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beatitudineecastigo

Blog per pochi. Sono gradite menti elastiche ed eleganti. Eleganti … di chi è capace di umiltà (non solo intellettuale). Elastiche … di chi ama il confronto. Non è quindi gradito chi ama autoincensarsi.

 

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Post N° 107

Post n°107 pubblicato il 21 Marzo 2008 da amoildeserto


Quando hai molto amato, quando sei stata intensamente amata (“Ti amo di un amore morboso e totale … te lo ricordi?) e tutto improvvisamente si ferma, ti senti persa, nuda, come in quei sogni in cui ti ritrovi ad essere, fra la gente, l’unica senza nulla addosso.

Come in una rovinosa caduta dalle scale in una casa vuota, quando resti lì, sanguinante, spezzata, inerme, senza forza e senza appigli e sai che nessuno verrà a salvarti.
E sai bene quale altro amore, poi, vuoi: le stesse intensità di abbracci, gli stessi incroci mentali che, senza alcuno sforzo, giungono in un lampo ad un identico pensiero. Il tuo, il suo.
Potresti barattare questo finito amore solo per un rapporto che ti dia di più, ma sai che difficilmente riuscirai a trovarne uno che ne valga almeno la metà.
Allora, meglio il nulla.
E tutto il male che ti ha fatto non dicendoti? E lo sforzo a cui ti sei sottoposta per cercare di capire che stava accadendo? E il suo non avere trovato il coraggio del rispetto?
A questo penserai dopo un tempo fatto di infiniti pianti, di disperati, solitari singhiozzi.
Poi arriva la liberazione e d’improvviso ti ritrovi, un mattino, senza dolore e senza rabbia. D’improvviso, senza anticipazione alcuna, e resti così, quasi spettatrice di te.
Pacatamente, con un sorriso, accogli il momento, forse il più bello della tua vita, più bello dei tanti momenti belli, perché quel dolore non lo reggevi più, si insinuava in ogni istante, in ogni azione, bombardava la tua mente senza che tu potessi porvi freni.
E cominci dopo un lungo, lunghissimo tempo, di nuovo a respirare, ad accettare che il sole accenda un altro nuovo giorno, senza la pesante fatica di doverlo affrontare.
Respirare, non vivere, per quello devi ancora attendere.

E oggi mi sono venute in mente le Pasque trascorse al sole del tuo Salento, le passeggiate nella campagna rossa fra gli ulivi, il varcare il cancello della casa di campagna dei tuoi, il nostro correre fra il candore di arabescati archi e svelte scalette, le calme passeggiate in macchina sulla litoranea con ogni volta lo stesso incanto per i colori delle bizzose coste dell’Adriatico e le larghe spiagge dello Jonio, le immancabili paste da Martinucci e il rustico a Santa Maria di Leuca, per finire seduti sul muricciolo di San Gregorio ad ammirare un mare che ricordo sempre calmo, o a Cardigliano, prima dei restauri, dove era ancora così bello stare, o fra le stanze di una masseria abbandonata: “Questa la compriamo” anche quando eravamo studenti senza una lira!

Mi chiedo dove trascorrerà questi giorni e con chi.
Senza che lui continui a dire e senza che io chieda, so che ha due donne, ora.
Due.
Non per nascosti interessi, ma perché nella vita si cresce e non sempre si deve perdonare, mi piace pensare che fatichi a trovare me in una sola persona.
Provo, però, per lui affetto.
Perché quel nostro sentirci anche fratelli, di allora, in me r/esiste ancora oggi.
In lui, non so.

Buona Pasqua, C.

 
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Quel luogo incantato ...
Solenne città coloniale, splendida nella sua decadenza, atmosfera rarefatta, trasognata, aerea … il luogo dell’anima.
Camminare fra le stradine di ciottoli, ammirare la magnifica architettura delle case giallo-ocra, le splendide chiese, l’affascinante visione dei tre imponenti vulcani, Agua, Fuego e Acatenango, ha rappresentato per me la realizzazione di un sogno, neppur sognato.
Antigua il luogo dove vorrei vivere, non so se questo mai accadrà, mi sono però fatta la promessa di trascorrervi almeno un anno dei miei giorni.

 

LEI. FRIDA KAHLO

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In un articolo su Leon Trotskij, comparso su Frigidaire nei primi anni ‘80, venni per la prima volta a contatto con la figura di Frida Kahlo.
Mi parve da subito una donna di grande coraggio e intelligenza e decisi di approfondire attraverso alcune letture.
Moglie del più grande muralista messicano, Diego Rivera, ebbe, oltre la poliomelite, due gravi incidenti: il primo a 18 anni quando, in uno scontro fra un tram e l’autobus su cui viaggiava, rimase trafitta e ciò le comporterà nel corso degli anni la non possibilità di vivere la maternità e il dover subire un gran numero di interventi, fino all’amputazione di un piede prima, della gamba poi … il secondo … l’incontro con Diego, che lei soleva dire, a volte per scherzo, a volte per rabbia, essere stato un incidente decisamente più grave del primo!
Frida dipinse nelle opere, in modo crudo e aspro, ma al contempo dolce e delicato, la parte dolorosa della sua realtà.
Nonostante l’handicap e le grandi sofferenze è riuscita a vivere coraggiosamente, anche in modo estremo, giorni pieni di ideali, di passioni, di amori, di incontri.
E’ stata adorata da Diego e lo ha adorato nonostante i ripetuti tradimenti: non era, di questi, il rapporto fisico che la distruggeva, ma il tradimento mentale, la mancanza di lealtà e, in quelle sue ferite, penso ci si possano riconoscere e ritrovare molte donne.
Divorzieranno, si cercheranno di nuovo e si sposeranno ancora … fa venire alla mente i tanti rapporti indefiniti, a volte conflittuali, così difficili da recidere, coppie addomesticate, in cui nessuno riesce a fare a meno dell’altro, forse, per amore.
E’ stata amata da tanti per quella vivacità, trasparenza, duttilità e finezza mentale, che le hanno permesso di vivere e coltivare, nei momenti in cui tutto luccicava, i fiori del giardino della sua vita e di sostenere, con grande forza, la solitudine nei tanti momenti bui.
Fosse lo stesso per tutte quelle donne che, da regine, si ritrovano un giorno, non più accolte!
Nella sua casa, Casa Azul, ora museo, fra le sue cose, i suoi colori, le sue opere, si respira un’aria tersa, linda, che ti entra dentro e ti riempie l’anima .
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(scritto nel giorno del 50° della sua morte 13 luglio 1954 - 2004)


 

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