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SALVIAMO ASIA BIBI CONDANNATA DALLA PER BLASFEMIA DAL FANATISMO ISLAMICO

Post n°807 pubblicato il 28 Marzo 2011 da dammiltuoaiuto
 

E' ancora urgente la nostra mobilitazione! Leggendo quanto scrivono AsiaNews e Repubblica (fonti diverse, ma coincidenti nella descrizione dei fatti) la assoluzione o la grazia per Asia Bibi sembra ancora tardare. Le notizie in sintesi sono già note.

    [dal sito di Repubblica] «Asia Bibi è una povera contadina del Punjab, 37 anni, cinque figli, una vita di lavoro e fatica nei campi di un latifondista di Ittanwali, est del Pakistan. Oltre ad essere donna, contadina e pachistana, ovvero figlia di un Paese che ai problemi della povertà assomma quelli dell'integralismo islamico, Asia ha un'altra particolarità: è cristiana, seguace di una delle chiese protestanti portate nel sub-continente ai tempi del colonialismo inglese. A giugno lavorava sotto il sole con le sue compagne. Le chiesero dell'acqua, lei andò a prenderla a una fonte. Le sue amiche - musulmane - la rifiutarono: è acqua impura, toccata dalle mani di una infedele cristiana. Alle provocazioni la sventurata rispose, difendendosi e difendendo il suo credo. Quelle insistevano, le spiegavano che il cristianesimo è una religione inferiore e che lei stessa avrebbe dovuto convertirsi. Lei rispose ancora, difese il suo Cristo, paragonò il nazareno al profeta, disse qualcosa come "lui per noi si è fatto crocifiggere, ha gettato il suo sangue: cosa ha fatto Maometto per voi?".

    Da quel momento la lite finì fuori controllo, le operaie musulmane la picchiarono, la rinchiusero in una cantina, chiamarono la polizia. Risultato: domenica sera, seguendo il dettato della legge pachistana che punisce la blasfemia, Asia è stata condannata a morte per impiccagione».

    [dal sito di AsiaNews] «I radicali religiosi in Pakistan hanno messo in guardia il Presidente dal rischio di suscitare un’ondata di pubblico sdegno se concede la grazia alla donna condannata per blasfemia. Questo scontro mette in luce le relazioni difficili che il governo ha con la religione ufficiale, in un Paese dove pochi desiderano essere considerati teneri con i nemici dell’islam. Fondamentalisti religiosi sono scesi in strada a Lahore e a Karachi venerdì 26 novembre per mostrare la loro rabbia mentre il governo pakistano sta decidendo se concedere o meno la grazia a una donna cristiana condannata a morte per blasfemia. Molti musulmani pakistani si sentono offesi all’idea che la condanna a morte di Asia Bibi sia annullata.
    Secondo alcune fonti, le manifestazioni erano organizzate da un’associazione vicina a Jamaat-ud-Dawa (JuD), un’organizzazione caritatevole proibita che è sospettata di legami terroristici dall’Onu. Il coordinatore capo del JuD, Qari Yaqub, ha detto ai dimostranti: “Faremo proteste a livello nazionale se il governo perdona quella donna cristiana”. Il capo del the Sunni Ittehad Council, Sahibzada Fazal Kareem, ha detto ad AsiaNews: “La grazia condurrebbe all’anarchia nel Paese. La nostra posizione è molto chiara, questa punizione non può essere cancellata”. Maulvi Faqir Muhammad, vice capo del Tehreek-e-Taliban Pakistan, ha messo in guardia il governo da serie conseguenze se concede la grazia alla donna, che è stata condannata l’8 novembre 2010 per blasfemia nei confronti del profeta Maometto. Faqir Muhammad parlava da un luogo segreto a un canale di notizie internazionali, e ha detto che i Talebani resisteranno a ogni tentativo di graziare Asia Bibi.»

 

Non è il momento di discutere, bisogna fare presto, fare bene, farci sentire. Ci sono situazioni in cui l’opinione pubblica può avere un gran peso; crediamo che questo sia un caso di quel genere. Noi del sito CulturaCattolica.it siamo vicini a questa donna cristiana per il suo coraggio, che a noi tante volte manca, e per la sua carità (così crudelmente ripagata), e chiediamo a tutti gli uomini «di buona volontà» di intervenire.

 

Noi aderiamo ai vari appelli, invitandovi a mandare la vostra mail ai seguenti indirizzi:

 http://www.ilsussidiario.net/News/Esteri/2011/3/27/LA-REPUBBLICA-Asia-Bibi-intervista-esclusiva-Sto-morendo-per-la-fede-salvatemi-/162388/

publicmail@president.gov.pk
al Presidente Pachistano

salviamoasiabibi@asianews.it
: alla campagna di AsiaNews

AMBASCIATA PAKISTAN

Via della Camilluccia, 682 - 00135 Roma
Italia

TEL: 0636301775 06329483 - FAX: 0636301936

Email: parepromec@linet.it

 

LA REPUBBLICA/ Asia Bibi, intervista esclusiva: "Sto morendo per la fede, salvatemi"

domenica 27 marzo 2011

 

LA REPUBBLICA/ Asia Bibi, intervista esclusiva: Sto morendo per la fede, salvatemi Asia Bibi 

LA REPUBBLICA INTERVISTA ASIA BIBI - La Repubblica di oggi pubblica una intervista esclusiva ad Asia Bibi. La donna pachistana arrestata nel 2009 con l'accusa di blasfemia e poi condannata a morte nel 2010. L'accusa, lanciata da un suo vicino di casa, è di aver insultato il profeta Maometto e poi di essersi rifiutata di convertirsi alla religione islamica. Asia Bibi è infatti appartenente alla minoranza cristiana del Pakistan. Il suo caso è salito alla ribalta internazionale e conseguentemente ha provocato violenze in tutto il Pakistan: recentemente, il ministro cristiano per le minoranze religiose che aveva detto di voler lottare per abolire la legge sulla blasfemia è stato ucciso a sua volta da alcuni terroristi islamici.

Prima di lui era stato assassinato anche il governatore dello Stato del Punjab, Salmaar Tasmeer, anche lui impegnato nella lotta contro la blasfemia. Asia Bibi è madre di cinque figli, vive in isolamento e non ha diritto neanche all'ora d'aria perché si teme possa essere assassinata. Esponenti fondamentalisti islamici hanno infatti promesso che anche se dovesse essere liberata, la ucciderebbero loro. La Repubblica, primo giornale al mondo, è riuscita ad avvicinarla tramite il marito Ashiq per una intervista. Asia Bibi è malata fisicamente e soffre anche mentalmente. La sua è una disperata richiesta di aiuto. "Mi sento soffocare in queste quattro mura in ogni momento. Ogni minuto che passa mi sembra essere l'ultimo. Mi sveglio ogni mattina pensando che forse quello sarà il mio ultimo giorno: e allora piango. Piango per i miei figli e per mio marito". Asia Bibi racconta la sua vita quotidiana, in isolamento e con il divieto di parlare con chiunque. Dice di avere paura anche per il marito e per i figli, si sente come se tutta la sua famiglia oltre a lei fosse stata condannata. Vorrebbe poter andare via dal Pakistan con tutta la famiglia, si accontenterebbe che potesse andare via la sua famiglia. "

 

 
 
 

TEST DI VERGINITA' PER LE DONNE CHE PROTESTANO IN EGITTO ECCO IL NUOVO CHE AVANZA

Post n°806 pubblicato il 28 Marzo 2011 da dammiltuoaiuto
 
Tag: egitto

Picchiate, fotografate nude e sottoposte a test di verginità: la storia di ragazze egiziane arrestate a piazza Tahrir
Foto di abuyaqub

Manifestare il dissenso in Egitto può costare caro. Specialmente se ad andare in piazza sono donne. Non solo botte ma anche l'umiliazione di essere equiparate a prostitute. Secondo Amnesty International durante le manifestazioni di piazza al Cairo, alcune donne sono state arrestate dai militari e sarebbero state picchiate, torturate e sottoposte al test di verginità (come si fa per accertare se una donna è una prostituta o una donna pulita).

La storia è questa:
Il 9 marzo, dopo aver disperso con la violenza una manifestazione in piazza Tahrir, i militari hanno arrestato almeno 18 donne.
Queste hanno poi riferito ad Amnesty di essere state picchiate, sottoposte a scariche elettriche, obbligate a denudarsi mentre i soldati le fotografavano e infine costrette a subire un "test di verginita", sotto la minaccia di essere incriminate per prostituzione.

Salwa Husseini, 20 anni, ha raccontato ad Amnesty International di essere stata arrestata e portata al carcere militare di El Heikstep, a nord-est della capitale. E` stata costretta a togliersi tutti i vestiti ed è stata perquisita da una guardiana, in una stanza con due porte e una finestra aperte. Nel frattempo, i soldati entravano nella stanza per scattare foto alla detenuta completamente nuda.

I `test di verginità` sono stati eseguiti in un`altra stanza da un uomo che indossava una giacca bianca. `Quelle trovate non vergini`, secondo la sua espressione, sarebbero state incriminate per prostituzione.

Una donna ha raccontato ad Amnesty International di aver detto che era vergine. Poiché il test avrebbe provato il contrario, è stata picchiata e sottoposta a scariche elettriche.

I soldati hanno continuato a umiliare le donne consentendo ai soldati di guardare e fotografare quello che stava accadendo, con la minaccia implicita di rendere pubbliche le immagini, arrecando alle detenute ulteriore danno.

Il nuovo Egitto deve mettere episodi come questo alle proprie spalle. Altrimenti che senso ha avuto mandare via Mubarak?

La prima risposta proprio in questi minuti: l'esercito ha dichiarato di avere aperto un'inchiesta per accertare i fatti. L'Egitto sta proprio cambiando...

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 

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