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Messaggi del 05/01/2012
La fame nel mondo e i biocarburanti: la postfazione di Edoardo Maturo al libro di Daniele Scaglione “La bicicletta che salverà il mondo” Giovedì, 5 gennaio 2012 - 10:20:03 http://affaritaliani.libero.it/sociale/bicicletta-che-salvera-il-mondo050112.html?refresh_ce ![]() Sgombriamo subito il campo da qualsiasi dubbio: parlare di biocarburanti significa parlare di fame. Non credete quindi a chi vi dice che i biocarburanti sono la soluzione all’inquinamento, a chi assicura che rappresentano la panacea al surriscaldamento del pianeta e nemmeno a chi sostiene che sono la nostra unica soluzione energetica. Credete piuttosto alle storie vere di persone che la sera sentono lo stomaco brontolare per colpa della nostra insaziabile sete di energia. Mai come oggi la parola ecologia è entrata nel nostro vocabolario quotidiano anche se ancora troppe poche persone sono disposte a rinunciare alla propria automobile, nemmeno per andare a comprare il pane dietro casa… Di certo c’è che, con il petrolio che sta finendo e la Terra che sta diventando più bollente di un forno a microonde, è necessario fare qualcosa. Se ne sono accorti perfino i grandi della Terra. Non per ragioni filantropiche né tanto meno ecologiste, intendiamoci. Piuttosto perché sull’energia, da sempre, si gioca la delicata partita degli equilibri geopolitici sullo scacchiere internazionale. Prendete ad esempio il Brasile e scoprirete che non è un caso che negli ultimi anni sia diventato una superpotenza mondiale. La ragione, provando a semplificare la situazione, ha un nome e un cognome: canna da zucchero. Nello stato sudamericano da anni usano il bioetanolo per far camminare le automobili, tanto che, per la prima volta nella storia, nel Paese sudamericano la vendita di bioetanolo ha superato quella della benzina. Utilizzando un’iperbole potremmo dire che la canna da zucchero, così come lo fu la veste bianca in khadi di Ghandi, è diventata per il Brasile il simbolo dell’indipendenza dalla fame, dalla malnutrizione, dalla miseria. In una parola, dalla povertà. Così se una volta coltivavamo canna da zucchero, mais, grano, soia per riempire le nostre pance, e per fare due chilometri andavamo tranquillamente a piedi, adesso coltiviamo canna da zucchero, mais, grano, soia, per riempire i serbatoi dei nostri nuovi fiammeggianti Suv con cui facciamo i due chilometri che ci separano dal panettiere o magari proprio dalla palestra dove andiamo a bruciare i grassi di troppo. Se non altro, ci consoliamo, inquiniamo poco… Sbagliato! Sbagliato perché abbattere una foresta, riconvertire quel terreno in una coltivazione intensiva, utilizzare i trattori per dissodare la terra e i diserbanti per proteggere le piante e infine trasportarle a casa nostra con l’aereo non è certamente il modo migliore per ridurre le emissioni inquinanti. Lo certificano diversi studi autorevoli: considerando l’intero processo produttivo, i biocarburanti producono quasi la stessa CO2 delle energie fossili. |
Post n°923 pubblicato il 05 Gennaio 2012 da dammiltuoaiuto
Più generali che deputati. Ecco la vera kasta Giovedì, 5 gennaio 2012 http://affaritaliani.libero.it/politica/pi-generali-che-deputati-ecco-la-vera-kasta050112.html?refresh_ce ![]() In Italia abbiamo un vero e proprio esercito di generali (più di 600) con relativi benefit accessori come auto blu e attendenti. Si tratta di un numero pressoché equivalente agli onorevoli che compongono la Camera dei Deputati. La cosa più strana è che il nostro Paese vanta ben 69 generali di Corpo d'armata: ossia più del doppio dei corpi d'armata attualmente operativi in Italia. Ce ne sono 50 tra Esercito, Aeronautica e Marina, 10 nell'Arma dei Carabinieri e 9 nella Guardia di Finanza. Questi numeri sono poi rafforzati da 2.700 colonnelli, 13.000 ufficiali: una massa sterminata di dirigenti con stipendi 'pesanti' a guidare un numero sempre più ristretto di soldati. "I dati sull'occupazione diffusi dall'Istat (un giovane su tre è senza lavoro) sono drammatici ed impongono un intervento immediata inversione di rotta: è assurdo che in questa situazione l'Italia abbia destinato 15 miliardi di euro per l'acquisto di 131 caccia F-35, programma che anche gli Usa stanno pensando di abbandonare" afferma Angelo Bonelli, presidente nazionale dei Verdi. F-35: discussi nel mondo, intoccabili in Italia. Oltre 15 miliardi in meno per la spesa sociale http://affaritaliani.libero.it/sociale/f-35-discussi-nel-mondo-intoccabili-in-italia010112.html Domenica, 1 gennaio 2012 - 15:29:31 ![]() È solo una questione di volontà politica. All'Italia non costerebbe nulla rinunciare agli F-35, i cacciabombardieri d'attacco che Stati Uniti e altri 8 paesi stanno costruendo. È quanto rivela il mensile Altreconomia di gennaio. LE ALTERNATIVE - Oltre 140 asili nido pubblici, lavoro per oltre 2mila educatrici e assistenti e la possibilità di poter avere un figlio in asilo per oltre 5mila famiglie. È quanto potrebbe “fare” un cacciabombardiere F35 Joint Strike Fighter se solo non venisse acquistato. Uno solo degli oltre 130 che l’Italia ha in programma di comperare nei prossimi anni. E’ quanto sostiene Giulio Marcon coordinatore della campagna Sbilanciamoci!. “Con i 15 miliardi di euro che il governo italiano si è impegnato a spendere per i caccia bombardieri F35 – spiega Marcon – si potrebbe mettere in sicurezza 14mila scuole che non rispettano la legge 626, le normative antincendio e non hanno il certificato di idoneità statica, e in questo modo dare opportunità a centinaia di imprese e creare 30mila posti di lavoro”. Ma chissà perché, un discorso del genere ha poco appeal tra partiti ed esponenti politici. Per Marcon, però, qualcosa si sta muovendo. “A livello politico c’è stata una sensibilizzazione in Parlamento grazie al lavoro fatto da Umberto Veronesi e Savino Pezzotta – spiega - che avevano preparato una mozione per la Camera e per il Senato per fermare l’acquisizione e la produzione degli F35. Poi la Camusso, insieme alla Cgil, ha preso posizione sugli F35 chiedendo di fermare il programma. Per noi questo è un primo risultato rispetto all’impermeabilità del sistema politico. Grazie anche alla crisi economica è emersa la consapevolezza dell’inutilità e dello spreco di questa iniziativa”. Secondo Marcon, però, i dubbi non sono sorti soltanto tra associazioni e qualche politico.
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