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beatitudineecastigo

Blog per pochi. Sono gradite menti elastiche ed eleganti. Eleganti … di chi è capace di umiltà (non solo intellettuale). Elastiche … di chi ama il confronto. Non è quindi gradito chi ama autoincensarsi.

 

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Guardare e non toccare è una roba da imparare

Post n°137 pubblicato il 05 Settembre 2008 da amoildeserto


Case di campagna dalle mie parti non ce ne sono quasi. Scarsa agricoltura fra le rocce: patate, un po’ di grano, qualche lenticchia e due fagioli.
Popolo di pastori transumanti, terre di tratturi.
I nonni di mia madre ne avevano però una, grande per una grande famiglia, che ora vedo, ogni volta che torno,  perfettamente ristrutturata e tirata a lucido, incrociandola sul mio percorso, là dietro la curva, a pochi km dal paese, mentre la mia macchina si inerpica fra boschi e prati punteggiati di cespugli di erica, rosa canina, uvaspina e mille altre erbe e frutti spontanei.
Guardare e non toccare è una roba da imparare.
E mi nonna ha dovuto ben impararlo perché, come un tempo si usava fare, ogni cosa è stata data ai fratelli maschi.
Ed anch’io guardo, non senza rabbia, le persone che lì trascorrono giorni delle loro estati, guardo e non mi avvicino.
Mai ho messo piede in quella casa perché tutto era già definito prima che io nascessi e la mia dolce nonna era la matrigna di mia madre, quindi nessuna parentela con chi in quel luogo festeggia, ma sapeste quante volte avrei voluto riprendere in mano documenti perché lei, che nulla ha avuto dalla vita, avesse, con quella casa, senza parlare delle altre, il riconoscimento ad esserci.
L’ho pensata molto mia nonna, quando nelle passeggiate d’agosto sono scesa nel pianoro a ridosso del dirupo per visitare altre due masserie che dal belvedere si possono individuare laggiù. Strada sterrata, macchina in bilico, ruote slittanti, salite fra ciottoli, ma ci sono arrivata.



E mi sono calata nell’atmosfera di tempi andati, cercando di rivivere le sensazioni che forse lei provava quando, in un luogo simile, trascorreva le sue estati di bambina e giovane donna.





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Commenti al Post:
animedeserte
animedeserte il 05/09/08 alle 21:21 via WEB
sera hai fatto uno spledido post da leggere e non commentare ...un abbraccio anna
 
 
amoildeserto
amoildeserto il 05/09/08 alle 21:32 via WEB
Grazie :) A mia nonna ho voluto un bene infinito.
 
soloperituoiocc_1968
soloperituoiocc_1968 il 06/09/08 alle 01:19 via WEB
Bellissimo post e bellissime foto a corredo...non occorrono commenti...giustamente guardare e non inquinare con verbosità inutili.
Buonanotte. Chiara
 
 
amoildeserto
amoildeserto il 06/09/08 alle 09:14 via WEB
Grazie Chiara. Buona giornata. Passerò da te più tardi :)
 
briciolabau
briciolabau il 06/09/08 alle 17:25 via WEB
Un meraviglioso weekend ^_^ con un abbraccio Isa...
 
 
amoildeserto
amoildeserto il 06/09/08 alle 20:22 via WEB
Graze Isa ... mi basterebbe ... buono :) Bacio :)
 
occhiodivolpe
occhiodivolpe il 06/09/08 alle 19:35 via WEB
la sofferenza era grande ... e tuttavia quel mondo prescindeva dagli individui , essendo la proprietà garanzia della sopravvivenza , statuto delle generazioni nel tempo ... la donna aveva la dote come quota della propria eredità e entrava nella famiglia del marito in cui i figli avrebbero goduto del patrimonio , così come i suoi fratelli ... oggi lo vediamo aberrante , ma forse nn saremmo qui in questo modo se le proprietà si fossero frantumate ... un abbraccio amuàl :) e.
 
 
amoildeserto
amoildeserto il 06/09/08 alle 20:26 via WEB
Quindi proprietà non frantumate per il godimento di pochi e ingiustizia integra solo per le molte donne!
 
   
occhiodivolpe
occhiodivolpe il 06/09/08 alle 21:42 via WEB
vedi le cose dal punto di osservazione di oggi , quando le cose sn cambiate ... nn si trattava di giustizia o ingiustizia , ma di sipravvivenza , la proprietà nn serviva x passare le vacanze ma x sopravvivere ... era uguale x uomini e x donne , anzi spesso uomini e donne nn si sposavano perchè nn si intaccasse il patrimonio ... le donne avevano la dote e usufruivano della rendita della famiglia in cui si trasferivano . nn affermo che fosse giusto , affermo che era efficace xk altrimenti forse nn avremmo superato secoli e secoli molto diversi da oggi nella struttura sociale ed economica
 
     
amoildeserto
amoildeserto il 06/09/08 alle 23:43 via WEB
Ti riferisci ad un tempo molto più lontano del recente passato :)
 
lupopezzato
lupopezzato il 08/09/08 alle 20:39 via WEB
Che calore tutto quel rame e quella tavola appena approntata (fa niente che erano 13 posti). :o)))
 
 
amoildeserto
amoildeserto il 11/09/08 alle 09:10 via WEB
Scusa, non ti avevo visto. Era un giorno in cui stavano facendo i pomodori e la gente era tanta. In realtà lì vivono solo due donne. Anch'io ho notato quel 13 :)
 
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Quel luogo incantato ...
Solenne città coloniale, splendida nella sua decadenza, atmosfera rarefatta, trasognata, aerea … il luogo dell’anima.
Camminare fra le stradine di ciottoli, ammirare la magnifica architettura delle case giallo-ocra, le splendide chiese, l’affascinante visione dei tre imponenti vulcani, Agua, Fuego e Acatenango, ha rappresentato per me la realizzazione di un sogno, neppur sognato.
Antigua il luogo dove vorrei vivere, non so se questo mai accadrà, mi sono però fatta la promessa di trascorrervi almeno un anno dei miei giorni.

 

LEI. FRIDA KAHLO

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In un articolo su Leon Trotskij, comparso su Frigidaire nei primi anni ‘80, venni per la prima volta a contatto con la figura di Frida Kahlo.
Mi parve da subito una donna di grande coraggio e intelligenza e decisi di approfondire attraverso alcune letture.
Moglie del più grande muralista messicano, Diego Rivera, ebbe, oltre la poliomelite, due gravi incidenti: il primo a 18 anni quando, in uno scontro fra un tram e l’autobus su cui viaggiava, rimase trafitta e ciò le comporterà nel corso degli anni la non possibilità di vivere la maternità e il dover subire un gran numero di interventi, fino all’amputazione di un piede prima, della gamba poi … il secondo … l’incontro con Diego, che lei soleva dire, a volte per scherzo, a volte per rabbia, essere stato un incidente decisamente più grave del primo!
Frida dipinse nelle opere, in modo crudo e aspro, ma al contempo dolce e delicato, la parte dolorosa della sua realtà.
Nonostante l’handicap e le grandi sofferenze è riuscita a vivere coraggiosamente, anche in modo estremo, giorni pieni di ideali, di passioni, di amori, di incontri.
E’ stata adorata da Diego e lo ha adorato nonostante i ripetuti tradimenti: non era, di questi, il rapporto fisico che la distruggeva, ma il tradimento mentale, la mancanza di lealtà e, in quelle sue ferite, penso ci si possano riconoscere e ritrovare molte donne.
Divorzieranno, si cercheranno di nuovo e si sposeranno ancora … fa venire alla mente i tanti rapporti indefiniti, a volte conflittuali, così difficili da recidere, coppie addomesticate, in cui nessuno riesce a fare a meno dell’altro, forse, per amore.
E’ stata amata da tanti per quella vivacità, trasparenza, duttilità e finezza mentale, che le hanno permesso di vivere e coltivare, nei momenti in cui tutto luccicava, i fiori del giardino della sua vita e di sostenere, con grande forza, la solitudine nei tanti momenti bui.
Fosse lo stesso per tutte quelle donne che, da regine, si ritrovano un giorno, non più accolte!
Nella sua casa, Casa Azul, ora museo, fra le sue cose, i suoi colori, le sue opere, si respira un’aria tersa, linda, che ti entra dentro e ti riempie l’anima .
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(scritto nel giorno del 50° della sua morte 13 luglio 1954 - 2004)


 

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