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Post n°319 pubblicato il 09 Aprile 2008 da dammiltuoaiuto
 
Tag: italia

Ocse: Italia ultima per produttività nel 2001-2006

ROMA (8 aprile) - Dalle statistiche diffuse oggi dall'Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) nel Factbook 2008, l'Italia esce sconfitta nel confronto con i maggiori Paesi industrializzati per la produttività. La Penisola risulta all'ultimo posto per la crescita della produttività del lavoro (Pil per ora lavorata) che è stata inferiore allo 0,5% nel periodo 2001-2006. La situazione mostra miglioramenti nel 2006 (+1%) rispetto agli anni precedenti, ma l'Italia resta ben al di sotto della media Ocse (+1,4%) e dell'Europa a 15 (+1,7%). Grandi risultati sono stati raggiunti invece dalla Repubblica Slovacca che segna un +5,2% e da Corea e Ungheria ( +3,4%).

La situazione per il nostro Paese non cambia se si considerano le differenze di produttività e reddito rispetto agli Usa: il Pil per ora lavorata nel 1995 era pari a 91 (contro 100 degli Usa), nel 2006 era sceso al 76. Il peggioramento del trend della produttività nel 2000-2005 riguarda sia il settore manifatturiero, dove il valore aggiunto per lavoratore è diminuito di poco meno del 2%, sia quello dei servizi dove la flessione è dell'1% circa. In entrambi i casi l'Italia è a fondo classifica tra i maggiori Paesi industrializzati. Prendendo in considerazione la cosiddetta "produttività multifattoriale" (che include fattori quali l'innovazione tecnologica e organizzativa), l'Italia accusa addirittura una flessione media dello 0,5% nel 2001-2006, confermandosi fanalino di coda. Anche in questo caso il trend dà segnali di miglioramento: il 2006 ha registrato una crescita. Ugualmente il Pil pro capite nel 1995 era pari a 74 e nel 2006 era sceso a 66. L'Italia è scivolata al 20esimo posto (dietro alla Spagna) se si considera il Pil pro capite.

Altri dati. Nelle classifiche Ocse sono presenti anche altri dai interessanti. Sintetizzandoli viene fuori che l'Italia ha una bassa crescita demografica (+0,08% nel 2006), una bassa fertilità (1,34), bassi tassi di occupazione in particolare delle donne (46%) e un elevato numero degli anziani. Gli ultra 65enni sono infatti il 19% della popolazione nel 2006 e saliranno al 33,7% nel 2050, quando l'Italia avrà il rapporto più sfavorevole di tutta l'area Ocse tra pensionati e lavoratori (98,5). I lavoratori hanno un compenso medio (35.833 dollari l'anno nel 2006 per occupato nell'intera economia) che è tra i più bassi se si fa un confronto con i Paesi industrializzati. L'Italia resta anche il Paese con le maggiori disparità regionali in materia di disoccupazione. Dal 'Factbook' escono anche altri dati, meno noti, come quello dei giovani inattivi, auspicabilmente non per scelta: la penisola è seconda solo alla Turchia con il 10,9% dei ragazzi e l'11,4% delle ragazze tra i 15 e i 19 anni che non vanno nè a scuola, nè lavorano. E i coetanei che frequentano una scuola certo non brillano, se paragonati agli altri studenti dei maggiori Paesi, come annualmente confermano i test di Pisa che vedono i liceali italiani nelle ultime posizioni (24esimi) per abilità e conoscenze. L'Italia del resto non brilla neppure negli investimenti nella conoscenza (quart'ultima tra i 18 big, con poco più del 2% del Pil), nè per numero di ricercatori (24esima su 30). In compenso abbondano i telefoni (quarta per accessi telefonici). Ad avere segnato il passo, secondo l'Ocse, sono invece le autostrade: penultimo posto per crescita della rete. Non fa certo onore, poi, la terzultima posizione per gli aiuti allo sviluppo (0,20% del Pil nel 2006). Dalle statistiche Ocse emerge, infine, che gli italiani spendono poco anche per i divertimenti e la cultura: le famiglie solo il 4,1% del Pil nel 2005 e lo Stato si ferma allo 0,8%. È un'Italia un pò triste quella che finisce così terzultima.

Crisi dei mutui, perdite da 945 miliardi di dollari. La crisi dovuta ai mutui subprime provocherà perdite per 945 miliardi di dollari. La stima è del Fondo monetario internazionale. «La caduta dei prezzi immobiliari negli Usa e l'ammontare dei mutui non pagati potrebbe portare a perdite globali per 565 miliardi di dollari, con un deterioramento dei crediti di prima qualità. Se si aggiungono anche altre categorie di prestiti e titoli emessi dagli Stati Uniti, e legati al real estate commerciale, le perdite arrivano a 945 miliardi di dollari», spiega il Fmi nel suo Financial Stability Report pubblicato oggi.

«È ormai chiaro che le turbolenze attuali non sono solo un fenomeno legato alla liquidità, ma si spiegano con la fragilità dei bilanci e i deboli capitali di base. Il che significa che i suoi effetti possono essere più generalizzati, profondi e prolungati», precisa il Fondo Monetario, constatando come gli interventi della Fed e della Bce hannsiao contribuito a ridurre la volatilità dei tassi di interesse sul mercato monetario. Pur apprezzando il ruolo giocato dalle maggiori banche centrali, il Fmi invita gli istituti a riflettere sulle modalità della concessione del credito. In particolare, dovrebbero fissare dei principi di valutazione delle garanzie per evitare i rischi di rarefazione del credito e di liquidità. Dovrebbero poi, aggiunge il Fondo, costituire «in periodi normali, una platea di controparti bancarie ammesse a ricevere liquidità nei periodi difficili». Inoltre «le banche centrali devono assicurarsi un accesso continuo alle informazioni sulle diverse banche per poter così giudicare in tutta indipendenza la salute delle potenziali controparti. È necessario rafforzare lo scambio di informazioni e il coordinamento a livello internazionale».


 
 
 

ITALIA   SEMPRE PEGGIO

Post n°318 pubblicato il 09 Aprile 2008 da dammiltuoaiuto
 

ROMA (Reuters) - L'Italia continua a perdere colpi rispetto al resto del mondo: ultima classificata dietro a Messico e Portogallo tra i paesi Ocse per crescita annua media della produttività nel periodo 2001-2006 inferiore allo 0,5%, contro il resto dei paesi Ocse, vicini invece al 2%, nonostante l'elevato numero di ore lavorate.


E' quanto risulta dal Factook 2008 dell' Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, diffuso oggi.

In testa alla classifica della crescita di produttività, ottenuta misurando il rapporto tra crescita del Pil e ore lavorate, si trovano la Repubblica Slovacca (con tassi medi annui di crescita del 5,2%), Corea e Ungheria.

Nel periodo preso in esame, l'Italia ha visto tassi di crescita costantemente inferiori a quelli dell'Europa a 15 e dei paesi Ocse e nel 2006, ultimo anno a cui il Factbook fa riferimento, l'Italia ha segnato un +1%, contro rispettivamente l'1,7% e l'1,4%.

Nel rapporto si rileva come l'Italia abbia continuato a perdere terreno anche rispetto al quinquennio 1995-2000, quando la sua produttività cresceva di quasi l'1% l'anno (comunque la metà della media Ocse, di poco superiore del 2%).

Ciononostante per ore lavorate l'Italia nel 2006 si è piazzata al sesto posto, con 1.800 ore l'anno, una media superiore sia quella Ocse (1.777) sia ai paesi dell'Europa a 15 (1.625).

L'Italia è ultima anche per crescita del Pil pro capite, dietro al Portogallo e a Germania, con valori prossimi allo zero. Ai primi posti invece si trovano Turchia, Repubblica Slovacca e Ungheria. Osservando l'intervallo 1970-2006, si rileva in modo ancora più netto il rallentamento dell'economia italiana: i livelli di crescita in questo periodo hanno una media di quasi il 2% annuo, lo stesso ordine di grandezza di Germania, Francia o Stati Uniti.

Anche se nel 2006 l'Italia si conferma al sesto posto al mondo per Pil, con la Spagna al settimo, resta la zavorra del secondo debito pubblico dopo il Giappone in percentuale del Pil.

Per reddito procapite, invece, l'Ocse mette l'Italia al ventesimo posto (18.336 euro l'anno lordi), confermandola dietro la Spagna (18.398 euro l'anno).

 
 
 
 
 
 
 
 
 

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