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Messaggi del 13/10/2011
La denuncia Taglio alla Dia da 7 milioni di euroSincadati: si uccide l'antimafia A lanciare l’allarme una cordata di sindacati: Silp Cgil, Siul, Sap, Ugl, Coisp, l’Associazione nazionale funzionari di polizia, Uilps, Consap, Funzione pubblica Cgil, Uil pubblica amministrazione e Intesa. Insieme hanno scritto una lettera al ministro Maroni: "Tagliare l'indennità aggiuntiva che i dipendenti della Dia percepiscono dal 1992 come previsto dalla legge istitutiva, è una punizione per chi fa antimafia" Corsa a ostacoli per la lotta alle mafie. E i tagli alla Direzione Investigativa Antimafia non aiutano di certo. A lanciare l’allarme una cordata di sindacati: Silp Cgil, Siul, Sap, Ugl, Coisp, l’Associazione nazionale funzionari di polizia, Uilps, Consap, Funzione pubblica Cgil, Uil pubblica amministrazione e Intesa. Insieme hanno scritto una lettera al ministro Maroni che “in questi anni – dicono – ha dimostrato attenzione ai temi riguardanti il contrasto alle mafie”. Ammontano a 7 milioni di euro i tagli alla Dia, che tradotto in termini di stipendio significa che il personale percepirà il 20% di euro in meno. “Una punizione” sostengono i sindacati, nei confronti di chi “fino ad oggi ha costantemente raggiunto brillanti risultati di servizio”. E a proposito di risultati: nel primo semestre 2009-2011 sono stati sequestrati e confiscasti beni stimati rispettivamente per un valore di 5,7 miliardi di euro e di 1,2 miliardi di euro. Il nuovo Direttore della Dia, il dott. Alfonso D’Alfonso (insediatosi a luglio) ha subito ritenuto necessario rilanciare il Bilancio e “come primo atto ha tolto l’indennità aggiuntiva che i dipendenti della Dia percepiscono dal 1992 come previsto dalla legge istitutiva”, spiegano i sindacati nella lettera inviata a Maroni. Dietro la contestazione dei tagli, non c’è unicamente la difesa dello stipendio, “l’allarme è più serio – sottolinea il Silp Cgil – se si elimina la specificità del nostro ufficio allora la struttura non esiste più per come è stata pensata dai giudici Falcone e Borsellino. Tagliare l’indennità che ci rende specifici, significa eliminare l’antimafia e trasformare il nostro reparto in un ufficio ordinari”. Anziché colpire al cuore le risorse umane dell’antimafia, si poteva prevedere un risparmio operando “sui costi di locazione delle sedi occupate dai Centri Operativi, trasferendoli in immobili demaniali oppure confiscati alla criminalità organizzata” suggeriscono i sindacati. Come è successo a Palermo, dove il Centro operativo si è trasferito presso una villa confiscata alla mafia. Il canone di locazione dell’immobile che ospita a Roma, in zona Anagnina, gli uffici centrali della Dia, della Direzione centrale servizi antidroga e della direzione centrale polizia criminale, ha un costo di 17 milioni di euro annui. Le condizioni di lavoro erano già sufficientemente difficili considerato che le “risorse economiche destinate alla Dia sono sempre minori, siamo passati dai 28milioni di euro nel 2001 ai 15 milioni di euro attuali”. E il personale è sottodimensionato: poco più di 1300 unità contro le 1500 previste. “Signor Ministro – chiedono nella lettera i sindacati - ci dia una risposta: è stato questo soltanto il frutto di un’iniziativa scomposta da parte di un alto burocrate del Dipartimento o è l’espressione di una precisa volontà politica?”. E in quest’ultimo caso, “La invitiamo ad assumersi, innanzi al Paese, la responsabilità, chiara e trasparente di ‘cancellare’ l’Istituzione che rappresenta l’organismo antimafia per eccellenza”, concludono. |
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