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beatitudineecastigo
Blog per pochi. Sono gradite menti elastiche ed eleganti. Eleganti … di chi è capace di umiltà (non solo intellettuale). Elastiche … di chi ama il confronto. Non è quindi gradito chi ama autoincensarsi.
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Manco solo io
Post n°138 pubblicato il 07 Settembre 2008 da amoildeserto
“Ma torni l’8 settembre?” o meglio “Ma arviè l’ ott sttiembre?”
Domanda che mi ha rivolto chiunque io abbia salutato prima di partire. Impossibile non essere lì per la festa, tornano a frotte da ognidove. Ed io no. Irriconoscente! Ingrata! L’unica della famiglia ad essere rimasta in quel di Bologna, pur lanciando frequenti occhiate alla webcam del paesello che per l’occasione rinnova le immagini ogni due minuti. E’ la festa della Madonna di Loreto, io la chiamo ancora la Madonnina come facevo da bambina. E’ la Madonna di un popolo itinerante, la Madonna del viaggio. Nel mese di ottobe, davanti alla chiesetta alle porte del paese sostavano pastori ed armenti prima di iniziare il lungo, faticoso, cammino che, attraverso i tratturi, li avrebbe condotti a svernare fra pascoli pugliesi e lì, nel mese di maggio, erano ad attenderne il ritorno le loro donne, quelle che da sole, per lunghi mesi avevano garantito l’ accudimento di casa e famiglia. E’ luogo di benedizione, arrivi ed abbracci, distacchi e partenze. La relazione fra mondo mistico e mondo pastorale la si rintraccia anche attraverso la simbologia dei tanti cavalli bardati che iancora oggi, il 7 a sera, aprono in doppia fila la processione che arriva alla chiesetta da cui la Madonna, accompagnata da un mare di persone ed altrettante fiaccole, attraverso le vie del paese, raggiunge la Chiesa Madre, luogo dove resta fino al 9, giorno del rientro nella sua sede. Il rito si rinnova ogni tre anni, ecco perchè tutto il popolo è lì: è ritorno, è saluto, è incontro. E’ l’esserci, il ritrovarsi, il mostrare e rinsaldare quel legame già di per sè forte. E’ l’appartenenza. E’ l’affidare di un popolo emigrante la propria vita alla vergine chiedendo protezione, aiuto ed un nuovo, futuro, reincontrarsi. Proprio come un tempo gli antichi pastori ne chiedevano la guida in un viaggio agevole e fruttuoso ed un sicuro, certo, ritorno. Ricordo ancora le partenze di quando ero bambina e la vecchia douphine carica di bagagli fermarsi davanti al santuario per l’ultimo saluto e l’ultima preghiera prima del rientro nella lontana città a fine estate. Si passava quindi dai nonni, io e mia sorella a cantar loro “Ora sei rimasta sola”, fra scherzo e singhiozzi, baci e abbracci e li si guardava poi dal vetro posteriore della macchina con la testa rivolta all’indietro … finchè non diventavano piccoli piccoli. E le lacrime grandi grandi. "Chi l'ott' settiembre n'è r'menute, o z'è muorte o z'è perdute" Ho idea di essermi persa davvero! Ovviamente ci sono motivi importanti che non mi hanno fatto essere lì. Con mio grande dispiacere. Ed ovviamente non sono nè irriconoscente nè ingrata. |
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ANTIGUA. GUATEMALA
Quel luogo incantato ...
Solenne città coloniale, splendida nella sua decadenza, atmosfera rarefatta, trasognata, aerea … il luogo dell’anima.
Camminare fra le stradine di ciottoli, ammirare la magnifica architettura delle case giallo-ocra, le splendide chiese, l’affascinante visione dei tre imponenti vulcani, Agua, Fuego e Acatenango, ha rappresentato per me la realizzazione di un sogno, neppur sognato.
Antigua il luogo dove vorrei vivere, non so se questo mai accadrà, mi sono però fatta la promessa di trascorrervi almeno un anno dei miei giorni.
LEI. FRIDA KAHLO
In un articolo su Leon Trotskij, comparso su Frigidaire nei primi anni ‘80, venni per la prima volta a contatto con la figura di Frida Kahlo.
Mi parve da subito una donna di grande coraggio e intelligenza e decisi di approfondire attraverso alcune letture.
Moglie del più grande muralista messicano, Diego Rivera, ebbe, oltre la poliomelite, due gravi incidenti: il primo a 18 anni quando, in uno scontro fra un tram e l’autobus su cui viaggiava, rimase trafitta e ciò le comporterà nel corso degli anni la non possibilità di vivere la maternità e il dover subire un gran numero di interventi, fino all’amputazione di un piede prima, della gamba poi … il secondo … l’incontro con Diego, che lei soleva dire, a volte per scherzo, a volte per rabbia, essere stato un incidente decisamente più grave del primo!
Frida dipinse nelle opere, in modo crudo e aspro, ma al contempo dolce e delicato, la parte dolorosa della sua realtà.
Nonostante l’handicap e le grandi sofferenze è riuscita a vivere coraggiosamente, anche in modo estremo, giorni pieni di ideali, di passioni, di amori, di incontri.
E’ stata adorata da Diego e lo ha adorato nonostante i ripetuti tradimenti: non era, di questi, il rapporto fisico che la distruggeva, ma il tradimento mentale, la mancanza di lealtà e, in quelle sue ferite, penso ci si possano riconoscere e ritrovare molte donne.
Divorzieranno, si cercheranno di nuovo e si sposeranno ancora … fa venire alla mente i tanti rapporti indefiniti, a volte conflittuali, così difficili da recidere, coppie addomesticate, in cui nessuno riesce a fare a meno dell’altro, forse, per amore.
E’ stata amata da tanti per quella vivacità, trasparenza, duttilità e finezza mentale, che le hanno permesso di vivere e coltivare, nei momenti in cui tutto luccicava, i fiori del giardino della sua vita e di sostenere, con grande forza, la solitudine nei tanti momenti bui.
Fosse lo stesso per tutte quelle donne che, da regine, si ritrovano un giorno, non più accolte!
Nella sua casa, Casa Azul, ora museo, fra le sue cose, i suoi colori, le sue opere, si respira un’aria tersa, linda, che ti entra dentro e ti riempie l’anima .
(scritto nel giorno del 50° della sua morte 13 luglio 1954 - 2004)
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