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Non ho visto cose che noi umani...

Non ho mai visto nessuno rivolgersi al calzolaio per farsi costruire la casa. Piuttosto si chiede ad un architetto, ad un geometra o ad un ingegnere.

Non ho mai visto nessuno chiedere consigli culinari al cardiologo ma casomai ad un cuoco; nè affidare ad un avvocato la produzione di bignè. Insomma, senza offesa alcune per le categorie citate, a ciascuno il suo.

Ma quando si tratta di "comunicazione" ho visto chiedere lumi e consigli oppure affidare incarichi e uffici di comunicazione, specie di enti pubblici, all'architetto, al geometra o all'ingegnere. Credo che, in tempi più remoti, anche il calzolaio, il cuoco ed il pasticcere avrebbero potuto avere - ed avranno magari avuto - le loro brave chances. Sempre parlando con il massimo rispetto. E ognuno di costoro, sull'argomento, si sente sempre in diritto di dire la propria. Anche se l'intelocutore è una persona preparata e specializzata sul tema della comunicazione.

Nel 2000, l'allora buon Frattini, fece - finalmente - la legge 150: negli uffici stampa dovevano starci i giornalisti. Una vera e propria intuizione. Una vera e propria rivoluzione.

A distanza di sette anni, la situazione è un po' migliorata sebbene rimangano ancora delle sacche di resistenza.  Dal punto di vista formale, i giornalisti e comunicatori hanno vista riconosciuta la loro professionalità: fuori "l'architetto" e dentro chi si occupa di comunicazione.

Dal punto di vista sostanziale resta ancora lungo il cammino da fare. Ci sono infatti casi nei quali la comunicazione non è intesa come informazioni e strumenti da dare al cittadino in modo che questi possa fare scelte consapevoli e utilizzare le strutture - specie quelle pubbliche - in maniera più efficace (perdendo meno tempo lui e l'ufficio di turno). A volte ho l'impressione che la mole di informazioni che si fa piovere addosso al cittadino, priva di una selezione logica, sia più per giustificare il proprio ruolo all'interno dell'ente (brutalmente leggi : posto, poltrona).  Dimenticando che troppa informazione uguale nessuna informazione. Decine e decine di comunicati che inondano le redazioni dei quotidiani, come se i giornali non sapessero come altrimenti riempire le pagine; testi colorati a mò di arcobaleno, come se in redazione nessuno fosse capace di individuare l'argomento o, ancora,  comunicati senza notizia. O meglio, con la notizia nascosta tra cumuli di parole, spiegazioni, elucubrazioni ed illustrazioni verbali dell'argomento. (Questi sono i peggiori).

Guarda caso, alcuni di questi esempi giungono da chi giornalista non è ma si occupa della comunicazione. Non ho ovviamente la pretesa di essere senza macchia; nemmeno ho la pretesa di essere il depositario del sapere.  Ed in questo sono certo di essere in buona compagnia. Però un paio di ragionamenti su come viene svolto questo compito all'interno della Pubblica Amministrazione possiamo anche farli.

A presto

daniele

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Commenti al Post:
EugenioDeBernardis
EugenioDeBernardis il 08/05/08 alle 17:58 via WEB
ciao Daniele, io sono un giornalista pubblicista e lavoro in una azienda pubblica come impiegato. Scrivi: "A distanza di sette anni, la situazione è un po' migliorata sebbene rimangano ancora delle sacche di resistenza. Dal punto di vista formale, i giornalisti e comunicatori hanno vista riconosciuta la loro professionalità: fuori "l'architetto" e dentro chi si occupa di comunicazione." A me sembra che tanti enti la 150 non l'abbiano neanche letta. Fuori l'architetto e dentro chi si occupa di comunicazione è un tragurado ancora lontano da raggiungere. Il problema è che i sindacati, che dovrebbero controllare il reale rispetto della 150, probabilemente l'hanno letta quanto i dirigenti pubblici che dovevano applicarla. E intanto noi giornalisti facciamo gli impiegati, e chi ha la formazione da impiegato o da "architetto" fanno gli addetti stampa. Buona fortuna! Saluti Eugenio
 
 
dbernabei
dbernabei il 22/05/08 alle 20:13 via WEB
Carissimo Eugenio.. che dire? hai ragione: molti Enti non l'hanno letta e se l'hanno fatto...dormivano. E' vero anche che qualche Ente non si è "prestato" ad un'interpretazione pro domo sua: pure io sono pubblcista e lavoro in un'azienda pubblica. E devo dire che, tutto sommato, il mio ruolo è accettato. Resistono certamente alcune sacche. Ma qui, anche l'Ordine dei Giornalisti ha qualche macchia: prima ha allargato le maglie dell'iscrizione e, in seconda battuta, non ha vigilato molto sulla corretta applicazione della Legge 150. A presto daniele p.s. mi scuso per il ritardo della risposta ma mi si era fuso il computer :-)
 
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