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IL DIRITTO DI PIANTARE E COLTIVARE LIBERAMENTE VERRÀ PRESTO VIETATO?

Post n°942 pubblicato il 23 Gennaio 2012 da dammiltuoaiuto
 


http://www.comedonchisciotte.org/site//modules.php?name=News&file=article&sid=9710

Le multinazionali sementiere vogliono rendere i contadini prigionieri… con la legge. I deputati devono esaminare tra qualche giorno un testo che instaura un “contributo volontario obbligatorio”, una vera decima sui semi. Riseminare liberamente il proprio raccolto o scambiare le varietà di piante diventerà illegale. Preoccupati di preservare l’autonomia alimentare, alcuni contadini e cittadini fanno resistenza.

Domani, grani e semi forse non saranno più liberi. Alcuni agricoltori si preoccupano di unaproposta di leggevotata dal Senato lo scorso 8 luglio, e che l’assemblea nazionaleha appena approvato il 28 novembre e che viene già applicata per decreto sulle produzioni di grano tenero. Se volessero conservare una parte del loro raccolto per riseminarla l’anno seguente (cosa c’è di più naturale?), i produttori di grano tenero dovranno pagare un canone chiamato “Contributo volontario obbligatorio” (sic).“L’obbiettivo di questa nuova proposta di legge è di estendere questo meccanismo a tutti i contadini”, avverte Guy Kastler, dellaRéseau semences paysannes.Ogni volta che coltiveremo un ettaro, si prenderanno un po’ di denaro delle nostre tasche per pagare i detentori di proprietà intellettuale”. La legge prevede di considerare la riproduzione delle sementi in azienda, senza pagare questa decima moderna ai “proprietari”, come una truffa [1]. Il raccolto potrà essere requisito.

Chi sono questi proprietari di sementi a cui verrà versato il “contributo volontario”? Da 1949 ogni varietà di seme messo sul mercato deve essere iscritta obbligatoriamente sul catalogo gestito dall’ufficio comunitario delle varietà vegetali (OCVV), la cui sede è ad Angers [2]. Questo ufficio accorda un diritto di proprietà intellettuale di una durata che va dai 25 ai 30 anni, all’”ottenitore”, quello che ha selezionato questa varietà. I principali detentori di questi “certificati di ottenimento vegetale” [3] sono nient’altro che le grandi multinazionali sementiere: Bayer, Limagrain, Monsanto, Pioneer, Vilmorin o Syngenta. Tutti riuniti in seno all’Unione francese delle sementiere che avrebbe fortemente appoggiato il progetto di legge.

Rendere i contadini prigionieri

“Il fatto che l’ottenitore sia retribuito per il suo lavoro di ricerca non ci dà problemi”, spiega Jean-Pierre Lebrun, un agricoltore biologico in pensione: “In compenso, ci siamo opposti a quello che questi ottenitori recuperano delle tasse sul lavoro di selezione che realizziamo nelle nostre fattorie.” Con altri contadini e dei consumatori preoccupati di preservare l’autonomia alimentare, Jean-Pierre si è diretto questo 19 novembre ad Angers per “sbattezzare” l’OCVV, rinominandolo “Ufficio comunitario della confisca dei semi”. Un gesto simbolico che la dice lunga sulle minacce che pesano sull’avvenire della nostra alimentazione.

Yves Manguy, agricoltore in pensione, conosce bene i semi di fattoria, questi semi raccolti a partire da varietà selezionate dall’industria sementiera, ma moltiplicate dallo stesso agricoltore per preoccupazione economiche e per l’indipendenza. Per questo vecchio portavoce del Coordinamento nazionale per la difesa delle sementi fattrici (CNDSF), l’obiettivo delle aziende sementiere è chiaro: “Vogliono instaurare un mercato prigioniero, in cui gli agricoltori acquistano da loro I semi e che non possano più fare da soli. La legge in preparazione non vieta completamente, ma restringere il diritto di tenere semi in fattoria.” Il testo propone così di autorizzare i semi in fattoria solo per 21 specie in cambio del pagamento del Contributo volontario obbligatorio, e di vietare questa pratica per tutte le altre specie.

“Non è la ricerca che vogliono rimunerare ma gli azionisti”

Perché questo canone? Ufficialmente, per finanziare la ricerca. L’85% delle somme raccolte dal Contributo volontario obbligatorio vengono riversate direttamente agli ottenitori e il 15% serve ad alimentare iFondi di sostegno all’ottenimento vegetale in grano tenero. “Gli obiettivi di sicurezza e di qualità alimentare devono essere definiti dal pubblico, e non solo dalla ricerca del profitto delle imprese sementiere private”, afferma la Confederazione contadina. Secondo il sindacato, l’applicazione della proposta di legge causerebbe un prelievo supplementare sul reddito degli agricoltori francesi stimato in 35 milioni di euro.“La ricerca deve essere finanziata anche dal pubblico e non dai soli agricoltori. Conviene mettere in opera un meccanismo di finanziamento pubblico della ricerca”, dichiara la Confederazione contadina. Il sindacato teme che l’Unione francese delle sementiere voglia triplicare il canone (in questo momento circa 3,50 euro per ettaro).

Delle carote illegali e dei cavoli clandestini

Non lontano dall’Ufficio comunitario delle varietà vegetali, in una piazza di Pilori nella zona pedonale di Angers, si svolgono gli incontri sulle sementi contadine e fattrici di Angers. Qui ci sono artigiani sementieri condividono una stessa passione, quella della selezione, della conservazione, della moltiplicazione e dello scambio dei semi. François Delmond è membro dell’associazione “Divoratori di Carote” che salvaguardano le varietà ortive tradizionali minacciate di estinzione. Nello stand parecchie varietà di carote e di cavoli rossi vengono proposte per la degustazione. Le reazioni variano da “Sorprendente, quella là” a “questa ha un gusto di nocciola molto forte, non è vero?” Per Francesco, queste degustazioni sono l’opportunità di mostrare l’impatto delle scelte varietali sulla qualità del gusto.

“Quella che mangiate è una varietà di carota illegale perché è stata radiata del catalogo, non rispettava i criteri”, spiega Francesco a una passante. Tra il 1954 (data di esistenza del primo catalogo delle varietà di ortaggi) e il 2002 l’80% delle varietà sono stati radiate del catalogo a causa di una regolamentazione sempre più stringente: “Ciò che vogliamo, è la libertà di fare il nostro lavoro in anima e coscienza, la libertà del giardiniere di seminare la varietà che vuole e la libertà del consumatore di accedere ad alimenti differenti.” Una libertà che contribuisce all’aumento e alla conservazione della biodiversità coltivata, alla riduzione dell’utilizzo dei pesticidi, così come allo sviluppo di varietà adattate alla loro terra e alle variazioni climatiche.

Ribellione contro la decima delle multinazionali

Una campagnaper una legge di riconoscimento positivodei diritti degli agricoltori e dei giardinieri sui semi sta per essere lanciata da parecchie organizzazioni.“I diritti degli agricoltori di conservare, riseminare, scambiare e vendere i propri semi, di proteggerli dalle biopiraterie e delle contaminazioni degli OGM brevettati e di partecipare alle decisioni nazionali che riguardano le biodiversità coltivate vengono riconosciuti dal Trattato internazionale sui semi approvato nel 2005 dal Parlamento francese”, ricorda Anne-Charlotte Moÿ, incaricata delle questioni giuridiche alla Réseau semences paysannes. Ora, una serie di regolamenti europei e di leggi nazionali conduce progressivamente alla loro totale interdizione.

La proposta di legge relativa ai certificati di ottenimento vegetale deve essere dibattuta il 28 novembre all’Assemblea Nazionale. È ancora possibile partecipare allacyberazione che ha raccolto già più di 14.000 firme ed è previsto un concentramento di fronte all’Assemblea.“Dobbiamo restare in mobilitazione”, avverte Guy Kastler, per non lasciare l’alimentazione nelle mani di alcune multinazionali: “Tre secoli fa, i contadini versavano la decima o erano costretti alle corvée per il profitto del signore locale, proprietario delle terre. Oggi, questo dominio si è spostato ai semi.”

Note:

[1] Leggere su questo argomentoComment les semenciers tentent d’asservir l’agriculture paysanne.

[2] Per essere iscritte, le varietà devono rispondere a tre criteri: la distinzione, ossia la varietà deve essere nettamente distinta di tutta le altre varietà note; l’omogeneità, che la varietà sia sufficientemente uniforme nei suoi caratteri peculiari; la stabilità, ossia che la varietà resti conforme alla definizione dei suoi caratteri essenziali dopo essere stata riprodotta o moltiplicata.

[3] In Europa si utilizza il termine di “certificato di ottenimento vegetale” che protegge una varietà. Il suo equivalente oltre Atlantico è il brevetto che protegge il codice genetico contenuta in una varietà. Di colpo, una pianta diventa oggetto di un doppio diritto di proprietà intellettuale.


Fonte: Le droit de planter et cultiver librement bientôt interdit ?

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE

http://www.comedonchisciotte.org/site//modules.php?name=News&file=article&sid=9710

 
 
 

I PRIVILEGI DELLA CASTA 18 RICORSI ECCO COME LA CASTA SI RIBBELLA

Post n°941 pubblicato il 23 Gennaio 2012 da dammiltuoaiuto
 

 

Privilegi della ‘Casta’, la rivolta dei deputati “Diciotto ricorsi contro la riforma dei vitalizi” di Paola Zanca

Il primo febbraio si riunirà l'organo preposto alla risoluzione delle controversie interne della Camera per valutare i fascicoli presentati dai parlamentari contro il passaggio al contributivo e l'innalzamento dell'età pensionabile. L'onorevole Consolo che presiede la seduta: "Si è scatenato un putiferio"

“Guardi, si è scatenato un putiferio che non potevo neanche immaginare, quindi ho deciso: quei fascicoli li ho chiusi in cassaforte. E siccome non c’è nessuna urgenza ho già avvertito Ignazio Abrignani e Tino Iannuzzi che sono in Consiglio di Giurisdizione con me: ci riuniamo il primo febbraio e decidiamo cosa fare”. L’avvocato (e deputato finiano) Giuseppe Consolo nella sua carriera da penalista ne ha viste di cotte e di crude. Ma ora che ha per le mani i ricorsi presentati da alcuni deputati contro la riforma dei vitalizi è un uomo sfinito. Inutile cercare di estorcergli particolari. Di quelle proteste recapitate al “tribunale” di Montecitorio scoperte dall’agenzia Dire si sa solo che sono 18. Ma c’è tempo fino al 14 febbraio per fare ricorso. Solo allora scatteranno i 60 giorni a disposizione dei deputati per impugnare la delibera con cui l’ufficio di Presidenza della Camera ha deciso di trasformare il sistema previdenziale in contributivo e di alzare a 65 anni l’età pensionabile per chi è rimasto 5 anni in Parlamento. E non tutti hanno gradito.

CI SONO i deputati alla loro prima legislatura che non accettano il cambio in corsa: quando si sono candidati le regole erano diverse, se avessero saputo come andava a finire non si sarebbero messi in lista. Poi c’è chi contesta l’allungamento dell’età: prima il diritto alla pensione si maturava a 50 anni, ora minimo a 60, se hai fatto dieci anni di Aula. E due lustri in una vita fanno la differenza. Poi ci sono gli ex deputati. Magari anche quelli freschi di dimissioni: Adriano Paroli, per esempio, viene dato tra i ricorrenti. Ha lasciato la Camera quattro giorni fa, il 17 gennaio, costretto (da una sentenza della Corte Costituzionale recepita dalla giunta delle elezioni di Montecitorio) a scegliere tra la sua poltrona di sindaco di Brescia e lo scranno da deputato. Come lui, hanno appena salutato i colleghi deputati anche i Pdl Giulio Marini (primo cittadino a Viterbo) e Marco Zacchera (Verbania).

Pare che tra i 18 ribelli della casta (un gruppo assolutamente “trasversale”) ci sia un alto tasso di leghisti, tra cui Daniele Molgora. Stanno all’opposizione del governo Monti e, già che ci sono, anche dei tagli ai costi della politica. D’altronde proprio del Carroccio sono due dei tre deputati che hanno lasciato la Camera entro il 31 dicembre, prima che scattasse il nuovo regime pensionistico. Ettore Pirovano, per esempio, si è improvvisamente reso conto che da due anni e mezzo ricopriva un doppio incarico: così, nonostante non fosse obbligato a dimettersi, ha lasciato il Parlamento per fare solo il presidente della provincia di Bergamo. Lo stesso il leghista Luciano Dussin, che ha preferito rimanere sindaco di Castelfranco Veneto.

NEL GIRO di tre mesi, Consolo, Abrignani e Iannuzzi dovrebbero venire a capo della questione. Da una parte ascolteranno i legali dei deputati che hanno fatto ricorso, dall’altro terranno conto delle ragioni dell’amministrazione della Camera. La battaglia si preannuncia seria. Ma tra i parlamentari che masticano il diritto quasi nessuno crede che stavolta gli highlander del vitalizio riusciranno a spuntarla.

da Il Fatto Quotidiano del 23 gennaio 2011

 
 
 

Ci risiamo! Ecco il ‘bavaglio del web’ voluto dal leghista Fava! DICIAMO NO

Post n°940 pubblicato il 23 Gennaio 2012 da dammiltuoaiuto
 

Ci risiamo! Ecco il ‘bavaglio del web’ voluto dal leghista Fava!

sopa stop _nline piracy act 640

Scusate l’accanimento, ma in queste ultime settimane i leghisti stanno mostrando il peggio del peggio … l’ultima, solo in ordine di tempo, la proposta di modifica presentata dal leghista Gianni Fava al disegno di legge Comunitaria 2011, approvato giovedì scorso in commissione Politiche dell'Unione europea di Montecitorio,  e ribattezzata “bavaglio del web” … leggete qui:

l'emendamento obbliga, infatti, i fornitori di servizi web a rimuovere contenuti illegali non solo su comunicazione delle autorità competenti (come previsto dalla attuale normativa), ma anche dei «soggetti interessati» (e cioè di chi possiede i diritti d'autore). La proposta di modifica precisa inoltre che i fornitori di hosting, come ad esempio Facebook, YouTube, ma anche il proprietario di un piccolo sito, siano obbligati a rimuovere i contenuti «anche in relazione ad attività o a informazioni illecite precedentemente memorizzate dal prestatore a richiesta dello stesso o di altri destinatari del servizio».
Ad esempio, su segnalazione di una casa discografica, YouTube si troverebbe a dover rimuovere non solo il videoclip di Lady Gaga condiviso illegalmente dall'utente X, ma anche tutti gli altri video della cantante caricati dagli altri utenti.
Si dovrebbe quindi dotare di sistemi di controllo preventivi, che secondo alcuni esperti comporterebbero una sorta di censura a priori e potrebbe limitare la condivisione di risorse online. (Unità)

Perchè loro sono per la “libertà” eh …

 

http://www.stopcensura.com/2012/01/ci-risiamo-ecco-il-bavaglio-del-web.html

Pirateria online, spunta il Sopa italiano

 

Emendamento del leghista Fava passa in commissione
Fli e Pd alzano le barricate: «È il bavaglio di Internet»

MANDA   UNA  EMAIL   A GIANNI  FAVA  PER   PROTESTA

leganord.mantova@inwind.it

fava_g@camera.it

 

 

 

Il deputato che ha proposto l'emendamento Giovanni Fava, della LegaIl deputato che ha proposto l'emendamento Giovanni Fava, della Lega

MILANO - Lo chiamano già il Sopa italiano. Una norma che consente la rimozione immediata di contenuti online su qualsiasi piattaforma sulla base della richiesta di «qualunque soggetto interessato». È un emendamento presentato dal deputato della Lega Nord Gianni Fava, licenziato giovedì scorso in commissione Affari comunitari della Camera, e associato alla legge comunitaria in discussione alla Camera proprio in questi giorni. Il governo non ha preso una posizione ufficiale sul testo. Il ministro Moavero Milanesi, presente in commissione, ha dichiarato: «L'emendamento affronta un tema – quello del commercio elettronico – di particolare delicatezza, che incontra sensibilità diverse e che avrebbe meritato di essere affrontato in uno specifico provvedimento. Mi rimetto, in ogni caso, sul punto, alla valutazione della Commissione».

L'ALLARME - Secondo i giuristi che si occupano del mondo informatico si tratta di un altro tentativo di imbavagliare Internet. Soprattutto perché la nuova norma consente di aggirare l'autorità giudiziaria o amministrativa, e chiedere direttamente al fornitore di servizi Internet la rimozione di contenuti ritenuti lesivi del diritto d'autore, diffamatori, o comunque illeciti. Tra i primi a segnalare il problema è stata Libertiamo, l'associazione che fa capo a Benedetto Della Vedova, che assieme a Flavia Perina del Fli, ha presentato un contro emendamento per fermare l'iniziativa di Fava: «Siamo di fronte ad una pesante limitazione all'attività di alcuni dei più importanti operatori della società dell'informazione - spiega il deputato finiano -. Google, Facebook Youtube o Yahoo, che sono semplici intermediari di informazioni e servizi pubblicitari, non hanno né la capacità né il compito di accertarsi se i contenuti segnalati siano effettivamente illeciti. Imporre ai prestatore di servizi online di rimuovere o disabilitare l'accesso a informazioni segnalate da chiunque si traduce in un immediata ed automatica censura».

CONTRARI ANCHE NEL PD- Sicuramente contrari sono Giuseppe Giulietti e il senatore Vincenzo Vita del Pd: «Allarme rosso: è passato un orribile emendamento nella legge comunitaria 2011 nella commissione competente della Camera dei deputati, volto a censurare la Rete». Più sfumata la posizione di Alberto Losacco, a sua volta democratico, per il quale «bisogna bloccare a tutti costi il Sopa italiano: per questo, insieme ad altri colleghi, ho presentato una serie di emendamenti che cancellano la normativa anti-web. Ma Il diritto d'autore va protetto dalla pirateria con leggi apposite e anche attraverso adeguate riforme ma è possibile farlo senza mettere a rischio la libertá della rete»

L'EMENDAMENTO - L'emendamento Fava (nel testo approdato lunedì in aula a Montecitorio si tratta dell'articolo 18), recita testualmente: «Nella prestazione di un servizio della società dell'informazione consistente nella memorizzazione di informazioni fornite da un destinatario del servizio, il prestatore non è responsabile delle informazioni memorizzate a richiesta di un destinatario del servizio, a condizione che detto prestatore: non sia effettivamente a conoscenza del fatto che l'attività o l'informazione è illecita e, per quanto attiene ad azioni risarcitorie, non sia al corrente di fatti o di circostanze che rendono manifesta l'illiceità dell'attività o dell'informazione; non appena a conoscenza di tali fatti, su comunicazione delle autorità competenti, agisca immediatamente per rimuovere le informazioni o per disabilitarne l'accesso». Il che, tradotto, vuol dire che basta una mail che «informi» della presunta illegalità per rendere anche la piattaforma responsabile del contenuto pubblicato. Quale provider a quel punto correrebbe il rischio? La rimozione sarà automatica. L'iniziativa legislativa è partita durante le ultime fasi del governo Berlusconi. Ora ritorna di attualità, con una fretta giudicata da qualche osservatore «sospetta».

L'ANNO DEL COPYRIGHT - L'emendamento Fava potrebbe anticipare la revisione della direttiva europea sul «copyright enforcement», attesa entro la prossima primavera. Come scrive l'avvocato Fulvio Sarzana sul suo blog, «il 2012 sarà l'anno del Copyright». Prima il Sopa e il Pipa, i due progetti di legge che negli Usa per il momento sono slitatti. Poi la chiusura di Megaupload e l'arresto del suo fondatore Kim Schmitz. Ora la palla potrebbe passare alla Commissione Europea, e in particolare al commissario Michel Barnier. «Che vede la violazione del diritto d’autore in rete - chiosa Sarzana - più o meno come gli Stati Uniti vedevano Bin Laden».

LA CONFERENZA STAMPA - Sul tema martedì mattina alla Camera dei Deputati è prevista una conferenza stampa denominata «Contro il Bavaglio al Web'», e organizzata dalle associazioni Libertiamo, Il Futurista, Articolo 21 e Agorà Digitale. Parteciperanno, tra gli altri, i deputati Flavia Perina (Fli), Giuseppe Giulietti (Misto) e Marco Beltrandi (Radicali italiani).

Antonio Castaldo
twitter @gorazio

http://www.corriere.it/politica/12_gennaio_23/nofava-sopa_f28bd024-45b4-11e1-9389-b1111b488a17.shtml?fr=box_primopiano

 

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Wikipedia oscurata contro legge Usa sulla pirateria on line
Black-out di 24 ore della versione inglese contro il "Sopa"

Washington, (TMNews) - "Immagina un mondo senza la libera conoscenza. Per oltre un decennio, abbiamo speso milioni di ore per costruire la più grande enciclopedia della storia umana. Al momento, il Congresso degli Stati Uniti sta lavorando a una legge che potrebbe compromettere un Internet libero e aperto. Per alimentare la consapevolezza oscureremo Wikipedia per 24 ore".E' questo il messaggio che compare sulla pagina della versione in lingua inglese di Wikipedia, oscurata in segno di protesta contro il cosiddetto Sopa, la legge contro la pirateria informatica, in discussione al Congresso degli Stati Uniti.Secondo gli osservatori, la nuova legislazione americana, trasferendo la competenza a combattere la pirateria on-line dalle agenzie governative ai provider, avrebbe effetti negativi sulla libertà di espressione e la sopravvivenza stessa di molti siti web.La legge non incontra il favore nemmeno del presidente americano, Barack Obama che in un comunicato ufficiale ha annunciato che, pur essendo necessario contrastare la pirateria on line non sosterrà provvedimenti che restringano la libertà di espressione o danneggino lo sviluppo dell'innovazione globale di internet.Anche la pagina in lingua italiana di Wikipedia ha pubblicato un banner nella welcome page in cui esprime solidarietà nei confronti dei colleghi americani.

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