Creato da Il.giorno.In.Piu il 11/07/2012

THE FLOWER OF SIN

Michela & Jack

 

« JULY AFTERNOON...INTERLUDIO DI UNA NOTTE ... »

UNA VOCE

Post n°3 pubblicato il 15 Luglio 2012 da Il.giorno.In.Piu



Il buio penetrava dalla vetrata del salotto, nessuna luce dall'esterno, se non un piccolissimo lampione che serviva a qualche automobilista che osava avventurarsi in quel tratto di strada antistante la spiaggia, con la speranza di trovare una scorciatoia per chissà dove. D'estate quel tratto di mare era poco frequentato, forse i servizi che scarseggiavano e lo rendevano una meta non ambita, ogni tanto al largo nell'insenatura una barca ormeggiava e gli occupanti si tuffavano nel limpido azzurro di quel cielo capovolto. Davide era seduto su di un ampio divano di pelle morbida, osservava di tanto in tanto quello che fuori era un continuo sussurrare di vita, Nero era ai suoi piedi, ogni tanto quando si muoveva rizzava le orecchie e guaiva, come per fargli sapere che era lì con lui, erano quasi le tre, non aveva voglia di dormire, la notte respira sembra quasi viva ad ogni nostro pensiero, nel buio tutto è concesso, un sogno, un pensiero, un ricordo, tutto prende un contorno diverso, riprende forma sembra avvolgersi in quell'alone di calore e di mistero. Quanto profumava la notte, mentre era assorto nei suoi silenzi, notò sulla sabbia il rincorrersi di piccole matasse di rovi portate dalla brezza, ormai era novembre, la pioggia dei giorni precedenti aveva scoraggiato gli ultimi avventurosi turisti del fine settimana, l'unica cosa che gli rimaneva da fare era dedicarsi alla stesura della traccia del suo quinto libro, ma non era ancora arrivato il momento, aveva un paio di pantaloni morbidi scuri, una felpa blu comoda, indossò un paio di scarpe da ginnastica, mosse la mano e disse "Andiamo pigrone" Nero balzò in piedi, era un cane di piccola taglia, un bastardino che una notte di un paio di anni prima aveva bussato con la coda alla porta della sua casa. Gli aveva aperto con titubanza ma da allora non si erano mai separati, rimase sulla porta un momento, aspettò il suo compagno scodinzolante e dopo aver fatto i tre gradini in legno erano già con i piedi che stentavano sulla sabbia... Appena arrivarono a pochi passi dal mare iniziarono a camminare verso le luci del paese, era a diversi chilometri e dalla casa era praticamente invisibile per via dei pini marittimi che con i loro fusti e le loro ampie chiome impedivano di vedere oltre, si voltò per osservare la struttura dell'abitazione, al buio assumeva le fattezze di una di quelle casette tipiche greche, spesso si era chiesto se quello che l'aveva progettata non fosse stato proprio qualcuno proveniente dall'ellade, era perfetta, raccolta in poco spazio ma comoda con il terrazzo della sua stanza che sembrava volesse essere un trampolino per il mare, il camino sul tetto piano non si distingueva se non fosse stato per un filo di fumo grigio che contrastava con il cielo, rimaneva accesa la luce della cucina che illuminava proprio il tratto che avevano appena fatto, abbassò lo sguardo davanti a se e cominciarono a camminare, ogni tanto le onde accarezzavano la battigia, il mare era calmo e se non fosse stato per quel leggero sciabordio sarebbe stato muto, dopo circa un quarto d'ora arrivarono agli scogli, partivano dal largo e arrivavano fin sulla spiaggia, li superarono con il cane che spesso scattava verso qualche punto indefinito nel buio, per poi ritornare con al lingua fuori vicino a lui. Giunsero ad un'altra pineta e questa volta si fermarono, Davide si sedette sulla sabbia fredda, mentre Nero si accucciò vicino a lui, era una calma apparente perché dopo un attimo presero a farsi i dispetti, accarezzando e grattando la testa e serrando le mascelle intorno al braccio, parlavano davvero, una lingua che forse solo loro conoscevano fatta dell'amicizia tra un uomo e il suo amico. Quando entrambi erano esausti della battaglia appena conclusa si separarono, il padrone rimase a guardare il mare, c'erano dei puntini luminosi all'orizzonte, navi di passaggio dirette chissà dove, il cane poco lontano a cercare nuovi odori. Fu allora che un soffio di vento arrivato da chissà dove sollevò della sabbia, gli occhi non erano preparati a questo e per un attimo tutto si fece scuro. Fu allora che da dietro si udì una voce, "Siete bellissimi tu e il tuo amico, una dolcezza e un modo di vivervi veramente magico. Ho sentito mentre gli parlavi, hai una voce che mi emoziona."


Foto di Il.giorno.In.Piu



Era la voce di una donna, Davide cercava di riprendere il controllo, si era spaventato, non riusciva a vedere, dopo l'operazione che aveva subito i suoi occhi erano ancora più sensibili, ogni piccola cosa gli procurava fastidio, la sabbia l'aveva reso momentaneamente cieco, su quel tratto di spiaggia in quell'attimo era solo.
A quel punto la voce disse ancora
"La sabbia è malandrina, ti va se ti faccio un po' di compagnia? Però non ti voltare, non voglio niente altro che stare un po' qui."
"Non ho nulla in contrario, ma chi sei? E che ci fai qui?"
"Non importa chi sono importa che questa notte mi godo il respiro del mare, lo senti il suo profumo? Il suo lento respiro? Senti quando i granelli di sabbia ricadono dopo essere trasportati dal vento? Se fai attenzione sentirai il loro suono, è come quello di un tamburo in un concerto di percussioni."
"Anche la tua voce è molto bella, dimmi chi sei misteriosa ragazza."
"Non ora, a che pensi quando stai seduto qui la notte?"
"Come? Ma tu mi hai già visto qui? Ho sempre pensato che non ci fosse nessuno."
"Ti ho osservato, mi piaci, a che pensi?"
"Penso alla vita, a ogni sorriso, a ogni momento che ho passato, alle persone che mi sono state vicine, alla loro voce, ai discorsi, ai loro insegnamenti, a qualcosa che ho vissuto, ripenso ai miei viaggi, a volte avventurosi, a volte difficili, penso ai passeggeri di quelle navi che vedo lontano, provo ad immaginare il loro viaggio, provo a vedere con i loro occhi, provo a trarne le emozioni più intense. Provo a mischiare le mie esperienze con la mia immaginazione, solo così trovo spunto per poter scrivere, per poter vivere nel modo giusto tutto quello che devo affrontare, forse non sempre ci riesco, ma hai ragione quando sei qui è come se ci fosse un concerto di vita. E tu? A che pensi quando sei qui?"
Fece per voltarsi ma lei disse dolcemente
"No ti prego, non farlo" il suono della voce sembrò attraversare l'aria su ali di farfalla per poi posarsi nella mente di Davide, che si fermò e riprese a guardare l'infinito.
"Quando sono qui, penso, respiro, mi emoziono, mi scruto dentro, cerco di comprendermi, di capire ogni mio stato d'animo, il silenzio mi aiuta a sentire i miei battiti, dal più intenso al più fioco. E' un percorso a volte tortuoso, a volte complicato, a volte mi basta lasciarmi cullare dal mare per ritrovare il mio concerto."
Lei si avvicinò, lui era immobile, senti le mani di lei sfiorargli i capelli rasati, era una carezza che diceva più di mille parole, erano delicate e le dita sfiorarono le tempie, lui si lasciò cullare, fino a che dal buio comparve Nero, si voltò appena le mani si staccarono ma lui sorrideva, gli occhi bruciavano ancora.
"Ci sei ancora? Posso voltarmi?"
"Per questa notte no... ma credo sia davvero un bel concerto"
"Dimmi almeno il tuo nome."
"Giulia"
Davide si voltò ma dietro di lui non c'era più nessuno.
Ritornarono a casa, Nero si scrollò la sabbia sulla veranda, Davide entrò in casa si spogliò rimanendo in boxer e maglietta, si sdraiò sul divano e si coprì con un piumone spesso e morbidissimo, guardava dalle ampie finestre, si sarebbe addormentato così e l'indomani mattina avrebbe iniziato a scrivere, osservò il buio nell'infinito, cullato da una voce e dal pensiero di quanto è bello il concerto della vita.

15 Luglio 2012

E la tua voce questa notte? I tuoi pensieri? Quelli che non si possono dire? Quelli che non vuoi farmi sapere? Quali sono quei pensieri che ti fanno pensare, quelli per cui non posso voltarmi e guardarti negli occhi? Hai paura che guardandomi non riusciresti a non abbracciarmi? A sorridermi? Io terrei ancora gli occhi chiusi.. e ti direi "Ti Amo" ma non muoverò le labbra... ascolta...

 
 
 
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Metterei il viso nell'incavo tra la tua spalla e il petto
mi perderei nel tuo odore...
nel profumo del tuo corpo...
nel tocco delle tue carezze e rimarrei così
mentre le mie mani sfiorando la tua mente
arriverebbero al centro del tuo piacere...

'Jack'

 

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In un tango mille emozioni,
il tuo corpo si lascia condurre dalle mie braccia,
ti stringo a me, mentre i passi diventano passione,
non smetti di perderti nei miei occhi,
un fuoco che brucia,
sento un brivido quando la musica diviene ritmo,
i nostri movimenti sussurrano per noi,
ti tocco,
la pelle vibra, i tuoi pensieri sussultano,
le mie labbra incrociano le tue,
la musica si spegne,
le mani intrecciate
e due cuori che parlano di...
noi.
'Tu'

 
 
 

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