Creato da amoildeserto il 08/12/2006

beatitudineecastigo

Blog per pochi. Sono gradite menti elastiche ed eleganti. Eleganti … di chi è capace di umiltà (non solo intellettuale). Elastiche … di chi ama il confronto. Non è quindi gradito chi ama autoincensarsi.

 

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Post n°38 pubblicato il 16 Aprile 2007 da amoildeserto
 
Tag: Ricordi
Piccola in un piccolo paese: un mattino di festa

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La casa sull’ultimo pezzo di terra e roccia … poi il vuoto.
Sveglia presto, aperti gli scuri, la cameretta si inonda di luce.
La finestra inquadra quel paesaggio mozzafiato: laggiù la valle del Sangro, di fronte la Maiella.
Ora siamo dall’altro lato della casa, il quadro cambia.
La piazza, il vociare della gente già ai tavolini verde e argento del bar dello zio, la chiesa di fronte.

I preparativi per il giorno di festa … sono in piedi sul davanzale interno, perchè mia madre possa più facilmente infilarmi il vestito, quello bello di tulle giallo pallido, con i pizzi, le sue mani sui miei biondi capelli, ad aggiustarne i boccoli.
E la musica si avvicina sempre più … ci si sporge per vederla spuntare lassù dal colle. Eccola…la bandaaa!
La musica diventa sempre più forte e le azioni più veloci. Devo essere pronta per il momento in cui i suonatori arriveranno nella piazza.
Ed ogni volta è sempre sincronia.
Corro di sotto e mi unisco al gruppo di bambini vestiti a festa.
Il passo veloce, composto in una marcia, a seguire il suono degli strumenti, il battito delle mani a tenerne il ritmo, i visi nel sorriso più aperto.

Nel paese la gente si affaccia a salutare la banda che sfila ...
Ad ogni festa la stessa meraviglia.

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Il primo, grande dolore

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Due giorni dopo Natale, notte d’inverno in un silenzio assoluto.

Solo il rumore della lampada che oscillando, sospesa al centro della piazza, lascia ombre mobili 
sulla spessa coltre di neve. 

E quello ripetitivo della banderuola di ferro sul tetto della chiesa, che il vento fa roteare ritmicamente 
in un verso, poi nell’altro.

Difficile dormire.
Qualcuno impietosito, abbracciandomi e tentando di rassicurarmi, mi permette 
di guardare fuori dalla finestra.
 Il viso appiccicato al freddo vetro. Nessuno in strada. 

"Dov’è mamma? Dov’è papà? Dove sono tutti?"
"Mamma e papà sono in chiesa"
Oltre i finestroni della chiesa di fronte, illuminati da una fioca luce, la veglia per il mio fratellino 
di dieci anni e con lui, i miei familiari, per il più triste dei saluti.

Piccola bimba di fronte ad un dolore incolmabile … impossibile comprendere perché, nei giorni 
futuri, lui non sarebbe stato più con me.


Quando sei piccola la morte si concettualizza come assenza provvisoria, chissà quante volte avrò chiesto: “Quando torna?”.

Non so perchè stamattina ho avuto bisogno di ripescare due lontani ricordi, già descritti nel vecchio blog ... un ricordo che mette il sorrido, un ricordo che duole.

Forse perchè ho bisogno di nutrirmi di malinconia.

 
 
 
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ANTIGUA. GUATEMALA

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Quel luogo incantato ...
Solenne città coloniale, splendida nella sua decadenza, atmosfera rarefatta, trasognata, aerea … il luogo dell’anima.
Camminare fra le stradine di ciottoli, ammirare la magnifica architettura delle case giallo-ocra, le splendide chiese, l’affascinante visione dei tre imponenti vulcani, Agua, Fuego e Acatenango, ha rappresentato per me la realizzazione di un sogno, neppur sognato.
Antigua il luogo dove vorrei vivere, non so se questo mai accadrà, mi sono però fatta la promessa di trascorrervi almeno un anno dei miei giorni.

 

LEI. FRIDA KAHLO

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In un articolo su Leon Trotskij, comparso su Frigidaire nei primi anni ‘80, venni per la prima volta a contatto con la figura di Frida Kahlo.
Mi parve da subito una donna di grande coraggio e intelligenza e decisi di approfondire attraverso alcune letture.
Moglie del più grande muralista messicano, Diego Rivera, ebbe, oltre la poliomelite, due gravi incidenti: il primo a 18 anni quando, in uno scontro fra un tram e l’autobus su cui viaggiava, rimase trafitta e ciò le comporterà nel corso degli anni la non possibilità di vivere la maternità e il dover subire un gran numero di interventi, fino all’amputazione di un piede prima, della gamba poi … il secondo … l’incontro con Diego, che lei soleva dire, a volte per scherzo, a volte per rabbia, essere stato un incidente decisamente più grave del primo!
Frida dipinse nelle opere, in modo crudo e aspro, ma al contempo dolce e delicato, la parte dolorosa della sua realtà.
Nonostante l’handicap e le grandi sofferenze è riuscita a vivere coraggiosamente, anche in modo estremo, giorni pieni di ideali, di passioni, di amori, di incontri.
E’ stata adorata da Diego e lo ha adorato nonostante i ripetuti tradimenti: non era, di questi, il rapporto fisico che la distruggeva, ma il tradimento mentale, la mancanza di lealtà e, in quelle sue ferite, penso ci si possano riconoscere e ritrovare molte donne.
Divorzieranno, si cercheranno di nuovo e si sposeranno ancora … fa venire alla mente i tanti rapporti indefiniti, a volte conflittuali, così difficili da recidere, coppie addomesticate, in cui nessuno riesce a fare a meno dell’altro, forse, per amore.
E’ stata amata da tanti per quella vivacità, trasparenza, duttilità e finezza mentale, che le hanno permesso di vivere e coltivare, nei momenti in cui tutto luccicava, i fiori del giardino della sua vita e di sostenere, con grande forza, la solitudine nei tanti momenti bui.
Fosse lo stesso per tutte quelle donne che, da regine, si ritrovano un giorno, non più accolte!
Nella sua casa, Casa Azul, ora museo, fra le sue cose, i suoi colori, le sue opere, si respira un’aria tersa, linda, che ti entra dentro e ti riempie l’anima .
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(scritto nel giorno del 50° della sua morte 13 luglio 1954 - 2004)


 

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