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1300 EURO IN MENO AI DEPUTATI QUESTI SONO I TAGLI DEI COSTI DELLA POLITICA?

Post n°948 pubblicato il 30 Gennaio 2012 da dammiltuoaiuto
 

MONTI FRENA GLI STIPENDI "D'ORO":
TAGLI DI 1.300 EURO AL MESE AI DEPUTATI

 

 
Lunedì 30 Gennaio 2012 - ROMA - Gli stipendi dei manager della Pubblica Amministrazione non potranno superare quelli del Presidente della Corte di Cassazione, che resterà il dipendente pubblico più pagato. A deciderlo, un decreto della presidenza del Consiglio, annunciato da Palazzo Chigi.
«Il governo Monti è pienamente consapevole dell'importanza del contenimento dei costi degli apparati burocratici. Dal buon esito dell'operazione dipendono sia il successo dei programmi di risanamento dell'economia, sia quello degli stimoli alla crescita e competitività. Il contenimento dei costi della burocrazia contribuirà cosi a rafforzare il credito di fiducia che i Paesi dell'Eurozona e gli investitori internazionali decideranno di accordare all'Italia nei mesi a venire», afferma una nota di Palazzo Chigi sullo schema del provvedimento sul tetto agli stipendi dei manager pubblici.
Per questo motivo «in tempi considerevolmente inferiori a quelli indicati dal decreto-legge approvato dal Parlamento lo scorso dicembre, e fissati in novanta giorni, il Presidente Mario Monti ha trasmesso al Presidente del Senato, Renato Schifani, e al Presidente della Camera, Gianfranco Fini, lo schema di provvedimento concernente il limite massimo retributivo dei dipendenti pubblici, previsto nel 'Salva Italia'».

TAGLI DI 1300 EURO LORDI AI PARLAMENTARI Via libera dall'Ufficio di presidenza della Camera ai tagli per gli stipendi dei deputati, maggiorati di un 10% per quanto riguarda le figure apicali. E i tagli per i deputati si aggirano sui 1300 euro lordi. «Si tratta di decisioni definitive e ad effetto immediato» spiega
il vicepresidente Rocco Butiglione al termine della riunione. La riduzione del trattamento economico per tutti i deputati è di 1.300 euro lordi mensili, più una riduzione del 10% sulle indennità di carica.

Riduzione del 10% inoltre per le indennità dei deputati titolari di incarichi istituzionali, come il Presidente
della Camera, i vicepresidenti, i deputati questori, i segretario di Presidenza, i presidenti e membri degli uffici di presidenza degli organi parlamentari.

Buttiglione ha aggiunto che è stato inoltre stabilito che per i vitalizi si passa al sistema contributivo, che varrà anche per i dipendenti. Per quanto riguarda le spese per i collaboratori parlamentari il rimborso
sarà al 50% forfettario (ora lo è al 100%) e al 50% dovrà essere documentato, o con l'assunzione del collaboratore o con la documentazione delle spese sostenute. L'obiettivo, ha precisato Buttiglione, resta comunque quello di regolamentare la materia per legge.

IL DECRETO Il provvedimento si fonda su due principi:
1)Il trattamento economico complessivo del primo Presidente della Corte di Cassazione diventa il parametro di riferimento per tutti i manager delle pubbliche amministrazioni. In nessun caso l'ammontare complessivo delle somme loro erogate da pubbliche amministrazioni potrà superare questo limite.
2)Per i dipendenti collocati fuori ruolo o in aspettativa retribuita, presso altre pubbliche amministrazioni, la retribuzione per l'incarico non potrà superare il 25% del loro trattamento economico fondamentale. Resta valido il tetto massimo indicato in precedenza.
Lo schema di decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri verrà sottoposto al preventivo parere delle competenti commissioni di Senato e Camera. Contestualmente, la Ragioneria generale dello Stato indicherà le modalità di versamento al Fondo per l'ammortamento dei Titoli di Stato delle risorse rese disponibili dall'applicazione dei limiti retributivi stabiliti dalla norma.
Le risorse così risparmiate non potranno andare a copertura di altre spese. Il decreto presentato oggi è in linea con gli scopi che il Governo, sin dal suo insediamento, si è prefissato affinché il tema divenisse parte integrante, e centrale, dell'agenda istituzionale. I provvedimenti varati finora - in particolare quelli noti come «Salva Italia» e «Cresci Italia» - procedono in questa direzione. Intendono cioè eliminare - o quanto meno ridurre - gli sprechi connessi alla gestione degli apparati amministrativi.
_doro_tagli_di_1300_euro_al_mese
_ai_deputati/notizie/162306.shtml
 
 
 

DRAGHI.MONTI E PAPADEMOS,I 3 UOMINI CHIAVE DI GOLDMAN SACHS: E' L'EUROPA DEI BANCHIERI!

Post n°947 pubblicato il 30 Gennaio 2012 da dammiltuoaiuto
 

Informiamo coloro che ci seguono da poco, che alla super-banca di investimento USA "Goldman Sachs" abbiamo dedicato numerosi articoli, visto il ruolo centrale che questa ha sulla crisi mondiale; potete richiamare gli articoli tramite il motore di ricerca posto sulla colonna destra (in alto) del nostro sito www.nocensura.com - questa banca, di cui Monti è un collaboratore, ha una capacità di investimento di oltre 12.000 miliardi di Euro ALL'ANNO, ovvero 6 volte il ns debito pubblico.... vale 1 TRILIONE di Euro, ma nonostante ciò SPECULA sulle derrate alimentari e sulle carestie, AFFAMANDO il terzo mondo (ha mandato sul lastrico anche milioni di americani e cittadini di altri paesi) Vi suggeriamo di guardare il documentario che Moore ha dedicato alla crisi, "Capitalism a love story" che ovviamente parla a lungo della super-banca... il documentario è dedicato alla crisi-USA ma visto che questa si sta estendendo a tutto il mondo, e visto che il "modus operandi" è il MEDESIMO, guardarlo permette di capire molte questioni che riguardano O RIGUARDERANNO il nostro paese...

 
 
 

BERLUSCONI E IL DEBITO PUBBLICO

Post n°946 pubblicato il 30 Gennaio 2012 da dammiltuoaiuto
 

 

Analisi
Berlusconi ha fatto un quarto del debito italiano

Savino Gallo (per Eutekne.info)

Al contrario di quanto dice la politica non è stata la prima repubblica a creare il nostro enorme debito pubblico. I numeri elaborati e messi in fila da Eutekne.info dimostrano, infatti, che solo il 43,5% di quel debito si è formato prima di Tangentopoli, mentre il restante 56,5% si è, invece, accumulato dopo. Aggregando i dati e riclassificandoli per presidente del consiglio, i governi presieduti da Berlusconi hanno contribuito all’accumulo di debito pubblico per il 27,41%. Più staccato Prodi i cui due governi hanno prodotto l’8,81%. Ma è a partire dal 1996, ovvero durante il primo governo Prodi, che la spesa pubblica è tornata a crescere in modo sostenuto (+6,01%) fino all’esplosione del secondo governo Berlusconi. Nel quinquennio che va dall’11 giugno 2001 al 17 maggio 2006, infatti, la spesa pubblica è cresciuta del 16,95%.

 

Una copertina dell'Economist del luglio 2011
Una copertina dell'Economist del luglio 2011

Il debito pubblico italiano è di circa 1.900 miliardi di euro. Il dato è noto ai più, almeno quanto l’idea che a creare quel debito enorme siano stati i Governi succedutisi durante la Prima Repubblica, con una gestione scellerata dei conti e l’utilizzo della Pubblica Amministrazione come ammortizzatore sociale.

Se, però, il primo assunto rimane incontrovertibile, il secondo sembra essere solo un falso luogo comune, scorrendo i dati del nostro studio. I numeri (elaborati da Eutekne.info sui dati Istat resi noti fino al 31 dicembre 2010) dimostrano, infatti, che solo il 43,5% di quel debito si è formato prima dell’uragano “Tangentopoli” e del primo insediamento di Giuliano Amato (28 giugno 1992) a Palazzo Chigi. Il restante 56,5% si è, invece, accumulato nel corso della cosiddetta Seconda Repubblica.

Sbagliato, dunque, differenziare i due periodi attraverso un dato quantitativo. Se proprio deve esserci una differenza, questa va individuata dal punto di vista qualitativo: rispetto alla prima Repubblica, quando il bilancio dello Stato chiudeva in negativo ancor prima di conteggiare la spesa per il pagamento degli interessi passivi sul debito accumulato, nella seconda Repubblica, il bilancio chiudeva quantomeno con un avanzo, salvo poi computare la spesa per il pagamento degli interessi passivi accumulati fino all’anno precedente.

Negli anni della Seconda Repubblica, la crescita del debito pubblico (si veda tabella 1) è stata più consistente durante gli ultimi Governi Berlusconi (+11,53% nel periodo che va dall’11 giugno 2001 al 17 maggio 2006; +11,84% dall’8 maggio 2008 al 31 dicembre 2010), seguiti da due Governi tecnici, quello Ciampi a cavallo tra il 1993 e il 1994 (+6,15%) e quello Dini (+5,51%), cui il 17 gennaio 1995 venne affidata la Presidenza del Consiglio dopo la caduta del primo Governo Berlusconi.

Aggregando i dati e riclassificandoli per Presidente (si veda tabella 2), i Governi presieduti da Silvio Berlusconi hanno contribuito all’accumulo di debito pubblico per il 27,41%. Più staccati Prodi (i cui due Governi hanno prodotto l’8,81% del totale), Amato (6,64%) e Ciampi (6,15%). Le statistiche riflettono d’altro canto il numero di giorni al Governo, se si eccettua il caso Ciampi, il cui mandato, in 377 giorni, è riuscito a creare più debito dei Governi Dini (5,51%) e D’Alema (1,99%), durati rispettivamente 485 e 551 giorni.

«I numeri risultanti da questo studio – spiega il direttore di Eutekne.info, Enrico Zanetti – sono stati ricavati associando i dati di contabilità pubblica ai singoli periodi di durata di ciascun Governo. È ovvio che, soprattutto per le esperienze di Governo particolarmente brevi, ci possa essere stato un implicito effetto trascinamento, tale per cui quantomeno una parte dei risultati prodotti può essere, di fatto, ascritta alle scelte politico-economiche del Governo precedente. Discorso che non può essere fatto per i Governi rimasti in carica per più di due anni consecutivi».

Posto che anche i Governi della Seconda Repubblica hanno dato un contributo consistente alla crescita del debito, alcuni di essi sono riusciti quantomeno a ridurre, o a lasciare pressoché invariata, la spesa primaria, al netto dell’inflazione. Una cosa che è riuscita solo ai primi quattro Governi succedutisi dal 1992 in poi (si veda tabella 3), che a questa specifica voce hanno fatto registrare +0,47% (Amato I), -0,54% (Ciampi), -1,20% (Berlusconi I) e +0,14% (Dini).

A partire dal 1996, ovvero durante il primo Governo Prodi, la spesa pubblica è tornata a crescere in modo sostenuto (+6,01%), per poi riattestarsi sotto il 3% con i Governi D’Alema (+2,87%) e Amato II (+2,44%), fino all’esplosione del secondo Governo Berlusconi. Nel quinquennio che va dall’11 giugno 2001 al 17 maggio 2006, infatti, la spesa pubblica è cresciuta del 16,95%.

L’ultima parte del nostro studio fa riferimento ai livelli di pressione fiscale fatti registrare dal 1992 ad oggi (si veda tabella 4), oscillati, negli ultimi 20 anni, tra il 40,6% e il 42,6%. In generale, sono stati solo due i Governi capaci di ridurre la pressione fiscale al di sotto del 41%, entrambi guidati da Berlusconi, nel 1994-1995 e nel quinquennio 2001-2006. Ben quattro volte, invece, la pressione fiscale si è attestata al di sopra del 42%: durante l’Amato I (42,06%), il Prodi I (42,48%) il Prodi II (42,39%) e l’ultimo Governo Berlusconi (42,6%).

 
 
 

61 ESIMO POSTO PER LIBERTA' DI STAMPA CI HA SUPERATO PERSINO LA ROMANIA

Post n°945 pubblicato il 30 Gennaio 2012 da dammiltuoaiuto
 

Buona liberta' di stampa per i paesi del Nord Europa

Liberta' di stampa, Italia precipita al 61° posto

Precipitano anche gli Stati Uniti e l'Egitto

Parigi - Reporters sans frontières è un'organizzazione internazionale, che difende la libertà di stampa. Ogni anno stila una classifica della libertà di stampa. E quest'oggi bacchetta l'Italia classificata tra i peggiori in materia di libertà di stampa nel 2011, così come altre grandi democrazie: resta indietro e perde 12 posizioni, scivolando dal 49° al 61° posto di una classifica che conta 179 Paesi. Questo perché "porta ancora i segni del vecchio governo", si legge nel testo diffuso da Rsf. Il Paese "con le dimissioni di Silvio Berlusconi ha da poco voltato la pagina del conflitto di interesse". Molto male anche per gli Stati Uniti, precipitati dal 20° al 47° posto: qui infatti 25 giornalisti sono stati arrestati o hanno subito dei maltrattamenti dalla polizia mentre seguivano le proteste di Occupy Wall Street.

La Francia è al 38° posto, la Spagna al 39°. Ha commentato Jean-Francois Julliard, segretario generale di Rsf: "Siamo severi verso questi Paesi perchè ci aspettiamo da loro un comportamento esemplare; le grandi democrazie potevano fare meglio". Il bilancio per la libertà di stampa nell'anno delle rivoluzione arabe e delle contestazioni in tutto il mondo è grigio. Il "trio infernale" resta composto da Eritrea, Turkmenistan e Corea del Nord.

Mentre solo in una manciata di Paesi la situazione è da considerarsi "buona" per i giornalisti.
Sono la Finlandia e la Norvegia, che confermano il loro primo posto ex aequo, l'Olanda, la Svizzera, il Lussemburgo o ancora il Canada. Per la prima volta entra nella top 10 un Paese africano: è Capo Verde dove esiste, spiega Rsf, "una vera tolleranza verso i giornalisti".

In diversi Paesi d'Europa peggiora, denuncia Rsf: si moltiplicano infatti gli arresti dei cronisti e le perquisizioni delle redazioni. La Bulgaria (80/a) e la Grecia (70/a) occupano le peggiori posizioni.

Tra i paesi arabi comincia a migliorare la situazione tunisina, al 134°, mentre l'Egitto, che ha conosciuto numerose violenze ai danni dei giornalisti, perde 39 punti(166°). In fondo alla classifica figurano poi ancora Sudan, Yemen, Vietnam, Bahrein, Cina, Iran e Siria.



"Repressione è stata la parola d'ordine per il 2011", scrive l'associazione. "Gli atti di censura e gli attacchi fisici ai giornalisti non sono mai stati così numerosi. Libertà di informazione non ha rimato con democrazia".
 
 
 

Il parlamento più caro d’Europa!

Post n°944 pubblicato il 30 Gennaio 2012 da dammiltuoaiuto
 

Il parlamento più caro d’Europa!

http://www.stopcensura.com/2012/01/il-parlamento-piu-caro-deuropa.html

Il dato in sé è impressionante e contiene uno dei paradossi del nostro Paese: i cinque grandi parlamenti nazionali d’Europa, Germania, Francia, Inghilterra, Italia e Spagna, costano 3,18 miliardi di euro l’anno, ma il Parlamento italiano spende più della somma degli altri quattro messi insieme. E la sorpresa sta nel fatto che la colpa non è tanto degli stipendi della Casta, bensì dei costi di una struttura molto più dispendiosa.

 
 
 
 
 
 
 
 
 

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