALVARE DUE RAGAZZI GAY

> 12
febbraio 2008: Continua la mobilitazione internazionale per salvare i
due ragazzi condannati a morte in Iran perché omosessuali.

>

>
In pochi giorni oltre 12.500 persone hanno sottoscritto la petizione
(www.petitiononline.com/irangay) rivolta alle autorità iraniane per
salvare la vita di Hamzeh Chavi e Loghman Hamzehpour.

> I due
ragazzi, di 18 e 19 anni sono stati arrestati a Sardasht,
nell'Azerbaijan Iraniano, lo scorso 23 gennaio, con le accuse di
"mohareb" e "lavat" (essere nemici di Allah e sodomia); hanno
confessato, sotto tortura, di amarsi e rischiano ora la pena di morte.

>
Il Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito con
Nessuno tocchi Caino aderisce all'iniziativa del Gruppo EveryOne che ha
indirizzato una lettera ad Abolfazl Zohrevand, Ambasciatore in Italia
della Repubblica Islamica dell'Iran, in cui si chiede un incontro
urgente per discutere del caso dei due giovani, che sta suscitando
clamore in tutto il mondo, e della preoccupante situazione sulla
violazione dei diritti umani in corso nel Paese.

FIRMA QUI

http://www.petitiononline.com/irangay/petition.html


IRAN: nove donne e due uomini attendono di essere uccisi a colpi di pietra


Data di pubblicazione dell'appello: 24.01.2008
Status dell'appello: attivo




Secondo
informazioni in possesso di Amnesty International, almeno nove donne
(Iran E., Khayrieh, Kobra N., Fatemeh, Ashraf Kalhori, Shamameh
Ghorbani, Mokarrameh Ebrahimi, Leyla Ghomi e Hajar) e due uomini
(Abdollah Farivar e un cittadino afgano di cui non si conosce il nome)
rischiano la lapidazione.



IRAN E. una donna di etnia araba del
clan Bakhtiari, stava parlando con un ragazzo, figlio di un vicino di
casa, quando è stata aggredita e ferita a coltellate dal marito. Il
ragazzo avrebbe successivamente ucciso il marito con lo stesso
coltello. Quando la polizia ha interrogato la donna, lei avrebbe
ammesso l’adulterio con il figlio del vicino per poi ritrattare la
confessione. Un tribunale della città di Khuzestan l’ha condannata a
cinque anni di prigione per complicità nell’omicidio del marito e alla
lapidazione per adulterio. Il verdetto è stato confermato dalla Corte
suprema nel 2006. Il suo avvocato ha presentato appello e la stessa
Corte suprema, nel giugno 2007, ha annullato il verdetto ordinando al
tribunale di Khuzestan di svolgere un nuovo processo, di cui non si
hanno dettagli. La donna è attualmente detenuta nella prigione di
Sepidar, nella città di Ahvaz.



KHAYRIEH è stata condannata a
morte da un tribunale di Khuzestan per complicità nell’omicidio del
marito e adulterio, reato per il quale è stato imposto il metodo di
esecuzione della lapidazione. Sembra che la donna avesse subito
violenza da parte del marito e avesse iniziato una relazione con un
parente di quest’ultimo, che poi avrebbe commesso l’omicidio. Il caso è
stato trasmesso al Capo dell’autorità giudiziaria, per ottenere
l’autorizzazione a eseguire la condanna.



KOBRA N. è stata
condannata a otto anni di prigione per complicità nell’omicidio del
marito e alla lapidazione per adulterio. Prima di essere ucciso, il
marito tossicodipendente l’aveva costretta per due anni a prostituirsi.
Nel 1995, dopo essere stata duramente picchiata dal marito, si era
confidata con un suo cliente, il quale aveva poi compiuto l’omicidio.
Dopo essere stato condannato a morte, l’assassino è stato perdonato
dalla famiglia della vittima dietro il pagamento di un risarcimento in
denaro (diyeh). Kobra N. si è rivolta alla Commissione per l’amnistia e
la clemenza chiedendo la commutazione della condanna a morte. È ancora
in attesa di una risposta, detenuta nella prigione di Tabriz.



FATEMEH
ha ricevuto due condanne a morte, nel maggio 2005, da parte di un
tribunale della provincia di Tehran: la prima sentenza è stata emessa
per complicità nell’omicidio di un uomo conosciuto come Mahmoud; la
seconda, alla lapidazione, per aver avuto una “relazione illecita” con
la vittima. A uccidere Mahmoud era stato il marito di Fatemeh,
condannato per questo a 16 anni di prigione. Il caso è in esame presso
la Corte suprema.



ASHRAF KALHORI madre di quattro bambini, è
stata condannata alla lapidazione per adulterio e a 15 anni di prigione
per aver preso parte all’omicidio di suo marito. Nonostante abbia
dichiarato che la morte del coniuge era stata accidentale, la polizia
l’ha accusata di aver avuto una relazione con un uomo e di aver
incoraggiato quest’ultimo a compiere l’omicidio. Durante un primo
interrogatorio, la donna avrebbe ammesso l’adulterio, ritrattando la
confessione in un secondo momento. L’esecuzione, inizialmente fissata
alla fine di luglio del 2006, è stata temporaneamente sospesa dal Capo
dell’autorità giudiziaria.



SHAMAMEH GHORBANI (conosciuta come
Malek) è stata condannata alla lapidazione per adulterio nel giugno
2006, dopo che i familiari avevano ucciso un uomo trovato nella sua
abitazione. Il suo caso è ora in riesame presso la Corte suprema.



MOKARRAMEH
EBRAHIMI è stata condannata alla lapidazione per aver avuto una
relazione extraconiugale con Ja’far Kiani, che è stato già lapidato.
Nell’ottobre 2007 l’avvocato della donna ha fatto sapere che il Capo
dell’autorità giudiziaria aveva rinviato il caso alla Commissione per
l’amnistia e la clemenza.



LEYLA GHOMI condannata alla
lapidazione, pare sia detenuta nella prigione di Evin a Tehran. Non si
conoscono altri dettagli sul suo caso.



HAJAR è stata condannata
alla lapidazione da un tribunale di Mashhad nel settembre 2007. L’uomo
accusato di aver avuto rapporti sessuali illeciti con lei sarebbe stato
condannato a 100 frustate.



ABDOLLAH FARIVAR è stato arrestato
nel novembre 2004 e condannato alla lapidazione per aver avuto un
rapporto sessuale illecito con una ragazza di 16 anni, cui stava
impartendo lezioni di musica. Ha dichiarato di aver ammesso la propria
colpa in tre distinti interrogatori ma di non averlo fatto una quarta
volta (secondo il codice penale, quattro confessioni costituiscono
prova di colpevolezza). In seguito ha sostenuto che, siccome sua moglie
aveva problemi di salute che le impedivano di avere rapporti sessuali,
aveva contratto un “matrimonio temporaneo” (sigheh) con la ragazza di
16 anni, rendendo in questo modo “legale” e non adulterino il rapporto
sessuale.



UN UOMO AFGANO DI CUI NON SI CONOSCE IL NOME è a
rischio di lapidazione per aver stuprato la cognata sedicenne, nel
2003. Per due volte la condanna è stata annullata perché l’imputato
aveva confessato la propria colpa solo tre volte, e non quattro, come
prevede il codice penale. Il terzo processo si è svolto nel 2007 e il
verdetto alla lapidazione è stato confermato dalla Corte suprema. Il
giudice del processo ha usato la discrezionalità che gli è concessa
dalla procedura penale iraniana e, in assenza della quarta confessione,
si è detto convinto della colpevolezza dell’imputato.



Il 15
gennaio 2008, in occasione del lancio del rapporto “Iran. Porre fine
alle esecuzioni mediante lapidazione” (MDE 13/001/2008), Amnesty
International ha rivolto un appello urgente al governo iraniano,
chiedendo di modificare il codice penale del paese abolendo la
terribile pratica della lapidazione e, nel frattempo, assicurare il
rispetto della moratoria sulla lapidazione imposta dal Capo
dell’autorità giudiziaria nel 2002.



Per approfondimenti consulta il rapporto di AI "Iran. Porre fine alle esecuzioni mediante lapidazione" alla pagina: http://www.amnesty.org/en/news-and-updates/report/campaigning-end-stoning-iran-20080115 



http://www.amnesty.it/appelli/appelli/Iran_Lapidazione?page=appelli

 
 
 

iran firma la petizione

Post n°276 pubblicato il 20 Febbraio 2008 da dammiltuoaiuto
 
Tag: iran

Iran: minorenne al momento del reato rischia l’esecuzione


Data di pubblicazione dell'appello: 14.01.2008
Status dell'appello: attivo




Saeed
Jazee, scultore di 21 anni, è stato condannato a morte per l’uccisione
di un ragazzo 22enne, avvenuto nel 2003. All’epoca, l’omicida era
probabilmente minorenne. La Corte suprema ha confermato la condanna e
il caso è stato inviato al capo della Giustizia, l’Ayatollah Mahmoud
Hashemi Shahroudi per l’approvazione finale.



Secondo
informazioni ricevute da Amnesty International, l’uccisione ha avuto
luogo all’interno di un negozio di alimentari di un amico di Jazee. La
vittima aveva appena iniziato a lavorare nel locale e non conosceva
Jazee, che era entrato per mangiare un panino. I due hanno iniziato a
discutere sul panino che Jazee stava mangiando e il ragazzo lo ha
aggredito con un coltello. Durante lo scontro, il coltello è caduto sul
pavimento. Jazee è riuscito a prenderlo per primo e ha ferito il
ragazzo. Jazee e altri commessi del locale hanno tentato invano di
soccorrerlo.



Durante il processo, il personale del negozio ha
dichiarato che la morte del giovane era stata accidentale. Lo stesso
Jazee ha più volte sostenuto che l’uccisione non era stata
intenzionale. Per questo motivo il suo avvocato, Mohammad Mostafaei,
sta chiedendo un nuovo processo.



Secondo l’articolo 206 (b) del
codice penale iraniano, l’omicidio è classificato come premeditato “nei
casi in cui l’omicida compia intenzionalmente un’azione che, per la sua
natura, può avere un esito mortale, anche se non intendeva uccidere la
persona”.



Amnesty International chiede all’Ayatollah Mahmoud
Hashemi Shahroudi di commutare la condanna a morte, anche in
considerazione del fatto che, in quanto Stato parte del Patto
internazionale sui diritti civili e politici e della Convenzione sui
diritti dell’infanzia, l’Iran si è impegnato a non eseguire condanne a
morte di imputati minorenni al momento del reato.








Partecipa alla nostra azione, scegliendo una di queste possibilità:



- Firma on line questo appello

- Stampa e spedisci l'appello qui sotto gli indirizzi:
Head of the Judiciary
Ayatollah Mahmoud Hashemi Shahroudi
Howzeh Riyasat-e Qoveh Qazaiyeh / Office of the Head of the Judiciary
Pasteur St., Vali Asr Ave.,
south of Serah-e Jomhouri,
Tehran 1316814737,


dr-ahmadinejad@president.ir



info@dadgostary-tehran.ir



infoDesk@ohchr.org



iranembassy@hotmail.com



info@iran-embassy.org.uk






Iranian Embassy in Italy



00162 Roma (RM)



Via Nomentana, 361



06 86328493



06 86391029






Iranian Ambassador



Embassy of Iran



16 Prince's Gate



London SW7 1PT



info@iran-embassy.org.uk



Tel: 020 7225 3000



Fax: 020 7589 4440









To support Pegah Emambakshs' asylum claim's campaign, please send also an e-mail of complaint to:






smithjj@parliament.uk



public.enquiries@homeoffice.gsi.gov.uk



asylum@iglhrc.or

 
 
 

il  boia iraniano e' a lavoro!!!!

Post n°275 pubblicato il 20 Febbraio 2008 da dammiltuoaiuto
 
Tag: iran.

Almeno 48 le esecuzioni dall'inizio dell'anno nella repubblica islamica
Iran, dieci impiccati in un solo giorno
Sei esecuzioni nel carcere di Zanjan per rapina a mano armata. Quattro a Evin per omicidio

 










Una foto scattata il 5 settembre del 2007: quel giorno in Iran furono impiccate pubblicamente 21 persone (Afp)
TEHERAN - Dieci impiccati in un solo giorno. Il
drammatico bilancio delle esecuzioni capitali in Iran viene riferito
dall'agenzia Fars. Sei uomini sono stati giustiziati nel carcere di
Zanjan, nel nord-ovest del Paese, dopo essere stati condannati per una
serie di rapine a gioiellerie nel bazar della città. Altri quattro,
riconosciuti colpevoli di omicidio, sono saliti sul patibolo nel
carcere di Evin a Teheran.




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48 ESECUZIONI DALL'INIZIO DEL 2008 - Le impiccagioni odierne
portano ad almeno 48 il numero delle esecuzioni capitali dall'inizio
dell'anno nella Repubblica islamica, dove la pena di morte è prevista
per diversi reati, tra i quali l'omicidio, la rapina a mano armata, il
traffico di droga, la violenza carnale, l'apostasia, l'adulterio e la
"sodomia". Nel 2007, secondo fonti di stampa, sono state 298 le
esecuzioni capitali, un dato già in forte aumento rispetto alle 177
registrate da Amnesty International l'anno precedente. Molte sono state
lo scorso anno le impiccagioni sulla pubblica piazza, ma con una
decisione del 30 gennaio scorso il capo dell'apparato giudiziario,
l'ayatollah Mahmud Hashemi Shahrudi, ha ordinato di procedere di regola
con le esecuzioni in carcere, salvo casi espressamente autorizzati da
lui stesso.

 
 
 
 
 
 
 
 
 

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