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Quello di ieri è stato un pomeriggio convulso, alle cinque dovevamo essere all'inaugurazione di un ristorante in riva ad un lago e alle sette e mezza al Bancogiro a Venezia per un aperitivo. Sono riuscito ad arrivare in ritardo ovunque. Lo spriz con Aperol che mi sono tracannato in preda ad una sete furibonda, ammirando ammaliato il Canal Grande e ricordando i tempi dell'università, mi è defluito dal gargarozzo direttamente nel labirinto, per cui affrontare la camminata da Rialto al ristorante è stata un'esperienza inquietante. Quando il cameriere ci ha consegnato le liste, Stefania dentro la sua ha trovato un'ecografia, e questa è una cosa che in una allegra tavolata di dieci persone non passa discretamente inosservata. La ragazza seduta con il fidanzato al tavolo vicino non deve aver trovato particolarmente romantico condividere i cazzi suoi e la sua maternità con mezzo ristorante, ha azzardato un imbarazzato "E' mia!" e se la è ripresa dalle mani di Stefania che la stava sventolando come una bandiera della Ferrari a Imola. Io sfoggiavo il mio classico abbigliamento sbagliato e verso l'una ho cominciato una lenta ibernazione, come un eschimese che va a morire sul pack. Alla fine abbiamo speso un po' tanto e i miei gnocchetti agli asparagi non valevano oggettivamente quaranta euro. Alberta che era rimasta all'inaugurazione in riva al lago invece non ha speso niente e stamattina mi ha sadicamente ragguagliato sull'eclatante spettacolo offerto da un buffet di duecento portate.
Ma Venezia val - sempre e assolutamente - bene una messa.
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