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auguri scomodi

Post n°51 pubblicato il 22 Dicembre 2007 da p_i_a_n_o
 
Tag: chiesa

" Carissimi, non obbedirei al mio dovere di vescovo, se vi dicessi "Buon Natale" senza darvi disturbo. Io, invece, vi voglio infastidire. Non sopporto infatti l'idea di dover
rivolgere auguri innocui, formali, imposti dalla routine di calendario. Mi lusinga addirittura l'ipotesi che qualcuno li respinga al mittente come indesiderati. Tanti auguri scomodi, allora , miei cari fratelli! Gesù che nasce per amore vi dia la nausea di una vita egoista,
assurda, senza spinte verticali e vi conceda di inventarvi una vita
carica di donazione, di preghiera, di silenzio, di coraggio. Il Bambino che dorme sulla paglia vi tolga il sonno e faccia
sentire il guanciale del vostro letto duro come un macigno, finché non
avrete dato ospitalità a uno sfrattato, a un marocchino, a un povero di
passaggio. Dio che diventa uomo vi faccia sentire dei vermi ogni volta che la
vostra carriera diventa idolo della vostra vita, il sorpasso, il
progetto dei vostri giorni, la schiena del prossimo, strumento delle
vostre scalate. Maria, che trova solo nello sterco degli animali la culla dove
deporre con tenerezza il frutto del suo grembo, vi costringa con i suoi
occhi feriti a sospendere lo struggimento di tutte le nenie natalizie,
finché la vostra coscienza ipocrita accetterà che il bidone della
spazzatura, l'inceneritore di una clinica diventino tomba senza croce
di una vita soppressa. Giuseppe, che nell'affronto di mille porte chiuse è il simbolo di
tutte le delusioni paterne, disturbi le sbornie dei vostri cenoni,
rimproveri i tepori delle vostre tombolate, provochi corti circuiti
allo spreco delle vostre luminarie, fino a quando non vi lascerete
mettere in crisi dalla sofferenza di tanti genitori che versano lacrime
segrete per i loro figli senza fortuna, senza salute, senza lavoro. Gli angeli che annunciano la pace portino ancora guerra alla
vostra sonnolenta tranquillità incapace di vedere che poco più lontano
di una spanna, con l'aggravante del vostro complice silenzio, si
consumano ingiustizie, si sfratta la gente, si fabbricano armi, si
militarizza la terra degli umili, si condannano popoli allo sterminio
della fame. I Poveri che accorrono alla grotta, mentre i potenti tramano
nell'oscurità e la città dorme nell'indifferenza, vi facciano capire
che, se anche voi volete vedere "una gran luce" dovete partire dagli
ultimi. Che le elemosine di chi gioca sulla pelle della gente sono tranquillanti inutili. I pastori che vegliano nella notte, "facendo la guardia al gregge
", e scrutano l'aurora, vi diano il senso della storia, l'ebbrezza
delle attese, il gaudio dell'abbandono in Dio. E vi ispirino il desiderio profondo di vivere poveri che è poi l'unico modo per morire ricchi. Buon Natale! Sul nostro vecchio mondo che muore, nasca la speranza." (don Tonino Bello)

Pubblicazioni di don Tonino Bello.

 
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Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 25/12/07 alle 12:20 via WEB
Un altro augurio di Eugenio Melandri. "Corre inesorabilmente il tempo. Siamo di nuovo alla fine di un anno. E, di nuovo, da una parte guardiamo indietro, per capire dove siamo arrivati e, dall'altra, gettiamo lo sguardo oltre il muro, per cogliere il futuro che ci aspetta. La vita di ognuno di noi puo' paragonarsi a un viaggio. Giorno dopo giorno, ora dopo ora. Con la sfida, insita nella nostra stessa umanita', di lasciare a chi verra' dopo di noi un mondo piu' abitabile e piu' umano. Fa parte del nostro universo culturale la speranza in un domani migliore: l'eta' dell'oro sta davanti a noi, non dietro di noi. Un atto di fede che ci permette di impegnarci, di lavorare, spesso anche instancabilmente, di soffrire, a volte anche di morire, pur di dare mani, gambe, vita a questo futuro migliore. Anche quando le cose non marciano come vorremmo. Anche se ci sono difficolta' che sembrano insormontabili. E arriviamo cosi' al cuore piu' profondo dell'essere umano. Piccolo e fragile, come il Bambino della grotta di Betlem, come ogni bambino che, nascendo, porta una carica di novita' a questo vecchio mondo. Ma, allo stesso tempo, grande e suggestivo, unico e irripetibile. Il poeta indiano Tagore scriveva che ogni bambino che nasce ci da' la certezza che Dio non si e' ancora stancato di noi. E' vero, ogni nascita e' un miracolo. E' l'incarnarsi della speranza. Il farsi storia dell'utopia. Al di la' della fede di ognuno, Natale ñ ogni Natale, in qualsiasi parte del mondo avvenga - e' questo irrompere strepitoso di vita dentro la nostra stanchezza. Non e' strano che proprio a dicembre, alla fine di un anno di storia, siamo quasi costretti a porci le domande di fondo, che toccano la nostra identita' umana. A incontrarci con la vita che ha il volto di un bambino che nasce. Lontano dai palazzi. Avvolto in pochi panni. Deposto in una greppia. A significare la grandezza di ogni vita. Al di la' delle ricchezze, del potere, degli orpelli che tanto facilmente costruiamo perche' ci manca il coraggio di andare all'essenza delle cose. Ogni persona che nasce in questo mondo e' unica e irripetibile. Va amata e rispettata in se stessa. Non per quello che ha, ma per quello che e'. Non per le cose che fa, ma per la novita' di cui e' portatrice. Sessant'anni fa veniva promulgata la carta universale dei diritti umani. E' vero: ancora oggi, a tanti anni di distanza, troppe persone non hanno ancora la possibilita' di godere pienamente di questi diritti. E' il segno della grande contraddizione che ci portiamo dentro. Siamo capaci di rinnovare ogni giorno il miracolo della vita che nasce come frutto d'amore, ma siamo anche capaci di rifiutare le vita, di renderla dura e difficile. Perfino di dare la morte. Ma e' pur anche vero che - e la proclamazione della carta dei diritti umani lo dimostra - ci portiamo dentro la nostalgia di un mondo dove la vita di tutti sia posta al centro, sia davvero e sempre rispettata come sacra. Dicembre e' un mese di confine. Da un lato ci richiama alla vita che nasce, e dall'altro ñ con il morire dell'anno ñ ci spinge a fare i conti con la nostra fine. Con la morte. Perche' e' vero che quando nasciamo cominciamo a morire. Forse per dirci che, se vogliamo dare un senso profondo ed umano anche al nostro dover morire, siamo sfidati a fare di tutto perche' ad ogni bambino che nasce sia data la possibilita' di vivere. E di vivere in pienezza. Auguri Eugenio" http://www.eugeniomelandri.it/
(Rispondi)
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 25/12/07 alle 21:33 via WEB
Auguri di un felice, sereno e splendido Natale dal blog Napoli Romantica...
(Rispondi)
 
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