Creato da Nekrophiliac il 21/02/2005

DARK REALMS V2

So, I've decided to take my work back underground. To stop it falling into the wrong hands.

 

 

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Post N° 78

Post n°78 pubblicato il 17 Dicembre 2005 da Nekrophiliac
 
Foto di Nekrophiliac

MASSIVE ATTACK: MEZZANINE (1998)

Capitolo III: << Hai paura della morte? >>.

Crepuscolare e a tratti gotico, Mezzanine è più di un disco: è il battito cupo di Bristol, vale a dire, il trip-hop, tra i generi più interessanti della scena britannica – diventato poi, almeno per qualche tempo, prima che nuove "ossessioni" conquistassero radio e stampa musicale – il simbolo più autentico delle sonorità di fine millennio, segnato dai Massive Attack, operai impegnati nella costruzione di un'inquietante colonna sonora della vita nelle metropoli. I Massive Attack, non a caso, sono una delle “creature” di Bristol, il laboratorio musicale più fertile dell'Inghilterra. Qui è nato il movimento trip-hop, che annovera tra le sue file anche artisti come Portishead, Tricky e, più di recente, Goldfrapp. Uno stile che mescola hip-hop di matrice nera, bassi dub e ritmi dance, con arrangiamenti da colonna sonora cinematografica. Tuttavia, nei brani dei Massive Attack c'e' di più. Tra le note cupe dei loro brani, spira aria di reggae e psichedelia, qualche vibrazione ambient, oltre a uno spirito punk. A seguito di due album di marca prettamente dance e segnati da una particolare ricerca sul ritmo, Blue Lines (1991) e Protection (1994), e mille progetti e remix di pezzi altrui, la lunga gestazione di Mezzanine ebbe termine. L’album esce dopo un periodo di lavorazione lunghissimo, spezzato da. L’attesa si intrecciava alla sensazione che i Massive Attack erano stati fiaccati dal successo e dai loro impegni dispersivi, piuttosto, Mezzanine è un album intenso e curatissimo, che ripagava i quattro anni di silenzio discografico. La novità apparente è che la musica è molto più suonata rispetto agli album precedenti: chitarre e batterie rubano spesso il posto che era stato dei turntables e dei campionamenti. A ben vedere, però, i ragazzi di Bristol non fecero altro che seguire il loro percorso di esplorazione sonora, incuranti delle classificazioni o dei paragoni, non avvertendo per niente la supposta costrizione a “plasmare” musica soltanto attraverso i campionamenti o, al contrario, sfruttando giri di basso nero pece, profondissimi, abissali. E soprattutto meno archi, e più chitarre, che donano all'insieme un suono più corposo. Tutto questo è ben in vista nella depressione esistenziale di Angel, alchimia sonora da brivido caldo. 

Così come nell’onirica Dissolved Girl: melodie inesorabilmente soul, bassa battuta e breaks "chitarrosi", duri e apocalittici. Con la chitarra che geme, ulula, fischia, in un eccesso puramente heavy. Assolutamente incredibile e geniale. Tra l'altro, non fa parte della colonna sonora del primo episodio della saga di Matrix (1999), ma è in cuffia mentre Neo, nelle prime battue del film, è paradossalmente "svegliato" dal suo pc con frasi che sono ormai entrate nella legenda, quali "Matrix has you" e "follow the white rabbit".

I Massive Attack giunsero così alla decisiva svolta nella loro breve ma stellata carriera con Mezzanine, profondo, intenso e maturo, nonché il loro disco più "rock". Le atmosfere dei primi due lavori, in bilico tra techno e lounge music, sono state sostituite da un umore oscuro e crepuscolare, degno erede della migliore scena dark degli anni '80. << Abbiamo voluto puntare soprattutto su profondità e prospettiva - spiega Robert Del Naja, nativo di Napoli, meglio conosciuto come "3D", la mente del gruppo - è un album che dà la sensazione del viaggio e si può ascoltare a vari livelli di coinvolgimento: se si tiene alto il volume, acquista in immediatezza; se lo si abbassa, diventa più imprevedibile >>. All’interno, il cd arancione fa un contrasto abbastanza deciso con l'enorme e minaccioso insetto raffigurato immortalato in copertina. Ed è lo stesso tipo di contrasto che si attua nella musica dei Massive Attack, in cui sotto l'apparente tranquillità dei ritmi e dei suoni si muove un magma inquietante fatto di altri ritmi, di altri suoni oscuri e densi. Che definizione dareste - se è possibile - della musica di Mezzanine? Risponde stavolta Andrew Vowles, alias “Mushroom”: << Roba nuova, fresca. Un passo avanti. Noi facciamo musica per noi stessi, è una attività puramente egoistica, e finché quello che produciamo suona fresco alle nostre orecchie, tutto va bene >>. Un suono tenebroso e ipnotico con improvvise esplosioni di chitarre su intelaiature di bassi avvolgenti e lisergici. Tuttavia, è in mezzo a cotanta oscurità che appare improvviso uno squarcio di luce: la sublime voce eterea di Elizabeth Fraser, splendida protagonista del dark sound anni ‘80 in gruppi troppo presto dimenticati quali Cocteau Twins e This Mortal Coil, che dà vita ad alcune interpretazioni da estasi pura, come nel spettrale e sognante contesto sonoro della suggestiva Teardrop – accompagnata alla sua uscita dal video shock in cui un feto umano si muove e "canta" nel liquido amniotico – o nella meravigliosa ed ineffabile Black Milk. Teardrop è un brano che comunica un senso di purezza incontaminata. “3D”, riguardo il videoclip, racconta: << L'idea di un feto che canta già nel grembo materno era così semplice e bella, che me ne sono innamorato subito. Naturalmente è stata suggerita dal fatto che Elizabeth Fraser era incinta durante la registrazione. Secondo noi toccava in primo luogo a lei approvare una idea del genere. Era una cosa molto delicata, e non spettava a noi giudicare, perché essendo uomini, non possiamo capire che rapporto c'è tra una madre e il suo bambino. Elizabeth ha accettato di cantare davanti alla telecamera che avrebbe ripreso i movimenti delle labbra che sarebbero diventati quelli della bocca del bambino. Molti trovano quel video un po’ inquietante. A me piace il fatto che rappresenta l'inizio e la fine allo stesso tempo: la paura prima di nascere e quella prima di morire sono la stessa cosa, perché in tutti i due casi ti trovi ad affrontare qualcosa di sconosciuto. E' la chiusura di un cerchio, come in "2001: Odissea nello spazio" >>. Continua Grant Marshall, in arte “Daddy G”: << A dir la verità, a me l'idea di un feto che canta - odio la parola feto - non mi piaceva, all'inizio. Ero preoccupato, temevo che non avrebbe funzionato. Ma poi - buffo - quando l'ho visto, ho detto: "cazzo, questa è una vera celebrazione della vita", mentre io avevo pensato che sarebbe stato esattamente il contrario >>. 

Nel techno/dub straniante di Black Milk, poi, il raffinato cantato di Elizabeth Fraser raggiunge un'intensità assolutamente non-umana.

Ciò che accomuna i suoni di Mezzanine è la ricerca di vibrazioni cupe e avvolgenti, che costruiscono atmosfere inquietanti e misteriose, a volte condite di melodie orientaleggianti: gli strumenti sono mai banalmente sfruttati per mescolare i suoni e tirarne fuori variazioni imprevedibili. I brani sono tutti interessanti e fanno centrare al gruppo un altro bersaglio nella loro carriera. Ai suoni cupi si affiancano testi altrettanto scuri: tutto il disco è giocato sul filo dell’ansia, della paura, ed è dichiaratamente ispirato al paranoico Taxi Driver (1976) di Martin Scorsese, regista venerato dai Massive Attack; che, dal canto loro, si “danno da fare” alla loro maniera; si ascolti lo stordente assalto dub della tetra angoscia espressionista di Risingson, in grado di far impallidire i pur massicci Cypress Hill.

Il trio non si limita esclusivamente al mero "attacco" frontale, ed anzi, colpisce fragorosamente il bersaglio indulgendo nelle sonorità ipnotiche e subliminali della title-track, Mezzanine, e della pazzesca ed ambientale Group Four, fascinoso ed indescrivibile affresco modernista. Roba da far accapponare la pelle. Invece, la sinfonia cosmica di Exchange, in entrambe le sue versioni, risulta essere costruita su un campionamento di Isaac Hayes, splendidamente interpretata dal mitico Horace Andy, amico di lungo corso della band, che dà saggio della sua mirabolante e smagliante ugola reggae anche in una blues Man Next Door, che sembra davvero fluttuare in una navetta spaziale ai confini dell'universo. Sulla Terra si ritorna quanto prima, catturati dall'insinuante ed inatteso tribalismo ritmico della mediorientale e notturna Inertia Creeps.

È “Mushroom” a parlarne: << è una canzone nata in modo interessante: durante il vecchio tour abbiamo passato un po’ di tempo a Istanbul, in Turchia, e siamo stati colpiti dalla musica Sufi. A Istanbul ci sono solo negozi di cassette e io ho passato un po’ di tempo frugando qua e là finché non ho trovato alcuni nastri che mi suggerivano delle buone idee >>. Continua “3D” con i ricordi: << così abbiamo trovato le battute, il groove, e la struttura dei cambi della canzone. il testo in generale parla delle relazioni che non funzionano, e in particolare di come le nostre relazioni possono disintegrarsi in ogni momento, con le nostre ragazze lasciate a casa e noi sempre in giro che non siamo mai presenti. Anche quando sei in studio, la musica ti porta in uno spazio mentale completamente separato, non reale né presente, e non sei più in grado di comunicare davvero con le persone che ti stanno vicino ma non condividono la stessa tensione. In queste condizioni è molto difficile tenere assieme una relazione in modo onesto. Per usare una immagine, la canzone descrive il punto in cui moto e stasi si scontrano: musicalmente volevamo dare l'impressione di qualche cosa di rotola via fuori controllo, ma si ritrae allo stesso tempo >>. Sarebbe alquanto inutile, praticamente superfluo, comunque, soffermarsi su un brano in particolare: in Mezzanine (1998) la parte è il tutto e viceversa, il concetto di "canzone" si dilata nel tempo e nello spazio fino a creare una nuova geometria, una nuova cronologia. Volenti o nolenti, l’elettronica è il suono del 2000, un suono accusato di essere troppo artificiale e "costruito", ma allo stesso tempo innegabilmente ricco di sottili sfumature che ne fanno apprezzare la complessità e la bellezza. << Mezzanine è quel particolare punto del tempo in cui la sensazione della notte prima si trasforma in quella del mattino dopo >>. Sagge parole.

 
 
 
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