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Messaggi del 27/08/2010
Post n°747 pubblicato il 27 Agosto 2010 da dammiltuoaiuto
Isolamento, lavori forzati, scosse elettriche: benvenuti in Tibet. Avevo 19 anni quando insieme ad alcuni amici ho organizzato una piccola protesta nel centro di Lhasa. Avevamo una bandiera e abbiamo gridato “Il Tibet è una nazione indipendente“. La polizia è arrivata in tre minuti e per me è iniziato un inferno lungo 6 anni. Celle minuscole con decine di prigionieri costretti a stare in piedi tutto il tempo. Lavoro durissimo nei campi. Mi tenevano appeso per i polsi picchiandomi con tubi di gomma pieni di sabbia. Ci davano da mangiare pochi tozzi di pane e un po’ di verdura in brodo, quel che poteva bastare a non farci morire di fame. Al processo non ho avuto diritto a un avvocato e per tutto il periodo di detenzione sono continuate le torture e gli interrogatori, usavano anche i bastoni elettrici. D’inverno ci facevano camminare a piedi nudi sul ghiaccio e d’estate ci coprivano apposta con vestiti pesantissimi. Quando ho scontato la pena tornare a una vita normale mi è stato impossibile: costringevano i miei datori di lavoro a licenziarmi ogni poche settimane e ho dovuto chiudere un piccolo ristorante che avevo aperto. Alla fine sono scappato i India e non ho quasi più contatti con la mia famiglia. Lascio analisi geopolitiche sulla situazione in Tibet e riflessioni di diritto ad altri, la rete ne è piena, specie in questi giorni. Non potevo però esimermi dall’unirmi al coro di proteste riportando una delle tante, tantissime testimonianze di cosa può succedere in Cina se solo ci si azzarda ad andare in piazza con una bandiera a tentare di esprimere in maniera pacifica la propria opinione”. FIRMA QUI FREE TIBET |
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Post n°745 pubblicato il 27 Agosto 2010 da dammiltuoaiuto
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Post n°744 pubblicato il 27 Agosto 2010 da dammiltuoaiuto
Firmate queste petizioni,salviamo questa donna dalla lapidazione della follia fantica islamica iraniana http://www.amnesty.it/pena_di_morte_Iran_lapidazione_adulterio Ma come fanno a prepararsi a mirare al mio viso e alle mie mani, a lanciarmi delle pietre? Perché? Sono Sakineh Mohammadi-Ashtiani. Dite a tutto il mondo che ho paura di morire. Dalla prigione di Tabriz ringrazio quelli che pensano a me". Sono le ultime parole credibili con le quali la donna iraniana di 43 anni, madre di due figli, chiede aiuto. Condannata per adulterio e per complicità nell'omicidio del marito, dopo quelle frasi uscite tramite un'organizzazione umanitaria dal carcere, Sakineh è stata costretta a una finta confessione in tv e il suo avvocato, Mohammed Mostafei, è dovuto fuggire in Norvegia. Ma da quando Mostafei ha fatto conoscere al mondo la vicenda di Sakineh, si sono moltiplicati gli appelli e le richieste anche ufficiali al governo di Teheran perché la donna non venga uccisa. L'ultima iniziativa, che da oggi si può firmare su Repubblica. it, è una lettera di intellettuali francesi che chiedono a Teheran di "mettere fine a questo genere di metodi come a questo castigo iniquo e barbaro", invocando anche "il rispetto della dignità e della libertà di tutte le iraniane oppresse o minacciate". Fra i firmatari, il sociologo Edgar Morin, gli storici Elisabeth Roudinesco e Max Gallo, lo scrittore Marek Halter, i filosofi Daniel Schiffer e Michel Serres.A seguito della mobilitazione internazionale delle ultime settimane contro la sua esecuzione della, l'Ambasciata iraniana a Londra ha rilasciato una dichiarazione l'8 luglio 2010, affermando che la condanna di Sakineh Mohammadi Ashtiani non sarebbe stata eseguita tramite lapidazione. Tuttavia, la sua posizione legale non è chiara, dal momento che il suo avvocato non ha ricevuto alcuna comunicazione ufficiale sulla commutazione della sua condanna a morte. Durante il processo, Sakineh Mohammadi Ashtiani ha ritrattato una "confessione" rilasciata sotto minaccia durante l'interrogatorio e ha negato l'accusa di adulterio. Due dei cinque giudici hanno ritenuto la donna non colpevole, facendo presente che era già stata sottoposta a fustigazione e aggiungendo di non aver trovato le necessarie prove di adulterio a suo carico. Tuttavia, i restanti tre giudici, tra cui il presidente del tribunale, l'hanno ritenuta colpevole sulla base della "conoscenza del giudice", una disposizione della legge iraniana che consente ai giudici di esprimere il loro giudizio soggettivo e verosimilmente arbitrario di colpevolezza anche in assenza di prove certe e decisive. Giudicata colpevole dalla maggioranza dei cinque giudici, Sakineh Ashtiani Mohammadi è stata condannata alla lapidazione.
Come morirebbe Sakineh, condannata alla lapidazione, se la pressionedell' opinione pubblica internazionale non riuscisse a bloccare la manoai suoi carnefici (è attesa per oggi la sentenza sul riesame del caso)?Avvolta in un sudario bianco, verrebbe sepolta fino al petto e uccisa daparenti e astanti a colpi di pietre, le cui dimensioni dovrebberoessere tali da non consentirle una morte troppo rapida. Dimedia grandezza, le pietre dovrebbero garantire la durata media dell'esecuzione: circa trenta minuti. Che l'orrore senza pari suscitato daquesta esecuzione sia dovuto alla sua barbarie è ovvio: ma forse adaccrescerlo gioca anche un'altra considerazione, che come spesso accade èlegata alla storia. La lapidazione non è mai entrata a far parte dellanostra cultura giuridica. Nel mondo classico, nel quale affondano leradici del nostro diritto, «il chitone di pietre» (come lo chiamaEttore, nell'Iliade) era una forma di giustizia popolare al di fuori diogni controllo istituzionale, che non fu accolto nel «giardino deisupplizi» né greco né romano. La morte con la pietra era un'esplosionedi rabbia popolare, veniva inflitta da gruppi spontanei, senzaaccertamenti preliminari della colpevolezza. Non era un'istituzionegiuridica: a «fare giustizia» non erano dei terzi estranei. Lapartecipazione delle parti offese all'esecuzione era in insanabilecontrasto con l'esigenza dello Stato nascente di superare la fase dellavendetta e di entrare in quella del diritto. Anche per questo ilpensiero della lapidazione ci colpisce in modo particolare. Perché cirimanda a una preistoria del diritto che ci illudevamo di aver persempre superato. Secondo il comitato internazionale contro lalapidazione dal 1979 sono state effettuate 150 lapidazioni. |
Post n°743 pubblicato il 27 Agosto 2010 da dammiltuoaiuto
Firmate queste petizioni,salviamo questa donna dalla lapidazione della follia fantica islamica Sakineh Mohammadi Ashtiani Grazie a quanti hanno firmato l'appello sul nostro sito. Abbiamo inviato le 29119 firme alle autorità. Continuate a firmare e diffondere l'appello. manda anche una semplice Leader della repubblica Islamica |
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