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ORO COME DENARO IN VATICANO

Post n°930 pubblicato il 10 Gennaio 2012 da dammiltuoaiuto
 

Oro come denaro. Oro come proprietà immobiliare e territoriale. Oro come fasto di opere d’arte. Oro come proprietà del Vaticano che costituiscono un vero e proprio tesoro; così lo scrittore/storiografo Claudio Rendina apre la prefazione del libro “L’Oro del Vaticano (Newton-Compton 2010), svelandoci il leitmotiv dell’intera narrazione: l’incredibile ricchezza della Chiesa di Roma, talmente incredibile da non poter essere quantificata con precisione.

http://www.ilrecensore.com/wp2/2010/09/loro-del-vaticano/

Allontanatosi dallo spirito apostolico di povertà, il clero cattolico ha saputo nei secoli accumulare, amministrare e accrescere il proprio capitale economico/finanziario, spesso con metodi poco edificanti. Lo sguardo di Rendina attraversa tutte le molteplici attività che attualmente la Chiesa di Roma possiede e sfrutta: gli istituti finanziari del Vaticano, lo IOR, l’obolo di San Pietro, le offerte, il mercimonio dei matrimoni/funerali, le ricchezze della CEI, dell’OPUS DEI e i numerosi immobili (molti di valore storico/artistico) sparsi per il mondo. Tutte queste attività fanno del Papato la più grande multinazionale al mondo.

Eppure il significato del testo non si esaurisce certo qui; l’autore infatti non si limita ad una mera computazione del Patrimonio di San Pietro, sforzo per altro già mastodontico, ma esamina in maniera precisa il modus operandi di queste grandi istituzioni. Ciò che ne risulta appare ancor più incredibile del tesoro che la Chiesa possiede: la Banca Vaticana (Istituto Opere Religiose IOR) non è soggetta ad alcune legge Comunitaria, agisce come Banca privata che investe le sue ricchezze e lucra su di esse (si pensi agli scandali antichi e moderni dello IOR) con il solo fine del guadagno. La spregiudicatezza di questo atteggiamento ha portato a paradossi assurdi, come la concessione a Enrico De Pedis (membro della “Banda della Magliana”) di una sepoltura personale nella basilica di Sant’Apollinare, con tanto di messa solenne dove il defunto viene ricordato come un generoso donatore e sostenitore finanziario della Santa Sede.

Uscendo dal più complesso contesto finanziario, Rendina mostra come anche la  vendita di souvenir od il turismo culturale e religioso siano gestiti con oculate strategie di Marketing basate più sul calcolo del profitto commerciale, che su valori più autenticamente religiosi quali ospitalità, accoglienza e rispetto dei luoghi sacri (inevitabile il ricordo evangelico di Gesù che caccia i mercanti dal Tempio). A tutto questo bisogna aggiungere tutti i benefici di cui gode lo Stato Vaticano nei confronti dello Stato Italiano: esenzione totale dalle tasse, utilizzo dei servizi nazionali, sostentamento finanziario  tramite l’8 per mille del gettito delle tasse dei cittadini italiani.

Un dipinto freddo, senza coloriture narrative o giudizi personali, sullo stato attuale delle casse vaticane; solo la nuda e cruda verità sulla maggior holding al mondo, ricca, ricchissima e circondata da un paese sempre più povero di mezzi e di idee.

Claudio Rendina, scrittore e poeta, ha legato il suo nome a opere di successo dedicate a Roma e al mondo pontificio, tra le quali, per la Newton & Compton: Il Vaticano. Storia e segreti (premio della Cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri 1987), Pasquino statua parlante (premio Fregene 1991) e la Guida insolita ai misteri, ai segreti, alle leggende e alle curiosità di Roma (premio Castiglioncello 1999)

L’oro del Vaticano
L’oro del Vaticano
Claudio Rendina
L’oro del Vaticano
2010

 

Incipit

Premessa
Oro come denaro. Oro come proprietà immobiliare e territoriale. Oro come fasto di opere d’arte. Oro come proprietà del Vaticano che costituiscono un vero e proprio tesoro. È il frutto di una cattiva amministrazione della Santa Sede, che ha provocato un allontanamento dallo spirito umile e povero raccomandato da Cristo e favorito l’impiego di certe ricchezze in campi ben lontani dallo spirito apostolico.
La gestione di questo patrimonio fa capo ad apposite commissioni cardinalizie con l’assistenza di finanzieri laici, e il denaro è custodito negli istituti bancari dello IOR e dell’APSA, con depositi sotterranei di oro e diramazioni nelle casseforti delle Isole Cayman: un autentico Fort Knox fuori da ogni legge.
Il denaro della Santa Sede si è capitalizzato, ironicamente, dalla fine dello Stato Pontificio, coincidente con una crisi delle casse vaticane, ovvero dalla sua ricostituzione come Città del Vaticano, avvenuta con i Patti Lateranensi del 1929, e attraverso operazioni bancarie talvolta illecite, con riciclaggio di denaro “sporco”. Queste vengono passate in rassegna con un documentato capitolo, in collegamento con gli istituti economico-finanziari, per svilupparsi nell’illustrazione delle altre fonti di reddito sacroprofane che hanno origine dalla medievale confessione a pagamento e dalla vendita delle indulgenze, e che ancora oggi rivivono nel mercimonio funebre, nello sfruttamento finanziario del sacramento del matrimonio e nel suo annullamento connesso con la Sacra Rota; [...] leggi le prime 30 pagine del libro

 

 
 
 

I SENZA DIO INDAGINE SUL VATICANO

Post n°929 pubblicato il 10 Gennaio 2012 da dammiltuoaiuto
 

I senza Dio  idagine   sul   Vaticano



http://anglotedesco.myblog.it/archive/2011/11/26/i-senza-dio.html

Stefano Livadiotti è un giornalista con le palle, ho letto il suo libro sulla magistratura italiana, non ho letto quello sui sindacati ma presto lo comprerò .Questo è interessante, non come VATICANO SPA di Gianluigi Nuzzi, ma contiene informazioni precise su questo mondo ipocrita che è la chiesa.
Stanno con i poveretti, con gli immigrati, ma poi fanno esattamente il contrario.Città del Vaticano è il posto piu ricco del mondo,possono tranquillamente aiutare i 2,2 milioni di disoccupati italiani, ma non lo fanno e l'otto per mille è una buffonata.
Anche Ida Magli ha scritto un capitolo molto piccante sulla chiesa, nel suo libro LA DITTATURA EUROPEA, presto ne pubblicherò dei pezzi.
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensano Pierferdinando Casini o Rosy Bindi se queste cose che riporto oggi prese dal libro di Livadiotti.  

da I SENZA DIO -Stefano Livadiotti (Grandi Passaggi Bompiani)

-I vescovi fanno la cresta sullo stipendio dei preti, che è pagato da tutti gli italiani.Così nel 2011 si sono messi in tasca 757.677.543 euro.

-In Italia la percentuale di pedofili nel clero è 51 volte superiore a quella che si registra tra i maschi adulti.

-Gli spot dell'otto per mille raccontano frottole:solo il 7,59% dei contributi pubblici al Vaticano finisce in carità ai paesi poveri.

-Scandali, politica, beghe di potere: ecco perchè oggi solo una minoranza degli italiani si fida ancora della chiesa.

Il Papa elogia le organizzazioni dei lavoratori e il loro ruolo.Però dimentica di dire che ai preti è solennemente vietata l'iscrizione.E che l'unico sindacato presente in Vaticano, e riservato al personale laico,viene regolarmente trattato a pesci in faccia.Come dimostra il regolamento della curia.

I soldi non sono niente dice il Vaticano,che poi compra lingotti d'oro per milioni.E nasconde accuratamente il proprio business,avvolti da un mistero che ha finito per alimentare leggende.E che non viene svelato dalla lettura dei rendiconti,comprati ad arte in modo da celare l'enorme ricchezza della chiesa.Per non rischiare di compromettere la raccolta di fondi tra i fedeli.

I vescovi bacchettano i bottegai che non pagano le imposte.Ma poi non guardano a casa loro.Dove l'elusione dell'Ici sugli immobili usati per le attività commerciali è stimata in almeno 700 milioni.Grazie ad una legge davvero balorda.Voluta dal centrosinistra.

 

di Michele Cassano
'I senza Dio'
di Stefano Livadiotti

http://lapanchinadimariella.forumfree.it/?t=58985436

 

Pedofilia, rapporti con la mafia, preti-massoni. E poi ancora privilegi, business misteriosi, guerre intestine e intrecci poco puliti con la politica. Dopo aver scandagliato il mondo dei sindacati e quello dei magistrati in due libri inchiesta che hanno fatto discutere, Stefano Livadiotti accende i fari sui palazzi del Vaticano. Il giornalista de L'Espresso, con una scrittura immediata e accattivante, racconta un mondo dove corruzione e reati sono all'ordine del giorno, porta il lettore nelle stanze del potere all'ombra di San Pietro, svela retroscena che aprono lo sguardo su una realta' che condiziona non poco la vita politica, economica e sociale dell'Italia. L'inchiesta non poteva che partire dallo scandalo della pedofilia. E' l'ora delle scuse, scrive l'autore, ricordando che gia' nel 1985 l'allarme nelle parrocchie americane era risuonato, ma il Vaticano lo aveva deliberatamente ignorato, sacrificando migliaia di piccole vittime. 'Lasciate che i bambini vengano a noi' e' il titolo sarcastico del capitolo dedicato a quei crimini, dove emerge che la percentuale di predatori sessuali tra i religiosi in Italia potrebbe risultare 51 volte superiore a quella del resto della popolazione maschile. E non si nasconde che se non fosse diventato Papa, Ratzinger non avrebbe avuto l'immunita' per sfuggire al tribunale del Texas che lo voleva processare per la copertura assicurata ai preti stupratori. Il libro esce proprio nei giorni della nascita del governo Monti, considerato da alcuni osservatori la longa manus dei poteri forti e del Vaticano. Livadiotti spiega che i rapporti tra i vertici ecclesiastici e la politica sono stati costanti, ma il suo accento va sulle 'relazioni pericolose' con servizi segreti, massoneria, criminalita' organizzata. E che dire dei 'lingotti del Papa'? Il tessuto economico su cui si regge il Vaticano e' uno degli aspetti che il giornalista critica piu' aspramente. Dallo Ior, oggetto misterioso e maledetto che per gli italiani significa fondi neri e riciclaggio, al patrimonio immobiliare con appartamenti-fantasma che finiscono sempre ai vip e una legge che esonera dal pagamento dell'Ici. Insomma, Vaticano S.p.A., scrive Livadiotti, utilizzando il titolo del libro di successo di Gianluigi Nuzzi e citando 'L'oro del Vaticano' di Claudio Rendina, vive sul business di matrimoni, divorzi, funerali, alberghi, libri, spot pubblicitari, monete, francobolli, immagini sacre, e perfino sui santi. Tanti aneddoti e episodi inediti raccolti dietro le quinte.

Cosi', parlando dei rapporti difficili tra Papa Ratzinger e il segretario di Stato Tarcisio Bertone, Livadiotti racconta che il Pontefice si e' stancato dei sistemi del cardinale, fino alla rottura determinata dal caso Boffo, ma ritiene inopportuno cacciarlo per il momento. Nello stesso tempo, tra Bertone e il presidente della Cei Angelo Bagnasco, detto 'madamina', e' in atto una battaglia finita persino sulle pagine dell'Osservatore Romano. Una 'guerra poco santa' che fa sentire i suoi effetti in tutti i settori in cui il Vaticano ha influenza, la politica in primo luogo, a partire dalle nomine nelle aziende pubbliche, Rai compresa. Una guerra combattuta da Bertone attraverso i suoi tre moschettieri: Marco Simeon, Giuseppe Profiti e Giovanni Maria Vian. Gli effetti del declino sono evidenti: la percentuale di italiani che si fidano della Chiesa e' scesa di tredici punti in un anno, un milione di persone in meno agli incontri con il Papa, ostie che si accumulano negli scaffali, giovani che si allontanano dai seminari. E' - spiega il giornalista - il risultato di un sistema perverso che Ratzinger e' consapevole di aver contribuito a creare. Il Papa ne e' nauseato, ma e' troppo isolato e stanco per tentare di cambiare rotta.

fonte ansa.it



 
 
 

IN ITALIA EVADONO PERSINO LE BADANTI

Post n°928 pubblicato il 10 Gennaio 2012 da dammiltuoaiuto
 

IN ITALIA EVADONO PERSINO LE BADANTI OLTRE I RICCONI CON SUV E NULLATENENTI

Dal XV Censimento sapremo  forse quanti canarini e bidet  possieda ogni famiglia italiana,  ma continueremo a ignorare quanti siano davvero gli stranieri, quanti lavorino e paghino le tasse.  A giudicare dalle dichiarazioni dei redditi: pochini, dalla popolazione carceraria: tantissimi, da un tragitto in metropolitana: troppi. Eppure ci continuano a raccontare che senza di loro la nostra economia andrebbe a rotoli (cosa che sta succedendo comunque), che l’Inps non saprebbe come pagare le nostre pensioni e che nessuno si occuperebbe dei nostri anziani. Proprio le badanti sono diventate il più sacro feticcio del patriottismo postmoderno, le vere insostituibili colonne della nostra senescente società. Proprio il loro numero è il più misterioso di tutti: c’è chi dice un milione e mezzo, chi altro. Nel 2009 erano registrate circa 600mila colf e badanti, per tre quarti foreste. Dalla regolarizzazione se ne attendeva una valanga: solo 275 mila lo hanno fatto e neppure in forma permanente. Insomma una bella fetta lavora in nero e se ne impippa di tasse e accise. Però i soldi - pochi o tanti - li guadagna e ne spedisce un bel po’ al paesello: 6miliardi e 385 milioni nel 2010 per vie regolari e almeno altrettanti di sfroso.  Irregolari e furbacchioni non pagano tasse ma ricevono  tutte assistenza  dallo stato italiano come  qualsiasi  cittadino: tutto sulle spalle di gente che per prelevare la pensione deve aprire un conto corrente e che - se sbaglia una virgola sul 730 -  si becca multe e pignoramenti.Ha ragione il ministro Riccardi: gli stranieri non devono pagare un ghello neppure per la tassa di soggiorno.  i cittadini italiani devono  pagare  anche  per  le badanti  evasore  , ma   allora  facciamo   i  controlli   incrociati nei   permessi   di   soggiorni    e   i  redditi   non denunciati    abbassiamo   il tetto   dei   7500  euro     dicendo   che  non   esiste   piu'  soglia   minima  per  non  dichiarare  e questa  marea  di  soldi   recuperata    destiniamola   al   sociale

 

Colf e badanti, la metà non pagano le tasse

 

http://www.stranieriinitalia.it/attualita-colf_e_badanti_la_meta_non_pagano_le_tasse_6745.html

 

Lunedì 15 Dicembre 2008

Inchiesta del settimanale Panorama di questa settimana ROMA, 15 dicembre 2008 - In Italia lavorano poco meno di 1 milione 200 mila collaboratori domestici ma di tutte queste persone all’Inps ne risultano appena 560 mila, comprendendo pure chi versa i contributi per una sola ora di servizio a settimana.

 

Lo rileva un'inchiesta del settimanale Panorama di questa settimana.

 

 

Secondo il Censis - spiega il settimanale - elaborando le indagini campionarie dell’Istat e le risposte delle famiglie sul rapporto con eventuali collaboratori domestici, si arriva alla conclusione che gli irregolari, cioè i lavoratori totalmente in nero, siano in numero più o meno equivalente, anzi leggermente più alto di quello dei dipendenti regolarmente denunciati all’Inps, sia per quanto riguarda gli italiani sia per quanto riguarda gli stranieri. Da qui si arriva a sfiorare nel complesso il milione 200 mila unità, una cifra che lo stesso Censis considera stimata in modo assai prudente e che è composta per oltre il 70 per cento da personale proveniente da altri paesi. Per larga parte i lavoratori totalmente in nero sono, appunto, stranieri, spesso anche senza permesso di soggiorno.

 

Secondo l’esperienza dei caf interpellati da Panorama, cioè le organizzazioni che aiutano i contribuenti a fare la dichiarazione dei redditi, appena un terzo delle colf e delle badanti con i contratti a orario più lungo presenta redditi che superano la soglia minima dell’esenzione e quindi deve versare le imposte. Secondo il settimanale per avere un’idea delle grandezze in gioco basti dire che la contribuzione per i contratti da oltre 30 ore a settimana ha riguardato nel 2007, secondo le più recenti tabelle dell’Inps, 65.219 persone, di cui oltre 55 mila stranieri.

 

Perché avvengono le irregolarità si chiede Panorama? Ovviamente - spiegano - la famiglia ha interesse a risparmiare e la badante ad avere più soldi netti in tasca. Ma l’accordo perverso tra datore di lavoro e dipendente in questo caso non spiega fino in fondo la vastità del fenomeno. Basti citare a titolo di esempio altre due ragioni che oggi sono alla base della generale tendenza all’irregolarità nel lavoro domestico. La prima riguarda la consistenza della pensione che, data la scarsa entità dello stipendio, maturano colf e badanti: dopo 30 anni di contributi pieni, magari per otto ore al giorno, si è no arrivano al minimo Inps. La seconda ragione deriva dalla provenienza geografica delle collaboratrici familiari: a differenza delle prime ondate di immigrazione, dalle Filippine o dal Sud America, oggi prevale l’arrivo di collocaboratori familiari dai paesi dell’Europa dell’Est. Ciò ha provocato un cambiamento di fondo. Tutte le indagini indicano che le nuove colf e badanti non vogliono restare qui e neppure portarsi a casa i contributi, tanto più che molti dei loro paesi di origine non hanno neppure firmato le convenzioni con l’Italia. Il loro obiettivo è un altro: mettere da parte il gruzzolo più pingue possibile in pochi anni e poi tornare dai propri cari. In altre parole, hanno interesse a incassare soldi, non contributi.

 

La conseguenza di tutta questa irregolarità alla fine si scarica sul sistema fiscale. Spiega Paolo Conti del Caf Acli: “Il reddito dei collaboratori domestici è a tutti gli effetti reddito da lavoro dipendente. Il minimo per essere obbligati a fare la dichiarazione è pari a 7.500 euro l’anno. Se poi si hanno familiari a carico il limite sale: per esempio, con un figlio si superano i 9 mila euro e così via”. Oltre queste soglie si pagano le imposte. Al di sotto, niente. Ma appunto, con tutte queste irregolarità, chi arriva a versare qualche manciata di euro? L’Agenzia delle entrate non ha dati generali: non c’è un codice che identifichi colf e badanti e dunque queste si confondono con gli altri lavoratori dipendenti. Ma Panorama ha interpellato in proposito diversi caf. Le risposte sono risultate abbastanza omogenee: da un quarto a un terzo di coloro che versano contributi all’Inps per i contratti di lavoro più consistenti arrivano a versare le imposte.

 
 
 
 
 
 
 
 
 

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