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Messaggi del 09/07/2012
Mentre a Rio discutono, l’Artico viene espugnatoMentre la conferenza di Rio era in corso, Shell ha annunciato l'imminenza delle prime trivellazioni petrolifere nell'Artico. Ma le operazioni di estrazioni nel profondo Nord comportano rischi incalcolabili, che nessuno sa come affrontare. Il favore alla Shell porta la firma di Obama. Ambiente, Artide & Antartide, Energia, Temi Globali, Usa & dintorni 07 luglio 2012, ore 10:54 Lascia un commento Parlando della conferenza Rio+20, ho fatto un cenno a Greenpeace e alla sua campagna Save the Arctic, volta alla salvaguardia del profondo Nord affinché i governi lo dichiarino una sorta di “santuario” mondiale, dove le trivellazioni petrolifere e la pesca insostenibile siano consentite. Ironia della sorte, mentre i grandi del mondo erano riuniti in Brasile, il gigante petrolifero Shell era in procinto di concludere i preparativi per le prime trivellazioni nel Mar Glaciale Artico. A fine maggio l’amministrazione Obama aveva dato il via libera alle operazioni, nonostante la fragilità della regione e le preoccupazioni espresse sia dalle popolazioni indigene che dalla comunità scientifica. Dapprima il presidente si era rifiutato di effettuare la Dichiarazione di Impatto Ambientale sui mari di Beaufort e di Chukchi; in seguito ha sospeso uno scienziato federale, colpevole di aver dichiarato i pericoli per flora e la fauna connessi alle esplorazioni; infine, ha accelerato la concessione dei permessi di trivellazione alla Shell e ha fatto vari tentativi – come già avvenuto sotto l’amministrazione Bush – di (s)vendere l’Arctic National Wildlife Refuge alle Big Oil. L’Artico fa gola a tutti. In gennaio scrivevo:
Nel primo vertice di Rio, quello del 1992, per la prima volta le Nazioni Unite lanciarono l’allarme sul massiccio sfruttamento degli ecosistemi, aggravato dalle violenze alle popolazioni indigene delle zone sfruttate. A distanza di vent’anni, non si può dire che abbiamo fatto passi avanti, anzi. In un’ipotetica scala di responsabilità riguardo al peggioramento degli standard di vita di una comunità, il primato negativo spetta proprio alla Shell. I disastri causati nel Delta del Niger sono sotto gli occhi di tutti – questo sito ne offre una sintesi. La compagnia, sempre generosa nella distribuzione di dividendi ai propri azionisti, non è mai stata in grado di rispettare gli standard di sicurezza ambientali, ragion per cui è stata ripetutamente trascinata in tribunale. Il totale degli sversamenti in mare ammonta ad oltre 1,51 miliardi di litri di petrolio. Shell ha anche ammesso di aver finanziato i signori della guerra attivi in Nigeria. Non certo il miglior biglietto da visita per un’azienda di livello mondiale.
Le compagnie non sono in grado di assicurare il contenimento degli incidenti, né saprebbero come rispondere ad una fuoriuscita di petrolio al di sotto dei ghiacci. E non vi è alcuna infrastruttura in grado di gestire le emergenze nel raggio di migliaia di chilometri. ALLA SHELL NON GLI BASTA LE PIATTAFORME IN MARE E IN TERRA VUOLE ANCHE L'ARTICO RIBBELLIAMOCI SCRIVI LA TUA EMAIL DI PROTESTA http://geopoliticamente.investireoggi.it/mentre-a-rio-discutono-lartico-viene-espugnato/ QUESTI SONO I CONTATTI http://www.shell.it/home/content/ita/footer/contact_us/ |
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