E’ arrivata oggi a Tegucigalpa mettendosi a disposizione per fare quello che è possibile per sbloccare la situazione di stallo a cinque giorni dal sequestro di Mel Zelaya da parte della giunta golpista.e immagini che seguono sono state caricate nelle ultime 24 ore da un utente Flickr che si firma Hablaguate e probabilmente sono state scattate da Rony Huete. Appaiono testimoniare la forza della resistenza ma anche quella del gorillismo dei golpisti. E’ necessario non abbassare la guardia e stare più che mai vicini al popolo honduregno.
ZORRO E' VIVO
ZORRO HA BISOGNO DI TE LA SUA SPADA E' IL TUO CLICK RACCOGLIE INGIUSTIZIE NELLA RETE DAMMI IL TUO AIUTO
I MIEI LINK PREFERITI
- NO ALLE BOMBE NUCLEARI IN ITALIA FIRMA QUI
- VEDI IL TELEGIORNALE SKY
- GUANTANAMO LO SCANDALO AMERICANO LA MORTE DEL DIRITTO
- GUANTANAMO DOCUMENTARIO AMERICANO
- IL METEO SU SKY
- TELEZERO LA TIVU CHE FAI TU
- QUESTA E' LA SANITA' AMERICANA
- ECCO CHI E' BERLUSCONI
- LE DONNE DI ZORRO
- ECCO COME HA FATTO I SULDI BUSH
- IL FILM 9/11 E' IN INGLESE
- IO CI SARO'
- IL V DAY
- BEPPE GRILLO AL PARLAMENTO EUROPEO
- IL V DAY APPARTIENE A TUTTI NOI
- VEDI SAT2000
- WEB TV
- TUTTO LO SPERPERO IN ITALIA
- passo doppio di zorro
- zorro banderas canzone
- IL FILM DI ZORRO
- LA SIGLA DEL FILM CON BANDERAS
- LASIGLA IN ITALIANO DI ZORRO
- IL DUELLO DI ZORRO CON CATRINA
- LA MURICA DI ZORRO
- LA SIGLA DI ZORRO IN ITALIANO
- IL TRAILER DI ZORRO
- ZORRO SARA' V DAY LA SIGLA
- le danze spagnole del ciclone
- LA DONNA DI ZORRO NEL CICLONE
- ZORRO E' CONTRO LA CACCIA FIRMA
- VIDEO INTEGRALE V DAY
- ZORRO E' PER LA PACE
- IL VIDEO INTEGRALE DEL V-DAY A BOLOGNA
- tg RAI 3
- FIRMA QUI PER LIBERARE Aung San Suu Kyi
- GUARDA IL FILM SU GESU'
- C'ERA UNA VOLTA
- ANNO ZERO
- W L'ITALIA
- SCRIVI AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
- foto di pescara
- AIUTIAMO QUESTE PERSONE CON IL MICROPROGETTO
- IN DIRETTA DALLA BIRMANIA
- FIRMA PER ABITI PULITI
- MOSAICO DI PACE SCRIVI AD ALEX ZANOTELLI
- FIRMA LE PETIZIONI URGENTI
- FIRMA QUI PER SALVARE CARLO PARLANTI
- FRIMA QUI PER AIUTARE KASSIM
- AIUTIACI A SALVARE I TIBETANI
- TIBET LIBERO NOTIZIE E FOTO
- belusconi e la mafia
- nonvilonza
TAG
MENU
ZORRO DENCE
AUNG SAN SUU KYI, BIRMANIA,
AUNG SAN SUU KYI, INTERVISTA
AUNG SAN SUU KYI 2 INTERVISTA
JEM CARRY PARLA DI AUNG SAN SUU KYI
DOCUMENTARIO MUSICALE AUNG SAN SUU KYI
BONO PARLA DIAUNG SAN SUU KYI
I REM FOR ANGUN
INTEVISTA 3 AD ANGUN
AUNG SAN SUU KYI
MONACI PROTESTANO ZORRO E' CON LORO
ECCCO LA FIDE CHE DEVONO FARE I SOLDATI
LA LADY E IL GENERALE
Messaggi del 05/07/2009
Patrizia D'Addario a El Paìs parla (5 luglio 2009)
Sul sito del quotidiano spagnolo, lunga intervista alla testimone-chiave dell'inchiesta barese
http://tv.repubblica.it/copertina/la-d-addario-al-pais/34730?video http://tv.repubblica.it/copertina/la-d-addario-al-pais-2a-parte/34731?video http://tv.repubblica.it/copertina/la-d-addario-al-pais-3a-parte/34732?video http://www.youtube.com/watch?v=t6M7cE3feMY
|
Post n°652 pubblicato il 05 Luglio 2009 da dammiltuoaiuto
Gianni Minà: Il colpo di stato honduregno, un fiammifero acceso per Obama Il Manifesto del 2 luglio 2009 Alla fine il golpe militare in Honduras, il secondo paese più povero dell’America latina dopo Haiti, ha finito per nuocere più di tutti, per ora, alla nuova amministrazione Usa del presidente Barack Obama, che è rimasto praticamente con il fiammifero acceso in mano, specie considerando la sua più volte affermata intenzione di cambiare metodi e politica nel continente che, una volta, era “il cortile di casa” degli Stati Uniti. Perchè è vero che Obama ha condannato il colpo di stato in Honduras, dichiarandosi “seriamente preoccupato per la situazione” e chiedendo “a tutti gli attori politici e sociali di quel povero paese di rispettare lo Stato di diritto”, ed è vero che sulla stessa linea si è espressa anche Hillary Clinton, ministro degli esteri, che ha ribadito “Sono stati violati i principi democratici”.
Ma nessuno può credere che l’ambasciatore Usa in Honduras, Hugo Llorenz, pronto a sua volta ad affermare “L’unico presidente che gli Stati Uniti riconoscono nel paese è Zelaya” (proprio il premier liberale deposto e cacciato in Costa Rica) non sapesse da tempo cosa stesse per succedere. Allora i casi sono due: o l’ambasciatore degli Stati Uniti è un incapace o vogliamo credere che il governo di Washington non ha più la minima influenza sull’apparato militare che, da quasi cinquant’anni, condiziona in modo indiscutibile la vita di un paese di radici maya che, oltretutto, dai tempi in cui il presidente nordamericano Reagan decise di appoggiare la “guerra sporca” alla rivoluzione sandinista in Nicaragua, è la base operativa, logistica delle operazioni militari del Pentagono in quella zona del mondo. Operazioni che, tra l’altro, partono da una base militare, quella di Palmerola, assolutamente illegale perchè mai è stato firmato un accordo ufficiale fra i due paesi perchè questo apparato venisse edificato e fosse attivo sul suolo hondureño. Anzi, le forze armate del piccolo paese sono legate al Comando Sud dell’armata nordamericana, i cui consiglieri militari giocano un ruolo essenziale nelle loro strategie. Fra “gli attori politici” nel piccolo paese centroamericano, di quasi sette milioni e mezzo di abitanti, le forze armate degli Stati Uniti sono ancora preminenti e non a caso gli alti comandi sono stati formati tutti alla famigerata Scuola delle Americhe, prima a Panama e poi a Fort Benning in Georgia, vera fabbrica di dittatori e di assassini. Il generale Romeo Vazquez, leader dei golpisti, ha studiato, per esempio, in quell’inquietante ”ateneo”, e da quell’insegnamento, come ha ricordato l’altro ieri Manlio Dinucci, vengono i dittatori hondureñi degli anni ‘70/’80, Juan Castro, Policarpo Paz Garcia e Humberto Hernandez. Salvo i pochi passati a miglior vita, tutti questi “repressori con stellette” incidono ancora nella vita politica dell’Honduras, anche se nel frattempo si sono sostituiti a loro per via elettorale presidenti presunti liberali o neoliberisti che hanno condotto il paese alla miseria più nera. Manuel Zelaya, rubricato come liberale ed eletto nel 2006 dalla destra moderata in un paese ostaggio della delinquenza e delle gang giovanili, come il Guatemala e il Salvador, ha avuto il torto di rendersi conto che la causa di questa deriva era di origine strutturale, il prodotto dei bassissimi livelli di sviluppo umano e lo stato di estrema generalizzata povertà. Così pensò che aderire all’ALBA, l’Alternativa Bolivariana per i Popoli d’America, un progetto di cooperazione politica, sociale ed economica tra i paesi dell’America Latina ed i paesi caraibici, promossa dal Venezuela e da Cuba, e successivamente da Nicaragua, Ecuador e Repubblica Dominicana (in alternativa all’Area di Libero Commercio delle Americhe (ALCA) voluta dagli Stati Uniti), poteva essere una scelta incorretta ideologicamente, ma economicamente realista, specie considerando il sostegno che avrebbe assicurato ad alcune politiche sociali l’aiuto che sarebbe venuto da PDVSA, la compagnia petrolifera venezuelana. In quell’occasione si dimise il vicepresidente, espressione degli interessi di molte imprese private, sospettose di questi accordi per la linea politica espressa dalle nazioni dell’ALBA. Adesso è lo stesso Zelaya che è stato esiliato a forza, anche se ora annuncia che tornerà in patria. In questo scenario dovrà ora farsi largo politicamente Barack Obama che, dopo quanto ha dichiarato, non potrà riconoscere il nuovo governo imposto dal golpe militare e presieduto da Roberto Micheletti, ex presidente del Parlamento, ma non sarà in grado nemmeno imporre, come chiede l’Organizzazione degli Stati Americani e perfino l’Onu, il reintegro nel suo incarico di Manuel Zelaya, anche se è stato democraticamente eletto. Questo dettaglio non è di poco conto, ma perfino per organi di informazione come El Pais, giornale una volta progressista, vale solo quando a vincere è il partito conveniente in America latina alle politiche neocoloniali di molte multinazionali spagnole e non coalizioni in linea con il nuovo vento di indipendenza, di autonomia e di riscatto che spira in molti paesi del continente a sud del Texas. Così, in questa occasione sparisce, per esempio, nell’informazione del prestigioso giornale iberico che detta la linea in Europa su come si deve interpretare la realtà latinoamericana, la condanna dell’Onu al golpe, ed anche l’oggetto del contendere in Honduras, cioè un referendum che voleva portare alla convocazione di un’assemblea costituente e non, come afferma il giornale dell’Editorial Prisa, l’aspirazione di Zelaya di “modificare la Costituzione per restare al potere”. Quindi i militari in qualche modo avrebbero agito da tutori dello Stato, malgrado la maggioranza dei cittadini non glielo avesse chiesto. Insomma, in una parte di quella che fu una volta l’informazione di sinistra c’è come un vischioso tentativo a preparare i propri lettori a digerire un colpo di Stato, presentandolo come una soluzione legittima. Peccato che proprio l’attuale ministro degli esteri del governo Zapatero, Miguel Angel Moratinos, abbia denunciato poco tempo fa come fu proprio un governo conservatore spagnolo, quello di José Maria Aznar, il primo a leggittimare, insieme a quello di Geroge W. Bush, il colpo di Stato, poi fallito, in Venezuela l’11 aprile 2002 contro il presidente Ugo Chavez, che era stato scelto dai cittadini. A El Pais evidentemente hanno la memoria corta, ma nello stesso errore non si può permettere di cadere il successore di Bush, Barack Obama, dopo le dichiarazioni di principio fatte e ribadite. Sarebbe un errore strategico nell’attuale America latina. Chi ha confezionato questa polpetta avvelenata per il presidente degli Stati Uniti? |
14 luglio: è on line Diritto alla Rete E’ on line il sito a cui far pervenire da questo momento tutte le adesioni alla giornata di “rumoroso silenzio” dei blog, il 14 luglio prossimo, contro le norme anti Internet previste dal Decreto Alfano. Si chiama Diritto alla Rete. La piattaforma aperta (ning) ha un forum di discussione e offre la possibilità di caricare foto e video. C’è anche un logo per chi vuole caricarlo sul proprio blog o sito in attesa del 14 luglio. Per la giornata in questione invece decideremo insieme, nelle discussioni di Diritto alla Rete, se mettere per tutto il giorno questo o un altro logo, un banner, un post o altro ancora (naturalmente senza altri post, solo per quel giorno di “silenzio rumoroso”). Circolano anche altri loghi: meglio così, plurale è meglio. Mi sembra di buon impatto anche lo slogan che ha mandato nei commenti Alessandro Robecchi: “Il 14 luglio starò zitto un giorno, come Alfano vorrebbe facessimo tutti per gli altri 364“. O qualcosa di simile. Ovviamente il sito è migliorabile e proposte in questo senso sono benvenute. Intanto però chiedo a tutti quelli che ieri hanno aderito per mail o nei commenti a questo e ad altri blog di andare su Diritto alla Rete e di aderire e registrarsi lì (scusate la rottura, ma ovviamente non ci sembrava corretto iscrivere noi “d’ufficio” quelli che ci hanno mandato un’adesione via mail o via commenti). Si può anche aderire via mail scrivendo a dirittoallarete at gmail.com, indicando il vostro blog e allegando una foto (se volete). Aderisci alla giornata di silenzio per la libertà d'informazione on lineREGISTRATi al Network (in alto a destra) e ADERISCI scrivendo a: |
CERCA IN QUESTO BLOG
ULTIMI COMMENTI
CHI PUò SCRIVERE SUL BLOG
I messaggi e i commenti sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.
Inviato da: ricky92dgl
il 29/06/2008 alle 00:18
Inviato da: joiyce
il 17/06/2008 alle 18:16
Inviato da: Williams_Sindrome
il 16/06/2008 alle 08:55
Inviato da: dammiltuoaiuto
il 08/06/2008 alle 21:06
Inviato da: joiyce
il 05/06/2008 alle 17:47