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«Bordello Italia»

Post n°755 pubblicato il 20 Settembre 2010 da dammiltuoaiuto
 

«Bordello Italia»

Così secondo Foreign Policy il Belpaese è sceso all'inferno



di Elysa Fazzino

http://www.giustiziaquotidiana.it/dblog/



L'Italia è "The Bordello State" e con il primo ministro Silvio Berlusconi ha fatto la sua discesa nell'Inferno. Lo scrive la rivista americana Foreign Policy in un'amara analisi di James Walston che attacca il premier e dipinge un quadro scoraggiante della politica e dell'economia italiana. Walston ripercorre i versi di Dante "Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiero in gran tempesta, non donna di provincie, ma bordello!" (Purgatorio, Canto VI) e ricorda l'appello lanciato nell'ultimo libro, postumo, dell'economista Paolo Sylos Labini ("Ahi Serva Italia, un appello ai miei concittadini").

Il suo appello – si legge su FP - era la difesa dell'economia di mercato e delle sue regole… «gli enormi conflitti d'interessi del primo ministro e miliardario italiano Silvio Berlusconi si sono fatti beffe di queste regole». Dopo una frecciata sulla sua vita privata – «le residenze del primo ministro sono diventate bordelli - e non solo metaforicamente» – Berlusconi viene bersagliato per la sua mancanza di leadership, evidente già a fine luglio, ma oggi ancora più palese: nell'ultima quindicina di giorni «la mancanza di direzione è diventata parossistica», scrive Walston. In sintesi, la situazione di politica interna: per quasi tutto agosto Berlusconi ha minacciato elezioni anticipate per tenere a bada Gianfranco Fini. Poi ha cominciato a fare marcia indietro quando i sondaggi hanno indicato che a vincere sarebbe stata la Lega Nord e che c'era una buona possibilità che il Pdl non avrebbe avuto la maggioranza in Senato. Così è tornato a parlare di "Grandi Riforme", la più controversa delle quali è quella della giustizia, «che per Berlusconi significa ottenere l'immunità dai procedimenti giudiziari».

 
 
 

Il rapporto dell'Istat | Sono un milione e 200 mila

Post n°754 pubblicato il 20 Settembre 2010 da dammiltuoaiuto
 
Tag: donne

Il rapporto dell'Istat | Sono un milione e 200 milaMolestate in ufficio, 8 su 10 taccionoRicattate per l'assunzione o per fare carriera. Nel mirino impiegate e commesse

Il rapporto dell'Istat | Sono un milione e 200 mila

Molestate in ufficio, 8 su 10 tacciono

Ricattate per l'assunzione o per fare carriera. Nel mirino impiegate e commesse

MILANO - Postazione di un call center o salotto aziendale, per lei cambia poco. Dalla catena di montaggio a quella di comando, il risultato è simile: il luogo di lavoro è ancora, per lui, lo spazio ideale per liberare fantasie sessuali, proposte indecenti e tormentoni osceni. Per lei, di subire o (raramente) denunciare.

 

Un milione e 224 mila donne, secondo Istat, è oggetto di violenza o pressione, in una gamma di umiliazioni che, dalla telefonata hard può raggiungere lo stupro. La consapevolezza d'essere in presenza di un reato ancora non aiuta, visto che, documenta l'Istat, l'80% delle vittime-lavoratrici non solo non denuncia ma addirittura neppure si confida, tenendo tutto per sé.

Le ragazze, ma anche le adulte molestate (giacché fascino e sopraffazione non hanno niente a che spartire), sono pari all'8,5% della forza lavoro femminile, incluse quelle che, al momento, sono escluse dal mercato, in cerca magari di un'altra assunzione. «In Italia il numero delle donne che subisce molestie sul luogo di lavoro è praticamente stabile dal 2002 - spiega Maria Giusi Muratore, ricercatrice dell'Istituto di statistica - dopo un calo del fenomeno dalla seconda metà degli anni Novanta, quando i casi erano oltre un terzo in più». E qui il merito va alla legge del 1996 sulla violenza alle donne che ha «rotto il silenzio creando un clima sociale e un'attenzione mediatica che ha contribuito a inibire comportamenti molesti» dicono gli esperti di statistica.

Nella ricerca, commissionata dal ministero delle Pari Opportunità, l'istogramma più alto spetta al settore impiegatizio, pubblico e privato, con il 40% di dipendenti molestate. Al secondo posto quello commerciale con il 24% di lavoratrici, vittima di aggressioni di varia natura. «Da quelle più soft - spiega la ricercatrice - alla vera violenza». In mezzo c'è anche il ricatto. E qui, sottolinea l'avvocato Grazia Volo: «Chi minaccia il licenziamento per ottenere favori sta compiendo un'estorsione. E questo, purtroppo, nella situazione attuale, con le difficoltà presenti, è un fenomeno trasversale ai sessi». Dice la Volo: «Premesso che non credo alla questione femminile trattata in modo "statistico burocratico" vorrei dire che: in primo luogo il molestatore è una persona che mette in atto comportamenti deviati. Secondo: una donna trova il modo di evitare esperienze del genere».

Alcune delle percentuali Istat sono impressionanti. Ad esempio la reiterazione del ricatto sessuale che, nel 43% dei casi, si ripete ogni giorno. La molestia è grosso modo trasversale: «Il 14,3% delle donne molestate lavorava in attività immobiliari e informatiche, il 10,3% nelle attività manifatturiere, il 18% in professioni tecniche, il 7,8 in professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione, come ad esempio legislatori, imprenditori, dirigenti».

Molestie interclassiste insomma. Quanto alla percentuale bassissima di denunce, l'avvocato Volo, tra le motivazioni resiste «la paura». Timore d'essere «giudicate male» ad esempio. Mentre nel 9,3% dei casi l'intervistata chiama in causa «indecisione, vergogna, auto-colpevolizzazione» per spiegare il tentativo di rimuovere la vicenda, senza parlarne apertamente. Il senso d'impotenza assume un risvolto per così dire «istituzionale» laddove l'intervistata parla di «mancanza di fiducia nell'operato delle forze dell'ordine o della loro impossibilità di agire». Oltre il 20% delle vittime.

 

IL  CORRIERE.IT

Ilaria Sacchettoni
16 settembre 2010

 
 

 
 
 

NO ALLA MONNEZZA PETROLIFERA COKE AD ORTONA MANDA LA TUA EMAIL A CHIODI

Post n°753 pubblicato il 20 Settembre 2010 da dammiltuoaiuto
 

NO ALLA MONNEZZA PETROLIFERA COKE AD ORTONA MANDA LA TUA EMAIL A CHIODI

 

 

LA  LETTERA    DI MARIA RITA 'ORSOGNA   PUO' ESSERE MODIFICATA  AGGIUNGENDO CONSIDERAZIONI    PERSONALI  VI   CHIEDO 

INOLTRE   DI    COMUNICARE  ALLA  STESSA  MARIA RITA   L'INVIO   IN  MODO  DA COSTITUIRE   UN ARCHIVO  LETTERE  DEI CITTADINI   

 

Si puo' mandare tutto via email qui

 

patrizia.pisano@regione.abruzzo.it,

 

urp@pec.regione.abruzzo.it

 

oppure un fax al 086236348

PER SPEDIRE LA LETTERA AL PRESIIDENTE CHIODI

TAGLIA E INCOLLA QUI

http://www.regione.abruzzo.it/portale/asp/sendemail.asp?id=prza1997PER SPEDIRE

LA LETTERA DI PROTESTA A TUTTI I CONSIGLIERI REGIONALI TAGLIA E INCOLLA TUTTE QUESTE EMAIL maurizio.acerbo@crabruzzo.it,argiro@argirogroup.com,walter.caporale@crabruzzo.it,franco.caramanico@crabruzzo.it,alfredo.castiglione@regione.abruzzo.it,federica.chiavaroli@crabruzzo.it,ricardo.chiavaroli@crabruzzo.it,camillo.dalessandro@crabruzzo.it,cesare.dalessandro@crabruzzo.it,giovanni.damico@crabruzzo.it,luigi.defanis@crabruzzo.it,giorgio.dematteis@crabruzzo.it,antonio.delcorvo@crabruzzo.it,walter.dibastiano@crabruzzo.it,emiliano.dimatteo@crabruzzo.it,giuseppe.dipangrazio@crabruzzo.it,assllpp@regione.abruzzo.it,assagri@regione.abruzzo.it,alfredo.grotta@regione.abruzzo.it,carlo.masci@regione.abruzzo.it,antonio.menna@crabruzzo.it,luigi.milano@crabruzzo.it,luigi.milano@crabruzzo.it,emilio.nasuti@crabruzzo.it, nazario.pagano@regione.abruzzo.it,paolo.palomba@crabruzzo.it,lucrezio.paolini@crabruzzo.it,antonio.prospero@crabruzzo.it,berardo.rabbuffo@crabruzzo.it,luca.ricciuti@crabruzzo.it,antonio.saia@crabruzzo.it,marinella.sclocco@crabruzzo.it,lorenzosospiri@libero.it,camillo.sulpizio@crabruzzo.it,giuseppe.tagliente@crabruzzo.it,luciano.terra@crabruzzo.it,lanfranco.venturoni@regione.abruzzo.it,nicoletta.veri@crabruzzo.it

 

MANDA UNA EMAIL A GIANNI CHIODI

 

http://www.regione.abruzzo.it/portale/asp/sendemail.asp?id=prza1997

 

 

G. Chiodi: stampa@giannichiodi.com

 

M. Febbo: assagri@regione.abruzzo.it

 

 

MEGLIO ATTVI OGGI CHE MORTI DOMANI !!!!!!MANDA LA TUA SEGNALAZIONE AL GABIBBO CLICCA QUI http://www.striscialanotizia.mediaset.it/segnalazioni.shtml

 

L'INVIO   A  QUESTI   ALTRI ORGANI   

OPPURE Numeri e indirizzi di Striscia:

 Numero verde SOS Gabibbo : 800 055 077 Fax: 02 21023666Indirizzi E-mail: gabibbo@mediaset.it Indirizzo: Striscia la notizia - Palazzo dei Cigni - 20090 Milano Due - Segrate - Mi

DILLO ALLE IENE http://www.iene.mediaset.it/segnalazioni.shtml

PER OGNI ALTRA COMUNICAZIONE POTETE MANDARE UN FAX AL NUMERO 0225148915

LINK DELLA TRASMISSINE DI REPORT

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Regione Abruzzo- Comitato Valutazione d'Impatto AmbientaleVia Leonardo da Vinci 167100 L'Aquila

 

Regione Abruzzo - Assessore all'AgricolturaVia Catullo 1365100 Pescara

 

e per conoscenza: ARTA Abruzzo, Comune di Ortona, Provincia di Chieti

 

Gentile rappresentante della Regione Abruzzo,

 

questa comunicazione e' per esprimere la mia contrarieta' ed offrire un parere negativo sulla proposta della ditta Fratelli Nervegna Srl di realizzare un centro di stoccaggio di cereali, farine di soia, coke di petrolio, carbone, materiali inerti, sale ed argille, in localita' Tamarete di Ortona, come richesto in data 7 Luglio 2010 da parte dell'ingegner Maurizio Cavaliere e dalla stessa ditta Fratelli Nervegna. In particolare, desidero richiedere che i Fratelli Nervegna NON siano estentatati dal presentare una valutazione d'impatto ambientale completa. Nella mia opinione e dopo una attenta analisi della documentazione presentata, lo stoccaggio di rifiuti petroliferi avra' conseguenze negative sulla salute delle persone e dell'ambiente ed e' necessaria una valutazione approfondita degli effetti a breve, medio e lungo termine di questo progetto. Il materiale fornito dalla ditta in esame e' lacunoso e assolutamente insufficiente a poter garantire l'innocuita' delle persone. Anzi, tutto lascia intendere un netto peggioramento della qualita' della vita.

 

Secondo i Fratelli Nervegna, in contrada Tamarete si vuole realizzare uno “stoccaggio di petrolio, prodotti petroliferi, petrolchimici e chimici pericolosi”. Il materiale da stoccare e' coke di petrolio, noto anche come pet-coke, una sostanza di scarto dell'opera petrolifera – il fondo del fondo del barile. Il pet-coke e' saturo di elementi tossici e cancerogeni, che causano modifiche al DNA, malformazioni e danni all'apparato respiratorio, circolatorio e riproduttivo. Fra le sostanze tipiche contenute nel pet-coke ci sono zolfo, arsenico, vanadio, bario, cobalto, cadmio, cromo, mercurio, zolfo, piombo, solfati, idrocarburi policiclici aromatici e benzene. La ditta proponente chiede di poter stoccare questo materiale A CIELO APERTO su un'area di circa 3 mila metri quadrati in una zona agricola.

 

Per le sue caratteristiche il coke di petrolio e' facilmente infiammabile, rilascia vapori tossici in continuo e polveri fini, inclusi i PM 10, contro i quali il corpo umano non ha alcuna difesa e che si accumulano direttamente nei polmoni delle persone. Fra le possibili esalazioni, il diossido di sodio, nota sostanza dannosa per l'agricoltura e che causa le pioggie acide.

 

Poiche' lo stoccaggio e' a cielo aperto, esiste anche la possibilita' che dopo le pioggie si formino aggregati di acqua tossica, mista fra pioggia e resudui di coke. Il progetto parla vagamente di apposite vasche per contenere i reflui, ma solo per i primi quattro millimetri di pioggia, lasciando intendere che le quantita' in eccesso finiranno fra le acque “bianche” da mandare agli scarichi locali e ai depuratori locali. Questo tema merita un maggior approfondimento, visto che non si menzionano quantita' e modalita' di questi scarichi e visto che non e' ben chiaro se e come i sistemi urbani abbiano la capacita' di poter smaltire ingenti quantita' di acqua contaminata da pet-coke.

 

Il progetto menziona anche la possiblita' di stoccaggio simultaneo e ravvicinato di cerali e di pet-coke, senza che mai venga spiegato come si fara' a distinguere fra i due. E' ovviamente molto rischioso costruire i due stoccaggi uno accanto all'altro, visto che non e' mai possibile garantire al 100% la non-contaminazione delle derrate alimentari. E se durante le pioggie le acque residue del pet-coke in qualche modo trovano un modo di contaminare i cereali? E cosa vuole dire che saranno evitati gli stoccaggi promiscui? Come avverra’ questo? Chi vigiliera’?

 

Molti dubbi sorgono anche dal traffico continuo di camion con trasporto di pet-coke fra il porto e lo stoccaggio di Tamarete, lungo strade inadatte a questi tipi di trasporti e fra i campi del Montepulciano d'Abruzzo. Il traffico intenso causera' disagi alle persone, inquinamento e soprattutto mettera' a rischio le popolazioni in caso di incidenti e riversamenti di materiale tossico in prossimita' di centri abitati.

 

La ditta non spiega in dettaglio che controlli effettura' sui rifiuti tossici che giungeranno dal porto sulla terraferma per essere smalititi. Come si fa ad essere sicuri che giunga davvero “solo” pet-coke e non rifiuti petroliferi ancora piu' tossici e nocivi? Fra i clienti menzionati dai Fratelli Nervegna c'e' anche la Schlumberger che utilizza nelle sue trivellazioni materiale radioattivo, fra cui l'Americio. Purtroppo in Italia sono troppi i casi di mala gestione dei rifiuti e occorrono controlli e verifiche stringenti. Anche questo tema andrebbe approfondito nella VIA.

 

La ditta Fratelli Nervegna propone di stoccare circa 18 mila metri cubi di pet-coke, per un totale di 75 mila tonnellate. La VIA scatta a 40 mila metri cubi. Poiche’ non e’ da esculdersi la possibilita’ di ampliamento del deposito di pet-coke e data la vicinanza ai centri abitati, una VIA completa e’ assolutamente necessaria per una valutazione migliore di questo progetto.

 

E’ importante riportare anche l'esperienza di altre localita' in cui stoccaggi a cielo aperto di pet-coke sono vietati per legge. Ad esempio in California il distretto per il controllo dell'inquinamento dell'Antelope Valley ha circolato una comunicazione secondo la quale: “the rule will prohibit the open storage of petroleum coke after January 1, 1985, unless the operators can demonstrate that the pile poses no significant risk of violating any other District rule including the public nuisance rule. It is intended that the burden of proof will be on the operator.” Cioe' dal 1 Gennaio 1985 (25 anni fa!) e' stato vietato lo stoccaggio a cielo aperto di pet-coke, se questo causa disagi al pubblico ed e' il proponente a dover dimostrare il contrario. Visto che puzza, polveri tossiche, acque inquinate cironderanno la zona, e visti i rischi di incendi, e di riversamenti di camion, va da se che lo stoccaggio a cielo aperto di pet-coke a Tamarete e' fonte di preoccupazione per la cittadinanza e non puo' essere approvato a cuor leggero.

 

Infine, studiando il progetto da una ottica piu' ampia sorgono molti dubbi sui possibili benefici di questa operazione PER LA COLLETTIVITA'. I posti di lavoro creati saranno “non piu' di cinque”. D'altro canto si rovinera' la qualita' di vita della popolazione, si comprometteranno i nostri campi e lo sviluppo turistico che certo non puo' annoverare un deposito di pet-coke fra le sue attrazioni.

 

Ricordo che l'Italia aderisce alla convenzione di Aarhus, secondo la quale la cittadinanza ha il diritto di essere informata su progetti che impattano salute e qualita' di vita, e per i quali la volonta' popolare e' vincolante. Esprimo un parere negativo sul progetto, secondo quanto illustrato dai Fratelli Nervegna.

 

Los Angeles, 3 Settembre 2010

 MARIA   RITA  DORSOGNA

 

 

 

Maria R D'Orsogna, PhD

Assistant Professor

Department of Mathematics

Institute for Sustainability

California State University at Northridge

Los Angeles, CA 91330

www.csun.edu/~dorsogna

dorsogna@csun.edu

 

 

 

 

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