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Il Demone Celeste

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Hol(l)yday

Post n°31 pubblicato il 29 Luglio 2007 da hachi.7

Questo è un accurato resoconto delle mie vacanze (21-28 Luglio 2007)

Ho trascurato ben pochi dettagli. Tornando a leggermi capisco che un tale papiro non sia adatto a costituire un unico post ma ora che l’ho scritto sono impaziennte di pubblicarlo, perciò non mi metterò a sminuzzarlo… Magari leggetelo a tappe…

 

 

Sembra incredibile rimettere le dita sulla tastiera dopo una settimana.  Ho passato l'anno talmente attaccata al mio computer che non sapevo se avrei resistito ad una settimana di astinenza. D'altra parte, proprio per questo ne sentivo il bisogno. Una settimana senza tanti media è disintossicante. Mi piace molto anche sospendere quasi totalmente i contatti con tutti quelli con cui mi relaziono abitualmente. Quando sono a casa se non sento questo o quello per uno o due giorni non mi sento così libera. In fondo penso sempre che avrei voluto-dovuto-potuto chiamare, messaggiare, mailare, vedere o viceversa ricevere chiamate, messaggini, mail…
Normalmente, quando mi distacco dalle sicurezze di sempre (senza rinnegarle ovviamente!!!), riesco a socializzare un po' di più. Ma non è stato questo il caso.


In realtà una parte di me voleva esattamente una vacanza così (non potendo andare ad amatupirmi servita e riverita in un villaggio all included a Sharm). Una sistemazione comoda, il mare a portata e un paio di romanzi.
Avevamo prenotato all'ultimo un bungalow in offerta, vicino a Lido di Metaponto, in Basilicata. Grazie al last minute lo abbiamo trovato relativamente conveniente, nonostante fosse una struttura prevista per quattro persone. Però del posto non sapevamo più di quanto diceva il sito internet.
Dovevamo partire io e mia sorella ed eravamo un po' preoccupate perché a lei non piace stare in spazi stretti (dev'essere un po' claustrofobica) e il viaggio in treno sarebbe durato otto ore. Avevamo già prenotato quando abbiamo scoperto che per il ritorno non c'erano, fino a Napoli, Eurostar. L'idea di passare quattro ore su un treno interregionale senza aria condizionata ad uno sputo da agosto le aveva fatto completamente passare la voglia di partire ed io cominciavo a chiedermi se si sarebbe mai rilassata.

 

Fortunatamente, superata l'andata, la situazione è migliorata velocemente. Il viaggio, ad ogni modo, è stato piuttosto stressante. Sebbene la prenotazione sia obbligatoria per gli Eurostar, capita spessissimo di trovare già qualcuno al proprio posto. In genere ci si siede nel posto più vicino, causando una reazione a catena  fintanto che non si incappa nell'incastro giusto. Nei pochi viaggi che ho fatto ho notato che sono pochi quelli che si impuntano per avere il LORO posto. C'è chi non sopporta di viaggiare al contrario ma al momento della prenotazione è impossibile capire come andrà (ogni volta che si passa da Roma, per esempio, il treno riparte al contrario e chi andava 'dritto' fin lì si trova all'improvviso al contrario. Credo che sia il principale motivo che porta a mescolare tutte le prenotazioni. Anche a me da’ fastidio viaggiare 'di schiena', e se posso evito, ma preferisco insediarmi in un posto che nessuno possa reclamare. Spostarsi dopo aver sistemato il bagaglio è frustrante. Gli Eurostar sono fatti male, da questo punto di vista. Non sono in grado di accogliere bagagli pesanti o un po' spessi. Salendo sul secondo treno dell'andata non trovavamo dove mettere la valigia: avrebbe trovato posto soltanto sotto all'incrocio tra i sedili, ma non c'erano spazi del genere liberi vicino a noi e sono stata in tensione finché non ho potuto riavvicinarla. Sul supporto bagagli di quel treno non c'era neanche posto per uno zaino!


Siamo arrivate al villaggio con un taxi perché non c'erano più autobus a quell'ora (erano quasi le 22), diversamente da quanto ci avevano detto dal Camping. Successivamente abbiamo appreso che quel bus non si sa quando passi, dove passi e se esista realmente. Cmq. Fortunatamente il bungalow si è subito rivelato piacevole. Era in finto legno, composto da due corpi staccati messi ad L. Nel lato più lungo, alle estremità, c'erano le due camere, in mezzo c'era il bagno con doccia (relativamente spazioso). Una delle sue camere aveva il letto matrimoniale ed era decisamente migliore dell'altra (il letto era più comodo e là c'era il condizionatore). Abbiamo messo i bagagli nell'altra stanza e siamo rimaste abbastanza comode anche se oltre al letto ed un armadio non restavano che pochi centimetri nella camera. Io sono stata in campeggio con una tendina, sebbene adesso mi sembri impossibile essere sopravvissuta in condizioni simili!, e apprezzavo moltissimo le pareti, il bagno, il condizionatore... e poi c'era il lato piccolo della L che era tutto cucina. Avevamo un frigorifero di tutto rispetto, con tanto di surgelatore (molto più di quello che mi aspettavo), diversi fornelli di varie dimensioni e un discreto assortimento di pentole, padelle, posate (tranne i cucchiaini che abbiamo dovuto chiedere esplicitamente), piatti e co. C'era persino un enorme passino .
Lo spazio tra i due bracci della L era coperto e dotato di tavolo e sedie. Sicuramente eravamo ben sistemate.
Appena arrivate, dopo una capatina allo spettacolo dell'animazione (che mi è sembrato abbastanza scadente), siamo collassate sul letto.
La mattina successiva (domenica) ci siamo alzate con una certa calma e siamo andate a fare un po' di spesa al market... sale, olio, zucchero, sapone per i piatti e qualcosa per tener pulita la cucina... Devo dire che dopo aver sistemato quelle prime cose mi sono sentita molto più "a casa".
Quel giorno poi è venuto un amico di mia sorella, che è originario di un paese vicino a Matera. Ero un po' in apprensione perché, nonostante lei gli sia molto affezionata, non avevo avuto un'ottima impressione quelle poche volte che ci eravamo visti. Principalmente aveva fatto una serie di allusioni a raffica che speravo appartenessero esclusivamente ai liceali. Una o due battute sono divertenti, ma dover esaminare ogni termine che pronuncio temendo di causare uno scroscio di risate è troppo. Avevo dimenticato quanto fosse fastidioso!
In ogni caso questa volta sono rimasta piacevolmente sorpresa. Nonostante fosse con alcuni amici (col pericolo dell'effetto "branco") sia lui che gli altri sono stati socievoli e molto educati. Nonostante un po' di imbarazzo costituito dal fatto generico che fossero quattro ragazzi ed io fossi alla mia prima apparizione in costume (prima e non premeditata!!!), mi sono divertita. Mi hanno anche lanciata in vari tipi di tuffo, cosa che non facevo dall’infanzia. Però non sono stata affogata di soppiatto (essere buttata sott'acqua all'improvviso mi terrorizza perché non sono capace di non bere se non mi tappo il naso ).
Alla fine speravo che si sarebbero fatti rivedere durante la settimana, ma poi non è stato possibile. Loro avevano impegni vari e il paese distava un'oretta di macchina (credo). Avevamo pensato di andare noi ma non avevamo mezzi e presto ci siamo rese conto che non era il caso di far conto su quelli pubblici, quindi nulla.
Così si sono chiusi i nostri contatti umani. Il villaggio Riva dei Greci, oltre che più isolato di quanto pensavamo, era anche popolato esclusivamente da famiglie. Non c'era un cane tra i 18 e i 40. Anche il piccolo team di animazione non faceva eccezione. Le due ragazze sembravano non superare i 15 anni (anche se suppongo dovessero averne almeno 18) e giù di lì due dei ragazzi. Il capo-animatore era l'unico che poteva aggirarsi sui 30.
In realtà quel campeggio ad una seconda occhiata aveva qualcosa di strano: non c'era un tendina che fosse una! L'abbiamo esplorato tutto alla ricerca di giovani vacanzieri squattrinati, ma le uniche tende erano enormi, con le quattro pareti verticali. Spesso si appoggiavano ad un camper e si prolungavano con una pergolina e un capannino per bagagli o attrezzi. Quasi tutte avevano al televisione. Alcune pergoline erano dotate di ventilatore e decorate da vasi di fiori .
Era più rustico il nostro bungalow! Tra l'altro molti dei bungalow sono privati e quelli sì che hanno piante in vaso, ventilatori e persino piccoli giardinetti.
Ci hanno assicurato che ad agosto arrivano anche i giovani (con le tendine), ma, questa settimana non sembrava neanche immaginabile.


Il lunedì avevo identificato un'attività che non veniva pubblicizzata molto, ma che mi attirava e dove ho trascinato la Piccola Sorella [ho appena finito un libro dove due fratelli si chiamavano tra loro Grande Fratello e Piccolo Fratello ^__- ]. Era "tiro con l'arco".

Mentre guardavamo le offerte di viaggio avevamo notato con stupore che il tiro con l'arco era quasi sempre presente.
Non eravamo molti. All'inizio solo noi due e due ragazzi della società del maestro (ignoro il nome sia della società che del maestro... lo chiamavano "Professore", ma forse si chiamava Rocco o qualcosa del genere). Io sono rimasta entusiasta nel vedere come in un paio d'ore già si vedevano dei miglioramenti. La Piccola Sorella invece si è stancata, dopo un po' e alle successive due lezioni sono andata da sola (erano un giorno sì ed uno no). Conoscendomi dubito che darò seguito all'interesse che questo sport mi ha suscitato (a meno che non scopra una società a pochi passi da casa...), ma mi esaltava. Mi immaginavo nelle praterie di uno dei miei fantasy e quanto più mi astraevo dalla realtà tanto più andava dritta la freccia. Sono arrivata a fare 29/30, che credo essere un buon risultato anche se avevo un'attrezzatura da principiante e un bersaglio piuttosto vicino. Dalla seconda volta il Professore mi ha fatto molti complimenti che non sapevo veramente come accogliere (una parte di me esultava, l'altra mi ricordava che stavo provando in una condizione molto semplificata e non era il caso di sentirsi subito Robin Hood eh eh eh ^///^).


Martedì abbiamo avuto la “meravigliosa” idea di spingerci fuori dal Camping. Volevo semplicemente visitare un vero centro abitato con negozi veri dove reperire qualcosa di tipico. Inoltre ci mancavano cartoline e francobolli. Pensavamo a Lido di Metaponto, che volevamo raggiungere in bus. Nessuno però conosceva né gli orari né la fermata. Tale Massimiliano (credo fosse il figlio –adulto- dei proprietari del camping, ma è un’ipotesi, cmq era spesso in reception) doveva andare a Bernalda, il comune a cui fa capo Metaponto, perciò si è offerto di accompagnarci là. Poi avremmo preso il pulman per tornare.
Il paese era un po’ lontano, in cima ad un colle da cui non si vedeva assolutamente il mare. Era mezzogiorno e si bolliva. Io, nonostante l’analgesico preso dopo colazione e le migliori speranze, cominciavo a sentirmi malissimo per il ciclo (un’altra cosa a cui non avevamo pensato fissando così all’improvviso!). C’era un vento caldo. Le case erano prevalentemente bianche e non c’era quasi nessuno in giro. Un’atmosfera irreale. A parte svariate chiese (chiuse), un castellotto diroccato in ristrutturazione, una statua di un santo in una posa assurda che lo faceva somigliare ad un ninja, e una villa appena comprata da Coppola (pare) non c’è sembrato ci fosse nulla da vedere. Prima delle una eravamo già rifugiate in una locanda che ci aveva consigliato Massimiliano, dove avremmo potuto assaggiare cibi tipici. La Locandiera è segnalato su varie guide, tra cui quella dello Slow Food che abbiamo anche a casa. Ci avevano detto che a Bernalda erano specializzati in piatti di terra perciò ci siamo affidate al una serie di assaggi (il pesce non mi piace particolarmente perciò non l’avrei preso a scatola chiusa). Purtroppo il cibo di Bernalda non è stato di mio gusto più della città stessa. In un piatto di funghi con chissà cosa avevano messo molti semi di finocchio e ho dovuto lottare per ingoiarne pochi bocconi (il finocchio è tra le poche cose che rende il cibo non commestibile, per i miei gusti!). In un piattino di melanzane e zucchine sott’olio c’erano davvero troppi capperi. Un piatto esclusivamente di acciughe mi ha decisamente sconfortata. Oltre ad essere pesce era orrendamente pregno d’olio. La Piccola Sorella s’è mangiata i funghi al finocchio e io ho ingollato le acciughe per non lasciare tutto là, ma senza gradirle affatto. E’ arrivato anche uno sformato di patate, cozze e riso, piuttosto buono, ma con il riso più scotto che abbia mai visto (faceva parte della ricetta?). Una frittata con pomodorini e una sorta di bruschetta hanno rappresentato la parte più gradevole degli antipasti. Quasi sazie, abbiamo ordinato un primo in due, costituito da pasta fatta a mano e verdurine. Buona, ma non esaltante. Mi sono goduta il dessert: un semifreddo su torrone con un laghetto di cremina al limone.
A pancia piena e dopo una seconda pasticca, mi sentivo un po’ meglio. Peccato che nessuno ci avesse detto che fino a sera il paese sarebbe diventato ufficialmente una città fantasma alla quale non mancavano che le palle di arbusti che ruzzolano e qualche teschio di bufalo sparpagliato qua e là…

Non avevamo speranze di comprare francobolli, cartoline o specialità che ci facessero rivalutare la cucina Batialdese. Così abbiamo pensato di andarcene. Facile a dirsi. Intanto abbiamo dovuto cerare qualcuno in grado di indicarci un’infrattata fermata dove col cavolo che c’erano scritti gli orari.
Erano le 14. Una signora aveva detto che doveva passare un bus che faceva al nostro caso alle 14:30. Ci siamo accoccolate su un bollente scalino e disposte ad attendere mezz’ora. Alle 14:30 abbiamo fermato un bus ma non andava dove volevamo. Secondo lui il nostro passava alle 15. Alle 15 ci hanno rimandato alle 16. Le poche persone che passavano in macchina ci guardavano con aria interrogativa. Un vecchietto (l’unico passante che ci sia capitato di vedere) ci ha chiesto cosa facevamo là e poi ha commentato con compassione “Ma dovete soffrire così tanto???”. Alle 16, finalmente, è passato il nostro salvatore. Ormai sapevamo che saremmo sopravvissute al più caldo dei treni interregionali. Il vento di Batialda era l’alito di un drago e secondo l’autista quel giorno faceva più caldo del precedente, quando avevano fatto 43 gradi…


Quel bus non ci portava a Riva dei Greci. Portava a Lido di Metaponto e lì avremmo dovuto prendere un altro autobussino che passava dopo un’oretta e mezzo. Abbiamo approfittato per vedere la spiaggia (più larga ed affollata che nel nostro pezzetto) e quel che aveva alle spalle: niente. Un paio di negozi di ciambelle, braccioli e co.
A ben cercare c’era un alimentari chiuso per lavori e ad insistere uno, più piccolo del market del campeggio, aperto. Abbiamo comunque comprato qualche orrenda cartolina, delle brioscine e della ricotta. Francobolli no. Non abbiamo trovato chi ne vendesse. Così alla fine non ho scritto quasi nessuna cartolina. Poi abbiamo aspettato l’autobus. Abbiamo aspettato l’autobus. Abbiamo aspettato l’autobus. Aspettato. Aspettato. Aspettato. Appartenendo alla stessa linea dell’altro, davamo per scontato che la fermata fosse la stessa dove eravamo state lasciate. Ne ero totalmente convinta. E’ stato uno shock scoprire che così non era. Nessuno sapeva dire con precisione dove avremmo dovuto aspettare. Alla fine ho deciso che altri 10 secondi di attesa mi avrebbe comunque dato l’esaurimento nervoso perciò, ricordando che ci avevano detto che la passeggiata da Riva dei Greci a Lido era una cosa ragionevole… che di buon passo si faceva in 20 minuti - abbiamo deciso di metterci in cammino.

L’unica strada che abbiamo avuto modo di identificare non era bella. Una lunga strada dritta e senza marciapiedi, in pieno sole (ma ormai era tardo pomeriggio). L’ultima parte era un po’ meglio.

Era la strada che avrebbe fatto il bus, ma in tutto il tragitto non siamo state superate da nessun autobus. Una volta ‘a casa’ ho apprezzato particolarmente ogni dettaglio del mio bungalow e, dopo una doccia tiepida, mi sono buttata a leggere sotto il condizionatore. Di comune accordo abbiamo cancellato ogni velleità di allontanarci nuovamente.

 

Le altre giornate sono state abbastanza routinarie. Ci svegliavamo tardi e preparavamo il pranzo da mangiare in spiaggia. Là leggevamo un po’, facevamo un bagno, poi mangiavamo, leggevamo, facevamo un altro bagno, leggevamo ancora. Mercoledì e venerdì io sono tornata alla base alle 16 per il tiro con l’arco, mentre il giovedì ci siamo spinte in una piccola passeggiata sulla riva, come avevamo fatto anche lunedì. Il nostro bagno (“Nausica”, mi pare) aveva solo quattro file di ombrelloni perché la spiaggia era veramente sottile. Noi eravamo in seconda fila e il mare sembrava a un passo. Alla sinistra dal Nausica c’era un altro gruppetto di ombrelloni. Poi, di qua e di là si estendevano lunghe fasce di spiaggia libera. Tanto libera che non c’era veramente nessuno! Spesso era anche molto più larga di dove eravamo noi. La cosa mi ha stupito e continuo a ignorare il perché. Sulla sinistra non c’erano ombrelloni a perdita d’occhio ed abbiamo dovuto camminare molto prima di trovare un insieme di ombrelloni fatti di paglia. A vederli in lontananza, immersi nel nulla, sembrava d’essere finiti fuori dal tempo, in un villaggio primitivo! Dopo di questi c’era di nuovo spiaggia libera ed anche alle spalle della spiaggia non si vedevano edifici di sorta.

Quando abbiamo camminato verso destra (verso Lido), invece, abbiamo trovato più zone organizzate, ma intervallate da ampi spazi vuoti.
Una cosa notevole e inquietante era il gran numero di meduse morte che abbiamo avvistato nelle nostre passeggiate. Una medusa morta ogni due, tre metri. Alcune erano abbandonate sulla riva, trafitte con bastoni appuntiti, ma spesso ne vedevamo ondeggiare esanimi nelle ondine e questo mi ha fatto pensare che fossero morte prima di essere infilzate. Ancora più inquietante era il fatto che se ne trovassero ancora più spesso dei pezzi. I bambini del Nausica si erano assunti il compito di spazzini delle meduse e spesso gridavano “un altro pezzo di medusa!”. Come “un PEZZO”? Non ho nessuna simpatia per le meduse e nessuna compassione. Però il fenomeno era piuttosto strano!!!
Secondo Massimiliano ci sono pescatori che, contro la legge, usano delle esplosioni per intontire i pesci e potevano essere queste a uccidere le meduse. Può darsi che gli effetti delle esplosioni siano più forti sul corpo acquoso delle meduse. Pesci morti però non ne ho visti (per fortuna! Già c’erano le meduse che puzzavano, seccandosi al sole – fortunatamente non troppo vicino a noi).


La sera ero sempre stanca e spesso ho preferito leggere che avventurarmi a dar un occhio all’animazione. Una volta mi sono trovata coinvolta in un quiz in cui si scontravano maggiorenni e minorenni. Con imbarazzo ho scoperto che i maggiorenni (quelli oltre i 40, ricordo) non dimostravano maggior sportività dei minorenni (molti dei quali non superavano i 13 anni!). Ho contribuito un’unica volta, riconoscendo la sigla di Pippi Calzelunghe, per il resto mi sono tenuta in disparte ed alla fine me la sono filata alla chetichella.

Una serata era organizzata tipo Bravo Bravissimo, coi piccoli campeggiatori che si esibivano, ed è stata gradevole (una bambinetta di cinque anni ballava meglio di tutti gli altri e di quanto io farò mai… non sgarrava un passo!). L’ultima sera c’era un palyback di Grease, coi villegginati adolescenti. E’ stata una piacevole sorpresa perché alcuni ragazzi erano in grado di fare notevoli acrobazie ed avevano un bel ritmo.

 

Il ritorno è andato bene a parte un piccolo dettaglio che ci ha indotto ad una riflessione antropologica.
Avevano chiamato il taxi il giorno prima (non fidandoci affatto del bus). L’abbiamo richiamato la mattina per sicurezza e… Aveva avuto un contrattempo che lo bloccava. Aveva chiamato lui stesso il camping per assicurarsi che ci accompagnassero loro. Andava benissimo. Però… noi ci eravamo trattenute dal chiedere passaggi per non disturbare. Insomma: arrangiarsi da sé al sud sembra impossibile. Questo ha portato l’Alle a decidere che la maggior socievolezza degli italiani del Sud dev’essere legata al fatto che se non chiedi, patteggi, ti relazioni sei destinato a sostituire il teschio di bisonte sul ciglio della strada!


Il treno interregionale mi è addirittura piaciuto. Era molto ampio rispetto all’Eurostar. Aveva i sedili su un solo lato, in file di tre. Non c’era aria condizionata ma tutti i finestrini erano spalancati e quando il treno si muoveva faceva un bel fresco. Ogni seggiolino era particolarmente ampio e non c’era molta gente così abbiamo potuto tenere la valigia a terra, accanto a noi. In realtà non ci ha messo più dell’Eurostar, che pure faceva tantissime fermate (3 solo a Napoli!!!). Costava anche quanto un Eurostar. Abbiamo speso 63 euro all’andata e 65 al ritorno.

A Napoli, durante il cambio di treno (un’ora) ho potuto mettere in atto il piano su cui ragionavo già prima della partenza: uscire di corsa dalla stazione e comprarmi qualche sfogliatella. Mi sono azzardata solo perché ero passata da quella stazione solo poco tempo prima (i cambi di treno mi danno una grandissima tensione e preferisco piantonare la posizione tutto il tempo). Ero davvero soddisfatta della sfogliatella conquistata nella mia piccola impresa!!! Chissà perché dei tanti mendìchi che salgono sul treno cercando di vendere questo e quello non ce n’è uno che porti su le specialità della zona. So che una sfogliatella si trova anche a 80 centesimi e sul treno l’avrei comprata volentieri anche a 1.50€ o due (a Firenze sarebbe un prezzo normale ).
Però non funziona tanto questa cosa di salire sul treno a mendicare perché i corridoi sono stretti e la gente deve piazzare i bagagli o trovare il posto. Personalmente sono irritabile e poco disponibile in quei momenti, anche se avrei fatto un’eccezione per la sfogliatella.

 

Infine siamo arrivate alla vera ed unica Casa dove i genitori, supponendo (erroneamente, ma meglio così) che avessimo mangiato poco e male ci avevano preparato una coccolosa cenetta con tanto di dolce finale.

 

 

 
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