Creato da p_i_a_n_o il 06/08/2006
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Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 14/02/08 alle 20:39 via WEB
ma vaffanculo non capisci l'ironia
 

 
al_pessimo_esempio
al_pessimo_esempio il 14/02/08 alle 18:32 via WEB
alle', s'e' aperto il tiro al berlusconi... (ma che palle, so 14 anni che giocate a fare i coglioni...)
 

 
de_Molay88
de_Molay88 il 14/02/08 alle 18:28 via WEB
ahahahah!!! bellissimo!!! "la verità è nel Dispari" mi ha ricordato tanto DIOGENE IL CANE!!! un salutoo! e risp alle MAIL! de molay
 

 
al_pessimo_esempio
al_pessimo_esempio il 04/01/08 alle 15:12 via WEB
amen
 

 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 04/01/08 alle 12:19 via WEB
" La differenza tra la democrazia e la dittatura è che nella prima ti fanno votare poi ti danno ordini, mentre nella seconda non ti fanno perdere tempo a votare." Charles Bukowski
 

 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 25/12/07 alle 21:33 via WEB
Auguri di un felice, sereno e splendido Natale dal blog Napoli Romantica...
 

 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 25/12/07 alle 12:20 via WEB
Un altro augurio di Eugenio Melandri. "Corre inesorabilmente il tempo. Siamo di nuovo alla fine di un anno. E, di nuovo, da una parte guardiamo indietro, per capire dove siamo arrivati e, dall'altra, gettiamo lo sguardo oltre il muro, per cogliere il futuro che ci aspetta. La vita di ognuno di noi puo' paragonarsi a un viaggio. Giorno dopo giorno, ora dopo ora. Con la sfida, insita nella nostra stessa umanita', di lasciare a chi verra' dopo di noi un mondo piu' abitabile e piu' umano. Fa parte del nostro universo culturale la speranza in un domani migliore: l'eta' dell'oro sta davanti a noi, non dietro di noi. Un atto di fede che ci permette di impegnarci, di lavorare, spesso anche instancabilmente, di soffrire, a volte anche di morire, pur di dare mani, gambe, vita a questo futuro migliore. Anche quando le cose non marciano come vorremmo. Anche se ci sono difficolta' che sembrano insormontabili. E arriviamo cosi' al cuore piu' profondo dell'essere umano. Piccolo e fragile, come il Bambino della grotta di Betlem, come ogni bambino che, nascendo, porta una carica di novita' a questo vecchio mondo. Ma, allo stesso tempo, grande e suggestivo, unico e irripetibile. Il poeta indiano Tagore scriveva che ogni bambino che nasce ci da' la certezza che Dio non si e' ancora stancato di noi. E' vero, ogni nascita e' un miracolo. E' l'incarnarsi della speranza. Il farsi storia dell'utopia. Al di la' della fede di ognuno, Natale ñ ogni Natale, in qualsiasi parte del mondo avvenga - e' questo irrompere strepitoso di vita dentro la nostra stanchezza. Non e' strano che proprio a dicembre, alla fine di un anno di storia, siamo quasi costretti a porci le domande di fondo, che toccano la nostra identita' umana. A incontrarci con la vita che ha il volto di un bambino che nasce. Lontano dai palazzi. Avvolto in pochi panni. Deposto in una greppia. A significare la grandezza di ogni vita. Al di la' delle ricchezze, del potere, degli orpelli che tanto facilmente costruiamo perche' ci manca il coraggio di andare all'essenza delle cose. Ogni persona che nasce in questo mondo e' unica e irripetibile. Va amata e rispettata in se stessa. Non per quello che ha, ma per quello che e'. Non per le cose che fa, ma per la novita' di cui e' portatrice. Sessant'anni fa veniva promulgata la carta universale dei diritti umani. E' vero: ancora oggi, a tanti anni di distanza, troppe persone non hanno ancora la possibilita' di godere pienamente di questi diritti. E' il segno della grande contraddizione che ci portiamo dentro. Siamo capaci di rinnovare ogni giorno il miracolo della vita che nasce come frutto d'amore, ma siamo anche capaci di rifiutare le vita, di renderla dura e difficile. Perfino di dare la morte. Ma e' pur anche vero che - e la proclamazione della carta dei diritti umani lo dimostra - ci portiamo dentro la nostalgia di un mondo dove la vita di tutti sia posta al centro, sia davvero e sempre rispettata come sacra. Dicembre e' un mese di confine. Da un lato ci richiama alla vita che nasce, e dall'altro ñ con il morire dell'anno ñ ci spinge a fare i conti con la nostra fine. Con la morte. Perche' e' vero che quando nasciamo cominciamo a morire. Forse per dirci che, se vogliamo dare un senso profondo ed umano anche al nostro dover morire, siamo sfidati a fare di tutto perche' ad ogni bambino che nasce sia data la possibilita' di vivere. E di vivere in pienezza. Auguri Eugenio" http://www.eugeniomelandri.it/
 

 
de_Molay88
de_Molay88 il 20/12/07 alle 21:02 via WEB
bellissimo.. pensiamo alla nostra morte... io penso sempre alla sorpresa di conoscere cosa è il post... chissà.. quello che dobbiam vivere della morte è solo il trapasso... solo il mezzo che ci consduce alla morte.. ma quando c'è lei .. noi non siamo più.. non la vedremo mai.. finisce una vita... ma ne inizia un 'altra? potete non crederci(può essere che parli a mente lucida, lo ammetto) ma lo spirito di conoscenza del post... mi intriga..
 

 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 20/12/07 alle 20:39 via WEB
"E’ meglio un giudice morto ammazzato o un giudice trasferito, deriso, inquisito, deferito? Meglio Livatino o De Magistris? Questo è il problema. Meglio vivere nella pax politico mafiosa o combattere come hanno fatto Borsellino, Falcone e centinaia di nostri cittadini e finire dimenticati sotto una lapide? Chi si fa i fatti suoi vive cent’anni, per questo siamo tra le popolazioni più longeve del mondo. Come si fa i cazzi suoi la maggioranza degli italiani non se li fa nessuno. Esistono però sacche di resistenti. Pochi milioni, meno del 10%. Per ora rumoreggiano, mormorano, mugugnano, bloggano. Sono come le riserve indiane, sono le nuove riserve italiane. I nostri Cavallo Pazzo, Toro Seduto e Geronimo si chiamano Travaglio, Abbate, Saviano. Le tribù dei Lakota hanno stracciato i Trattati firmati 150 anni fa con gli Stati Uniti. Non si considerano più cittadini statunitensi. La nazione Sioux si è ritirata unilateralmente dal resto del Paese. I Sioux d’Italia per ora non sono arrivati a tanto. Vogliono rimanere nella legalità. La loro, ovviamente, perché della legalità dei politici e delle lobby si è persa ogni traccia. Qualche milione di cittadini onesti vive nella sua riserva personale, in un appartamento con il mutuo a tasso variabile con la famiglia e gli amici. Sono piccole enclavi sparse nel Paese che aspettano il loro Little Big Horn e lo scalpo del Generale Custer. La divisione tra Paese onesto e disonesto è palese, i delinquenti non si nascondono più. Non hanno nulla da temere dalla legge. La magistratura è stata sconfitta, omologata. Il Parlamento è un luogo extragiudiziale, di servi, di pregiudicati e qualche brava persona capitata lì per caso. Nessuno di loro è stato eletto dagli italiani. Le enclavi degli onesti però si parlano attraverso la Rete, fanno proseliti e cercano soluzioni a livello locale. Sputtanano i consiglieri comunali corrotti, bloccano gli inceneritori, lottano per avere l’acqua pubblica. Si sostituiscono ai politici, diventano cittadini prestati alla politica. Come dovrebbe essere in un Paese civile.” Beppe Grillo
 

 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 20/12/07 alle 17:23 via WEB
poche parole che fanno salire i brividi,che ci fanno riflettere,la maggior parte in questo mondo esistono ma sono pochi quelli che vivono,questo maledetto senso a questa vita bisognerà darlo, l'unica cosa che ci rimane è quella di vivere intensamente dando senso anche alle cose che forse un senso non ce l'hanno."Morendo bene diamo maggiori possibilita' di essere felici a chi vivra' dopo di noi".....quest'affermazione parla da sola,ci sono persone che sono morte si,ma a testa alta e che un senso alla loro vita lo hanno dato...e anche noi dobbiamo,si dobbiamo,non accettando tutto cosi come viene,a costo di avere tutti contro,a costo di dover soffrire,sarannno in tanti a non capirci,ma i pochi ci basteranno...e forse per questo che vi chiamano cattivo(caro prof),ma voi sapete bene che quelli sono i tanti,noi siamo i pochi.
 
 
 
 

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