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I consiglieri regionali abruzzesi si concedono 40 giorni di ferie

Post n°856 pubblicato il 07 Agosto 2011 da dammiltuoaiuto

Agosto Abruzzo mio non ti conosco! I consiglieri regionali si concedono 40 giorni di ferie

 

La denuncia di Lelio De Santis (Idv)

La denuncia di Lelio De Santis (Idv)

'''E’ incredibile ma vero! Il Consiglio della Regione Abruzzo tiene la sua ultima riunione il 2 Agosto, prima delle ferie estive non so fino a che punto per tutti meritate e tornerà a riunirsi solo il 12 Settembre. (Si parla di assise consigliare, in realtà le commissioni ed il lavoro dei consiglieri si fermerà dal 10 fino alla fine del mese ndr.)

Per un attimo, ho creduto di sbagliare ma ho dovuto subito guardare in faccia la realtà che parla della chiusura della massima Assise regionale per 40 giorni, nonostante la drammaticità della situazione economica, con seri problemi in diversi comparti produttivi e con una preoccupante emergenza occupazione, ed in presenza dei gravi ritardi della ricostruzione della città dell’Aquila e dei Comuni del cratere.

L’insensibilità dell’intero Consiglio merita una severa critica da parte dei cittadini abruzzesi, ma anche da parte della politica buona che non può tollerare un vuoto così lungo di iniziativa politica e legislativa in una situazione così grave.

E’ un’offesa al buon senso ed alla condizione di sofferenza di tanta gente che non arriva alla fine del mese e che non può permettersi nemmeno un giorno di vacanza. Mi auguro che Il Presidente, Pagano ed il suo vice, De Matteis, così tempestivi nel trovare l’intesa per un gemellaggio solo di facciata, vogliano concordare con tutti i Gruppi Consiliari una drastica riduzione del periodo di vacanza : 10 giorni basterebbero anche a voi, almeno in questa situazione, come alla maggioranza dei comuni mortali.

Naturalmente, sarà mio compito farlo per prima nei confronti del Gruppo dell’IdV.

Sarebbe un segnale apprezzabile, di presenza e di disponibilità all’ascolto di chi rimane a fare i conti con i problemi di una vita difficile.''

Lelio De Santis

http://www.abruzzo24ore.tv/news/Agosto-Abruzzo-mio-non-ti-conosco-I-consiglieri-regionali-si-concedono-40-giorni-di-ferie/46146.htm

manda  le tue   email   di  protesta    qui  a tutti   i consiglieri   della regione   abruzzo :

maurizio.acerbo@crabruzzo.it,argiro@argirogroup.com,walter.caporale@crabruzzo.it,franco.caramanico@crabruzzo.it,alfredo.castiglione@regione.abruzzo.it,federica.chiavaroli@crabruzzo.it,ricardo.chiavaroli@crabruzzo.it,camillo.dalessandro@crabruzzo.it,cesare.dalessandro@crabruzzo.it,giovanni.damico@crabruzzo.it,luigi.defanis@crabruzzo.it,giorgio.dematteis@crabruzzo.it,
antonio.delcorvo@crabruzzo.it,walter.dibastiano@crabruzzo.it,emiliano.dimatteo@crabruzzo.it,giuseppe.dipangrazio@crabruzzo.it,assllpp@regione.abruzzo.it,assagri@regione.abruzzo.it,alfredo.grotta@regione.abruzzo.it,carlo.masci@regione.abruzzo.it,antonio.menna@crabruzzo.it,luigi.milano@crabruzzo.it,luigi.milano@crabruzzo.it,emilio.nasuti@crabruzzo.it, nazario.pagano@regione.abruzzo.it,
paolo.palomba@crabruzzo.it,lucrezio.paolini@crabruzzo.it,antonio.prospero@crabruzzo.it,berardo.rabbuffo@crabruzzo.it,luca.ricciuti@crabruzzo.it,antonio.saia@crabruzzo.it,marinella.sclocco@crabruzzo.it,lorenzosospiri@libero.it,camillo.sulpizio@crabruzzo.it,giuseppe.tagliente@crabruzzo.it,luciano.terra@crabruzzo.it,lanfranco.venturoni@regione.abruzzo.it,nicoletta.veri@crabruzzo.it

MANDA UNA EMAIL   A GIANNI CHIODI

http://www.regione.abruzzo.it/portale/asp/sendemail.asp?id=prza1997


G. Chiodi: stampa@giannichiodi.com

M. Febbo: assagri@regione.abruzzo.it

D. Stati: daniela.stati@regione.
abruzzo.it

 

 
 
 

Parlamentari d'Italia: i più vecchi, assenteisti, costosi e meno istruiti

Post n°855 pubblicato il 07 Agosto 2011 da dammiltuoaiuto
 

Parlamentari d'Italia: i più vecchi, assenteisti, costosi e meno istruiti

Parlamentari d'Italia: i più vecchi, assenteisti, costosi e meno istruiti

Onorevoli d'Italia: i più vecchi, assenteisti e costosa tra i paesi sviluppati

La più vecchia, la più assenteista, la più costosa tra i paesi sviluppati. E insieme, la meno istruita e preparata nella storia della Repubblica. In altre parole "la più mediocre classe politica che l'Italia abbia avuto dal 1948". Niente meno. Questo giudizio, durissimo, non arriva da una poltrona rossa di Ballarò o da uno SpiderTruman della rete ma è la convinzione di un economista italiano di fama mondiale che si è posto un problema: capire perché l'insieme dei parlamentari italiani si trasformi "matematicamente" nella casta. E ce l'ha fatta. Antonio Merlo, direttore del dipartimento di Economia della University of Pennsylvania, ha scoperto la formula della "mediocrazia" (leggi l'intervista a Merlo)", cioè della propensione tutta italiana a far sedere in Parlamento non i migliori ma gli "unfit to lead", gli inadatti a governare, per usare una celebre frase usata dall'Economist per definire Berlusconi. Ilfattoquotidiano.it ha potuto leggere in anteprima questo workpaper inedito che farà discutere ben oltre gli ambienti accademici. Si chiama appunto "mediocracy" e termina con un modello di calcolo che potrà diventare un simbolo per chi vuole cambiare le cose.

La si potrebbe perfino appendere dietro alla scrivania o stampare su t-shirt, come la legge di gravità. Perché questa, signori e signore, è la legge della casta italiana. Dentro c'è tutto: c'è il berlusconismo, ci sono le leggi ad personam, il conflitto di interessi, i privilegi, i faccendieri, la corruzione. Risponde con i numeri alle domande che assillando gli italiani: chi abbiamo mandato in parlamento? Perché lavora per i propri privilegi e non per noi? Perché guadagna tanto e rende poco? Perché tutti votano le leggi utili a uno solo? A cosa servono gli affaristi nella politica?

Ebbene il risultato dei calcoli complessi fatti da Merlo confermano che l'Italia ha bisogno di una rivoluzione istituzionale e non di qualche taglio, di un intervento urgente sulla legge elettorale perché quella attuale (il sistema elettorale proporzionale a liste chiuse) incentiva "in modo perverso" i partiti a selezionare "non i migliori candidati possibili ma i più mediocri, i cosiddetti yesman, utili ad assecondare il partito e il capo e a votare compatti anche quello che un cittadino intellettualmente onesto mai voterebbe". Ecco perché secondo Merlo "i provvedimenti indicati nella bozza di riforma di Calderoli vanno sicuramente nella direzione giusta ma rischiano di restare un "contentino" senza una riforma istituzionale del sistema politico".

In ogni caso, da oggi, l'espressione "era meglio la Prima Repubblica" non è più un modo di dire. E' una certezza matematica. Costruita mettendo nero su bianco una serie di variabili come l'età, il livello di istruzione, il tasso di crescita delle indennità parlamentari, i tassi di assenteismo dei nostri "eletti".

In pratica un sistema di coordinate che descrive puntualmente quella fuga in avanti della casta rispetto al Paese reale e da quello che avviene in altre nazioni. In Italia c'è una sorta di regno autonomo della mediocrazia, dove in sessant'anni le retribuzioni dei governanti sono cresciute del 1.185% con una media annua del 10%, mentre quelle dei governati solo di qualche punto percentuale. Dove i governati hanno sudato per garantire ai figli un'istruzione universitaria mentre tra i governanti il numero di laureati scendeva drasticamente. Di questo passo, si arriverà presto al paradosso che il corpo degli eletti sarà meno istruito dei suoi stessi elettori, suggellando così il definitivo trionfo della mediocrazia.

I PIU' VECCHI E MENO ISTRUITI

Chi siede alla Camera e al Senato oggi è più vecchio. Prima del 92-94 si entrava in Parlamento con un'età media di 44,7 anni contro i 48,1 della Seconda. Oggi la media è 50 anni. Decisamente il Paese con la classe politica più vecchia d'Europa e che tende ancora a restare in Parlamento di più sganciandosi dalla tendenza delle altre nazioni a rinnovare la classe dirigente puntando su eletti mediamente più giovani. Il tasso di ricambio in Parlamento, calcolato come la proporzione dei nuovi entranti nel periodo 1953-2008, si è attestato intorno al 40 per cento. Nella II Legislatura (1953-58) era stata del 37,6 per cento, mentre aveva raggiunto la quota minima del 26,3% nella VIII Legislatura (1979- 1983). Nella XII Legislatura (1994-1996), che ha segnato l'inizio della Seconda Repubblica, il tasso di ricambio è balzato al 69,5 per cento e da allora si è mantenuto costante attorno al 45-50 per cento.

Il raffronto tra retribuzioni e tassi di istruzione è scioccante: le indennità parlamentari sono cresciute del 10% l'anno mentre la quota di laureati è scesa dello 0,5% annuo.

IGNORANTI IN AUTO BLU

Più vecchi e tuttavia meno preparati. La percentuale dei nuovi eletti con una laurea è significativamente diminuita nel corso del tempo con un brusco crollo nel passaggio tra la prima e la seconda Repubblica: dal 91,4% nella I Legislatura, al 64,6% all'inizio della XV Legislatura. In pratica la casta è riuscita ad andare contro la tendenza nazionale che, negli stessi anni, ha visto aumentare sensibilmente la quota di popolazione istruita. Di questo passo, si arriverà al paradosso che il corpo degli eletti sarà meno istruito dei suoi stessi elettori.

ASSENTEISTI SI', MA STRAPAGATI

Vecchi, impreparati ma meglio pagati di tutti. A dispetto della qualità del ceto politico in picchiata, le indennità parlamentari sono schizzate alle stelle sganciandosi da quanto accadeva nel resto del Paese. In Italia l'indennità parlamentare annua, in termini reali (misurata in euro del 2005), è aumentata da 10.712 euro nel 1948 a 137.691 euro nel 2006, il che significa un aumento medio del 9,9 per cento all'anno e un incremento totale di 1.185,4 per cento (negli Stati Uniti l'incremento annuale è stato dell'1,5 per cento e l'incremento totale del 58 per cento!).

Entrare nel Parlamento Italiano conviene sempre: i redditi totali dei deputati nel primo anno di attività in Parlamento aumentano del 77% rispetto a quelli dell'anno precedente. Dal 1985 al 2004, in Italia il mestiere del Parlamentare è stato particolarmente redditizio. Infatti, il reddito reale annuale di un parlamentare è cresciuto tra 5 e 8 volte più del reddito reale annuale medio di un operaio, tra 3,8 e 6 volte quello di un impiegato, e tra 3 e 4 volte quello di un dirigente. Dalla fine degli anni 90', il 25% dei parlamentari guadagna un reddito extraparlamentare annuale che e' superiore al reddito della maggioranza dei dirigenti.

Interessante anche l'effetto deteriore sulla partecipazione derivante dal possibilità di cumulare reddito privato professionale e indennità di carica. Ogni singolo anno trascorso in Parlamento incrementa i redditi addizionali all'indennità parlamentare del 4,2 per cento nel primo anno in Parlamento. Questo spiega anche lo scarso impegno degli eletti in aula: i calcoli dicono che in media ogni 10mila euro di extra reddito riduce la partecipazione in Parlamento dell'1%.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

 
 
 

LA SETTIMANA CORTA DEI PARLAMENTARI ECCO QUANTO LAVORANO

Post n°854 pubblicato il 07 Agosto 2011 da dammiltuoaiuto
 

CASTA/ La settimana «cortissima» dei parlamentari: ecco quanto lavorano

da   http://www.ilsussidiario.net/News/Curiosita/2011/8/5/CASTA-La-settimana-cortissima-dei-parlamentari-ecco-quanto-lavorano/199068/

venerdì 5 agosto 2011

 

CASTA/ La settimana «cortissima» dei parlamentari: ecco quanto lavorano Montecitorio semi-deserto

Le polemiche sulle lunghissime ferie estive di deputati e senatori hanno surriscaldato i primi giorni di agosto. Ma almeno, verrebbe da chiedersi, si tratta di un meritato riposo dopo un anno di duro lavoro? A vedere quanto hanno lavorato gli onorevoli negli ultimi dodici mesi, si direbbe proprio di no.

 

FANNULLONI IN COMMISSIONE - Gian Antonio Stella lo ha calcolato per il Corriere della Sera, e i risultati sono a dir poco sorprendenti. Nel 2010 ciascuna delle 14 commissioni permanenti della Camera dei deputati è stata impegnata in media per 8.645 minuti, cioè per due ore e 46 minuti ogni settimana. Una faticaccia, al confronto delle commissioni speciali, che si dividono in bicamerali (in quanto coinvolgono anche il Senato) e d'inchiesta Nel luglio 2011 la commissione per l'Infanzia e l'adolescenza presieduta dall’onorevole Alessandra Mussolini ha lavorato 34 minuti a settimana, cioè due ore e 15 minuti al mese per un totale di due sedute. Nello stesso mese, la commissione per il controllo sugli enti previdenziali, il cui presidente è Giorgio Jannone, è stata convocata solo tre volte per un totale di un'ora e 50 minuti pari cioè, se la matematica non è un’opinione, a 27 minuti a settimana. Ovviamente, il fatto che le commissioni si riuniscano non implica affatto che i parlamentari siano presenti, anzi.

ASSENTEISMO SENZA LIMITI- Carlo Monai, parlamentare dell’Italia dei Valori, in un’intervista all’Espresso ha raccontato che nella sua commissione «su una quarantina di membri, se ce ne sono una decina presenti è grasso che cola». Certo, qualcuno dirà, l’attività principale degli onorevoli consiste nelle sedute della Camera dei Deputati. La quale però, nel 2010, ha lavorato in tutto per 760 ore e 16 minuti: 14 ore e 27 minuti a settimana. Cioè meno di un terzo della settimana di un normale lavoratore. Ma come se non bastasse, in tutto 219 delle 760 ore (più del 25%) è stato dedicato alle interrogazioni e ai question time, che di solito vanno completamente deserti con i parlamentari che parlano nell’aula praticamente vuota. Mentre 82 ore sono state riservate a dibattiti che riguardavano onorevoli inquisiti, per votazioni della giunta per le autorizzazioni a procedere o della giunta per le elezioni. Alle nuove leggi, che dovrebbero essere la principale preoccupazione degli onorevoli, sono andante invece soltanto 459 ore e 54 minuti in un anno, cioè otto ore e 50 minuti ogni settimana. E per fortuna, si far per dire, che i parlamentari non lavorano dal lunedì al venerdì come auspicato dal presidente della Camera, Gianfranco Fini, perché altrimenti dedicherebbero all’attività lavorativa solo un'ora e 46 minuti al giorno.

«SETTIMANA CORTISSIMA» - Ma l’inchiesta di Stella non è la prima dedicata a questo argomento. Come scrive Repubblica, nel maggio 2010 Gianfranco Fini aveva addirittura commissionato un rapporto ufficiale su quanto lavorano davvero i deputati. Il presidente della Camera aveva infatti dichiarato riferendosi ai suoi onorevoli colleghi: «La settimana cortissima è un problema serio». Fini, definendo la situazione come «intollerabile», aveva ricordato una settimana in cui la Camera si era riunita soltanto due volte in tutto, e questo non in agosto, ma a metà primavera. Quindi il leader del Fli aveva citato dati molto puntuali, ricordando che dal 2008 ben 29 volte i disegni di legge sono stati rinviati dall'aula alle commissioni: 19 provvedimenti dell’esecutivo, 4 della maggioranza, 5 delle opposizioni. In 19 settimane, la Camera dei deputati aveva invece lavorato 30 ore, cioè 16 a settimana, per un totale di 60 sedute. E, last but not least, la settimana lavorativa degli onorevoli va dal lunedì pomeriggio al giovedì. Tanto che la terza carica dello Stato aveva cercato di prolungare i lavori fino a venerdì, suscitando però una vera e propria insurrezione.

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 

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