Creato da Nekrophiliac il 21/02/2005

DARK REALMS V2

So, I've decided to take my work back underground. To stop it falling into the wrong hands.

 

 

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Post N° 59

Post n°59 pubblicato il 28 Giugno 2005 da Nekrophiliac
 
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DAEMONIA: DARIO ARGENTO TRIBUTE (2000)

Claudio Simonetti, figlio d’arte -  il padre era un celebre maestro musicale – nonché tastierista e produttore di Goblin e Daemonia, nel 2000 pubblicò questo inestimabile tributo a Dario Argento, colui che lo ha reso famoso con i film le cui colonne sonore sono state scritte in gran parte dai Goblin stessi (Non è irrisorio sostenere che i tanti film di Dario Argento, a loro volta, sono stati giustamente innalzati a cult anche grazie alla genialità musicale di Simonetti & Co.). E lo fece in un modo originale, cioè riprendendo i vecchi brani e ammodernandoli, conservando, comunque, l’impronta dark originale e innaffiandola di un buon rock progressive, condito da orchestre , cori e voci liriche. Per mettere a punto tale obiettivo, si avvalse della collaborazione di Titta Tani alla batteria (ex vocalist dei Glory Hunter), Federico Amorosi al basso (anche lui ex Glory Hunter) e Nicola Di Santo, noto chitarrista nell’ambito del rock progressive nostrano a cavallo degli anni Settanta e Ottanta, dando vita ai Daemonia. La scelta verso il mondo metal, non costituì una sorpresa, visto che anche lo stesso Argento, il cui cordone ombelicale artistico sembra essere una costante nella carriera musicale di Simonetti, ha spesso fatto riferimento a gruppi metal per le colonne sonore dei suoi numerosi film. Pertanto il disco in questione è una buona miscelata di un dark – progressive operistico, facile all’ascolto per le sue struggenti melodie e un lavoro ben assortito. È giusto sottolineare che non c’è traccia di heavy metal, a parte qualche assalto casuale come nella parte centrale di Phenomena, ma anche chi vive di solo metallo può apprezzare quest’opera poliedrica, che può essere ascoltata, suo malgrado, anche da chi ascolta dark – gothic e da chi apprezza musica operistica, ma soprattutto da chi ama le trame dei film di Dario Argento. I tredici brani inclusi fanno tutti parte delle colonne sonore scritte per i film del regista romano, anche se presentate con una nuova veste, riarrangiate e modernizzate. I brani che spiccano devono essere giudicati a seconda del genere che uno maggiormente gradisce. Personalmente, adoro i film di Dario Argento, al pari della musica dei Goblin, che considero, senza ombra di dubbio, fra i migliori esponenti del rock progressive degli anni ’70, da cui negli anni a venire il metal avrebbe attinto a piene mani, perciò tal Dario Argento tribute mi è piaciuto globalmente. Una volta tanto, non intendo scrivere una recensione track by track. Ho voglia di parlar di cinema. In ogni caso, per mero gusto personale metterei un gradino sopra le altre Mad Puppet, Profondo Rosso, Phenomena, Tenebre e Demon solo per il condimento rock, ma potrei dire L’Alba Dei Morti Viventi e Inferno per la maestria di Claudio Simonetti alle tastiere, così come Mater Tenebrarum, La Sindrome Di Stendhal e la stessa Sospiri E Sospiri per le splendide voci da soprano e per i cori e le parti orchestrali, senza mai dimenticare che tutti i brani sono una vera e proprio miscela di vari generi. Oppure, Opera.

O, magari, Suspiria?

L’unica annotazione è che bisogna ascoltare il tutto partendo dal presupposto che si tratta di brani scritti in funzione di Colonne Sonore. Il maiuscolo era d’obbligo. Spazio all’angolo cinematografico.

L’Alba Dei Morti Viventi (1978)

Ideale seguito della Notte Dei Morti Niventi, il regista George Romero prosegue nell' evidenziare una situazione al limite della sopportazione, per un mondo che sta pian piano cominciando a capire che i morti che tornano in vita, stanno diventando un problema molto serio. Il film fin dai primi secondi, crea un' atmosfera inquietante, accompagnata dalla adattissima musica dei Goblin, gruppo voluto dal coautore Dario Argento e già colonna portante dei suoi film, che scandisce le scene con musica tribale funesta - da rituale voodo - e deliri allucinanti di pura paura sonora. Gli zombi, i morti viventi, hanno invaso gli Stati Uniti. Il terrore dilaga. Videocronache giornalistiche vedono scienziati, medici e giornalisti, nell'intento di capire il problema e prendere provvedimenti. Il virus intanto dilaga e gli zombi, cannibali, cominciano a non essere più controllabili. Quattro ardimentosi - due soldati, uno bianco e uno di colore, un uomo e una donna, funzionari di una rete televisiva - decidono di prendere un elicottero e scappare dal caos generale che va crescendo. Le zone circostanti, anche svariati chilometri non rivelano nulla di promettente. La scarsità di carburante li costringe ad atterrare sul tetto di un enorme supermercato della catena Penney, già occupato dagli zombi. Mentre i morti viventi, che si cibano di carne umana, tentano di sopraffarli, i quattro riescono - dopo avere eretto una sicura barriera tra loro e gli assedianti - a costruirsi nel supermercato un rifugio, nel quale attendere tempi migliori. Purtroppo una banda di teppisti motorizzati scopre la loro presenza: dietro di loro arrivano anche gli zombi. Dalla carneficina finale si salvano soltanto un uomo di colore e una donna incinta. Film di violenta misantropia e pregno di valenze critiche verso la società dei consumi, grottesco, splatter, iperrealista. È un capolavoro.

Demoni (1985)

Berlino Ovest. Uno strano tipo, il viso a metà coperto da una maschera di metallo, invita Sharon la sua amica Katie ad assistere ad un film nel cinema Metropol. Si proietta un film dell'orrore, nel quale alcuni giovani, penetrati nelle grotte sottostanti ad un cimitero e qui ritrovata e violata la tomba di Nostradamus, restano vittime di una malefica maschera scoperta nella tomba medesima. Tuttavia, un’identica maschera è esposta nell'atrio del cinema, una ragazza di colore, per scherzare, se la applica al viso, ne riporta un minuscolo graffio, ma il rivoletto di sangue che ne sgorga non cessa e viene in brevissimo tempo trasformata in una creatura mostruosa e feroce. Poco a poco, tutti gli invitati allo spettacolo ne saranno contagiati: cominciano le aggressioni e violenze, sangue ed una repellente bava, il cinema sembra non aver uscite, il panico dilaga. Solo alla fine, una coppia di superstiti - Sharon e Giorgio, un ragazzo conosciuto in sala - potranno scampare alla carneficina, grazie ad un elicottero caduto nel locale. La jeep, di una famigliola che fugge da una città già sconvolta, incendiata ed in mano a centinaia di migliaia di mostri, li raccoglie. In ogni modo, anche Sharon, ormai contagiata dal terribile pus, dovrà morire e per mano del suo occasionale compagno, costretto a lasciarla orrendamente trasformata sull'asfalto, per fuggire verso un prevedibile destino. Il sangue scorre a fiumi e i dettagli delle uccisioni sono ripresi da vicino, come pure quelli relativi ai demoni e le scene che li riguardano sono, senza dubbio, forti. La somiglianza con Zombi (1978) è evidente. D'altra parte, Dario Argento ha scritto la sceneggiatura del film in questione poco tempo dopo quella di Zombi.

Inferno (1981)

La vicenda inizia a New York, dove Rose compra un vecchio libro da un antiquario. I libro parla delle tre madri per cui l’architetto Varelli avrebbe costruito tre dimore: a New York (per Mater Tenebrarum), a Roma (per Mater Lacrymarum) e a Friburgo (per Mater Sospiriorum), alle quali si giunge solo tramite tre chiavi. Tornando a casa, Rose perde le chiavi che finiscono in un tombino. Rose s’immerge per ritrovarle e scopre un cadavere putrefatto. Spaventata Rose scrive una lettera al fratello Mark, che studia a Roma, ma questa è intercettata da Sarah, un’amica di Mark, che legge delle tre madri. Sotto la pioggia Sarah corre in biblioteca e ruba una copia di quel libro. Quando esce è aggredita da una figura ammantata di nero che la costringe a darle il libro. Tramortita e spaventata Sarah torna a casa e in ascensore incontra un giovane giornalista a cui chiede di tenerle compagnia. Il giovane la porta nel suo appartamento, quando improvvisamente viene a mancare la luce. Nel buio c’è una presenza che li pugnala entrambi. Intanto a New York anche Rose è assassinata in modo brutale. Appresa la notizia della morte della sorella, Mark parte per gli USA per indagare sulla morte di Rose. A New York s’imbatte negli altri inquilini dell’edifico in cui viveva la sorella: un vecchio sulla sedia a rotelle assistito da un’infermiera, una vecchia contessa, una portinaia arrogante e un maggiordomo. L’arrivo di Mark non porta molto bene agli altri inquilini. Per sfuggire a una figura nera che compare nel suo appartante, la contessa si rifugia in una soffitta, ma qui è assalita da dei gatti affamati. Per sfuggire ai gatti, s’imbatte nella sagoma nera che la accoltella. Anche il maggiordomo e la portinaia, che hanno rubato i gioielli della contessa defunta, sono orribilmente uccisi: il maggiordomo è accecato e ucciso, mentre la portinaia muore nell’incendio dell’appartamento. Anche l’antiquario che ha venduto il libro a Rose fa una brutta fine: mentre sta uccidendo dei gatti, è aggredito da un’orda di topi. Un cuoco che sente le urla, accorre per salvarlo, ma, sotto l’influsso di qualche sortilegio, lo accoltella. Intanto Mark continua a indagare, nonostante i lutti intorno a lui. Mark scopre che il vecchio paralitico è l’architetto Varelli, il costruttore delle tre case stregate. Varelli aggredisce Mark, ma si soffoca nello scontro. Fuggendo Mark s’imbatte nell’infermiera che in realtà è Mater Tenebrarum. Mark riesce a fuggire, mentre l’edifico crolla tra le fiamme.

Opera (1987)

Una giovane cantante lirica deve sostituire la prima attrice nel Macbeth di Verdi, opera famosa quanto sfortunata. Si verificano, infatti, omicidi a catena. Un thriller-horror sontuoso per le inusuali scenografie teatrali e per avere come palcoscenico il mondo della lirica, abbastanza ben conosciuto dal regista che poco prima avrebbe dovuto dirigere una rappresentazione personale del Rigoletto verdiano, progetto poi non andato in porto per vari motivi. Ormai è accertato: Dario Argento – qui morboso come mai - di talento ne ha da vendere, ma è sfruttato solo parzialmente (la tensione è presente, come alcune buone scene: celebre la bella idea della soggettiva dei corvi per smascherare il colpevole, memorabile soprattutto la lunga sequenza nell’appartamento della ragazza e il flashback sulla scala a chiocciola in pietra), i musicisti  sono scelti sempre ottimamente (si alternano pezzi classici al metallo), ma poi decide di strafare mettendoci troppo del suo adorato “succo di pomodoro” (una delle ricette possibili per il sangue finto è: amalgamare sciroppo di lampone e tempera rossa e poi portare il composto a ebollizione e lasciare raffreddare): ed ecco la cinepresa indugiare su un pugnale conficcato in bocca, descrivere la dissezione di una donna da parte dell’assassino alla ricerca di un oggetto compromettente e così via. A dispetto della verosimiglianza, comunque, uno dei thriller più cartesiani del regista - e non è un merito da poco – e sicuramente il suo più sadico: si veda la notevole trovata della coercizione dello sguardo nei momenti più drammatici, resa possibile con spilloni appoggiati alle palpebre, e il movente malsano e perverso dei delitti. Il finale “ecologico” sinceramente non si sa cosa c’entri: forse il regista l’aveva pensato per Phenomena, ma s’è sbagliato di film. Dario Argento perse l’abitudine di fumare in quel periodo, visto che dentro il Teatro Regio di Parma non era consentito.

Suspiria (1977)

È la storia di Susy Bannon, una ragazza americana giunta in Germania per studiare danza. Al suo arrivo all’accademia, Susy Bannon vede una ragazza parlare velocemente con qualcuno all’interno e poi correre via. Più tardi quella ragazza sarà orribilmente accoltellata, dopo avere visto due occhi spiarla nelle tenebre della notte. In seguito, l’assassino la getta giù dal lucernario e i vetri trafiggono anche un’altra studentessa nel salone sottostante. Il giorno dopo Susy Bannon entra nella scuola di danza. La scuola è gestita da due matrone autoritarie, la signora Blanc (la direttrice) e la signora Tanner (l’insegnate), per cui lavorano un factotum romeno e un pianista cieco. Susy Bannon fa amicizia con Sarah che le parla di strane avvenimenti verificati all’interdo della scuola. Questi non tardano ad arrivare. Una sera dal soffitto cadono centinaia di vermi che costringono le studentesse a sistemarsi in una camerata comune. Il giorno dopo il pianista cieco è licenziato, perché il suo cane ha morso il nipote della direttrice. Prima di andarsene il pianista ha un diverbio con la signora Tanner. Quella stessa notte, mentre il pianista sta tornando a casa, avverte una presenza che lo segue. Improvvisamente il suo cane lo azzanna alla gola e lo sbrana. Intanto Sarah scopre qualcosa che ha a che fare con le due dirigenti dell’accademia. Una notte tenta di parlarne a Susy Bannon, costretta a stare a letto per uno svenimento durante una prova di ballo, ma questa cade nel sonno provocato dai sonniferi che segretamente le mettono nel cibo. Sarah si sente in pericolo e fugge attraverso i corridoi della scuola. Giunta in soffitta la sfortunata è sgozzata da una mano misteriosa. L’indomani Susy Bannon incontra un giovane psichiatra, amico di Sarah, che le rivela qualcosa sulla stregoneria e che un tempo l’accademia di danza era una scuola di occultismo. Tornata all’accademia decide di andare fino in fondo. Una notte in camera sua è aggredita da un grosso pipistrello. Ucciso il pipistrello, s’inoltra nei sotterranei della scuola e scopre le due dirigenti officiare una messa nera. Spaventata tenta di fuggire, ma s’imbatte nel cadavere di Sarah che tenta di pugnalarla. Rifugiatasi in una camera, scopre la salma, ancora viva, di Helena Markos, la regina nera fondatrice dell’accademia. Alla luce di un lampo pugnala la regina nera e l’edificio inizia a crollare. Susy Bannon se ne va sotto la pioggia, mentre la scuola brucia.

Phenomena (1985)

È la storia di Jennifer, una ragazza americana che arriva in Svizzera per studiare al collegio R. Wagner. Il collegio è gestito dalla signora Brückner, una donna che si dimostra subito gentile e sensibile verso la nuova arrivata, nonostante sia alle dipendenze di una fredda direttrice. Poco tempo prima dell’arrivo di Jennifer, nei dintorni del collegio una ragazza era stata assassinata, dopo avere trovato rifugio dalla pioggia in una villetta deserta. Sul delitto sta indagando uno studioso paralitico che risale a modalità e orario dell’omicidio, analizzando il comportamento degli insetti trovati intorno al cadavere. Intanto è uccisa anche la compagna di stanza di Jennifer. Una notte Jennifer, camminando nel sonno per i corridoi del collegio, s’imbatte nella scimmia Inga, l’animale dello studioso, che la conduce dal suo padrone. Lo studioso scopre che Jennifer ha la capacità di comunicare con gli insetti. Intanto Jennifer è odiata dalle compagne e ostacolata dalla direttrice, perché ritenuta responsabile della morte della sua compagna di stanza. Jennifer, stanca delle umiliazioni, lascia il collegio e è ospitata dalla gentile signora Brückner. Nel frattempo, lo studioso scopre un dettaglio importante per scoprire l’identità dell’assassino, ma è ucciso da una figura nera apparsa nel soggiorno di casa sua. Jennifer comincia a preoccuparsi del clima inquietante e misterioso della villa della signora Brückner. Un giorno, vagabondando per la casa, Jennifer nota che tutti gli specchi sono coperti e in una stanza scopre il figlio handicappato della Brückner che tenta di aggredirla. Tornata a casa la Brückner rinchiude Jennifer nel sotterraneo della villa. Intanto, un poliziotto giunto nella villa è incatenato al muro del sotterraneo e sottoposto a sevizie. Jennifer si rende conto che la Brückner è pazza e che il figlio handicappato è l’assassino. Un amico di Jennifer, precipitatosi lì per salvarla, è a sua volta decapitato dalla Brückner. La donna sta per finire Jennifer, quando la scimmia Inga la accoltella per vendicare la morte del suo padrone. Jennifer e Inga se ne stanno andando, quando incappano nell’assassino. Ma uno stormo di insetti, accorsi in aiuto di Jennifer, divorano il mostro.

La Sindrome Di Stendhal (1996)

Una giovane, Anna Manni, mentre visita il museo degli Uffizi a Firenze è colta da inspiegabili allucinazioni alla vista dei quadri esposti e sviene. Dalla borsetta sono scomparsi la pistola e i documenti: un giovane le paga il taxi per l'albergo. Qui, guardano la riproduzione della Ronda di Rembrandt appesa alla parete, Anna Manni "entra" nel quadro e ricorda d'essere un'agente della polizia romana incaricata di seguire le tracce di un maniaco stupratore, divenuto anche omicida, a Firenze. Costui si presenta nella sua stanza e la violenta, dileguandosi dopo averle ucciso davanti agli occhi una vittima. Sotto choc, Anna Manni si reca da uno psicologo, Cavanna, che le diagnostica la sindrome di Stendhal, una sensibilità morbosa alle opere d'arte. Il medico la consiglia di riposarsi presso la sua famiglia, a Viterbo. Qui ritrova i fratelli e tenta di incontrare le donne violentate dal bruto, che ora ha un nome, Alfredo. Uccisa la scorta che le era stata assegnata dal suo capo, l'ispettore Manetti, il killer la rapisce portandola in una tomba etrusca, presso una cascata, dove la violenta, lasciandola legata. Anna Manni, liberatasi, dopo una colluttazione sanguinosa riesce a sopraffare l'uomo e a gettarlo nel torrente. Mentre le ricerche del corpo procedono a vuoto, ed un suo collega, Marco Longhi, vigila su di lei, Anna Manni si mette una parrucca bionda e dà segni di squilibrio: sembra che il mostro sia in qualche modo penetrato in lei alterandone i comportamenti. L'incontro con Marie, un giovane francese studente di belle arti, sembra ridarle un po' di serenità, ma questi viene trovato ucciso al museo dove le ha dato appuntamento. Nella notte bussano alla porta: è lo psichiatra che cerca di farla ragionare. Successivamente quando Marco le comunica che Alfredo è stato ripescato, lei, sotto l'incalzare dei sospetti del medico, uccide questi, ed elimina anche Marco che cerca di sottrarle l'arma. Vaga poi impazzita per la città, finché la polizia non la blocca.

Tenebre (1982)

Lo scrittore americano Peter Neal arriva a Roma per presentare Tenebrae, il suo ultimo best-seller. Fin dall’inizio il soggiorno nella capitale italiana è segnato da strani avvenimenti. All’aeroporto qualcuno gli scambia la valigia. Poi una ragazza che ha rubato una copia del libro, è orribilmente uccisa a colpi di mannaia nel suo appartamento. Per finirla l’assassino la soffoca con delle pagine del libro. A questo punto, venuto a conoscenza del delitto collegato al suo libro, Peter Neal decide di collaborare con il capitano Germani per scoprire l’assassino. Lo scrittore entra in un periodo di depressione, anche perché l’omicidio rievoca l’atmosfera dei suoi romanzi. Intanto si vede la scena di un vecchio delitto: una ragazza si diverte a tormentare un uomo che ha fatto catturare da alcuni teppisti. Poi si vede quella ragazza accoltellata da una mano misteriosa. Nella realtà gli omicidi continuano. Stavolta tocca a una giornalista lesbica e alla sua amante. Una vicina di casa dello scrittore americano, per sfuggire a un cane, si rifugia in una villa e scopre le foto dei delitti. Troppo tardi capisce si essere finita nella tana del leone e quando tenta di fuggire, è uccisa a colpi d’ascia. Peter Neal sospetta che il colpevole sia un giornalista noto per il suo moralismo fanatico e comincia a spiarlo. Una notte Peter Neal e il suo assistente vanno dal sospettato, ma questo è ucciso con un’ascia. Dopo essere stato ferito dall’assassino, Peter Neal riesce a correre fuori. Intanto il suo assistente, rimasto in macchina, è strangolato. Il giorno dopo arriva a Roma la fidanzata dello scrittore americano che fissa un appuntamento con l’agente letterario, con cui ha una relazione segreta. L’agente si reca all’appuntamento e è accoltellato in mezzo alla folla da una mano misteriosa. Anche la fidanzata dell’americano è uccisa nel suo appartamento. Sul luogo del delitto si precipita una poliziotta che però è subito trucidata. Il capitano Germani scopre che da giovane Peter Neal, dopo avere subito delle umiliazioni, aveva ucciso una ragazza. Germani va da lui insieme alla segretaria dello scrittore. Nella villa lo scrittore riesce a uccidere Germani, ma quando tenta di accoltellare anche la segretaria, una grossa scultura gli cade addosso e lo trafigge.

Profondo Rosso (1975)

Nel corso di una conferenza sulla parapsicologia, Helga Hullmann, sensitiva tedesca, avverte in sala una presenza inquietante. Qualcuno, nascosto tra gli spettatori, medita un efferato delitto, non ancora commesso. La sera stessa, Helga Hullmann torna a casa e viene brutalmente uccisa. Marc Daily, giovane pianista inglese, assiste casualmente al fatto di sangue, senza poter intervenire e salvare la donna. Egli non è stato in grado di riconoscere il killer. Risoluto ad individuare l’autore del delitto, Marc Daily inizia le sue indagini. Si offrono di aiutarlo due suoi amici: la giornalista Gianna Bezzi e Carlo, pianista alcolizzato, figlio di un'anziana ex-attrice. Marc Daily e Gianna Bezzi scoprono in una villa le tracce di un orrendo crimine, commesso molti anni prima e rimasto impunito. I due sembrano avvicinarsi alla verità, ma l’assassino continua a colpire. Le uccisioni sono sempre più efferate: una vittima viene affogata nell’acqua bollente di una vasca da bagno, un’altra pugnalata dietro al collo, dopo essere stata ferocemente sbattuta contro l’angolo di un caminetto e di un tavolo. Per ogni passo avanti che Marc Daily fa con le sue indagini, c’è un nuovo efferato omicidio: a cadere, sono tutte persone in grado di aiutarlo nella ricerca. Lo stesso Carlo muore: agganciato per un piede alla carrozzeria di un camion in corsa, trascinato in mezzo alla corsia stradale, è travolto da una macchina. Marc Daily scampa miracolosamente alla propria fine e svela infine il mistero, identificando nell'anziana ex attrice il maniaco. Profondo rosso è l’apice stilistico e creativo di Dario Argento, segna la linea di confine tra l’iniziale fase thriller e quella più marcatamente horror che sarebbe seguita. E difatti il film è pervaso da elementi di entrambi i generi, che riesce a nobilitare grazie alla vena particolarmente ispirata del regista in quel periodo. L’ottimo cast tiene su una trama non del tutto chiara, ma infarcita da alcune tra le trovate più genuinamente spaventose del cinema di suspance moderno. Il film valse ad Dario Argento il titolo di “erede” di Alfred Hitchcock, un merito pienamente giustificato. Menzione indispensabile per la colonna sonora dei Goblin, da brivido.

Il Fantasma Dell’Opera (1998)

A Parigi, nel 1877, alcuni operai, mentre eseguono lavori all'interno del teatro dell'Opera, vengono divorati da una forza misteriosa. Sul palcoscenico del teatro deserto, la giovane Christine Daae sta provando una scena. Il Fantasma, uscito dai sotterranei, è conquistato dalla sua bravura e bellezza. Christine Daae lo nota a sua volta ed è lusingata e turbata dalle attenzioni che questo misterioso personaggio le dedica. Intanto deve sostenere il gentile ma insistente corteggiamento del barone Raoul De Changy. Il signor Pourder, che insidiava alcune bambine del corpo di ballo, viene ucciso dal Fantasma e, subito dopo, altre persone spariscono nei sotterranei. Christine Daae, dopo aver sostituito con successo la prima donna Carlotta Altieri, scende in quei luoghi infidi, raggiunge il Fantasma, ha con lui un rapporto e lui le dice che la farà cantare ancora. Così succede la sera ma ad un certo punto irrompe il derattizzatore del teatro che la accusa di essere l'amante del fantasma. Il grande lampadario centrale della sala crolla. Nella confusione generale, Christine Daae raggiunge ancora il Fantasma nei sotterranei. Tuttavia, non appena arrivano i gendarmi, questi sparano e il Fantasma viene così ucciso. Christine Daae, tra urla disperate, si allontana con Raoul De Changy.

 
 
 
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