Creato da amoildeserto il 08/12/2006
beatitudineecastigo
Blog per pochi. Sono gradite menti elastiche ed eleganti. Eleganti … di chi è capace di umiltà (non solo intellettuale). Elastiche … di chi ama il confronto. Non è quindi gradito chi ama autoincensarsi.
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Post n°49 pubblicato il 13 Giugno 2007 da amoildeserto
I ricordi sono soprattutto fatti di immagini, ma il ricordo dei profumi è quello che mi riporta alle sensazioni più forti e apre scenari di vita lontana. Sono due, i profumi dei miei ricordi, profumi che raramente mi è capitato di sentire ancora e che hanno la capacità di proiettarmi in momenti amati … ed è allora, davvero, come esserci di nuovo. Profumi, entrambi, legati all’unico viaggio, sempre quello, che da bambina facevo. Si andava a Roma e mai per piacere. Mia madre ci portava tutti con sé e si prendeva la “notturna”, la corriera che partiva alle 24.00 e arrivava intorno alle 4.30 del mattino. Ricordo solo la prima tappa: Cassino. Ci si fermava per un po’ e lì ogni volta ci comprava un sacchetto, che nei miei ricordi è gigante, di colorate e profumatissime caramelle gommose, giganti anch’esse. Le caramelle gommose sono ancora le mie preferite, quelle tondeggianti, con lo zucchero sopra, e quel profumo, è riuscito a inebriarmi ancora in qualche festa di paese, quelle che specie, e per fortuna, al sud esistono ancora. Altro profumo. Il profumo delle pasticcerie di Roma. Nel mio piccolo paese in cima ai monti, non esistevano pasticcerie e le uniche, poche paste, che mi è capitato di mangiare, erano quelle che portava mio padre al ritorno da qualche impegno di lavoro nel capoluogo. E allora era festa! Non era nell’uso nemmeno farli, i dolci, a parte per Pasqua, quando le donne si ritrovavano tutte assieme al forno, a sbattere uova per la “pizza pan di Spagna” e noi bambini, lì con loro, ad attendere di pulire, con le dita, il tegame. Ecco perché ricordo quel profumo che ho risentito due volte, uguale, una volta in un paese del Salento e l’altra a Creta … per l’assenza, il desiderio di quel che a noi non era dato. Eravamo figli o nipoti di pastori, di piccoli allevatori di bestiame, di umili contadini, mangiavamo legumi, patate, formaggi, pecora, agnello e poco altro … Dio che meraviglia le colazioni con mio nonno, fatte di pane e salsiccia fritta, alla mattina! Verdura e frutta arrivavano solo nei mesi in cui la neve permetteva ai camion di giungere … si fermavano davanti casa ed era un gran vociare di donne che correvano a riempire borse. La neve durava molti mesi, solitamente da ottobre a marzo … eravamo spesso isolati … la bufera ricopriva in un batter d’occhio le strade che, con grande fatica, gli uomini aprivano … e non era raro vedere gli elicotteri lanciare pacchi di medicine. Eppure eravamo bambini contenti, giocavamo con nulla, liberi di andare ovunque … Ricordo che per quel mio adorare gli animali, di frequente sparivo, ma sapevano dove trovarmi … in qualche stalla all’altro capo del paese! Sporca e felice. ![]() Nell'immagine: 1950. L'arrivo dell'enorme spazzaneve, giunto dal New Jersey, dono degli emigrati americani al paese. Io non c'ero ancora, ma per i tanti racconti ascoltati, mi sento essere fra quella folla. Ringrazio merlo006 che mi ha fatto ricordare (post n.22 “La solitudine del sud”) |
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Messaggio N. 787
su
memoria in montagna
Ricevuto in data 16/06/07 @ 17:48
Da: "Sale e tabacchi" Piero Chiara - 1989 - Mondadori Il pensiero fa parte della raccolta interna...
(Continua)
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ANTIGUA. GUATEMALA
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Quel luogo incantato ...
Solenne città coloniale, splendida nella sua decadenza, atmosfera rarefatta, trasognata, aerea … il luogo dell’anima.
Camminare fra le stradine di ciottoli, ammirare la magnifica architettura delle case giallo-ocra, le splendide chiese, l’affascinante visione dei tre imponenti vulcani, Agua, Fuego e Acatenango, ha rappresentato per me la realizzazione di un sogno, neppur sognato.
Antigua il luogo dove vorrei vivere, non so se questo mai accadrà, mi sono però fatta la promessa di trascorrervi almeno un anno dei miei giorni.
LEI. FRIDA KAHLO
![immagine](http://digilander.libero.it/FridaA/Frida_Kahlo.jpg)
In un articolo su Leon Trotskij, comparso su Frigidaire nei primi anni ‘80, venni per la prima volta a contatto con la figura di Frida Kahlo.
Mi parve da subito una donna di grande coraggio e intelligenza e decisi di approfondire attraverso alcune letture.
Moglie del più grande muralista messicano, Diego Rivera, ebbe, oltre la poliomelite, due gravi incidenti: il primo a 18 anni quando, in uno scontro fra un tram e l’autobus su cui viaggiava, rimase trafitta e ciò le comporterà nel corso degli anni la non possibilità di vivere la maternità e il dover subire un gran numero di interventi, fino all’amputazione di un piede prima, della gamba poi … il secondo … l’incontro con Diego, che lei soleva dire, a volte per scherzo, a volte per rabbia, essere stato un incidente decisamente più grave del primo!
Frida dipinse nelle opere, in modo crudo e aspro, ma al contempo dolce e delicato, la parte dolorosa della sua realtà.
Nonostante l’handicap e le grandi sofferenze è riuscita a vivere coraggiosamente, anche in modo estremo, giorni pieni di ideali, di passioni, di amori, di incontri.
E’ stata adorata da Diego e lo ha adorato nonostante i ripetuti tradimenti: non era, di questi, il rapporto fisico che la distruggeva, ma il tradimento mentale, la mancanza di lealtà e, in quelle sue ferite, penso ci si possano riconoscere e ritrovare molte donne.
Divorzieranno, si cercheranno di nuovo e si sposeranno ancora … fa venire alla mente i tanti rapporti indefiniti, a volte conflittuali, così difficili da recidere, coppie addomesticate, in cui nessuno riesce a fare a meno dell’altro, forse, per amore.
E’ stata amata da tanti per quella vivacità, trasparenza, duttilità e finezza mentale, che le hanno permesso di vivere e coltivare, nei momenti in cui tutto luccicava, i fiori del giardino della sua vita e di sostenere, con grande forza, la solitudine nei tanti momenti bui.
Fosse lo stesso per tutte quelle donne che, da regine, si ritrovano un giorno, non più accolte!
Nella sua casa, Casa Azul, ora museo, fra le sue cose, i suoi colori, le sue opere, si respira un’aria tersa, linda, che ti entra dentro e ti riempie l’anima .
![immagine](http://digilander.libero.it/FridaA/mexique3-logo.jpg)
(scritto nel giorno del 50° della sua morte 13 luglio 1954 - 2004)
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