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I QUATTRO PUNTI PER ADERIRE AL McPCL

 
I QUATTRO PUNTI PROGRAMMATICI DEL MOVIMENTO COSTITUTIVO DEL PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

(23 giugno 2006)

Il Movimento costitutivo del Partito Comunista dei Lavoratori intende recuperare e attualizzare il patrimonio programmatico del marxismo rivoluzionario riscattandolo dalla lunga rimozione teorica e pratica di cui è stato oggetto da parte della socialdemocrazia e dello stalinismo.
Questo recupero e attualizzazione si concentra su quattro assi di fondo che indichiamo come base politica di principio del nuovo movimento.

1 – RIVENDICHIAMO L’ INDIPENDENZA POLITICA DEL MOVIMENTO OPERAIO E DEI MOVIMENTI DI LOTTA DALLE FORZE DELLA BORGHESIA: dai suoi interessi, dai suoi partiti, dai suoi governi.
I marxisti rivoluzionari hanno sempre contrastato le politiche di collaborazione con le classi dominanti collocandosi all’ opposizione dei loro governi. Questo principio di indipendenza della classe lavoratrice dalla borghesia è, se possibile, ancor più attuale nell’odierna situazione storica. La crisi del capitalismo e il crollo dell’URSS hanno chiuso lo spazio storico del riformismo. Ogni coalizione di governo delle sinistre e dei “comunisti” con le forze della borghesia significa la loro corresponsabilizzazione alle politiche controriformatrici della classe dominante. Tutta l’ esperienza internazionale degli ultimi quindici anni lo riprova in forma inequivocabile: i governi di centrosinistra in Italia, il governo Jospin in Francia, il governo Lula in Brasile, hanno tutti amministrato e amministrano , in forme diverse, gli interessi della borghesia contro gli interessi dei lavoratori e delle grandi masse. Il nuovo governo Prodi-Padoa Schioppa, i suoi programmi annunciati in politica estera e politica sociale, si pongono sullo stesso terreno. Ed anzi riflettono una diretta investitura nel centrosinistra dei settori più significativi del grande padronato.
Intendiamo combattere questa politica nel nome di una linea alternativa. Siamo certo favorevoli all’ unità di classe dei lavoratori e dei movimenti di lotta delle classi subalterne, ma per una loro piena autonomia dalle forze avversarie e in funzione di un’alternativa vera. Solo l’ opposizione ai governi della borghesia può preparare le condizioni di un’ alternativa anticapitalistica. Solo l’ opposizione radicale ai governi della borghesia può strappare risultati concreti e conquiste parziali com’ è dimostrato dalla recente vittoria della rivolta sociale dei giovani e lavoratori francesi contro le misure di precarizzazione del lavoro.
Vogliamo dunque batterci per l’ unità di lotta di tutte le espressioni del movimento operaio e dei movimenti di massa attorno ad un autonomo polo di classe anticapitalistico.



 

I QUATTRO PUNTI II

 
2 – CI BATTIAMO PER LA CONQUISTA DEL POTERE POLITICO DA PARTE DEI LAVORATORI E DELLE LAVORATRICI, BASATO SULL’ AUTORGANIZZAZIONE DI MASSA, come leva della trasformazione socialista.
La prospettiva socialista è la ragione d’ essere del comunismo. I comunisti si battono contro un’ organizzazione capitalistica della società che concentra nelle mani di una piccola minoranza privilegiata tutte le leve decisive dell’ economia e il grosso della ricchezza sociale: un’ organizzazione capitalistica che si basa sullo sfruttamento del lavoro, sul saccheggio dell’ ambiente, sull’oppressione dei popoli; e che oggi conosce il prepotente ritorno delle politiche di potenza dell’ imperialismo e degli imperialismi per una nuova spartizione delle zone di influenza, per la conquista dei mercati, delle materie prime, della manodopera a basso costo. Solo il rovesciamento del capitalismo e dell’ imperialismo può liberare un futuro diverso per l’ umanità. Solo la proprietà sociale dei mezzi di produzione e delle leve della finanza può consentire la riorganizzazione radicale della società umana attorno al primato dei bisogni e delle esigenze collettive, e non del profitto di pochi.
La conquista del potere politico da parte delle classi lavoratrici è un passaggio decisivo di questa prospettiva di liberazione. Il potere dei lavoratori e delle lavoratrici non ha niente a che vedere né con la cosiddetta “democrazia partecipativa”, né con la dittatura burocratica di caste privilegiate. Esso si basa – come voleva Marx – sull’ autorganizzazione democratica dei lavoratori stessi, sulla revocabilità permanente degli eletti, sull’ assenza di ogni privilegio sociale degli eletti rispetto ai loro elettori come nei grandi esempi della Comune di Parigi e della rivoluzione russa delle origini. Contro l’ attuale dittatura degli industriali e dei banchieri – che si fa chiamare”democrazia” – si tratta di lottare per la democrazia autentica: il potere dei lavoratori e della maggioranza della società quale leva di riorganizzazione della società stessa.

 

I QUATTRO PUNTI III

 
3 – RIVENDICHIAMO IL LEGAME NECESSARIO TRA GLI OBIETTIVI IMMEDIATI E GLI SCOPI FINALI.
Come scriveva Marx, i comunisti difendono nel presente il futuro del movimento operaio e della prospettiva socialista. La coesione coerente tra rivendicazioni immediate e conquista del potere politico è un carattere decisivo della politica rivoluzionaria: contro ogni separazione tra minimalismo dell’ azione quotidiana e propaganda astratta del socialismo. Questa connessione – che fu alla base dei partiti comunisti delle origini – è tanto più attuale nel contesto odierno della crisi del capitalismo e del riformismo, laddove ogni seria lotta di massa per le esigenze immediate dei lavoratori tende a cozzare con le compatibilità sempre più strette del regime capitalistico, e viceversa ogni rinuncia alla prospettiva anticapitalista conduce in un vicolo cieco le stesse lotte immediate.
La necessità di ricondurre gli obiettivi immediati ad una prospettiva anticapitalista non riguarda solamente le rivendicazioni sociali della classe lavoratrice ma tutte le domande di emancipazione e liberazione: le domande di tutela della natura e dell’ ambiente, le rivendicazioni “pacifiste”, le domande di liberazione della donna, le stesse rivendicazioni anticlericali e per i diritti civili. Ognuna di queste domande cozza, direttamente o indirettamente con un’organizzazione capitalistica della società che fa del profitto l’unica sua religione e che si basa sulla violenza quotidiana dell’oppressione, della segregazione, dell’ ipocrisia, verso la maggioranza dell’ umanità. Ognuna di queste domande esige una risposta anticapitalistica.
Per questi il Movimento del Partito Comunista dei Lavoratori si impegna nella classe operaia e in ogni movimento di lotta dei settori oppressi della società per sviluppare la coscienza delle masse in senso anticapitalistico, per ricondurre ogni loro obiettivo alla necessità di un’ alternativa di sistema.
 

I QUATTRO PUNTI IV

 
4 – RIVENDICHIAMO LA NECESSITA’ DI UN’ ORGANIZZAZIONE RIVOLUZIONARIA DEI COMUNISTI.
Il movimento comunista nacque come movimento internazionale. Perché la prospettiva socialista è realizzabile compiutamente solo su scala internazionale, solo rovesciando la realtà internazionale del capitalismo e dell’ imperialismo.
Tanto più oggi il recupero di un’ organizzazione rivoluzionaria dell’avanguardia di classe internazionale è condizione indispensabile di un’ autentico rilancio di una prospettiva comunista. Tanto più oggi dopo il crollo dell’ URSS il quadro capitalistico è profondamente integrato sul piano mondiale. La realtà della cosiddetta “globalizzazione” capitalistica acuisce la concorrenza e le divisioni nella classe lavoratrice internazionale, tra diversi paesi e continenti. Ogni seria lotta di classe sul piano nazionale, persino al livello di singole categorie o grandi aziende, pone l’ esigenza di un raccordo internazionale con i lavoratori e le lotte degli altri paesi. Così ogni movimento di liberazione nazionale dei popoli oppressi contro l’ imperialismo – a partire dal popolo palestinese e dal popolo arabo in generale – indica l’ obiettiva necessità di una convergenza di lotta con la classe operaia dei paesi imperialisti: così come quest’ultima può e deve porsi nel proprio stesso interesse, l’ esigenza di un pieno e incondizionato sostegno ai movimenti di liberazione dei popoli oppressi, al loro diritto di autodeterminazione, alla loro azione di resistenza.
I comunisti, tanto più oggi, devono sviluppare in ogni lotta nazionale la consapevolezza della necessità di una prospettiva internazionale di liberazione. E al tempo stesso devono lavorare ad unire, su scala mondiale, tutte le rivendicazioni e domande delle classi oppresse per ricondurle ad una prospettiva socialista. Ciò implica il raggruppamento organizzato su scala internazionale dei comunisti rivoluzionari e dei settori più avanzati dell’ avanguardia di classe, al di là delle diverse provenienze e collocazioni attuali, sulle basi programmatiche e sui principi del marxismo.
Il Movimento Costitutivo per il Partito Comunista dei Lavoratori si impegna in questa direzione con tutte le proprie forze.
 
 
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Post N° 21

Post n°21 pubblicato il 07 Dicembre 2007 da pcltorino

 BERTINOTTI? CAPOLAVORO DI CONTRADDIZIONI

'L'intervista di Fausto Bertinotti a La Repubblica è un capolavoro di contraddizioni'', afferma Marco Ferrando, che aggiunge: ''La prima: se si riconosce il fallimento del governo allora la verifica è già fatta.
Che senso ha la verifica a gennaio? Come può il Prc restare un minuto di più
in un governo fallimentare? La seconda: se il governo ha fallito perché ha ignorato le domande sociali, cosa dire di quelle sinistre di governo che per un anno e mezzo hanno votato tutte le sue misure? La terza: se il centro sinistra ha fallito, allora ha fallito l'intera strategia politica del Prc e del suo gruppo dirigente (a partire da Bertinotti) che dovrebbe trarne le conseguenze''.

''Invece, paradossalmente - prosegue Ferrando - il rinvio del congresso serve al gruppo dirigente del Prc per salvarsi dalla propria base; e la verifica interna sulle 'condizioni per rimanere al governo' è solo un modo obliquo per ottenere il mandato a rimanervi. Il Partito Comunista dei lavoratori, a partire dal suo congresso fondativo a gennaio, rappresenterà sempre più un punto di riferimento per i tanti militanti disorientati del Prc e della 'cosa rossa'''.

 
 
 

Post N° 20

Post n°20 pubblicato il 30 Novembre 2007 da pcltorino
Foto di pcltorino

VERGOGNA

 

TUTTI AI PIEDI DI CONFINDUSTRIA.

COSTRUIAMO IL PARTITO DEI LAVORATORI|!

 

Con l’approvazione del protocollo del 23 luglio su pensioni e lavoro, l’Unione di centrosinistra conferma le scelte di fondo di Berlusconi col voto di tutte le sinistre.

Il “ nuovo” Partito Democratico di Veltroni ha presentato il suo biglietto da visita. Le sinistre cosiddette “ radicali “ ( sic ) l’hanno seguito a ruota.

E’ una vergogna.

 

L’età pensionabile viene portata progressivamente a 62 anni. Gli stessi addetti ai “ lavori  usuranti “ saranno costretti in gran numero a restare in azienda oltre i 58 anni per le famose “ esigenze di risparmio “ ( ! ): mentre le grandi imprese e le banche ricevono dalla finanziaria l’ennesimo regalo di 7 miliardi che si aggiunge ai regali della finanziaria precedente. I contratti a termine saranno di fatto rinnovabili infinitamente, mentre resta intatta la famigerata legge 30, col plauso di Confindustria e delle destre: così milioni di giovani resteranno al palo a vantaggio di rendite e profitti.

Insomma : ancora una volta, come diceva Agnelli, un governo di centrosinistra può fare al meglio le peggiori politiche di destra. Col risultato, oltretutto, di aprire le porte proprio … alle destre.

 

Quel che più colpisce è la capitolazione completa di PRC, PDCI, Verdi, Sinistra democratica. Questi presunti difensori dei lavoratori, che per un anno e mezzo hanno votato tutte le scelte padronali del governo Prodi, hanno concluso la propria parabola votando quel protocollo del 23 luglio che avevano dichiarato “ inaccettabile “. Con ciò hanno tradito la battaglia del NO nelle fabbriche, il NO della Fiom , il NO emerso  dalla grande manifestazione del 20 ottobre. E’ una rottura definitiva, politica e simbolica, con le ragioni del lavoro. Le loro proteste verbali o minacce future non contano nulla, come non hanno mai contato in passato: sono solo il tentativo patetico di mascherare la propria capitolazione agli occhi dei lavoratori. La verità è che, alla prova dei fatti, Giordano, Diliberto e Mussi  hanno preferito votare la ventitreesima fiducia al governo confindustriale di Prodi, pur di proteggere i propri ministeri, la presidenza della Camera, la speranza di un accordo con Veltroni per le prossime elezioni. Gli interessi dei lavoratori per questi partiti sono solo merce di scambio.

 

Quanto è accaduto prova una volta di più che i lavoratori non possono fidarsi né del centrodestra reazionario, né di un Partito Democratico vicino a grande industria e banche, né di una sinistra di governo che è ridotta a zerbino di Prodi.

I lavoratori e le lavoratrici hanno bisogno di un proprio partito indipendente, alternativo ai partiti padronali di ogni sorta e ai gruppi dirigenti fallimentari delle “ sinistre “. Di un partito che non abbia altri interessi che la difesa del mondo del lavoro e la lotta per un alternativa di società e di potere.

Il Partito Comunista dei Lavoratori, che terrà a Gennaio il  proprio  Congresso nazionale  fondativo, si batte per questo progetto.

 
 
 

Post N° 19

Post n°19 pubblicato il 29 Novembre 2007 da pcltorino
Foto di pcltorino

WELFARE: IL SI' ALLA FIDUCIA E' LA BANCAROTTA DEL PRC

La decisione del Prc di votare la 23/ma fiducia al governo Prodi sul protocollo del 23 luglio, segna la bancarotta definitiva di quel partito.

 

Come si può riconoscere il profilo confindustriale del governo che si è sostenuto per un anno e mezzo, e parallelamente rinnovargli la fiducia? altro che rispetto del 'vincolo sociale' del Prc, come dichiara Franco Giordano!
Votando l'accordo di luglio il Prc tradisce esattamente il mandato sociale dei lavoratori delle grandi fabbriche, della Fiom, della sua stessa base. E sceglie di sostenere contro di essi il governo di Confindustria, riducendosi a tappeto di Prodi.



La verità è che il Prc è impiccato all'albero del Governo Prodi con tre solidi nodi scorsoi: la difesa ad ogni costo della presidenza della Camera; la volontà di salvaguardare la speranza di una possibile futura intesa col Pd
di Veltroni in prossime elezioni politiche; la difesa della 'Cosa rossa' come sinistra di governo. Per questo l'ennesima minaccia di futuri sfracelli, ha la stessa credibilità delle 22 minacce precedenti, risoltesi ogni volta nella fiducia al governo. Il congresso fondativo del Partito comunista dei lavoratori, fra il 3 e il 6 gennaio, offrirà a nuove migliaia di militanti del Prc una via d'uscita dalla gabbia del centrosinistra e della Cosa rossa: per costruire insieme una sinistra che non tradisca.

 
 
 

Post N° 18

Post n°18 pubblicato il 28 Novembre 2007 da pcltorino

WELFARE: DA PRC-PDCI

CLAMOROSA CAPITOLAZIONE

Il fatto che il Prc e le sinistre di governo si apprestino a votare il protocollo del 23 luglio è un fatto enorme: un atto di clamorosa rottura con il no della classe operaia delle grandi fabbriche con decine di migliaia di attivisti sindacali, con il corpo della manifestazione del 20 ottobre; ed anche una sconfessione di fatto della Fiom ed un'umiliazione pubblica delle stesse sinistre. Dopo aver rivendicato ai quattro venti 'la lotta alla precarieta'' e 'il risarcimento sociale' Giordano e Diliberto si apprestano a votare la salvaguardia della legge 30 e l'aumento dell'eta' pensionabile, alla coda di Dini e del padronato. La 'cosa rossa' è rossa di vergogna. E' difficile immaginare una capitolazione più clamorosa. tanto piu' dopo la cancellazione annunciata degli emendamenti approvati in commissione lavoro, che servivano ad edulcorare l'amaro boccone agli occhi della base. Ora migliaia di militanti ed iscritti di Prc e Pdci sono posti di fronte alla realta' di partiti disposti a perdere la faccia e a votare le peggiori misure anti-operaie pur di salvare il governo Prodi, i propri ministeri, la presidenza della Camera. Il fatto che il presidente della Camera si faccia garante, in queste ore, della resa del Prc e' tristemente emblematico. Ci auguriamo allora che i migliori militanti delle sinistre traggano da questa esperienza la naturale conseguenza: rompere con Prc e Pdci e raccogliersi attorno al Partito Comunista dei Lavoratori''.

 
 
 

Post N° 17

Post n°17 pubblicato il 16 Novembre 2007 da pcltorino
Foto di pcltorino

PER UNA GRANDE ASSEMBLEA NAZIONALE DEI DELEGATI DEL NO

La consultazione sull'accordo del 23 luglio ha registrato un dato inequivocabile: il no all'accordo della grande maggioranza delle grandi fabbriche. Un no tanto più importante a fronte di una consultazione priva di condizioni paritarie di confronto tra si e no e segnata da numerose e provate irregolarità.

Con il proprio voto, il grosso di quella classe operaia industriale che ha fatto la storia del movimento sindacale nel nostro paese ha detto no alla continuità della politica dei sacrifici per i lavoratori a tutto vantaggio per i profitti delle imprese. E ha chiesto una svolta di fondo delle proprie condizioni di vita e di lavoro, e della stessa politica sindacale.

Proprio per questo, pensiamo che la battaglia del no non possa finire con la chiusura delle urne, ma debba darsi una continuità e una prospettiva. E a definire continuità e prospettiva debbono essere innanzitutto i lavoratori stessi, a partire da quelle realtà di fabbrica che hanno condotto in prima persona la battaglia del no, registrando un consenso maggioritario nel proprio posto di lavoro.

Troppi sono oggi gli "interpreti" del nostro no nelle sfere politico istituzionali. Tra chi lo legge in modo sprezzante come il voto residuale degli ultimi moicani. E chi, pur valorizzandolo, lo riduce a una pura "espressione di sofferenza" di cui tener conto nella confezione conclusiva di un accordo che tanti operai hanno respinto.

Invece devono essere i lavoratori a interpretare il proprio no, esprimendo con chiarezza e sino in fondo la domanda di alternativa che esso rivela. Per questo, come lavoratori e lavoratrici impegnati in queste settimane nella battaglia del no all'interno delle nostre aziende, proponiamo a tutte le realtà di fabbrica e di lavoro protagoniste di questa battaglia di promuovere una grande assemblea nazionale di delegati del NO, designati dai rispettivi luoghi di lavoro. Una assemblea che possa realizzare un quadro comune di discussione tra delegati di diversa appartenenza sindacale attorno a una comune esigenza: rilanciare una piattaforma di mobilitazione del movimento operaio, democraticamente definita dai lavoratori stessi, che assuma coerentemente le vere richieste del mondo del lavoro. Richieste che non possono essere subordinate e sacrificate a nessun quadro politico, né di centrodestra né di centrosinistra.

Comitato del No Fiat Cassino; Comitato del No Porto di Genova; Camera del Lavoro Precario - Pescara

Rosi Conza (Rsu Fiom Fiat Mirafiori); Giuseppe Lanza (attivista Cobas slai Fiat Termoli), Fabio Cocco (Rsu SdL Sevel Atessa); Fabio Di Fabio (coord. Cobas Slai Sevel Atessa); Roberto Bozzi (Rsu Filcem Fatro Bologna); Renato Pomari (Rsu Fiom. I.B.M. Vimercate); Debetto Daniele (Rsu Cgil Pirelli, Settimo Torinese); Chiarelli Giovanni (Rsu Cgil Pirelli, Settimo Torinese); Butera Barbara (Pirelli Ve; direttivo provinciale Filcem - Torino); Pierangelo Mantovani (Direttivo Flai Cgil Pavia); Busnelli Massimo (rsu Fiom Brianzacque Giussano); Alfonsina Palumbo (direttivo della Camera del Lavoro di Benevento); Luca Scacchi (direttivo Valle d'Aosta Flc-Cgil); Corrado Barrotta (RSU Nursing Up Az. Osp.ra Umberto I° di Siracusa); Mario Belli (Rapp. Aziendale x SdL Intercategoriale in ASL 1 Milano). Manfredi Storaci (rsa Sala Borsa Bologna), Marco Sinico (rls Alstom Bologna); Ermanno Lorenzoni (Slai Cobas Bologna); Nicola Tradori (Rsu flai ex zuccherificio villasor); Daniele Caboni (rsu Siemens Livorno; dir prov. Fiom); Claudia Mariani (rsu Fiom Merloni Fabriano)...........

 
 
 

Post N° 16

Post n°16 pubblicato il 07 Novembre 2007 da pcltorino

Contro l’accordo tra Governo, Padronato e CGIL-CISL-UIL                            SCIOPERO  GENERALE   VENERDI 9 NOVEMBRE

indetto dai SINDACATI di BASE

L’accordo tra Governo e Sindacati Confederali rappresenta l’ennesima capitolazione dei sindacati concertativi nei confronti del Governo e del Padronato.

Dallo scalone agli scalini, le cosiddette quote non fanno che accettare la legge Maroni, portando nei fatti ad un allungamento dei tempi e provocando l’aumento graduale dell’età pensionabile.

Con questo accordo la pensione di vecchiaia delle donne sale a oltre 60 anni e quella degli uomini a oltre 65.

I coefficienti per il calcolo delle pensioni verranno tagliati, a partire dal 2010, del 6-8%. Vengono ridotti i contributi pensionistici per le ore di straordinario che viene detassato, danneggiando in questo modo l’occupazione con straordinari a go-go per le aziende.

Si conferma la legge 30, il lavoro interinale a tempo indeterminato ed inoltre i contratti a termine potranno durare oltre i 36 mesi.

Per tutti questi motivi, pensiamo che la battaglia del NO non possa finire con la chiusura delle urne, ma debba darsi una continuità ed una prospettiva.

Occorre realizzare un’assemblea dei delegati che hanno votato NO per costruire un quadro comune di discussione tra delegati e lavoratori di diversa appartenenza sindacale attorno ad una comune esigenza: rilanciare una piattaforma di mobilitazione che assuma coerentemente le richieste del mondo del lavoro:

·        Separazione tra assistenza e previdenza

·        Fuoriuscita dall’INPS della Cassa Pensioni dei dirigenti che hanno un deficit di 2miliardi e 800milioni di euro

·        Recupero di una pensione dignitosa per tutti (2%dell’ultimo stipendio per ogni anno di contributi versati)

·        Cancellazione di tutte le leggi di precarizzazione(pacchetto Treu,legge 30)

·        Forti aumenti salariali nei rinnovi contrattuali

Ma, per sviluppare una grande politica anticapitasta, occorre opporsi al Centrodestra e al Centrosinistra con la costruzione di una forza politica indipendente da Governo e Padronato: il Partito Comunista dei Lavoratori.

Sfidiamo la Sinistra di Governo ( PRC-PCdI-SD ) ad avere il coraggio  di rompere con il Governo Prodi.

Partecipiamo allo sciopero e alla manifestazione che partirà da Piazza Arbarello venerdi 9 novembre alle ore 10

 

 

 

 
 
 

Post n°15 pubblicato il 17 Settembre 2007 da pcltorino

VOTIAMO NO  ALLA  CONSULTAZIONE  TRUFFA

L’accordo  tra  Governo e Sindacati Confederali rappresenta, dopo lo scippo del TFR, l’ennesima capitolazione dei sindacati concertativi nei confronti del Governo e del Padronato.

Dallo scalone agli scalini le cosiddette quote non fanno che accettare la legge Maroni sullo scalone. Portando nei fatti ad un allungamento dei tempi e provocando l’aumento graduale dell’età pensionabile con l’introduzione degli scalini , si arriva agli stessi costi e risultati della Maroni.

Così la pensione di vecchiaia delle donne sale oltre i 60 anni e quella degli uomini oltre i 65.

Il principio dei  lavori usuranti è l’ennesima mistificazione. Si introduce una quota annua di 5000 lavoratori che ne potranno usufruire. E’ una vera e propria beffa. Basti pensare che la quota stabilita come requisito necessario per usufruirne è di 80 notti all’anno. I conti sono presto fatti : la media per un turnista si aggira intorno alle 70 notti annue.

I coefficienti per il calcolo della pensione verranno tagliati, a partire dal 2010, del 6-8%. Da allora ogni tre anni verranno rivisti automaticamente al ribasso. Vengono ridotti i contributi pensionistici per le ore di straordinario che viene detassato . Così si danneggia l’occupazione con straordinari a go-go per le aziende.

Viene confermata la Legge 30, il lavoro interinale a tempo indeterminato (staff leasing). I contratti a termine potranno durare anche oltre 36 mesi, senza alcun limite, attraverso procedure conciliative fatte presso gli uffici del lavoro con l’assistenza dei sindacati.

UN NO CONTRO L’ACCORDO DEL GOVERNO DEGLI IMBROGLIONI

E’ anzitutto importante denunciare con forza l’azione antidemocratica che le burocrazie sindacali utilizzeranno per realizzare le assemblee: le relazioni saranno tenute solo da chi è d’accordo con questo nuovo scempio del 23 luglio.

                          E’ necessario confermare con forza la nostra volontà su:

 

  • separazione tra assistenza e previdenza
  • fuoriuscita dall’INPS della cassa pensioni dei dirigenti che hanno un deficit di 2 miliardi e 800 milioni di euro, ma che, sulla pelle dei lavoratori, hanno pensioni da nababbo
  • recupero di una pensione dignitosa per tutti (2% dell’ultimo stipendio per ogni anno di contributi versati)
  • cancellazione di tutte le leggi di precarizzazione ( pacchetto Treu, legge 30 ) con la relativa trasformazione di tutti i contratti precari in contratti a tempo indeterminato.

Occorre denunciare nelle assemblee dei lavoratori la grande mistificazione della contrapposizione giovani/anziani. Bisogna dire con forza che chi demagogicamente parla di difesa dei giovani con questo accordo è un bugiardo, infatti sono gli stessi che utilizzeranno  le leghe dei pensionati come mezzo per far vincere l’accordo truffa mettendo di fatto gli anziani contro giovani.

La verità è che questi signori, padronato, governo e i loro servi hanno in mente la pensione privata. Il loro obiettivo è lo sfascio dell’INPS e la regalia di miliardi alla speculazione finanziaria per mezzo dei fondi pensione.

Noi continueremo, insieme ai movimenti, la nostra battaglia politica in difesa degli interessi immediati e generali del mondo del lavoro per lo sviluppo immediato e dal basso dello sciopero generale in difesa delle pensioni e contro la politica del governo.

Occorre che la cosiddetta sinistra di Governo (PRC-PCdI-Verdi-SD) abbia il coraggio di rompere con Prodi: i lavoratori non hanno cacciato Berlusconi per subire la stessa politica antioperaia!!!

SEPPELLIAMO QUESTO ACCORDO SCELLERATO CON UNA VALANGA

                              DI NO  !!!!!!

 
 
 

Post N° 14

Post n°14 pubblicato il 27 Luglio 2007 da pcltorino

Fermiamo la repressione del governo peruviano

Solidarietà con i lavoratori in lotta

 

 

Nel mese di luglio si sono avuti per vari giorni scioperi, tra cui uno sciopero a tempo indeterminato dei maestri, organizzati nel sindacato SUTEP. Lo sciopero si sviluppa contro la privatizzazione del sistema educativo e per un aumento salariale.

Inoltre la lotta dei docenti universitari nel loro sindacato FENDUP si sviluppa anch’ esso da oltre un mese unitamente allo sciopero dei contadini nel Fronte di difesa della città di Apurimac.

La Confederazione Generale del Lavoro in Perú (CGTP), ha organizzato in questo mese una fermata di 24 ore mentre  la Confederazione contadina ha dichiarato 48 ore di sciopero unificando in questo modo le varie lotte regionali.

La Federazione Nazionale di Lavoratori minatori, metallurgici, siderurgici del Perú (FNTMMSP) precedette questo movimento di lotta ottenendo significativi risultati anche se il 5 di giugno fu arrestato e tuttora si trova in prigione il dirigente della miniera di Marcona Ronnie Cueto.

Dopo lungo periodo, le masse hanno ripreso il sindacato nelle loro mani come uno strumento di lotta anche con forme organizzative di tipo locale e regionale per porre i loro problemi unitamente alle popolazioni unificando la ribellione sociale

 

Dalle fine degli anni 80, i governi (dittatoriali o democratici) svilupparono la loro politica neoliberale che  l’imperialismo americano e europeo hanno imposto attraverso i loro agenti: l’FMI, la Banca Mondiale agevolando i gruppi transnazionali, i grandi gruppi economici, riducendo in questo modo il ruolo dell’ intervento pubblico nella salute,nell’educazione, ecc. il tutto in nome della “modernizzazione dell’ economia” e delle “modifiche strutturali”. Questo modello si è sviluppato in tutta l’America Latina e nel Terzo mondo con il medesimo risultato, il supersfruttamento della maggioranza dei lavoratori in favore di una minoranza privilegiata.

L’economia peruviana in continuo sviluppo negli ultimi 6 anni (solo nell’ultimo anno il PIL è cresciuto del 7,5% in cui le imprese hanno ottenuto un guadagno annuale mediamente del 32%), mentre il 50% della popolazione vive nella povertà e un 14% sotto la soglia di povertà, per questo la rabbia degli sfruttati non deve sorprenderci. D'altronde il Presidente dell’ Associazione degli Esportatori del Perú chiede al Governo “ di imporre con la forza l’ autorità governativa alla protesta sociale”.

 

A un anno dal nuovo governo questo 28 luglio, il socialdemocratico del XXI secolo, Presidente Alan Garcia (del partito APRA) ha perso l’ appoggio che lo portò al potere e la lotta sociale ha avuto come risposta la repressione brutale: la morte di lavoratori. Tutto ciò ha prodotto oltre cento maestri arrestati, l’arresto di una parte della dirigenza sindacale che solo la lotta sociale ha permesso di liberare. Su molti di loro pesa l’ apertura di processi: il dirigente sindacale del Sutep Roberto Huaynalaya rischia di essere processato per vandalismo e terrorismo.

Come conseguenza della protesta il governo peruviano ha sviluppato il controllo di punti strategici del Perú con l’invio della Forza Armata inaugurando in tal modo un governo politico-militare che in realtà esprime tutta la sua crisi.

 

Negli ultimi 4 mesi la protesta dei lavoratori si è sviluppata giorno per giorno ma il governo esigeva che no ci fossero più scioperi per iniziare il dialogo, in fondo pretendeva che i lavoratori sospendessero la lotta in cambio del confronto, accusava i lavoratori di turbare l’ordine pubblico e di mobilitarsi senza autorizzazione (però al tempo stesso le autorità non autorizzavano nulla) anzi tentava di organizzare il crumiraggio per sostituire gli insegnanti in lotta: purtroppo questo è un metodo classico del partito di governo.

Attualmente lo sciopero degli insegnanti è stata sospeso dalla direzione nazionale del SUTEP, ma in molte province esso continua e le cause della protesta sociale si mantengono tutte.

 

Noi denunciamo la politica repressiva del governo peruviano.

Appoggiamo i lavoratori, i contadini del Perú impegnandoci a far conoscere la loro lotta, informando i lavoratori italiani per denunciare la politica repressiva del governo politico militare peruviano che pretende attraverso la repressione del movimento in lotta di risolvere i problemi che il paese sta attraversando.

 

Solo la lotta paga!

Viva la lotta dei maestri del SUTEP!

Viva la lotta dei docenti del FENDUP!

Viva la lotta degli operai e contadini peruviani

Circolo Intenazionalista

“Jose Carlos Mariategui”

Movimento per il

Partito Comunista dei Lavoratori

Sezione di Torino

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Torino, 28 luglio 2007

 
 
 

Post N° 13

Post n°13 pubblicato il 27 Luglio 2007 da pcltorino

Il Governo peruviano da “ licenza per uccidere “ ai poliziotti e i soldati dopo le proteste sociali di luglio del  2007

Dopo gli scioperi dei minatori durati per tutto il mese di aprile maggio e giugno, e dopo quello degli insegnanti e contadini sempre nel mese di giugno il governo peruviano ha approvato una legge che in pratica esime da qualsiasi colpevolezza i poliziotti e i soldati che uccidono.

Il Partito Comunista dei lavoratori denuncia il cinismo con cui si pretende di fermare la lotta dei lavoratori peruviani.

 

Giornale La República 26/07/2007 - Perú

García: “Funcionarios que quieran hacer huelga deben entregar su cargo"

 

• Mandatario asegura que es incompatible que el Estado haga una huelga contra el Estado. Jefes regionales no tienen por qué protestar, indicó.

Por Luigi Faura.
Foto: Rafael Cornejo.

Aunque el martes aseguró que ya no se pronunciaría sobre el tema, el presidente Alan García volvió a referirse ayer al decreto legislativo expedido por el Ejecutivo que sanciona a los funcionarios con capacidad de decisión (alcaldes, presidentes regionales, congresistas) que realizan o participan en huelgas.

García señaló que la referida norma se ampara en el artículo 42 de la Constitución –que exceptúa del derecho de sindicalización a los altos funcionarios– y que no es una represalia contra los jefes de región que apoyaron la reciente ola de protestas y movilizaciones en todo el país.

"Que renuncien"

"Las cosas claritas, necesitamos orden y no hemos hecho nada más que cumplir con la Constitución. Lean la Constitución", respondió el mandatario a sus detractores, quienes afirman que varios de los 11 decretos promulgados el domingo último no tienen asidero legal.

A su vez, el mandatario indicó que todos los ciudadanos tenemos el derecho de hacer huelga, salvo los altos funcionarios. "Si ellos quieren hacer huelga deben entregar su cargo y, como personas, nadie les prohibirá hacer huelgas. Pero el Estado no puede hacer huelga contra el Estado", aseguró.

Incluso consideró que las autoridades regionales carecen de argumentos para iniciar protestas pues el Gobierno Central ha entregado S/. 11 mil 600 millones a las regiones. "El pueblo ya sabe a quién pedirle las obras", comentó.

Consultado sobre la decisión de la Asamblea Nacional de Gobiernos Regionales (ANGR) de pedir al Congreso que revise el paquete legislativo, García Pérez consideró que era el cauce natural.

"Ya el Poder Ejecutivo expidió su criterio (con la dación del paquete legislativo) y, naturalmente, el Congreso tiene todas las facultades para mejorar, corregir y rectificar (las normas)", indicó.

 

"No es licencia para matar"

Respecto a la norma que exime de responsabilidad penal a policías o miembros de la Fuerzas Armadas que causen heridas o muerte "en el cumplimiento de su deber", García precisó que solo procederá cuando el efectivo haga uso reglamentario de su arma, dentro de un operativo legal y bajo órdenes de un superior.

Por ello consideró como una exageración decir que se trata de una "licencia para matar". "El magistrado o el fiscal tienen el derecho y el deber de verificar que el arma se ha usado de manera reglamentaria, legal y en cumplimiento de su deber institucional", aseguró.

Por su parte, el presidente regional de Pasco, Félix Rivera, comentó esta norma y señaló que pese a que la Constitución no contempla la pena de muerte "ahora están dando carta blanca a las matanzas". "Es una clarísima provocación a todo el pueblo peruano en represalia por habernos solidarizado con la huelga del Sutep", indicó.

 

 
 
 

Post N° 12

Post n°12 pubblicato il 20 Luglio 2007 da pcltorino
Foto di pcltorino

In difesa  delle pensioni e contro il Governo degli imbroglioni

Pensioni: un accordo sciagurato.-Respingiamo con lo sciopero il bidone  del governo Prodi e di-- CGIL-CISL e UIL-

L’accordo  Governo e Sindacati Confederali rappresenta una capitolazione dei sindacati nei confronti del Governo e del Padronato.

Le cosiddette quote non fanno che accettare la legge Maroni sullo scalone,l’unica differenza è che qui il tutto avviene attraverso i cosiddetti scalini, in modo più soft,ma il risultato è uguale al punto tale da spingere Prodi e Padoa Schioppa ad ammettere che , con la quota 96 nel 2011, si arriva agli stessi costi e risultati della Maroni.

E’ necessario dunque rispondere con scioperi e fermate in tutte le aziende affinché si esprima da subito il dissenso dei lavoratori a questo sciagurato accordo.

E’ necessario confermare con forza la nostra volontà su:

-separazione tra assistenza e previdenza

-fuoriuscita dall’INPS della cassa pensioni dei dirigenti che hanno un deficit di 2 miliardi e 800 milioni di euro, ma, sulla pelle dei lavoratori, hanno pensioni da nababbo

-per un recupero di una pensione dignitosa per tutti (2% dell’ultimo stipendio per ogni anno di contributi versati)

Occorre denunciar nelle assemblee dei lavoratori la grande mistificazione della contrapposizione giovani/anziani. Bisogna dire con forza che chi demagogicamente parla di difesa dei giovani con questo accordo è un bugiardo.

Come fanno i giovani ad arrivare a quota 96 al momento che con la legge 30 sono precari e quindi lavorano 4/6 mesi all’anno? Forse lavoreranno per 50 anni di seguito? Inoltre essi avranno una pensione da fame.

. La verità è che questi signori, padronato, governo e i loro servi hanno in mente la pensione privata. Il loro obiettivo è lo sfascio dell’INPS e la regalia di miliardi alla speculazione finanziaria.

Ma i fatti dimostrano ancora una volta come sia necessario che i lavoratori, le lavoratrici, i pensionati, i giovani contribuiscano a costruire un’alternativa politica.

Se i partiti della sinistra di governo avessero un minimo di dignità dovrebbero oggi rompere con il governo Prodi.

Su questo terreno il Partito Comunista dei Lavoratori, principale forza di opposizione di sinistra è pronto a costruire nelle differenti prospettive strategiche un’alleanza politica sociale con le altre forze che si battono in difesa dei lavoratori e dei loro interessi. Indipendentemente da ciò, noi continueremo comunque la nostra battaglia politica in difesa degli interessi immediati e generali del mondo del lavoro e dei movimenti per lo sviluppo immediato e dal basso dello sciopero generale in difesa delle pensioni e contro la politica del governo.

 

Seppelliamo l’accordo sotto una valanga di no al referendum

 
 
 
 
 

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