Grandissima attesa si era creata intorno al nuovo disco degli ormai affermati finlandesi Children Of Bodom, che hanno avuto il merito di aver creato qualcosa di veramente nuovo in una scena stantia senza andare a cercare chissà quali soluzioni futuristiche, ma semplicemente miscelando un power metal veloce e d'impatto con influenze provenienti dal classico swedish death metal a vocals in screaming. Raccolto tantissimo successo con i primi due album e criticati col precedente Follow The Reaper (2000) di aver eccessivamente ammorbidito il proprio sound ed essersi abbassati per quanto riguarda il livello qualitativo delle canzoni, Alexi Laiho e soci sono attesi al varco della quarta prova in studio, per capire se effettivamente ci sia stato un preoccupante calo di idee e un calo della miglior vena creativa, o se, invece, i cinque bambini finlandesi possano ancora riuscire a stupire col loro metallo fatto di assoli neoclassici, vocals cattive e ampie dosi di melodia. Parto subito col dire che è da scartare l'ipotesi del calo di idee: se c'è una cosa che si nota immediatamente in questo disco è proprio il cambiamento stilistico intrapreso dalla band, che dimostra la voglia di non volersi fissare su stereotipi ben precisi - scelta da lodare, anche considerato che ormai in Scandinavia ci sono troppe band che giocano a fare i loro cloni - e che un'eventuale scarsità di idee è ancora lungi dal colpire i cinque bambini finnici: sembrano non voler ricadere nei clichés del passato, che comunque gli hanno valso il successo che hanno avuto, ma danno una spallata al vecchio sound per tentare qualcosa di nuovo. Attenzione, non intendo dire che si siano messi a fare musica da discoteca, i Children Of Bodom sono sempre loro e si sente, però sono state inserite una serie di novità. La prima, ce ne rendiamo conto fin dalla prima traccia, è un appesantimento della loro musica. Il sound che prima era etichettato come una sorta di power-black metal, ora risente di influenze che definirei quasi speed visto che tutte le tracce sono in generale più veloci di quelle degli album precedenti. Le chitarre, inoltre, sono spesso più sporche e distorte del recente passato e questo insieme ad altri piccoli elementi e da certi passaggi dal gusto un po' diverso da quelli a cui ci hanno abituato, conferendo una connotazione quasi thrash al suono di alcuni brani. Un capitoletto a se stante riguarderebbe l'uso in un paio di tracce, e qui e là in maniera però più sporadica anche negli altri brani, dell'elettronica. L'uso più massiccio della suddetta tecnologia è, tra l'altro, affidato proprio al brano di apertura in cui ci sono diversi passaggi elettronici più o meno lunghi e lunghi momenti di voci filtrate. Tuttavia, gli esperimenti con le voci filtrate restano "relegati" solo alla prima traccia e nelle altre si torna a far sul serio, qualche sprazzo di elettronica si avverte ancora qui e là, ma poca roba che non lascia grosse tracce nell'ascoltatore. Eppure, cerchiamo di non trarre conclusioni affrettate e ascoltiamo, con calma e numerose volte, questo disco: ciò che, piano piano, si capisce con gli ascolti è che i Children Of Bodom si sono fatti furbi, e hanno preso ottime idee qui e là e le hanno messe una di fila all'altra, riuscendo a comporre un disco che si fa ascoltare facilmente, che diverte, e che esalta. Qui e là riffoni di "slayeriana" memoria si alternano a fraseggi tastieristici tipicamente finlandesi, lasciando però spazio a divagazioni In Flames e, perché no, ad aperture Hypocrisy. Particolare poi, se si considera il genere suonato, la scelta dei suoni, decisamente moderni, ma non per questo meno efficaci: diciamo che si sente la presenza della casa discografica, l’Universal, dietro a tutto, senza però per questo snaturare il sound della band. Il disco scorre bene per tutta la sua interezza senza stancare anche dopo ripetuti ascolti, crescendo giorno dopo giorno, riuscendo così a superare il precedente Follow The Reaper (2000), superando di gran lunga il livello dei primi due album. Risulta veramente un compito ingrato essere il mastermind dei Children Of Bodom e chiamarsi Alexi Laiho: non è da tutti esordire nel mondo discografico alla tenera età di 19 anni con due capolavori assoluti, Something Wild (1997) ed Hatebreeder (1999), che hanno avuto il merito di definire una nuova via alla concezione di death metal melodico, complementare e non alternativa a quella segnata dall’ondata svedese degli anni ’90 capeggiata da gruppi quali Dark Tranquillity ed In Flames, ed ovviamente non è facile tener testa alle enormi aspettative di critica e pubblico. Certo, tutto lascia presagire al meglio per il futuro, visto e considerato che di brani validi ce ne sono parecchi e che dal vivo la band continuerà a fare sfaceli, ma credo che i Bodom siano in un momento di transizione che sta arrivando alla fine, potendoli portare finalmente a sfornare un quinto album capolavoro, Are You Dead Yet? (2005), tra gli scaffali nei negozi nel prossimo settembre.
Hate Crew Deathroll (2005) cerca di espandere gli orizzonti della band in modo non radicale, apportando piccoli nuovi spunti che comunque non snaturino lo stile unico della band. A questo proposito risulta emblematica l’opener Needled 24/7 (click), che parte, come di consueto nei dischi dei Children Of Bodom, col tipico secco attacco di batteria e tastiera che ci introduce al brano che presenta al suo interno inserti elettronici perfettamente amalgamati al death melodico dei cinque finlandesi, ma questo risulta essere un episodio isolato.
Il resto del disco è composto da brani ancor più diretti del solito e permeati da una certa spontaneità (sarà riferito a ciò il Deathroll del titolo?), senza però risultare banali; infatti i nostri sfoderano pur sempre il loro ampio bagaglio tecnico. E se nell'iniziale e veloce Needled 24/7 possiamo trovare, fatta eccezione per qualche tastiera più “strana” del solito e una piccola percentuale di vocals filtrate, il tipico trademark della band, dalla successiva Sixpounder in poi le cose cominciano a cambiare: un bel riff thrash introduce la canzone, che si muove su sonorità più moderne e pesanti, e lascia in disparte l'uso della tastiera.
Inoltre, si riesce ad individuare una marcata influenza thrash, soprattutto nell’irruenta Chokehold (Locked And Loaded), i cui cori di voce pulita ricordano addirittura alcune cosucce degli Anthrax. Un riff vertiginoso apre la terza traccia e, qui, le sfumature power la fanno da padrone, accompagnate da cori rabbiosi; gli assoli si amalgamano molto bene nella loro complessità e portano a Bodom Beach Terror(ennesima canzone che parla della strage del lago di Bodom, come è abitudine del gruppo) una delle tracce più suggestive del disco e, tra fraseggi rapidi, atmosfere armoniose, giungiamo alla quiete con Angels Don't Kill, pezzo assolutamente delizioso che dimostra che per fare belle canzoni non è necessario che i Bodom spingano sempre come dei dannati sull'acceleratore. Un lontano organo risuona e fa il miracolo: questo pezzo sembra Everytime I Die (Follow The Reaper, 2000), rivedo anche il tizio incappucciato del tremendo video e la cattiveria dei Children of Bodom sembra intatta. E un titolo come Triple Corpse Hammerblow, che sembra uscito da un qualunque (capo)lavoro dei Cannibal Corpse, sembrerebbe confermare, in ogni caso, non appena parte il riff iniziale, le tastiere accennano un tenue accompagnamento e conducono l’ascoltatore lontano lontano, dove intravediamo oscure figure che sembrano tanto i Dark Tranquillity di Projector (1999).Con Triple Corpse Hammerblow e ritornano la velocità e i cori che, non fermano il disco, anzi, l'atmosfera è resa più forte da You're Better Off Dead e Lil' Bloodred Ridin' Hood. Ancora sonorità in bilico tra il vecchio trademark della band e nuove soluzioni thrash prorprio con la suddetta You're Better Off Dead, primo singolo estratto dall'album, da annoverare tra i pezzi complessivamente più trascinanti. Si tratta di un brano semplice semplice, di quelli che la band dovrebbe essere capace di scrivere in cinque minuti, che accontenta tutti e nessuno e che sconvolge per via del drammatico chorus in sottofondo. Invece, la grandiosa Lil’ Bloodred Ridin’ Hood irrompe con una furia sconosciuta, che sembra voler riscattare le colpe del brano precedente. Per concludere troviamo la furiosa title-track, Hate Crew Deathroll, sempre e comunque dedita alle consuete aggressive sonorità e che nulla aggiungono stilisticamente e qualitativamente a quanto di già sentito, mentre, come bonus track, troviamo una cover di tutto rispetto: Silent Scream degli Slayer, una mazzata nelle gambe come poche. Qualche influsso? Prima del giudizio finale, mi preme sottolineare una cosa: personalmente considero Hate Crew Deathroll (2003), quale un nuovo punto di partenza per i Children Of Bodom, che evidentemente vogliono proseguire su un discorso musicale in parte nuovo, comunque senza dimenticare le loro radici, che si sono sedimentate in maniera indissolubile ed inscindibile nel sound della band. Detto questo e puntualizzato che un disco del genere mi ha lasciato abbastanza spiazzato, mostrando le sue vere qualità solo dopo molti ascolti, sono dell’idea che non ci troviamo di fronte ad un nuovo Hatebreeder (1999), sebbene il livello qualitativo di ogni singolo pezzo sia piuttosto alto; secondo il mio parere, il discorso intrapreso dai cinque bambini finnici con questo nuovo album può avere margini di miglioramento molto alti, tanto da portarli a toccare inesplorate vette. Gradita sorpresa.
Sono affettivamente legato ai Children Of Bodom. Loro sono stati i primi protagonisti di un mio allargamento delle conoscenze della galassia del metal al di là delle conoscenze istituzionali (leggasi Metallica e Iron Maiden). Faccio un po' di amarcord. AVevo 26 anni, iniziai a lavorare, a consocere il mondo del computer, e di internet. Che fino allora avevo sentito soltanto nominare. non sapendo dove andare, da appassionato di musica mi dissi .... proviamo a digitare il sito di MTV e vediamo cosa succede. Caso volle che nel sito ci fosse una chat, primordiale e sgangherata quanto volete, ma permetteva comunque di interagire con altre persone. Iniziai a collegarmi quotidianamente e a scambiare pareri, anche musicali, con altre persone. Caso volle che un assiduo frequentatore fosse un ragazzo trentino di 6 anni più giovane che si nickava "Hatebreeder" che sperticava lodi su questo gruppo. Il resto lo fece la mia innata curiosità di spaziare gli orizzonti e di non fermarmi all'acquisito e al conosciuto, andando sempre oltre. Iniziai a scaricarmi il brano "Hatebreeder". Ammetto che rimasi scioccato e perplesso. Quella partenza a schiacciasassi, senza freni e riserve, quella voce strozzata, in primis mi fecero dire, sommariamente: "Capirai il solito martello metal, avanti a tutta birra e urli e si salvi chi può". Fortunatamente non mi fermai alla prima impressione, continuai lo stesso a scaricarmi tutto l'album, masterizzandomelo, per dedicarmi ad un ascolto complessivo. Alla fine rimasi sorpreso. Mi piaceva la loro musica, anche se non era facilmente digeribile per la sua quantità e portata ma .... i pezzi erano belli, grandi melodie. E anche se non mi piaceva la voce di chi le cantava .... la musica mi piaceva eccome. ANche la title - track .... superato il terremoto iniziale ... che spettacolo. Mi scaricai anche Something Wild e il Live Tokyo Warhearts che di li a poco divenne il mio preferito, perché in 10 brani e poco più di 40 minuti, c'era il meglio del meglio dei due album, senza lungaggini ne ripetizioni inutili. Scaricai anche Follow The reaper che mi scioccò in negativo ... un disco talmente incolore e insapore che strideva con quanto fatto dal gruppo finora ...
Quando scoprii su WinMx che i Children avevano fatto un nuovo disco la curiosità (e l'attesa) la fece da padrona. E il desiderio di sentire nuove belle canzoni con le caratteristiche delle precedenti amate, era grande. Devo dire che Deathroll non mi ha affatto deluso. Sono tornati grandi, con una nuova freschezza. E ogni tanto le metto su. con grande piacere.
Bel disco e per quanto ho notato, con questo lavoro i CoB hanno raddoppiato le loro fila di fans. Creativo. Mantiene viva l'attenzione dell'ascoltatore fino all'ultimo. Laiho dà grande prova di saper il fatto suo. E strano, ma vero, nonostante come vocalist non sia il migliore nel suo genere, la sua voce si adatta perfettamente alle sonorità proposte dalla sua band. Bravo Alexi!
Alexi Laiho con questo disco ha dimostrato che è possibile migliorare con gli anni. Un assunto di base che non è possibile provarlo per tante altre bands. Famose e non.
in onore ascolto angels dont' kill :D anche se nn mi piacicono molto però credo che sia il migliore... a volte li trovo almeno nei cd precedenti abbastanza ripetitivi...
Una grande verità. Something wild, Hatebreed, Follow the reaper si possono disporre su una linea retta. La ripetitività dovrà esser corretta col tempo. Hate crew deathroll è stato il primo passo. Buon ascolto.
Dai! Come senza di te? Si è lavorato di più solo la settimana scorsa, facci caso. Nel mese di maggio solo quattro recensioni, più due messaggi ancora da completare. Piuttosto, bentornata tra noi.
Ti ringrazio Hanty... e spero che non appena metterò la testa fuori dalla tana del bian coniglio filosofico avrò facoltà di prendermi un pò di sano tempo per scrivere queste due recensioni che ho immancabilmente lasciato "spoglie"... cosicchè possa, anche tu, approfondirne la conoscenza. Un bacino anche per te.
Se tutto va come deve andare... ma non credo proprio... pessimismo cosmico il mio... dovrei mettere, quantomeno virtualmente, nero su bianco, già a partire da domani. Mi auguro di poter esaudire, di tanto in tanto, le mie ben note promesse "da marinaio".
L'unico Dio è ieri sera tornato, dopo una lunga assenza, a solcare il tappeto verde. Malgrado la mia fede neroazzurra, colui è stato e sarà sempre il vero RE di Napoli.
Prima di tutto, match-ball per il 60° commento: mai visti così tanti. In seconda battuta, mia bella barese classis... la tua frase è dolorosa ma veritiera. Non si vive di soli ricordi, né tanto meno all'ombra di essi. Talvolta, è necessario liberarseme. Diego era, però, qualcosa di oltre l'immaginario. Era il calciatore più forte al mondo. Era un trascinatore. Era un fenomeno sociale. E rivederlo qui, nella sua città adottiva, è stato un toccasana per molti. Momenti di grande commozione.
champagne x brindare?via libera alla commozione e consequenzialmente anche alla tristezza visto che sono indissolubilmente connesse...proprio l'altra mattina vero o bugia,sentii che la trsistezza è necessaria x vivere e lì mi son detta che allora SONO IN UNA BOTTE DI FERRO. :***
La vita si dispone come la continua alternanza di alti e bassi. La tristezza è uno stato d'animo, ma ciò non toglie che, prima o poi, torni il "sereno".
Ebbene sì... i bambini del lago Bodom sono al lavoro e, per di più, leggevo che questo nuovo disco avrà un suono più aggressivo, qualcuno addirittura profetizzava un avvento "industriale". Staremo a vedere.
Considerando che sono dei "bambini" direi che il suono ce l'hanno già sufficientemente aggressivo. Peraltro Deathroll lo ha smussato e ampliato in ricchezza e sfumature. Quello di Hatebreeder era decisamente più aggressivo.
Vedo che la recensione latita quindi scriverò quello che volevo dire. Tanto lo avrei detto lo stesso a prescindere dalla recensione che cmq si può già intravedere nelle sue linee guida da quanto emerge sui messaggi. Volevo fare una precisazione. Siamo tutti d'accordo che i Children of Bodom nei loro primi lavori siano stati un po, come dire, ripetitivi, camuffando il tutto su un ipertecnicismo di fondo che li contraddistingue e che loro non nascondono di certo. Però io invito a fare una riflessione. Quando i Children fecero un capolavoro come Hatebreeder (che è un capolavoro) non avevano nemmeno 20 anni, erano realmente dei lattanti metal. Io quando lo ascoltai rimasi folgorato. Pensavo di ascoltare una band navigata che aveva trovato dopo anni di ricerche e di dischi il loro sound e la loro dimensione. Invece erano appena alle origini e al loro secondo lavoro. La loro maturazione è stata impressionante, e io più che di ipertecnica parlerei di maestria. Perché il modo con cui loro hanno coniugato grande capacità tecnica e bella accattivamente melodia facendo dei bellissimi pezzi è, o da musicisti consumati o da artisti che stanno sopra la media e che hannoquel dato raro di sintetizzare delle visioni e coagularle in modo personalissimo in forma compiuta. Né del resto l'ipertecnicismo fine a se stesso è sinonimo e garanzia di bel disco e bella musica. lo stesso tecnicismo ha portato ad avere due dischi si simili come suono e tecnica, ma completamente diversi in quanto ad esiti artistici. Hatebreeder è una pietra miliare, Follow The Reaper è tranquillamente cestinabile e nessuno avrebbe nulla da ridire (opinione mia personale, of course). Detto questo ha ragione Nekro quando dice che ci vuole un pochino di tempo (e di dischi) per correggere e ampliare la rotta. I Children hanno avuto la fortuna/bravura di trovare subito un loro grande sound e dimensione estetica e forse per altri versi hanno pagato questo nel mezzo del loro percorso. Perché quando le cose ti riescono subito bene alla fine ti trovi anche spiazzato, non sai nemmeno bene come ci sei arrivato e dove devi passare. Con Deathroll cmq mi pare si inizino a vedere i primi frutti. E' un disco più ricco e raffinato dove non si rinnega la parte migliore del primo percorso ma ... si guarda oltre.
Frutti geneticamente modificati. E' il terrore che travalica la mia capacità di razionalizzare. I Children Of Bodom hanno realizzato una piccola "gemma", ma ora si trovano di fronte ad una triplice: abbandonare le sonorità raggiunte, evolverle, o addiritttura attenersi su questo medesimo standard compositivo. Ritengo quest'ultima mia ipotesi del tutto irrealizzabile. Come preannunciato, il nuovo disco sarà più "industriale". Die Zeiten ändern sich.
Tecnica e basta, per me. Li trovo freddissimi... non mi trasmettono proprio nessunissima emozione... come purtroppo moltissimi gruppi finlandesi (le eccezioni sono gli Impaled Nazarene, i Sentenced... eppoi ci devo pensare! ^^) :( In fondo è classicissimo power metal un po' accelerato, con voce black. Eppoi hanno fatto sempre lo stesso disco cambiando solo la copertina ;) Follow the Reaper mi piaceva pure. Poi però basta!!!
Quel che sostieni è opinabile. Tutto sommato, budget permettendo, potevano cambiare, di tanto in tanto, la copertina. D'accordo che hanno deciso di lanciare una figura ricorrente nell'immaginario collettivo, un po' come Eddie per gli Iron Maiden, ma, almeno per gli sfondi sarebbe stato opportuno modificare colori e soggetti.
E' semplicemente il giusto tributo per ricambiare un altrettanto "onerevole" gesto, il tuo. Mi hai premiato "aggiungendomi", perciò non potevo fare diversamente.
Recensione piuttosto attesa e, alla fine, all'altezza della situazione. Ne condivido l'impianto di fondo e penso che l'idea complessiva di tutto questo bel discorso può essere sintetizzato in due espressioni da te usate: "Spiazzante" e "Gradita sorpresa".
Sono contento che la recensione ti sia piaciuta, anche se, lo confesso: dal 31 maggio a ieri, 12 giugno, avevamo discusso ben oltre l'immaginario su questo disco e perciò non era facile "aggiungere" qualcos'altro a un discorso già ben nutrito.
senza ripetermi, questo cd hanno svoltato un pò ...la loro muscia stantia di quelli precedenti x' se all'inizio erano un asorpresa poi hanno cominciato a diventà noiosi.... :D credo che dal vivo spacchino davvero tutto... però...
dopo tanti discorsi mi è venuta voglia dei Children Of Bodom così oggi appena pranzato e in pieno diluvio ho messo su Tokyo Warhearts Live. Ora sto decisamente meglio.
DEVO SENTIRLOOOOOOOO, non ci crederai ma mi è sfuggito (mea culpa mea culpa mea maxima culpa), appena ho un attimo e due lire lo compro! Ti dirò poi cosa ne penso, ok? Dj
No! Ti è sfuggito. Ahi ahi dj! In ogni caso, attenderò silente il tuo prossimo commento, ma, nel frattempo, se ne hai facoltà, te lo faccio scaricare io. Mettimi al corrente delle tue scelte.