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I QUATTRO PUNTI PER ADERIRE AL McPCL

 
I QUATTRO PUNTI PROGRAMMATICI DEL MOVIMENTO COSTITUTIVO DEL PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

(23 giugno 2006)

Il Movimento costitutivo del Partito Comunista dei Lavoratori intende recuperare e attualizzare il patrimonio programmatico del marxismo rivoluzionario riscattandolo dalla lunga rimozione teorica e pratica di cui è stato oggetto da parte della socialdemocrazia e dello stalinismo.
Questo recupero e attualizzazione si concentra su quattro assi di fondo che indichiamo come base politica di principio del nuovo movimento.

1 – RIVENDICHIAMO L’ INDIPENDENZA POLITICA DEL MOVIMENTO OPERAIO E DEI MOVIMENTI DI LOTTA DALLE FORZE DELLA BORGHESIA: dai suoi interessi, dai suoi partiti, dai suoi governi.
I marxisti rivoluzionari hanno sempre contrastato le politiche di collaborazione con le classi dominanti collocandosi all’ opposizione dei loro governi. Questo principio di indipendenza della classe lavoratrice dalla borghesia è, se possibile, ancor più attuale nell’odierna situazione storica. La crisi del capitalismo e il crollo dell’URSS hanno chiuso lo spazio storico del riformismo. Ogni coalizione di governo delle sinistre e dei “comunisti” con le forze della borghesia significa la loro corresponsabilizzazione alle politiche controriformatrici della classe dominante. Tutta l’ esperienza internazionale degli ultimi quindici anni lo riprova in forma inequivocabile: i governi di centrosinistra in Italia, il governo Jospin in Francia, il governo Lula in Brasile, hanno tutti amministrato e amministrano , in forme diverse, gli interessi della borghesia contro gli interessi dei lavoratori e delle grandi masse. Il nuovo governo Prodi-Padoa Schioppa, i suoi programmi annunciati in politica estera e politica sociale, si pongono sullo stesso terreno. Ed anzi riflettono una diretta investitura nel centrosinistra dei settori più significativi del grande padronato.
Intendiamo combattere questa politica nel nome di una linea alternativa. Siamo certo favorevoli all’ unità di classe dei lavoratori e dei movimenti di lotta delle classi subalterne, ma per una loro piena autonomia dalle forze avversarie e in funzione di un’alternativa vera. Solo l’ opposizione ai governi della borghesia può preparare le condizioni di un’ alternativa anticapitalistica. Solo l’ opposizione radicale ai governi della borghesia può strappare risultati concreti e conquiste parziali com’ è dimostrato dalla recente vittoria della rivolta sociale dei giovani e lavoratori francesi contro le misure di precarizzazione del lavoro.
Vogliamo dunque batterci per l’ unità di lotta di tutte le espressioni del movimento operaio e dei movimenti di massa attorno ad un autonomo polo di classe anticapitalistico.



 

I QUATTRO PUNTI II

 
2 – CI BATTIAMO PER LA CONQUISTA DEL POTERE POLITICO DA PARTE DEI LAVORATORI E DELLE LAVORATRICI, BASATO SULL’ AUTORGANIZZAZIONE DI MASSA, come leva della trasformazione socialista.
La prospettiva socialista è la ragione d’ essere del comunismo. I comunisti si battono contro un’ organizzazione capitalistica della società che concentra nelle mani di una piccola minoranza privilegiata tutte le leve decisive dell’ economia e il grosso della ricchezza sociale: un’ organizzazione capitalistica che si basa sullo sfruttamento del lavoro, sul saccheggio dell’ ambiente, sull’oppressione dei popoli; e che oggi conosce il prepotente ritorno delle politiche di potenza dell’ imperialismo e degli imperialismi per una nuova spartizione delle zone di influenza, per la conquista dei mercati, delle materie prime, della manodopera a basso costo. Solo il rovesciamento del capitalismo e dell’ imperialismo può liberare un futuro diverso per l’ umanità. Solo la proprietà sociale dei mezzi di produzione e delle leve della finanza può consentire la riorganizzazione radicale della società umana attorno al primato dei bisogni e delle esigenze collettive, e non del profitto di pochi.
La conquista del potere politico da parte delle classi lavoratrici è un passaggio decisivo di questa prospettiva di liberazione. Il potere dei lavoratori e delle lavoratrici non ha niente a che vedere né con la cosiddetta “democrazia partecipativa”, né con la dittatura burocratica di caste privilegiate. Esso si basa – come voleva Marx – sull’ autorganizzazione democratica dei lavoratori stessi, sulla revocabilità permanente degli eletti, sull’ assenza di ogni privilegio sociale degli eletti rispetto ai loro elettori come nei grandi esempi della Comune di Parigi e della rivoluzione russa delle origini. Contro l’ attuale dittatura degli industriali e dei banchieri – che si fa chiamare”democrazia” – si tratta di lottare per la democrazia autentica: il potere dei lavoratori e della maggioranza della società quale leva di riorganizzazione della società stessa.

 

I QUATTRO PUNTI III

 
3 – RIVENDICHIAMO IL LEGAME NECESSARIO TRA GLI OBIETTIVI IMMEDIATI E GLI SCOPI FINALI.
Come scriveva Marx, i comunisti difendono nel presente il futuro del movimento operaio e della prospettiva socialista. La coesione coerente tra rivendicazioni immediate e conquista del potere politico è un carattere decisivo della politica rivoluzionaria: contro ogni separazione tra minimalismo dell’ azione quotidiana e propaganda astratta del socialismo. Questa connessione – che fu alla base dei partiti comunisti delle origini – è tanto più attuale nel contesto odierno della crisi del capitalismo e del riformismo, laddove ogni seria lotta di massa per le esigenze immediate dei lavoratori tende a cozzare con le compatibilità sempre più strette del regime capitalistico, e viceversa ogni rinuncia alla prospettiva anticapitalista conduce in un vicolo cieco le stesse lotte immediate.
La necessità di ricondurre gli obiettivi immediati ad una prospettiva anticapitalista non riguarda solamente le rivendicazioni sociali della classe lavoratrice ma tutte le domande di emancipazione e liberazione: le domande di tutela della natura e dell’ ambiente, le rivendicazioni “pacifiste”, le domande di liberazione della donna, le stesse rivendicazioni anticlericali e per i diritti civili. Ognuna di queste domande cozza, direttamente o indirettamente con un’organizzazione capitalistica della società che fa del profitto l’unica sua religione e che si basa sulla violenza quotidiana dell’oppressione, della segregazione, dell’ ipocrisia, verso la maggioranza dell’ umanità. Ognuna di queste domande esige una risposta anticapitalistica.
Per questi il Movimento del Partito Comunista dei Lavoratori si impegna nella classe operaia e in ogni movimento di lotta dei settori oppressi della società per sviluppare la coscienza delle masse in senso anticapitalistico, per ricondurre ogni loro obiettivo alla necessità di un’ alternativa di sistema.
 

I QUATTRO PUNTI IV

 
4 – RIVENDICHIAMO LA NECESSITA’ DI UN’ ORGANIZZAZIONE RIVOLUZIONARIA DEI COMUNISTI.
Il movimento comunista nacque come movimento internazionale. Perché la prospettiva socialista è realizzabile compiutamente solo su scala internazionale, solo rovesciando la realtà internazionale del capitalismo e dell’ imperialismo.
Tanto più oggi il recupero di un’ organizzazione rivoluzionaria dell’avanguardia di classe internazionale è condizione indispensabile di un’ autentico rilancio di una prospettiva comunista. Tanto più oggi dopo il crollo dell’ URSS il quadro capitalistico è profondamente integrato sul piano mondiale. La realtà della cosiddetta “globalizzazione” capitalistica acuisce la concorrenza e le divisioni nella classe lavoratrice internazionale, tra diversi paesi e continenti. Ogni seria lotta di classe sul piano nazionale, persino al livello di singole categorie o grandi aziende, pone l’ esigenza di un raccordo internazionale con i lavoratori e le lotte degli altri paesi. Così ogni movimento di liberazione nazionale dei popoli oppressi contro l’ imperialismo – a partire dal popolo palestinese e dal popolo arabo in generale – indica l’ obiettiva necessità di una convergenza di lotta con la classe operaia dei paesi imperialisti: così come quest’ultima può e deve porsi nel proprio stesso interesse, l’ esigenza di un pieno e incondizionato sostegno ai movimenti di liberazione dei popoli oppressi, al loro diritto di autodeterminazione, alla loro azione di resistenza.
I comunisti, tanto più oggi, devono sviluppare in ogni lotta nazionale la consapevolezza della necessità di una prospettiva internazionale di liberazione. E al tempo stesso devono lavorare ad unire, su scala mondiale, tutte le rivendicazioni e domande delle classi oppresse per ricondurle ad una prospettiva socialista. Ciò implica il raggruppamento organizzato su scala internazionale dei comunisti rivoluzionari e dei settori più avanzati dell’ avanguardia di classe, al di là delle diverse provenienze e collocazioni attuali, sulle basi programmatiche e sui principi del marxismo.
Il Movimento Costitutivo per il Partito Comunista dei Lavoratori si impegna in questa direzione con tutte le proprie forze.
 
 
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Post n°11 pubblicato il 05 Luglio 2007 da pcltorino

In difesa delle pensioni e contro il governo degli imbroglioni

Sciopero Generale

L'interruzione del tavolo di trattativa tra CGIL, CISL e UIL e governo sulla questione pensionistica è la prova che la politica del governo di centrosinistra è talmente antioperaia che persino le burocrazie sindacali, che hanno sulle spalle tanti accordi bidone con padronato e governo, hanno difficoltà a trovare l'intesa con esso.

La cosiddetta "sinistra radicale" ( Rifondazione Comunista, Verdi, Pdci e Sinistra Democratica di Mussi)  nei giorni scorsi esaltava il successo ottenuto con la lettera dei suoi 4 ministri e la "svolta" nella politica del governo. Ma i fatti "che hanno la testa dura" si sono incaricati di dimostrare la realtà: nessuna svolta, ma il tentativo di ottenere gli stessi risultati a favore del padronato e contro il lavoratori. Contemporaneamente le destre reazionarie, da Berlusconi a Fini e Casini, gridavano contro il governo "ostaggio della sinistra massimalista".

Non basta l'interruzione della trattativa, è necessario passare all'azione di massa su una piattaforma chiara.:

  • separazione tra assistenza e previdenza

  • fuoriuscita dall’INPS della cassa pensioni dei dirigenti – cassa che non solo è in profondo rosso ma sulla pelle dei lavoratori foraggiano pensioni da nababbi!

  • che qualsiasi intesa tra Governo e sindacati venga sottoposto al voto dei lavoratori con referendum

E' necessario lanciare da subito lo sciopero generale per l'abolizione integrale dello scalone Maroni e il recupero di una pensione dignitosa per tutti (2% dell’ultimo stipendio per ogni anno di contributi versati). Non accontentarsi dell’elemosina di 40 euro inserita nel Dpef per le pensioni più basse.

I soldi ci sono, basterebbe ad esempio recuperare il vergognoso regalo senza contropartita di 7 miliardi di euro l'anno che il governo Prodi ha fatto ai padroni con l'ultima legge finanziaria, il cosiddetto taglio del "cuneo fiscale”.

Ma i fatti di oggi dimostrano ancora una volta come sia necessario che i lavoratori e le lavoratrici, i pensionati, i giovani contribuiscano a costruire una alternativa politica. Noi abbiamo rotto un anno fa con Rifondazione Comunista, al momento del suo ingresso al governo, e dato avvio alla costruzione del Partito Comunista dei Lavoratori, indicando che la classe operaia, le masse popolari e i movimenti restavano privi di una rappresentanza politica e che si trattava di ricostruirla su nuove basi.

Se i partiti della sinistra di governo avessero un minimo di dignità per la loro base e i loro elettori dovrebbero oggi rompere con il governo Prodi.

Su questo terreno il Partito Comunista dei Lavoratori, principale forza partitica di opposizione di sinistra, è pronto a costruire, nella chiarezza delle differenti prospettive strategiche, un'alleanza politico-sociale comune con le altre forze di sinistra politico-sindacale.

Indipendentemente da ciò noi continueremo comunque la nostra battaglia politica in difesa degli interessi immediati e generali del mondo del lavoro e dei movimenti per lo sviluppo immediato e dal basso dello sciopero generale in difesa delle pensioni e contro la politica del governo.

 
 
 

Post N° 10

Post n°10 pubblicato il 15 Giugno 2007 da pcltorino
Foto di pcltorino

LE SINISTRE E I COMUNISTIarticolo da il manifesto

(12 giugno 2007)

La ricomposizione che investe la sinistra italiana ha una portata obiettivamente storica: chiude il ciclo apertosi con lo scioglimento del Pci sullo sfondo internazionale dell’89, e ridisegna gli assetti di rappresentanza a sinistra del prossimo decennio.
La costruzione del Partito Democratico - al di là delle pesanti incognite sulla tenuta del governo dopo il voto di maggio - è a suo modo un’operazione rilevante: è il disegno di ricomposizione di una rappresentanza centrale delle classi dirigenti del Paese, dopo il crollo della DC e l’incapacità di Forza Italia - per i suoi caratteri aziendalistici - di rimpiazzare quel vuoto. Dietro le sue autorappresentazioni culturali e le sue defatiganti contese intestine, il progetto del Partito Democratico dispone di radici materiali ben solide: il sostegno di larga parte dei vertici confindustriali, delle principali banche del Paese, del grosso della grande stampa e dell’alta burocrazia statale. La sua forza sta qui: non certo nel consenso elettorale, ben più modesto delle attese, né nell’assetto istituzionale, ancora esposto a variabili imprevedibili, ma nel cordone ombelicale con i salotti buoni della borghesia, ed in particolare del grande capitale finanziario.

Il sommovimento parallelo che si va producendo, in queste mesi, a sinistra del Pd, è inseparabile da quel processo, e al tempo stesso è subalterno ad esso.
Le attuali componenti della sinistra di governo, con in testa il PRC, puntano a unire le proprie forze in una rifondazione socialdemocratica; in buona sostanza: “se i DS lasciano sgombro il terreno della socialdemocrazia, perchè non occupare noi quello spazio?” Questa, secondo ogni evidenza, è la leva reale dell’unificazione, al di là delle sue forme e dei suoi tempi.
Anche qui non contano le (molteplici) autorappresentazioni ideologiche del nuovo cantiere, ma la materialità di una collocazione di fondo: una sinistra del centrosinistra, alleata del Partito Democratico e quindi del blocco di interessi che questo rappresenta; solidamente ancorata al governo coi portavoce dei poteri forti e quindi coinvolta nella concertazione di missioni militari e sacrifici sociali; una sinistra che mira a portare in dote al Partito Democratico e al centrosinistra un proprio controllo sui movimenti, la loro subordinazione al quadro politico dell’alternanza, l’emarginazione delle loro pulsioni interne più radicali (anche al prezzo di loro fischi o della loro astensione elettorale). Non è questa forse la funzione classica di una socialdemocrazia, piccola o grande che sia? Questo progetto è oggi in Italia, al tempo stesso, debole e forte. Debole perchè somma due storie sconfitte (PRC e Sinistra DS); perché logorato dalla quotidiana compromissione governativa delle sue forze trainanti, come dimostra il dimezzamento elettorale del Prc; perché una socialdemocrazia di governo, in un tempo di crisi storica degli spazi materiali del riformismo non ha nulla da offrire alla propria base sociale e non trascina, quindi, grandi entusiasmi. Ma al contempo quel progetto è forte della funzione materiale che si candida a ricoprire: quella di sponda politica della concertazione sindacale e di fattore di disinnesco di una possibile opposizione sociale di massa. Una funzione utile per le classi dirigenti e l’equilibrio di sistema, e per questo salutata da autorevoli organi di stampa come elemento di razionalizzazione del centrosinistra.

Se così stanno le cose, la necessità di una sinistra anticapitalistica, politicamente e organizzativamente autonoma, è tanto più oggi irrinunciabile e non rinviabile.
Non si tratta di una petizione “ideologica”, ma dell’esigenza obiettiva di una rappresentanza indipendente del movimento operaio e dei movimenti di lotta.
Non servono allo scopo correnti “critiche” e anfibie del PRC, tanto più se attestate sull’ appoggio esterno a Prodi; né l’eventuale ennesima riproposizione di aggregazioni politiche “leggere”, sommatoria arcobaleno di mille antagonismi senza collante strategico e baricentro sociale, e quindi destinate (come sempre) o alla dissolvenza o alla subalternità, oppure a qualche effimero cartello elettorale senza futuro. A fronte dell’organicità dei nuovi processi politici in corso crediamo necessaria una costruzione alternativa altrettanto seria e robusta: quella di un partito di classe indipendente. Ossia una forza organizzata e socialmente radicata, capace di memoria storica, basata su un progetto complessivo; che lavori a difendere l’autonomia dei movimenti dall’alternanza bipolare e a unificare le loro ragioni; che riconduca a un disegno d’insieme le forme molteplici del proprio intervento (sindacale, politico, istituzionale…); che sappia far vivere e ricostruire in ogni lotta particolare l’attualità di una prospettiva generale anticapitalistica, nazionale e internazionale; che sappia fondare su questa prospettiva la propria opposizione a tutti i governi delle classi dominanti, nazionali e locali.
Non si dica che “non c’è spazio“ o che “non sono i tempi“. I tempi e lo spazio sono qui e ora: nel rapido tramonto di tante illusioni sul governo “amico“; nello sciopero del voto di significativi settori di massa; nella precipitosa deriva di una sinistra governativa che è giunta a votare la guerra ed a esaltare la Folgore pur di accreditarsi agli occhi del potere; nella stessa formidabile accelerazione del processo di ricomposizione a sinistra. Francamente: se non ora quando?

La costruzione del Partito Comunista dei Lavoratori, che terrà in autunno il proprio Congresso fondativo, vuole rispondere a questa necessità. La nostra stessa presentazione elettorale alle ultime amministrative – con il lusinghiero risultato dell’1% a meno di un anno dalla nostra nascita – è investita in questa prospettiva, paziente e tenace. Con la massima apertura a tutti i lavoratori combattivi, gli attivisti di movimento, i militanti critici della sinistra, indipendentemente dalla diversità di provenienza e di percorsi. E al tempo stesso con il massimo rigore sui principi dell’anticapitalismo e dell’antistalinismo: perché non vogliamo ripercorrere, quindici anni dopo, la stessa parabola di Rifondazione, nata all’opposizione e finita ministeriale. Né vogliamo rimuovere, dietro la semplificazione ideologica dell’ ”unità dei comunisti“ l’esigenza di un bilancio reale del Novecento. Vogliamo insomma davvero cimentarci con l’impresa di costruire “una sinistra che non tradisca”, contro la lunga tradizione storica del trasformismo.

Marco Ferrando, portavoce naz. del Movimento per il Partito Comunista dei Lavoratori

 
 
 

Post N° 9

Post n°9 pubblicato il 11 Giugno 2007 da pcltorino

 

I lavoratori di Mirafiori bocciano la

piattaforma  contrattuale presentata da

 

FIM-FIOM-UILM

Il NO che i lavoratori hanno espresso nelle assemblee alla misera ipotesi contrattuale (103 euro lordi al 3° livello) rivela che i lavoratori ritengono necessari forti aumenti salariali.

Non si può continuare a chiedere un aumento miserevole considerando che l’inflazione continua ad erodere il potere d’acquisto dei salari.

I 2158 voti contro, a fronte degli 1817 a favore, nei 3 principali stabilimenti di produzione(carrozzerie, presse e meccaniche), significheranno pur qualcosa per le burocrazie sindacali, che alla miseria salariale aggiungono la volontà concertativa tra Sindacati Confederali e Padronato di andare ad una turnazione aggiuntiva.

Occorre dire subito NO a un contratto di scambio sulla pelle dei lavoratori.

Dobbiamo in ugual misura evidenziare il fatto che il Padronato tenterà di ottenere un prolungamento del contratto con la complicità delle Confederazioni, come avvenuto nel Pubblico Impiego, dove CGIL-CISL e UIL hanno prolungato a tre anni la validità contrattuale.

Alla questione contrattuale si devono aggiungere i problemi generali che colpiscono tutta la classe lavoratrice: diciamo con forza NO alla modifica dei coefficienti del calcolo delle pensioni e all’innalzamento dell’età pensionabile ( a scaloni o scalini ).

Contro queste ipotesi occorre batterci per:

 

 

 

·        la totale abolizione dello scalone con il mantenimento  del pensionamento a 57 anni di età e 35 di contributi

·        la separazione totale tra l’assistenza (a carico della fiscalità generale) e la previdenza costruita con i contributi di tutti i lavoratori

·        forti aumenti per le pensioni più basse e il ritorno al calcolo retributivo basato sugli ultimi anni di lavoro per le nuove generazioni

Le RSU si assumano il compito di raccogliere i pronunciamenti dei lavoratori, di organizzare fermate dentro e fuori la fabbrica affinché i lavoratori ridiventino protagonisti del loro futuro.

SOLO LA LOTTA  PAGA

 

 

 

 

Occorre avere l’intelligenza di unire la lotta per il contratto alla difesa dei nostri salari e delle pensioni.  Respingiamo con forza la truffa della pensione integrativa.

Organizziamo la lotta contro lo scippo del TFR, contro le mani sulle nostre pensioni, per un contratto che recuperi il nostro potere di acquisto.

Che le RSU si mettano al servizio dei lavoratori e non delle burocrazie sindacali.

PER UNA SINISTRA CHE NON TRADISCA

MOVIMENTO COSTITUTIVO PER IL PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

 
 
 

Post N° 8

Post n°8 pubblicato il 07 Giugno 2007 da pcltorino

TUTTI A ROMA, IL 9 GIUGNO

PER UNA GRANDE MANIFESTAZIONE POPOLARE E DI MASSA

CONTRO BUSH E IL SUO ALLEATO PRODI

Il 9 giugno giunge a Roma mister Bush, il protagonista numero uno delle politiche di guerra che infestano il mondo col loro carico di crimini e di orrori nel nome della “democrazia” e della “pace”.

Come in tanti altri paesi, anche in Italia, il presidente USA troverà ad accoglierlo una grande manifestazione popolare di rigetto dell’imperialismo americano e delle sue politiche criminali. Come in tanti altri paesi del mondo, la manifestazione antiBush denuncerà con chiarezza le responsabilità del suo governo locale alleato.

Il governo Prodi-D’Alema-Parisi – governo della settima potenza capitalista del mondo - è complice dell’amministrazione americana. Tutta la sua politica estera vuole concordare con il governo Usa una comune gestione delle politiche militari e di guerra: e ciò che viene chiamato “multilateralismo”. E’ una politica che mira ad usare l’alleanza con gli USA come leva degli interessi del capitalismo italiano nelle aree strategiche del mondo per garantirgli una fetta di torta nella spartizione internazionale delle zone d’influenza, delle materie prime, della manodopera a basso costo. Per questo l’Italia è in Libano, in Afghanistan, nei Balcani: non per la “pace”, ma per il profitto delle grandi imprese e delle banche. La stessa legge del profitto che sul fronte interno colpisce i salari, sfrutta la precarietà, impone il taglio a scuola, sanità e pensioni, al fine di assicurare al capitale il grosso delle risorse pubbliche e di finanziare le spese militari. Spese militari che col governo di Centrosinistra sono aumentate del 13%.

Quelle sinistre italiane (PRC – PdCI – Sinistra Democratica) che, tradendo i movimenti pacifisti e antimperialisti, hanno votato le missioni di guerra e l’aumento delle spese militari lo hanno fatto per la stessa ragione per cui hanno votato finanziarie antioperaie e antipopolari: la difesa dei propri ministeri, dei propri sottosegretari, della Presidenza della Camera. Per questo pretendevano che la manifestazione antiBush risparmiasse Prodi. Per questo la loro pretesa grottesca è stata respinta.

La manifestazione popolare, pacifica e di massa del 9 giugno a Roma, sarà al tempo stesso contro Bush e contro Prodi. Su questa base è possibile e auspicabile la più ampia unità di tutte le forze disponibili della sinistra italiana, del mondo del lavoro e dei movimenti di lotta di questi anni. Fuori da questa chiarezza c’è solo doppiezza e trasformismo: che sono per noi inaccettabili.

Il Movimento per il Partito Comunista dei lavoratori è impegnato in tutta Italia nella promozione della grande manifestazione di Roma, dove saremo presenti in forze dietro lo striscione

No a un governo di guerra. Per una sinistra che non tradisca”.

La costruzione di una sinistra coerentemente anticapitalista è indispensabile non solo per ricondurre la lotta contro la guerra alla lotta contro il capitalismo che la produce: ma anche per difendere l’autonomia dei movimenti dalle manovre di chi vorrebbe piegarli agli interessi del proprio governo, del proprio imperialismo, e … delle proprie carriere.

 
 
 

Post N° 6

Post n°6 pubblicato il 07 Giugno 2007 da pcltorino
Foto di pcltorino

Lo sviluppo capitalistico è sempre più dissennato:

il tunnel dell’Alta Velocità/ Capacità è

funzionale solo ai poteri forti.

Per capire gli avvenimenti della Val di Susa occorre partire dalle condizioni reali di questa Valle e dal suo passato. Da oltre vent’anni essa è stata attraversata da un interminabile cantiere: costruzione di un’autostrada, del tunnel del Fréjus, di un elettrodotto, di una Centrale elettrica.

Oggi percorrono la Valle due strade nazionali, un’autostrada, una linea ferroviaria e si vorrebbe aggiungere a tutto ciò una nuova linea ferroviaria, la cosiddetta Alta Velocità/ Capacità.

I mass-media nazionali e locali affermano che i valligiani contrappongono, con il loro rifiuto dell’Alta Velocità, i loro interessi particolari a quelli più generali che, a sentir loro, corrisponderebbero agli interessi di tutto il paese.

Essi affermano che la costruzione del cosiddetto Corridoio 5, che correrebbe da Lisbona a Kiev, passando per Lione e Torino, sarebbe la chiave di volta per non essere tagliati fuori dall’Europa. Si vuole inoltre far credere al miracolo che il cosiddetto Corridoio 5 sarebbe in grado di togliere camion e TIR dalla strada per farli viaggiare sui treni.

Vi è poi la favola di chi afferma che coloro che si battono contro la TAV/TAC sono contro la modernità, mentre nei fatti una simile opera faraonica non solo non serve alle popolazioni della Valle, ma tantomeno al Paese.

I Valsusini si sono battuti in questi ultimi anni contro la costruzione dell’elettrodotto di Venaus, contro la centrale elettrica di Pont Ventoux per difendere non solo la vivibilità della Valle, ma soprattutto sviluppando la consapevolezza che dietro queste opere faraoniche si nascondevano gli interessi privati di molti poteri forti.

Se si considera inoltre che la Val di Susa ha una diffusa presenza di diossina, a causa dell’esistenza di una fonderia che ricicla non solo rottami ferrosi, ma forse anche di altra natura, e che le montagne, che dovrebbero essere perforate per costruire il tunnel, contengono amianto e uranio, ci si rende conto di che tipo di disastro ambientale deriverebbe dall’attuazione di una tale opera.

In effetti l’oncologo Eduardo Gays dell’Ospedale San Luigi di Orbassano rileva che vi è un importante rischio sanitario, consapevole com’è del fatto che l’amianto è facile a disperdersi nell’aria.

Se si calcola che il tunnel, che dovrebbe partire da Venaus per arrivare a Saint Jean de la Maurienne avrà una lunghezza di ben 54 km di scavi, a cui vanno aggiunti ben altri 12 km del tunnel della Bassa Valle, si ha un’idea del perché la cosiddetta linea Torino-Lyon costerà la modica cifra di ben 20 miliardi di euro.

I poteri forti giustificano questo enorme spreco di denaro pubblico con la favola che in questo modo passerebbero su trasporto ferroviario ben 40 milioni di tonnellate di merci. Niente di più falso!!! Oggi il traffico ferroviario-merci è di 7 milioni di tonnellate di merci, ma attenzione!!il trasporto merci su ferrovia sul tratto Italia-Francia è diminuito, visto che nel 1977 viaggiavano 10 milioni di tonnellate merci. La favola del trasporto merci che va sviluppandosi su rotaia è ridicolizzata dai fatti.

Inoltre, se proprio si vuole sviluppare il trasporto merci su rotaia, facendo diminuire il trasporto su gomma, basterebbe investire sulla vecchia linea ferroviaria già esistente: si otterrebbe in questo modo un’ipotesi di circa 20 milioni di tonnellate trasportate su ferrovia, con una spesa incomparabilmente inferiore e senza i grandi pericoli di amianto ed uranio.

In fondo la lotta contro la TAV/TAC non nasce oggi: fin dal lontano 1991/2 si vengono a costituire i primi comitati contro questo scempio ecologico al servizio della speculazione capitalistica e, nel corso degli anni, man mano che le popolazioni prendevano coscienza,insieme ai comitati , della giustezza della lotta, si capiva con sempre maggior chiarezza che su questo terreno di resistenza si sviluppava una contrapposizione sempre più forte a quell’intesa politico-sociale tra la maggioranza delle forze di Centrodestra e di Centrosinistra.

Oggi che il movimento ha assunto una dimensione nazionale ( vedi no al Ponte sullo Stretto, no al Mose…) appare con sempre maggior chiarezza l’unità di intenti tra la Destra conservatrice berlusconiana e il Centro liberal-borghese prodiano.

E’ indicativo come La Repubblica del 3 dicembre 2005 riporta le dichiarazioni dei due schieramenti.

Prodi:” Non possiamo stare fuori dall’Europa!”

Berlusconi:” Opera sicura, ma c’é chi strumentalizza!”

E’ in questo contesto che ha preso sempre più forza e consistenza la consapevolezza che la battaglia contro la TAV/TAC è dura e coinvolge tutta una popolazione che si convince che solo con l’occupazione delle zone destinate ai sondaggi si possono creare le condizioni per impedire l’attuazione di un tale dissennato progetto.

E’ su questa consapevolezza che migliaia di cittadini intervengono a Monpantero per impedire l’inizio dei cosiddetti sondaggi, sviluppando con la loro presenza un’azione che ostacolerà la presenza delle forze dell’ordine al servizio dei poteri forti. In questo contesto gli scontri diventeranno inevitabili: “la battaglia del Seghino”, dal nome della località in cui si è concretizzato l’attacco violento delle forze dell’ordine contro il presidio dei cittadini. Molti compagni di Bussoleno, compreso il circolo del PRC, sono stati, insieme alla popolazione e ai comitati, tra gli artefici di tutte le mobilitazioni e oggi sono punto di riferimento in tutta la Valle, sviluppando per un verso consapevolezza e coerenza e per un altro verso vivendo, in particolare i compagni del PRC di Bussoleno, una forte contraddizione con le posizioni che il PRC ha preso nell’ambito delle istituzioni nazionali.

Il PRC vive la sua eterna contraddizione tra una partecipazione militante dei suoi compagni di base contro la TAV e ciò che essa rappresenta in termini politici ed economici nei suoi gruppi consiliari che, vivendo nelle maggioranze di Centrosinistra, accettano compromessi e sottomissioni, evidenziando in questo modo la grande contraddizione tra i militanti del Partito che hanno uno spirito di sana opposizione a questo sviluppo capitalistico e i suoi gruppi istituzionali sempre più compromessi in questa alleanza politica.

Non è casuale che La Stampa del 9 dicembre scrive: Saitta, Presidente della Provincia afferma “ Quel traforo era nel programma, cambiando idea cambia la maggioranza”.

Il giornalista domanda:” Sta cacciando la Sinistra radicale dalla sua maggioranza? “  “Perché la mia azione politica parte proprio dal rispetto del programma sottoscritto è possibile migliorare ancora quell’azione nel senso di portare  ancora più attenzione alla richiesta di tutela della salute da parte degli abitanti, ma non si può certo dare spazio a chi è pregiudizialmente contro la Torino-Lyon”.

D’altronde il 13 dicembre su La Repubblica, a proposito della Giunta Regionale, Bresso mette d’accordo tutta la sua Giunta, parlando della politica dei trasporti a livello regionale, nel quadro dei collegamenti nazionali e internazionali, senza mai usare la parola TAV. In questo contesto, il segretario regionale del PRC De Ambrogio afferma: “ E’ importante ribadire la nostra autonomia programmatica-la fiducia  alla Presidente non è ovviamente in discussione”.

La cosa più impressionante in questa lotta è che Rifondazione continua a restare nelle giunte di Centrosinistra, consapevole che dentro quest’affare gigantesco vi è non solo la società Rocksoil, appartenente alla famiglia Lunari, incaricata dei sondaggi, ma anche la CMC di Ravenna, appartenente alle Cooperative rosse, la quale ha vinto l’appalto per la costruzione del tunnel. E’ in questo contesto che si vede come la grande alleanza tra Centrodestra e Centrosinistra si concretizza intorno ai 20 miliardi di euro che è il costo preventivato per l’opera. Miliardi che potrebbero servire in modo più efficace e senza danno per il riammodernamento della rete ferroviaria nazionale che mostra tutta la sua arretratezza, dai treni a lunga percorrenza ai treni per i pendolari. E’ chiaro che in questo modo le speculazioni finanziarie delle grandi opere verrebbero a mancare.

A tale proposito è interessante il pensiero di Angelo Tranfaglia, membro del Politecnico di Torino, consulente del Comitato No-TAV, quando afferma che attualmente solo il 17% delle merci trasportate viaggia su rotaia e che quindi, se si volesse realmente far aumentare il trasporto su rotaia, basterebbe differenziare il pedaggio autostradale.

In realtà la questione del cosiddetto Corridoio 5 non è altro che un grande business per i poteri forti, per la speculazione finanziaria.

Nei fatti le imprese costruttrici e programmatrici sarebbero le uniche a trarne beneficio. Purtroppo, in questo contesto politico-sociale, la cosiddetta Sinistra radicale ( PRC, PCdI, Verdi) è subalterna nei confronti del Centrosinistra al punto da sostenere il Sindaco di Torino Chiamparino, personaggio sempre più schierato a favore dell’Alta Velocità, con i poteri forti, con la FIAT. Queste alleanze tra la cosiddetta Sinistra radicale e il Centrosinistra è sempre più schizofrenica tra la partecipazione ai vari governi di Centrosinistra e il loro rapporto con le lotte sociali, facendo in questo modo da copertura alla maggioranza liberal-borghese e conservatrice di questo Paese.

Torino, 16 aprile 2007

 

 

 

 
 
 

Post N° 5

Post n°5 pubblicato il 07 Giugno 2007 da pcltorino
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No alle misure governative sulle pensioni

No al Governo Prodi-Padoa Schioppa

Il Ministro Padoa-Schioppa, da sempre garante dei banchieri, l’ha detto con chiarezza: “Il mondo dell’impresa è il vero beneficiario di questa Finanziaria. Sommando la riduzione del cuneo fiscale, i crediti d’imposta e i fondi per la ricerca, la Finanziaria dirotta sulle aziende un terzo delle risorse destinate allo sviluppo. Non era mai accaduto nel passato.” da“La Repubblica

Milioni di lavoratori sono penalizzati, colpiti dalle nuove tasse locali, dall’introduzione dei ticket sanitari, per non parlare dei memorandum sulle pensioni.

L’elevamento dell’età pensionabile e la revisione dei coefficienti rappresenta un duro colpo per i lavoratori e i disoccupati. E’ sempre più chiara l’intenzione del Governo di abbassare ulteriormente le pensioni pubbliche per favorire la grande Finanza attraverso la truffa del TFR nei fondi pensione, ove i cosiddetti fondi integrativi non sono altro che un ulteriore regalo ai poteri forti.

Un simile programma merita una risposta immediata da parte dei lavoratori con uno sciopero generale in grado di far capire al padronato, al governo con tutti quelli che lo sostengono, che i lavoratori non ci stanno: non basta far manifestare i pensionati (come fanno CGIL-CISL e UIL), occorre che i lavoratori in produzione facciano sentire tutto il loro peso.

Ma, siccome questi sacrifici sono varati da un governo di Centrosinistra, le nuove sinistre di governo (a partire dal PRC di Bertinotti-Giordano) e le burocrazie sindacali (a partire da Epifani) fanno la voce grossa a parole, ma non mobilitano i lavoratori verso lo sciopero generale per bloccare lo scalone o gli scalini, e chiedere con forza il ritorno delle pensioni al sistema retributivo a ripartizione e forti aumenti per i lavoratori in pensione.

E’ necessaria una svolta su contratti, pensioni, lavoro precario.

Organizziamo una risposta generale di lotta che affermi un punto di fondo: i lavoratori non sono più disposti a fare sacrifici per gl’industriali, i banchieri e i loro governi: basta con le morti sul lavoro!!!

Lo sciopero generale è l’unica risposta a questo governo, a questo padronato. Che i consigli di fabbrica, che le RSU si facciano interpreti delle necessità e dei malumori dei lavoratori organizzando fermate nei reparti e nelle fabbriche.

Imponiamo a CGIL-CISL e UIL la volontà dei lavoratori: si può tornare a vincere, si può ribaltare l’attuale situazione, ma è necessaria una  nuova sinistra, una sinistra che rompa con gli interessi capitalistici, che stia fino in fondo dalla parte dei lavoratori.

Per uno sciopero generale in difesa dei contratti,

delle pensioni e del salario.

Per l’unità dei lavoratori, organizziamo assemblee e fermate sul lavoro.

Movimento

per il Partito Comunista dei Lavoratori

cell. 335-8181667         www.pclavoratori.it

 

 

Maggio 2006 ciclinpropo

via San Paolo, 6b Torino

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 

Post N° 2

Post n°2 pubblicato il 13 Maggio 2007 da pcltorino
Foto di pcltorino

immagine GIU’ LE MANI DA TFR E PENSIONI!PETIZIONE NAZIONALE DI LAVORATORI E CITTADINI

(23 febbraio 2007)



BASTA NEGOZIARE I SACRIFICI!
SI APRA UNA VERTENZA SULLE RICHIESTE DEI LAVORATORI!
SI APRA UNA LOTTA PER UN’ALTERNATIVA DI SOCIETA’!


I lavoratori non hanno cacciato Berlusconi per continuare a fare sacrifici sotto Prodi. Gli operai di Mirafiori lo hanno detto chiaro e forte.

Chiediamo si ponga termine una volta per tutte alla negoziazione dei “sacrifici” a vantaggio del grande padronato e dei suoi profitti

Chiediamo si apra finalmente una vertenza generale su una piattaforma dei lavoratori per i lavoratori, che risponda alle esigenze della maggioranza della società.

Chiediamo che tutti i sindacati, tutte le sinistre, tutte le loro rappresentanze uniscano le proprie forze attorno a questa piattaforma di lotta indipendente e di svolta.

Chiediamo che da qui inizi una lotta vera per un’alternativa di società.

PER LA DIFESA DEL TFR: perché è inaccettabile il sequestro di fatto del salario dei lavoratori, a esclusivo vantaggio delle banche e delle assicurazioni

NO ALL’AUMENTO DELL’ETA’ PENSIONABILE

PER IL RITORNO DELLA PREVIDENZA PUBBLICA A RIPARTIZIONE:
perché bisogna tutelare i diritti di chi ha lavorato una vita, il diritto dei giovani al lavoro e ad una pensione dignitosa.

PER UN FORTE RECUPERO SALARIALE DEL POTERE D’ACQUISTO PERDUTO: perché dopo anni di sacrifici i lavoratori non riescono ad arrivare a fine mese, mentre continuano a crescere i profitti e le rendite

PER L’ABOLIZIONE DELLE LEGGI DI PRECARIZZAZIONE DEL LAVORO (PACCHETTO TREU 1997 E LEGGE MARONI 2003) E L’ASSUNZIONE A TEMPO INDETERMINATO DEGLI ATTUALI LAVORATORI PRECARI: perché è intollerabile la condizione di precarietà di milioni di giovani supersfruttati e impossibilitati a costrursi una vita

PER UN SALARIO SOCIALE AI DISOCCUPATI IN CERCA DI LAVORO: per sottrarre tanti giovani, soprattutto nel Sud, al ricatto della criminalità organizzata e di sfruttatori senza scrupoli

VIA I TICKETS SANITARI! PER UN FORTE INVESTIMENTO NELLA SANITA’, NELLA SCUOLA, NELLE PENSIONI, FINANZIATO innanzitutto:

DALL’ABOLIZIONE DEI FONDI A SCUOLA E SANITA’ PRIVATE:perché sono fondi sottratti ai servizi pubblici e per di più a vantaggio di vergognose speculazioni.
DALL’ABBATTIMENTO DELLE SPESE MILITARI E DEI TRASFERIMENTI PUBBLICI ALLE GRANDI IMPRESE PRIVATE:perché è assurdo che enormi risorse pubbliche, pagate dai lavoratori, siano destinate a strumenti di guerra e ai profitti privati.
DALLA TASSAZIONE PROGRESSIVA DEI GRANDI PATRIMONI, PROFITTI, RENDITE:perché le grandi ricchezze , in continua crescita, sono le vere regine dell’evasione fiscale, legale e illegale.
DALL’ABOLIZIONE DEI PRIVILEGI CLERICALI ( V. ESENZIONE DALL’ICI ): perché è scandaloso che la Chiesa e le sue enormi proprietà sottraggano oltretutto risorse pubbliche alla società
DALL’ABOLIZIONE DEI PRIVILEGI ECONOMICI DI MANAGERS, PARLAMENTARI, CONSIGLIERI REGIONALI: perché è intollerabile, ad esempio, che un manager possa guadagnare in un mese ciò che un lavoratore guadagna in sei anni.

PER LA DIFESA DEI POSTI DI LAVORO MINACCIATI, ANCHE ATTRAVERSO LA NAZIONALIZZAZIONE SENZA INDENNIZZO DELLE AZIENDE IN CRISI, SOTTO IL CONTROLLO DEI LAVORATORI: perché è la sola misura che può salvare dalla disoccupazione centinaia di migliaia di operai, colpiti da ristrutturazioni , speculazioni, delocalizzazioni, unificando le loro ragioni.

PER LA NAZIONALIZZAZIONE DELLE BANCHE: perché è la sola misura che può liberare milioni di lavoratori e cittadini dal cappio al collo di mutui usurai da parte di veri e propri strumenti di frode e di rapina.

 

 
 
 

Post N° 1

Post n°1 pubblicato il 13 Maggio 2007 da pcltorino
Foto di pcltorino

CONTRO LA FINANZIARIA DI GUERRA

                              NO ALL’ASSEMBLAGGIO DEGLI F35

Missioni di guerra, salari in picchiata, nuovo colpo annunciato alle pensioni, tagli alla scuola, alla sanità, alle ferrovie, continuità del precariato, morti sul lavoro, nuove privatizzazioni…..

Questo è lo scenario del primo anno del Governo Prodi-D’Alema-Ferrero.

E’ questo il “ nuovo mondo possibile”, che era stato annunciato?

                                             

                                NOI PENSIAMO DI NO

Il Governo Prodi  ha deciso di costruire sulla sponda piemontese del Ticino, utilizzando l’aeroporto militare di Cameri ,gli F35, cacciabombardieri in grado di trasportare anche testate nucleari. Il progetto USA ( Lockheed Martin Corporation) è sostenuto dall’Italia con ingenti finanziamenti pubblici, a cui vanno aggiunti gli altissimi costi per l’acquisto, da parte del nostro Paese, di un centinaio di velivoli.

Una quantità sempre maggiore di risorse economiche viene così sottratta alle spese sociali, alla sanità, alla scuola, alle pensioni per finanziare lo sforzo bellico diretto ( dalla Yugoslavia al Libano) e indiretto ( supporto logistico all’esercito USA).

L’impegno del Governo italiano di assemblare a Cameri gli F35 rappresenta la volontà politica del Centrosinistra di essere al servizio degli USA. In termini economici l’acquisizione di questi armamenti comporterà una spesa di denaro pubblico di ben 11 miliardi di euro.

La giornata di lotta del 19 maggio contro la fabbrica della morte deve affermare con forza una semplice verità: non c’è nessun governo “amico” di questa mobilitazione popolare. Il Governo Prodi, come il precedente governo Berlusconi, è amico degli industriali e dei banchieri, dei loro interessi e delle loro guerre per la conquista dei mercati.

Non deleghiamo a nessuno la lotta contro le basi USA, prepariamoci sin da ora ad organizzare una grande manifestazione nazionale contro la presenza di Bush a Roma. Il 9 giugno manifestiamo contro la guerra, contro l’imperialismo, per la pace. Non facciamoci illudere dal gioco dell’alternanza tra Centrosinistra e Centrodestra che serve solo a perpetuare questo stato di cose. Occorre lottare per un’alternativa anticapitalista in cui siano le lavoratrici e i lavoratori a prendere nelle loro mani il proprio destino.

            Contro le basi militari e la Finanziaria di guerra

      

COSTRUIAMO INSIEME IL PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

     Movimento costitutivo del

Partito Comunista dei Lavoratori

 

 

 

Per una Sinistra di Opposizione che lotti per un’Alternativa vera

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 
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