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MURATA  VIVA   PER 24  ANNI  IN AUSTRIA   E IN ITALIA

Post n°331 pubblicato il 28 Aprile 2008 da dammiltuoaiuto
 

Austria/ Segregata in casa per 24 anni dal padre che abusa di lei. Ha 7 figli, uno è stato bruciato. Il padre confessa

 CHE  COSA  GLI FARESTE  AD UNA BESTIA  DEL GENERE?

 Austria/ Segregata in casa per 24 anni dal padre che abusa di lei. Ha 7 figli, uno è stato bruciato. Il padre confessa


Elisabeth Fritzl è stata tenuta segregata per 24 anni dal padre nella sua casa in Austria. Lui l'ha violentata, e insieme hanno avuto sette figli. Tre di questi non hanno mai visto la luce del sole, mentre uno è stato bruciato. L'Austria rivive così un nuovo caso Natascha.

Il padre è Joseph Fritzl, 73 anni, piccolo imprenditore esperto di elettronica ora in pensione ha una famiglia numerosa: dalla moglie Rosemarie ha avuto otto figli. Una, Elisabeth, gli ha dato dei problemi: da ragazzina è scappata due volte di casa, poi, nel 1984, è sparita. Ai vicini il padre ha detto che si era aggregata ad una setta religiosa.

IL PADRE HA CONFESSATO - L'anziano uomo ha confessato e ammesso le proprie responsabilità in relazione ai principali capi d'accusa a suo carico. Poco prima della confessione dell'uomo, la polizia aveva ritrovato una cella imbottita e insonorizzata all'interno del nascondiglio garage dove l'uomo teneva segregata la figlia, da 24 anni, e tre dei figli avuti dalla relazione incestuosa. Leopold Etz, della squadra anticrimine, ha confermato alla Welt online che l'uomo ha confessato: "Josef F. ha ammesso le sue colpe principali. Ha offerto una descrizione esitante dei fatti, ma si è mostrato pronto a parlare".

DOVE - I terribili fatti sono avvenuti ad Amstetten, una cittadina come tante altre della Bassa Austria, lungo il corso del Danubio. In una casa come tante altre di questa regione ridente del Mostviertel, famosa per il mosto che si fa con le mele e le pere dei frutteti che si stendono a perdita d'occhio, vive la famiglia. Una famiglia numerosa: dalla moglie Rosemarie, Joseph ha avuto otto figli.

Ma non è andata così. Da 24 anni Elisabeth viveva da reclusa in uno scantinato senza finestre, dove il padre la violentava regolarmente, tanto da aver avuto da lei ben sette figli incestuosi, uno dei quali morto subito dopo il parto. Tre di questi - di 19, 18 e 5 anni, sono sempre vissuti nella cantina-prigione, senza mai vedere la luce del sole.

COME NATASCHA - La terribile vicenda - che ricorda il caso di Natascha Kampusch, la ragazza prigioniera tenuta prigioniera, anch'essa in Austria, per otto anni di uno spasimante-aguzzino, Wolfgang Priklopil - è venuta alla luce dopo che lo scorso fine-settimana la figlia maggiore di Elisabeth, Kerstin, 19 anni, è stata ricoverata in gravi condizioni all'ospedale, per una malattia di cui non è stata rivelata la natura. I medici hanno chiesto di parlare con la madre della ragazza, che secondo la versione fornita da Joseph era scomparsa da molti anni

COME SI E' SCOPERTO - A quel punto Joseph Fritzl ha fatto ricomparire Elisabeth, dicendo a sua moglie che la donna aveva deciso finalmente di tornare a casa. Ma una volta libera, Elisabeth, che oggi ha 42 anni ma ne dimostra molti di più, ha raccontato il suo calvario alla polizia, dicendo di aver subito le attenzioni sessuali del padre da quando aveva 11 anni e di essere stata attirata dal lui quando ne aveva 19, il 28 agosto del 1984, nello scantinato dello stabile dove il padre aveva un laboratorio, un vasto locale senza finestre, dove è stata drogata e ammanettata. Da lì non è più uscita. Nel corso degli anni si sono succedute violenze e gravidanze

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Incesto Austria
Elisabeth Fritzl (Daily Mail)
La casa di Amstetten in cui Elisabeth è stata segregata per 24 anni (Daily Mail)

Cara Elisabeth, non riesco a non pensare alla tua storia
Lunedí 28.04.2008 13:10


Cara Elisabeth,
non riesco a non pensare alla tua storia
. E' come una voragine aperta nella nostra cosiddetta civiltà. Segregata per 24 anni da tuo padre, che è diventato anche il tuo uomo, il padre dei tuoi figli, sette volte. Hai vissuto senza vedere la luce del giorno, hai accettato regole disumane, hai partorito in uno scantinato. Ma hai resistito. E ora sei in grado di raccontare l'orrore. Con parole umane, probabilmente semplici. Come hai fatto? Che cosa ti ha impedito di impazzire? Certo, ora dicono che sei apparsa "gravemente disturbata". Vorrei vedere.

Tre figli su sette hanno vissuto con te nel baratro. Dicono che sembrano "vegetali". Ma io non ci credo. Sono sicuro che hai dato loro il calore della tua maternità, li hai coccolati e anche educati, con te parlano, non ho dubbi. E' con questo mondo, il nostro, che non possono comunicare, sono degli alieni. Quando il tempo del tuo ritorno alla vita sarà compiuto, forse troverai la forza di raccontare la "normalità" di questa aberrazione. Non si possono vivere 24 anni in questo modo senza aver compiuto il miracolo di un adattamento ad una situazione imprevedibile e assurda.

La bestia che è in tuo padre è un monito a tutti noi. Quasi sempre non vogliamo credere che questo possa accadere, fra noi, nell'Austria Felix, dai giardini ordinati, dalle strade pulite, dai gerani sui davanzali. Raccontaci la tua normalità di schiavitù, appena puoi. Facci capire come può succedere, e che cosa nasconde l'animo umano. Il tuo sarà come il racconto dei deportati nei lager: c'è sempre qualche cretino che crede che non sia mai successo, che sia tutta una invenzione. Se questo è accaduto, e sei sopravvissuta, il senso della tua esistenza ora è chiaro. Aiutaci a capire chi siamo. Per quanto terribile possa apparire, la verità è l'unica salvezza.

 

Joseph Fritzl, l'uomo accusato di aver segregato la figlia per 24 anni (foto Ap)



Joseph Fritzl, l'uomo accusato di aver segregato la figlia per 24 anni (foto Ap)

Austria: il padre stupratore confessa
Si aprono le porte della cantina degli orrori

La casa-prigione di Amstetten (foto Ronald Zac - Ap)

VIENNA (28 aprile) - Joseph Fritzl, l'austriaco di 73 anni sospettato di aver segregato e violentato per 24 anni sua figlia Elisabeth, ha fatto una «confessione pressoché completa» davanti alla polizia. Fritzl, ha detto il procuratore-capo di St. Poelten, Peter Ficenc, «ha ammesso di aver recluso sua figlia per 24 anni nella cantina-prigione sotto la sua casa e di averla messa incinta diverse volte». Nei prossimi giorni arriveranno i risultati dell'esame del Dna che chiarirà se appartiene all'uomo la paternità di tutti i figli partoriti dalla donna.

Nel 1984 Elisabeth, all'epoca diciottenne, sparisce. Ai vicini di casa Fritzl, esperto di elettronica che ora gestisce una ditta di biancheria intima, dice che la figlia si era aggregata a una setta religiosa. In realtà la giovane non si era mai mossa di casa: viveva in uno scantinato senza finestre, dove il padre la violentava regolarmente tanto da aver avuto da lei sette figli. Da quel luogo orribile, la donna ha raccontato di non essere mai più uscita da quando, il 28 agosto di 24 anni fa, vi entrò per la prima volta, drogata e ammanettata. Lì Elisabeth ha partorito i sette figli avuti dal padre, che aveva cominciato ad abusare di lei quando aveva 11 anni. I due figli più grandi della donna, di 19 e 18 anni, e il minore, di appena 5, hanno sempre vissuto con la madre, gli altri tre sono stati adottati dal padre, che li fece trovare alla moglie davanti alla porte di casa. Fritzl, ha raccontato la donna alla polizia, portava loro acqua, cibo e vestiti, ma i bambini, ora affidati a un'equipe di psicologi, non hanno mai visto il sole e non sono mai andati a scuola. Il settimo figlio, gemello di uno dei sei sopravvissuti, morì poco dopo il parto e il padre-aguzzino ne bruciò il cadavere nel forno di casa.

Lo scantinato degli orrori. La polizia è entrata nella cantina degli orrori di Amstetten. La porta d'ingresso della cantina, in acciaio e chiusa con un meccanismo elettrico di cui solo Fritlz conosceva il codice, era nascosta nel laboratorio dell'uomo dietro uno scaffale pieno di barattoli e di scatolette. La prigione ha una superficie compresa tra i 50 e i 60 metri quadrati ed è divisa in quattro ambienti, tra stanze e una stanzetta, tutti bui e stretti. L'altezza della cantina, nel suo punto più alto, è di 170 cm.

Il tabloid austriaco Oesterreich riporta uno schema dello scantinato: in una stanzetta ci sono un televisore, un gabinetto e un angolo cottura, negli altri spazi, un letto ciascuno. Sembra che nella cantina ci fosse anche una cella imbottita, dove Joseph richiudeva la figlia se si mostrava riluttante nei suoi confornti. Resta da chiarire se la prigione sotterranea facesse parte della casa fin dall'inizio oppure se è stata costruita dopo. Elisabeth ha raccontato alla polizia che all'inizio c'era una sola stanza e che le altre sono state aggiunte in seguito.

La vicenda è venuta alla luce dopo che lo scorso fine settimana la figlia maggiore di Elisabeth, Kerstin, 19 anni, è stata ricoverata in gravi condizioni all'ospedale. I medici hanno chiesto di parlare con la madre della ragazza e solo a quel punto Fritzl ha fatto ricomparire la donna, oggi 42enne. Libera, Elisabeth ha raccontato il suo calvario alla polizia. La moglie di Fritzl, madre di Elisabeth, ha detto di essere stata sempre all'oscuro di tutto.

La vicenda di Amstetten ha richiamato subito alla memoria la storia di Natasha Kampusch, la giovane austriaca tenuta prigioniera per otto anni da uno spasimante-aguzzino e che da sola riuscì a liberarsi due anni fa. Natasha, oggi ventenne, è stata scossa da quanto avvenuto a Amstetten: «Sto pensando molto a questa famiglia - ha detto alla radio austriaca Orf - secondo me il tumulto mediatico non è una cosa buona per queste persone e posso immaginare che la situazione è tanto difficile sia per la madre, sia per i figli». La ragazza, in continuo contatto con gli inquirenti, ha offerto un aiuto finanziario alle vittime.

Oltre a Kerstin sono ricoverati in un altro ospedale specializzato in casi psichiatrici a Mauer, a circa 10 chilometri da Amstetten, Elisabeth Fritzl, i suoi altri cinque figli e Rosemarie, moglie del padre stupratore e madre della donna segregata.

La madre si vergognava dei problemi della figlia
Handicappata chiusa in bagno per 30 anni
L'incredibile storia a Pescara: mangiava gli avanzi in ciotole, veniva lavata ogni tanto con un tubo dell'acqua sul balcone
PESCARA - Guantanamo è anche in Italia, a Pescara. E non «ospita» presunti terroristi, ma una povera donna handicappata. «Una storia triste che ha dell'incredibile», ha commentato il dirigente della Squadra mobile di Pescara, Nicola Zupo, che ha liberato la «prigioniera» dalle mani della madre che l'aveva tenuta segregata a chiave nel bagno di servizio di casa per 30 anni poiché si vergognava del suo handicap. Un incubo finito con l'intervento della polizia che, su denuncia dei parenti (ma ci si chiede in tutti questi anni dov'erano), ha disposto l'allontanamento della donna dalla madre. Anche il cane di casa, hanno detto gli agenti della squadra mobile di Pescara, aveva un trattamento migliore: la ciotola per l'animale, libero di muoversi per casa, stava in cucina.

FINE DI UN INCUBO - Giuseppina, 52 anni, è stata costretta per trent'anni a mangiare gli avanzi in ciotole e a dormire su una brandina da campeggio in un appartamento di un condominio di Pescara. Veniva lavata ogni tanto con un tubo sul balcone e usciva una volta al mese, ma solo per ritirare la pensione di invalidità. Sia la madre Annina, 73 anni, sia il suo secondo marito (del vero padre di Giuseppina, che porta il cognome della madre, non si è mai saputo nulla) sono indagati per maltrattamenti in famiglia e sequestro di persona.

UNA STORIA DI OMERTÀ - Sia Giuseppina che la sorella, di due anni minore, fin dalla nascita erano state messe in un istituto. A 9 anni la più piccola tornò a casa, «dove subì continui maltrattamenti dalla madre, che spesso la picchiava, la chiudeva in bagno o, per punizione, la lasciava di notte sul balcone. Finché la ragazza non scappò a 18 anni e riallacciò i rapporti solo qualche anno fa con la madre», racconta Nicola Zupo. Anche Giuseppina uscì dall'istituto e venne affidata a una zia. Ma quando questa morì, trent'anni fa, andò a vivere con la madre, che la chiuse nel bagno di servizio. Nel frattempo la madre si risposò ed ebbe altri figli. Ma Giuseppina rimase sempre segregata, in condizioni igieniche indicibili, senza illuminazione. Nel condominio nessuno per decenni si è accorto di nulla; nessuno dei parenti denunciò le condizioni di vita in cui era costretta la ragazza. La stessa sorella più piccola - secondo quanto riferito dalla polizia - sapeva e non disse mai nulla. Anche all'anagrafe fino al 1996 di Giuseppina non risultava nulla, fin quando il suo nome fu registrato per la prima volta, all' età di 42 anni. «Non abbiamo ancora capito le motivazioni che hanno spinto i parenti a denunciare ora la situazione», ha affermato Zupo.
«Ora Giuseppina è in ospedale per accertamenti. Cammina a fatica e ci vede poco per la cataratta agli occhi. Nei prossimi giorni sarà eseguita una perizia per accertare il suo deficit mentale. Presto la trasferiremo in un istituto protetto». Per la madre è stato disposto anche il divieto di vedere la figlia.
18 gennaio 2006  CORRIERE.IT

 
 
 

PETIZIONE ONLINE A SOSTEGNO DI PINO MASCIARI

Post n°330 pubblicato il 28 Aprile 2008 da dammiltuoaiuto
 



PETIZIONE ONLINE A SOSTEGNO DI PINO MASCIARI



L?IMPRENDITORE CALABRESE GIUSEPPE (PINO) MASCIARI TESTIMONE DI GIUSTIZIA LASCIA LA LOCALITA? PROTETTA SENZA SCORTA PER RECARSI IN CALABRIA COME FORMA ESTREMA DI PROTESTA IN ATTESA DELLA RISPOSTA DELLE ISTITUZIONI E CONTEMPORANEAMENTE CHIEDE PER LA FAMIGLIA ASILO POLITICO O ADOZIONE AD ALTRO STATO


diamogli sostegno firmando la petizione online che troverete cliccando sul seguente link:

clicca quì


http://www.petitiononline.com/masciari/petition.html

Pino Masciari è un imprenditore calabrese che non si è piegato al racket, che ha denunciato, fatto arrestare e condannare decine di appartenenti alla `ndrangheta.

La sua storia, a riflettori spenti, va avanti da ben 11 anni: da quando, nel 1997, fu sottoposto a un Programma Speciale di Protezione, insieme a sua moglie Marisa e ai suoi due bambini.

Rientrare in “un Programma Speciale di Protezione” e diventare “testimone di giustizia” significa lasciare la propria terra per trasferirsi in una località protetta, incognita e isolata; significa essere privati del diritto di lavorare e ricevere dunque un sussidio statale; significa stare sotto scorta e sforzarsi di vivere il più possibile nell’ombra.

La legge prevede che, dopo un certo periodo di tempo, il testimone di giustizia e la sua famiglia possano rientrare nella società come cittadini “normali”, non costretti cioè a nascondersi; la stessa legge mette a disposizione gli strumenti per ricreare le condizioni di vita originarie, precedenti alla denuncia.

Dopo 11 lunghi anni di attesa e di fiducia nelle Istituzioni oggi bisogna ammettere che non ci sono le condizioni perché la sua famiglia continui a restare ancora in Italia considerando la situazione di abbandono e l'assenza dei settori preposti alla protezione, che sarebbe dovuta avvenire in modo vigile e costante nella località (per così dire) protetta.

Le Istituzioni, la politica, Confindustria, raccolgono collezioni di buone intenzioni cui non seguono fatti concreti. La Famiglia Masciari non ha bisogno di pacche sulle spalle, ma di sicurezza, impiego e futuro.
In data 31 marzo, l'imprenditore calabrese lascia la località protetta senza scorta per recarsi in Calabria come forma estrema di protesta in attesa della risposta delle istituzioni e contemporaneamente chiede per la famiglia asilo politico o adozione ad altro Stato.

Non è più tempo del dire, delle belle parole, dei proclami a cui non seguono i fatti.

La protesta estrema di Pino Masciari è un atto estremo per rompere quel "silenzio dei fatti". Non è una battaglia personale, è una questione di civiltà e giustizia.

Sono positivi i primi segnali della società attiva e responsabile, fatta di associazioni e gruppi civili, come è positiva la vicinanza ed il sostegno che hanno mostrato Beppe Lumia, Angela Napoli e Francesco Forgione, della Commissione Antimafia. Ma non basta. Serve una soluzione immediata. Serve un segnale chiaro e inequivocabile! Basta alle ipocrisie di Stato!

Esiste la possibilità che i Masciari tornino liberi di lavorare e di vivere nella sicurezza più totale, esiste un progetto al vaglio della Commissione Centrale che necessita di essere approvato e firmato.
Ma questa approvazione tarda ad arrivare e continua ad essere rimandata.

Se si permette che chi ha scelto di stare dalla parte della Giustizia maturi solo disagi diventando esempio tangibile del fallimento di una rapida risposta dello Stato, ciò non rappresenta una sconfitta solo per Pino Masciari, ma una sconfitta per l'Italia intera, una vittoria per la `ndrangheta, che ha continuato e continua a fare imprenditoria moltiplicando i suoi guadagni, tanto è vero che in Calabria ha un bilancio di 35 miliardi di euro sporchi, mentre a Pino non viene restituito il diritto di ritornare a fare l'imprenditore.
Addirittura il Ministero dell'Interno con delibera del 28 luglio 2004, così afferma: "non consente di autorizzare il rientro del testimone di giustizia Masciari Giuseppe e del suo nucleo familiare nella località di origine ritenuto che sussistono gravi ed attuali profili di rischio".

 
 
 

Abbassa il prezzo dei preservativi

Post n°329 pubblicato il 28 Aprile 2008 da dammiltuoaiuto
 
Tag: SESSO, SEX

Abbassa il prezzo dei preservativi


To:  Ministro Livia Turco (Ministero della Salute)

L'idea della petizione nasce nell'ambito della campagna di comunicazione agosto 2007
dedicata alla candidata al Premio Nobel per la Pace 2007 Patricia Perez

Matrimonio? Colpo di fulmine? Pretendi il preservativo dal tuo partner!
La campagna comprende:
* affissioni manifesti,
* distribuzione di cartoline,
* incontri e visioni installazioni multimediali sul tema della prevenzione,
* petizione on line sul sito www.impaziente.org



La prevenzione AIDS e MTS è anche una questione politica!
C'è bisogno di maggiori strategie che riescano a influire anche sulla differenza di genere.
Non ci sono più categorie a rischio, ma comportamenti...per questo motivo è necessario che tutte le campagne di informazione (dalle istituzionali a quelle on the road) siano più incisive e lancino finalmente l'uso del preservativo come indiscusso mezzo di prevenzione...unico ed efficace.

Ma che senso ha lanciare l'uso del preservativo se il costo è ancora proibitivo?
Per questo abbiamo pensato di unire alla campagna di sensibilizzazione quella più specificatamente politica...vi chiediamo l'adesione per chiedere all'attuale Ministra della Salute on. Livia Turco l'avviamento della contrattazioni con le case farmaceutiche per ragionare sul prezzo del condom. La politica non incoraggia ancora la prevenzione...eppure c'è il caso Lula che consua politica è riuscito a far abbassare il prezzo dei preservativi a 0,15 cents. di euro...veramente innovativo!

Firma anche tu! http://www.petitiononline.com/pazlila/petition.htm


Sincerely,

 
 
 
 
 
 
 
 
 

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