Creato da amoildeserto il 08/12/2006

beatitudineecastigo

Blog per pochi. Sono gradite menti elastiche ed eleganti. Eleganti … di chi è capace di umiltà (non solo intellettuale). Elastiche … di chi ama il confronto. Non è quindi gradito chi ama autoincensarsi.

 

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E ora datemi addosso ...

Post n°76 pubblicato il 13 Ottobre 2007 da amoildeserto


In seconda superiore fui molto ammalata e negli ultimi giorni di scuola, ormai al limite delle assenze permesse, dovetti riprendere a frequentare, nonostante la salute ancora non me lo consentisse.
Ricordo che mio fratello, di sei anni più grande, aveva il compito di accompagnarmi a scuola in macchina, affinché non mi raffreddassi ... e come non vergognarsi, imbacuccata com’ero, ad attraversare quel portico e quelle scale, pieni di ragazzi a mezze maniche?
In classe, con la febbre piuttosto alta per poter connettere (il medico di famiglia aveva deciso per una terapia d’urto, che non si sa bene come, ma funzionò!), sentivo ovattate le voci dei proff ed era più il tempo che passavo alla macchinetta, ad ingoiare cioccolata calda, che al banco.
Fui rimandata a settembre con 5 in latino e persi pure la borsa di studio.
Non fui sgridata perché non era dipeso da scarsa volontà, non l’avrei scampata, altrimenti!
Fu per me scontato il dover andare a ripetizione, avevo lacune in latino da colmare, meno scontata la decisione presa dai miei che contemplava il dover andare a lezione tre volte a settimana per quasi due mesi, il che significò per me uno studio non indifferente, ma soprattutto un’abbondante decurtazione dei tempi da trascorrere con gli amici della montagna … momento che aspettavo e sognavo tutto l’anno.
La spesa sostenuta per le lezioni “estive”, sebbene ridotta perché il prof era amico di mio padre, fu comunque tanta per una famiglia con tre figli ed un unico stipendio e fu affrontata con grandi sacrifici (Merlo, puoi immaginare chi fosse il mitico prof!).
In compenso a settembre fui promossa con 9, sì, dico 9!
E questo non per significare che le ripetizioni siano indispensabili, ma che se c’è volontà da parte della famiglia e dello studente … ce la si può fare!
Ieri mattina, mentre tentavo di raggiungere il luogo dove si teneva un convegno sulle letterature migranti, ho incrociato il corteo degli studenti in sciopero.
Gli slogan più gettonati si riferivano al rifiuto degli esami di riparazione a settembre, quegli esami che da molti anni erano ormai solo un ricordo e che il ministro Fioroni ha deciso di reintegrare.
Sarò impopolare, la qual cosa né mi tocca, né mi scompone, ma affermo il mio essere favorevole a quegli esami, anzi di più … li vorrei anche alle medie.
E corsi di recupero scolastici solo per casi particolari e per chi non ha alle spalle una famiglia economicamente salda, per tutti gli altri, a spese dei genitori.
Che non si (ri)cominci così a pretendere dai propri figli lo stare attenti in classe e uno studio più adeguato alle richieste della scuola, uno studio vero e non un’oretta al giorno, tanto per …?
Certo, so bene che esistono altre mille variabili, ma anche il tempo dedicato allo studio è fondamentale per il rendimento scolastico ed è invece ormai la norma che non pochi ragazzi arrivino a scuola senza aver svolto in tutto o in parte i compiti, naturalmente senza il benché minimo senso di colpa (da leggersi (anche) come mancanza di rispetto nei confronti di chi quei compi ha dato!).
E se prende brutti voti, tu genitore vieni a chiedere a me cos’è che non va? Io invece vorrei tanto chiederti (ma ahimè, in modo diretto, non posso farlo!) quali strani arzigogolati ragionamenti tu possa mai aver fatto, per giungere alla conclusione che tuo figlio sia degno di una valutazione positiva!
Non lo vedi che fa di tutto fuorché occuparsi della scuola, unica responsabilità che dovrebbe essergli richiesta alla sua età?
E non riesci nemmeno a comprendere che non sa mettere insieme due parole e che nella sua vita faticherà a scrivere, senza errori, anche una semplice lettera d’amore?
Non potresti sforzarti un tantino in più per aiutarlo a capire che non c’è futuro senza un minimo di cultura, che nessuno dei suoi sogni potrà altrimenti concretizzarsi (da non fraintendere sogni con banale successo)?
Un po’ di sano olio di gomito e un po' più di tempo con la testa china sui libri, no?
Io posso essere d’aiuto, ma sei tu che devi indicargli la strada, che devi mettere paletti, specie in quel difficile e faticoso momento che è l’adolescenza, in cui ogni forma di disagio, di opposizione, di incertezza, di disorientamento, è una chiara richiesta di aiuto che tuo figlio ti chiede.

Tutti ci siamo ribellati, a tutti sarebbe piaciuto far altro, ma in molti, anche con sofferenza, magari non metodicamente, su quei libri ci siamo stati!
Senza poi pentircene.

L’incolpare per ogni accadimento i proff, cosa che troppo spesso fate per difendere a spada tratta i vostri figli o per alleggerirvi la coscienza, va contro quella alleanza educativa scuola-famiglia, fatta di comunicazione, dialogo, confronto, fiducia, che è da sempre, ma mai come in questo momento necessaria, l’unica arma vincente perché le cose possano ben funzionare.
Per tutti.

P.S.
Non mi sento in contraddizione con ciò che solitamente vado dicendo su questo blog.
Parlo da prof che presta grande attenzione ai ragazzi come persone, prima ancora che come studenti, che si danna per rendere interessanti le lezioni (niente è più inutile di ciò che non interessa), che utilizza mirate strategie e metodologie, per tentare di aiutare chi si trovi in difficoltà, a trovare spazi per sentirsi comunque apprezzato.
Ma non sono e non voglio essere scambiata per un'intrattenitrice televisiva, che usi (debba usare?) effetti speciali per coinvolgere!

 
 
 
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Quel luogo incantato ...
Solenne città coloniale, splendida nella sua decadenza, atmosfera rarefatta, trasognata, aerea … il luogo dell’anima.
Camminare fra le stradine di ciottoli, ammirare la magnifica architettura delle case giallo-ocra, le splendide chiese, l’affascinante visione dei tre imponenti vulcani, Agua, Fuego e Acatenango, ha rappresentato per me la realizzazione di un sogno, neppur sognato.
Antigua il luogo dove vorrei vivere, non so se questo mai accadrà, mi sono però fatta la promessa di trascorrervi almeno un anno dei miei giorni.

 

LEI. FRIDA KAHLO

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In un articolo su Leon Trotskij, comparso su Frigidaire nei primi anni ‘80, venni per la prima volta a contatto con la figura di Frida Kahlo.
Mi parve da subito una donna di grande coraggio e intelligenza e decisi di approfondire attraverso alcune letture.
Moglie del più grande muralista messicano, Diego Rivera, ebbe, oltre la poliomelite, due gravi incidenti: il primo a 18 anni quando, in uno scontro fra un tram e l’autobus su cui viaggiava, rimase trafitta e ciò le comporterà nel corso degli anni la non possibilità di vivere la maternità e il dover subire un gran numero di interventi, fino all’amputazione di un piede prima, della gamba poi … il secondo … l’incontro con Diego, che lei soleva dire, a volte per scherzo, a volte per rabbia, essere stato un incidente decisamente più grave del primo!
Frida dipinse nelle opere, in modo crudo e aspro, ma al contempo dolce e delicato, la parte dolorosa della sua realtà.
Nonostante l’handicap e le grandi sofferenze è riuscita a vivere coraggiosamente, anche in modo estremo, giorni pieni di ideali, di passioni, di amori, di incontri.
E’ stata adorata da Diego e lo ha adorato nonostante i ripetuti tradimenti: non era, di questi, il rapporto fisico che la distruggeva, ma il tradimento mentale, la mancanza di lealtà e, in quelle sue ferite, penso ci si possano riconoscere e ritrovare molte donne.
Divorzieranno, si cercheranno di nuovo e si sposeranno ancora … fa venire alla mente i tanti rapporti indefiniti, a volte conflittuali, così difficili da recidere, coppie addomesticate, in cui nessuno riesce a fare a meno dell’altro, forse, per amore.
E’ stata amata da tanti per quella vivacità, trasparenza, duttilità e finezza mentale, che le hanno permesso di vivere e coltivare, nei momenti in cui tutto luccicava, i fiori del giardino della sua vita e di sostenere, con grande forza, la solitudine nei tanti momenti bui.
Fosse lo stesso per tutte quelle donne che, da regine, si ritrovano un giorno, non più accolte!
Nella sua casa, Casa Azul, ora museo, fra le sue cose, i suoi colori, le sue opere, si respira un’aria tersa, linda, che ti entra dentro e ti riempie l’anima .
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(scritto nel giorno del 50° della sua morte 13 luglio 1954 - 2004)


 

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