desio 5 stelletrasparenza & partecipazione per il bene comune |
FERMA LA BANCA!
Il Gruppo Intesa Sanpaolo in Lombardia finanzia massicciamente opere come Pedemontana, Brebemi, Tangenziale Esterna Milano, Cremona-Mantova che porteranno a nuove cementificazioni di massa, maggiore inquinamento e distruzione di vaste aree agricole, in una regione dove la rete ferroviaria è tra le più arretrate d’Europa e lo smog ai massimi livelli, con buona pace dei pendolari. Tutto questo costerà quasi 10 miliardi di euro, in buona parte soldi pubblici.
Quello che succede in Lombardia non è un caso isolato e riguarda tutti, perché se queste opere andranno a buon fine si aprirà un varco per nuove devastazioni in tutto il Paese.
Il momento è cruciale poiché in questi mesi le banche stesse si stanno interrogando sull’opportunità di sostenere tali progetti e sulla redditività delle cosiddette “grandi opere”: facciamogli capire che finanziare la distruzione del territorio è un cattivo affare!
Per maggiori informazioni: http://www.fermalabanca.org/appuntamenti/
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I CANDIDATI SI PRESENTANO
26 NOVEMBRE 2010 - TUTTI A CASA!!!
Le dimissioni del sindaco non sono arrivate, la mozione di sfiducia non è stata votata in consiglio, ma ciò che conta è l'ottimo risultato raggiunto oggi, 26 Novembre 2010: 17 CONSIGLIERI (PD, DESIO VIVA, IDV, LEGA, DESIO 5 STELLE) MEDIANTE DIMISSIONI CONTEMPORANEE QUESTA MATTINA HANNO RESPONSABILMENTE MESSO LA PAROLA FINE AL DISASTROSO MANDATO MARIANI BIS.
E' quello che aspettavamo dal 26 luglio, esattamente 4 mesi fa, quando abbiamo proposto la mozione di sfiducia.
Finalmente la parola torna ai cittadini.
DESIO 5 STELLE AL FORUM GIOVANI
MICOL CASTELLANI e DAVIDE TRIPIEDI al FORUM GIOVANI
GUARDA IL VIDEO: "LA MAFIA A DESIO"
INCENERITORE DI DESIO
In questo breve filmato la nostra battaglia per l'alternativa al nuovo (e al vecchio) inceneritore, in difesa di SALUTE, AMBIENTE e TASCHE dei CITTADINI!!!
RICORSO AL TAR CONTRO PEDEMONTANA
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“Vacanze esotiche per Formigoni” tra le accuse all’ex assessore Ponzoni, sfuggito all’arresto Il politico risulta "irreperibile". Una lettera sequestrata al suo commercialista chiama in causa il governatore della Lombardia, che smentisce. Provvedimento cautelare della Procura di Monza per altre quattro persone, tra le quali il vicepresidente della Provincia brianzola Antonino Brambilla e l'ex assessore Rosario Perri, già coinvolto nell'inchiesta Infinito sulla 'ndrangheta. Le accuse vanno dalla corruzione alla bancarotta delle immobiliari Mais e Pellicano, dov'erano soci diversi big del partito berlusconiano “L’immobiliare Mais ha pagato varie volte noleggi di barche e vacanze esotiche allo stesso Ponzoni e al suo capo Formigoni”. Lo scrive in una lettera sequestrata dagli inquirenti Sergio Pennati, il commercialista di Massimo Ponzoni, l’ex assessore regionale lombardo del Pdl raggiunto oggi da un ordine di custodia cautelare per corruzione, bancarotta e altri reati emesso dal gip di Monza Maria Rosaria Correra. Ordine che non è stato possibile eseguire perché l’attuale consigliere regionale risulta “irreperibile”. La Mais, società di Ponzoni con sede a Desio, è stata dichiarata fallita il 20 luglio 2010, trascinandosi dietro l’accusa di bancarotta fraudolenta per Pennati, Ponzoni, la moglie e il cognato di quest’ultimo, Anna Maria e Argentino Cocozza, noti costruttori della zona. Che avrebbero “distratto, occultato, dissimulato beni e denaro della società”, si legge nell’ordinanza di custodia. Anche pagando vacanze di lusso al presidente della Regione Lombardia, stando alla lettera sequestrata. Formigoni ha subito diffuso una smentita: “Non ho mai usufruito di vacanze o barche pagate da questi signori o da questa azienda. Non conosco il signor Pennati, né conoscevo l’esistenza di questa società Mais”. Altri provvedimenti cautelari hanno colpito altri tre politici del partito berlusconiano, compreso il vicepresidente della Provincia di Monza e Brianza Antonino Brambilla (che in serata ha fatto pervenire le sue dimissioni al presidente Dario Allevi). Un altro terremoto giudiziario si abbatte dunque sul Pdl lombardo, dopo l’arresto del vicepresidente del consiglio regionale Franco Nicoli Cristiani, per una presunta corruzione legata al settore dello smaltimento dei rifiuti speciali. E dopo una serie di scandali che hanno coinvolto diversi esponenti della maggiornaza formigoniana. Ponzon è accusato di bancarotta e di diversi episodi di corruzione relativi ai Piani di governo del territorio di Desio e Giussano. Altri reati contestati sono concussione, peculato, appropriazione indebita e finanziamento illecito ai partiti. Massimo Ponzoni è il signore incontrastato del Pdl in Brianza (alle ultime elezioni regionali ha raggiunto il record di 11 mila preferenze), ed è lo storico plenipotenziario in Brianza del governatore Formigoni. E’ stato assessore regionale all’ambiente e ricopre attualmente la carica di consigliere segretario del Consiglio regionale della Lombardia. I militari della Guardia di finanza di Paderno Dugnano e del Nucleo di polizia tributaria di Milano hanno arrestato anche Franco Riva, ex sindaco di Giussano, Antonino Brambilla, vicepresidente della provincia di Monza e Brianza, Rosario Perri, ex assessore provinciale e storico direttore dell’Ufficio tecnico del Comune di Desio, Filippo Duzioni, imprenditore bergamasco accusato di aver pagato una tangente a Ponzoni. Perri, agli arresti domiciliari, era stato coinvolto nell’inchiesta Crimine-Infinito sulla ‘ndrangheta in Lombardia del luglio 2010, e si era dovuto dimettere dalla carica di assessore della Provincia di Monza-Brianza. E molti riferimenti agli intrecci tra esponenti della ‘ndrangheta e politici del Pdl, Ponzoni incluso, sono contenuti negli atti dell’indagine. A Ponzoni sono contestati reati contro la pubblica amministrazione, in particolare diversi episodi di corruzione, concussione e peculato. Determinati, secondo la Procura di Monza, “dalla capacità di Ponzoni Massimo di determinare, almeno in parte, i contenuti dei Piano di governo del territorio di Desio e Giussano, assicurando ad imprenditori a lui vicini (referenti di importanti gruppi societari) cambi di destinazione di terreni (da agricoli a edificabili), grazie ai legami influenti e al posizionamento di propri uomini di fiducia in ruoli chiave delle varie amministrazioni (a loro volta destinatari di denaro e/o altri vantaggi, anche solo in termini politico elettorali)”. Un ruolo chiave nell’indagine ha assunto la figura del’imprenditore Duzioni, il quale, a capo di un gruppo di aziende di consulenza, avrebbe trattato grosse somme di denaro frutto degli accordi corruttivi. Duzioni è accusato tra l’altro di aver pagato a Ponzoni una tangente di 220 mila euro per operazioni urbanistiche a Desio. La seconda tranche dell’indagine riguarda oltre alla Mais, la bancarotta dell’Immobiliare Pellicano srl, che aveva sede a Desio, in provincia di Monza e Brianza, nella segreteria politica di Ponzoni. Tra i soci figuravano esponenti di punta del Pdl lombardo: l’attuale assessore regionale Massimo Buscemi, il consigliere regionale Giorgio Pozzi e Rosanna Gariboldi, ex assessore provinciale a Pavia e moglie del parlamentare berlusconiano Giancarlo Abelli, già condannata per riciclaggio. Immobili di lusso costruiti da Pozzi, con la società General Project & Contract, sono interessati al “condono” dei sottotetti attualmente in discussione in consiglio regionale. L’indagine sulla Pellicano e sull’Immobiliare Mais nasce alla fine del 2009 e si è sviluppata su due fronti. Uno che riguarda reati contro il patrimonio (appropriazione indebita sfociata anche in ipotesi di bancarotta fraudolenta) e finanziamento illecito a esponenti politici in relazione al sostenimento di spese, sia per la campagna elettorale di Massimo Ponzoni sia per fini personali, addebitate a una serie di compagini societarie, riconducibili sempre a Ponzoni e amministrate dall’allora socio e uomo di fiducia, il ragioniere Sergio Pennati – l’autore della lettera che accusa Formigoni – anche attraverso il ricorso alle false fatturazioni. Le due sono state dichiarate fallite dal Tribunale di Monza nel 2010, a seguito degli accertamenti condotti nel corso delle indagini. L’ennesima inchiesta che coinvolge i vertici regionali ha provocato la reazione delle opposizioni. Ma Formigoni nega l’esistenza di un problema politico: “Sono fatti gravi che dovranno essere verificati”, ha affermato, “ma attengono integralmente alla responsabilità delle singole persone. Non è minimamente coinvolta la Regione Lombardia né l’amministrazione. Mi auguro che il consigliere Ponzoni possa dimostrare la sua estraneità ai fatti. Ma appunto è una sua responsabilità quella di sapersi dimostrare del tutto incompetente rispetto alle accuse che gli vengono fatte”. In Regione Lombardia, ha concluso, “non c’è una questione morale e non c’è una questione politica”. 16.01.2012 www.ilfattoquotidiano.it |
Post n°195 pubblicato il 16 Gennaio 2012 da te.miti
Monza, arresto per Ponzoni e Perri
Monza - Sono state emesse nell'ambito dell'inchiesta che riguarda Massimo Ponzoni cinque ordinanze restrittive dal tribunale di Monza, firmate dal gip Maria Rosaria Correra. I provvedimenti di arresto riguardano Massimo Ponzoni, Rosario Perri, ex assessore della Provincia di Monza, Antonino Brambilla, vicepresidente della Provincia di Monza Bianza, Franco Riva, ex sindaco di Giussano, Filippo Duzioni, imprenditore. Ponzoni risulta all'estero per motivi di lavoro. Le accuse contestate sono relative a presunti reati di corruzione e brancarotta fraudolenta. Il nome di Perri era comparso nell'indagine Infinito, non come indagato. Perquisizioni negli uffici della Regione e al comune di Desio, dove Perri dirigeva l'ufficio tecnico. |
Post n°194 pubblicato il 30 Dicembre 2011 da desio_5_stelle
Per un movimento come il nostro che l'anno scorso ha rinunciato a un milione e settecento mila euro di denaro pubblico sotto forma di rimborsi elettorali (caso unico nel suo genere), che ha raccolto le firme per dimezzare gli stipendi ai consiglieri regionali lombardi (risparmio stimato 50 milioni di euro a legislatura) e che è animato da cittadini che si dedicano alla politica a tempo determinato (quindi senza alcuna velleità carrieristica), è possibile e doveroso tagliare i costi della macchina amministrativa anche a livello comunale. |
Post n°193 pubblicato il 23 Dicembre 2011 da te.miti
Il territorio comasco si organizza contro l’autostrada Va-Co-Lc di btx Una nuova autostrada rischia di aggiungersi al lungo elenco di quelle già esistenti o di prossima costruzione in Lombardia. Il sospetto, per molte associazioni ambientaliste ormai una certezza, è che non servano a niente se non a creare ulteriore traffico, produrre inquinamento, danneggiare irreparabilmente aree di grande pregio ambientale e spendere soldi inutilmente. Mercoledì 14 dicembre, presso la sala consiliare del comune di Inverigo si è tenuta un’assemblea pubblica per chiedere agli amministratori locali e provinciali di attivarsi concretamente attraverso l’adozione di delibere consiliari per stralciare il progetto dell’autostrada Varese-Como-Lecco dai programmi di pianificazione regionale. Presenti in sala due assessori provinciali, un consigliere regionale, i sindaci di alcuni comuni interessati dal tracciato autostradale e le numerose associazioni ambientaliste che si battono contro la realizzazione di questa “devastante infrastruttura”. La parola passa prima agli amministratori locali. Se l’assessore provinciale Sergio Mina, spalleggiato dal suo collega di partito, il consigliere provinciale Alberto Bartesaghi, ha ribadito più volte la necessità di coinvolgere tutte le istituzioni presenti sul territorio è perché non ha visto di buon occhio lo scarso coinvolgimento decisionale di comuni e Provincia letteralmente “bypassati” da Regione Lombardia che ha imposto dall’alto la sua soluzione. Ciò nonostante, “la Provincia di Como ha fatto la sua parte esprimendo la propria contrarietà al progetto dell’autostrada nella delibera del 27 luglio 2011” proprio perché, essendo favorevole al completamento del secondo lotto della tangenziale di Como, non ha ravvisato l’esigenza di adottare anche il tracciato dell’autostrada. Ma non su presupposti di natura ambientalista si fondano le ragioni che stanno alla base del no della Provincia. Per questo ci sono i comitati. Se non si farà l’infrastruttura, a detta di Mina, è per mancanza di fondi. I costi di realizzazione sono troppo esorbitanti per un periodo di profonda crisi economica come quello attuale. Servono infatti dai novecento ai mille milioni di euro per costruire i 34 km che separano Varese da Lecco, tra l’altro una previsione di spesa giudicata dall’assessore per niente verosimile. È toccato al consigliere regionale del PD Luca Gaffuri ripercorrere a grandi linee la genesi del progetto autostradale “partito fin dall’inizio con il piede sbagliato per l’ assenza di sintonia e di concordanza tra la Regione e gli enti locali”. La storia in sintesi è la seguente. L’oggetto del contendere sono due progetti. Il primo corrisponde al secondo lotto della Tangenziale di Como: inserito come opera strategica e accessoria nel progetto Pedemontana ma poi stralciato per il costo eccessivo dei lavori, è stato alla fine riformulato dalla società Infrastrutture lombarde in due nuove ipotesi. L’altro è lo studio di fattibilità dell’Autostrada Varese-Como-Lecco proposto nel 2009 da una serie di associazioni di categoria e dalle Camere di Commercio e in seguito adottato da Regione Lombardia. Il tracciato dei due progetti si sovrappone in alcuni tratti e in particolare nel tratto da Albate-Acquanegra a Orsenigo dove, mentre nel progetto Pedemontana passerebbe in galleria sotto il Monte Orfano, in quello previsto dallo studio di fattibilità dell’Autostrada VA-CO-LC questo tratto è realizzato fuori terra e attraversa il territorio incontaminato della brughiera briantea da Capiago a Orsenigo. Quest’ultima soluzione è stata osteggiata dai Comuni interessati e dalla Provincia di Como, la quale ha formulato una variante locale meno impattante e in buona parte in galleria. Ma mentre nel caso del secondo lotto della tangenziale i dubbi sono concentrati su quale sia la soluzione migliore da adottare, perché non è pensabile che non si faccia prima o poi, sulla costruzione dell’autostrada invece il parere contrario sembra sia unanime. A questo punto il discorso si fa più complicato, perché alla raccomandazione di non abbassare la guardia con il pretesto della mancanza di risorse e di puntare sulla valorizzazione delle infrastrutture già esistenti e sui collegamenti ferroviari si è aggiunta quella di valutare attentamente e con maggiore cautela la soluzione della variante meridionale del secondo lotto della tangenziale di Como. Il rischio in agguato è che lo spostamento del secondo lotto della tangenziale a sud del lago di Montorfano abbia come unica finalità quello di creare le condizioni per la realizzazione del tracciato autostradale. A denunciarlo con forza e lucidità critica è stato il sindaco di Orsenigo, Licia Viganò. Preoccupata che questo tracciato sia l’anticamera della futura autostrada, ha messo in guardia i comuni anche dal rischio che venga rotto il fronte comune contrario alla costruzione dell’autostrada, tanto più che la Provincia, quando ha ricevuto da parte del comune di Orsenigo la comunicazione relativa alla non inclusione del tracciato autostradale nel piano di governo del territorio non ha dato alcun segnale di approvazione e di sostegno. Ma la parte del leone l’hanno fatta le associazioni presenti e i cittadini che via via sono intervenuti nel dibattito, denunciando e descrivendo nei minimi particolari le conseguenze deleterie che l’arrivo dell’autostrada produrrebbe sul territorio. A questo proposito colpisce l’intelligenza diffusa e la quantità di sapere tecnico veicolato in forma spontanea dai partecipanti all’assemblea. Si può dire che siano stati loro i veri protagonisti della serata con le loro lucide analisi, le loro proposte alternative e il loro forte convincimento a non far passare il progetto. Uno ad uno, malgrado il tempo sia stato tiranno, hanno spiegato le ragioni del loro no all’autostrada. Si parte da chi teme che venga definitivamente compromesso il sistema delle ville storiche (da palazzo Odescalchi, passando dalla Fabbrica Durini fino a giungere alla villa Sormani di Lurago d’Erba) e si arriva alla geologa Monica Vanzina che ha illustrato le principali criticità idrogeologiche connesse al passaggio dell’autostrada. Dalla sua testimonianza si è venuto a sapere che l’opera autostradale potrebbe interferire sulle modalità di circolazione delle acque sotterranee, sui punti di prelievo delle acque dai pozzi e dalle sorgenti e sul sistema di infiltrazione delle acque piovane. Non solo. “Anche se l’opera autostradale non è così vicina alle sorgenti dell’Orrido, gli studi condotti hanno evidenziato che l’oasi è inserita in un contesto molto delicato e che può essere conservato soltanto nel caso in cui venga garantita la tutela delle zone delle sorgenti mediante l’equilibrio dell’intero settore collinare che costituisce il serbatoio delle sorgenti”. L’associazione Le contrade invece, studiando il tratto terminale dell’autostrada, ha rilevato presenze di fauna e di habitat speciali tali da poter classificare i luoghi ambientali presi in esame come Siti di Interesse Comunitario grazie all’ esistenza del gambero autoctono e di una rana endemica della pianura padana. Senza dimenticare le sorgenti pietrificanti presenti nell’Orrido di Inverigo, la conclusione logica è che tutto questo patrimonio ambientale sarebbe inevitabilmente compromesso dal passaggio del tracciato autostradale. C’è poi chi pensa che sia rischioso affidarsi al fatalismo del tanto non si farà nulla perché non ci sono i soldi. Anche se molto spesso il senso comune coglie la verità, è meglio non sottovalutare la proverbiale “volontà ostinata” dell’assessore regionale Cattaneo in materia di infrastrutture. Gli fa eco il presidente del Parco del la valle del Lambro, anch’egli poco persuaso dell’eventualità che si realizzi il progetto, stando all’attuale scarsità di risorse finanziarie. Tuttavia non ha rinunciato ad esaminare da vicino il piano e da uno studio condotto da un tecnico suo amico ha scoperto che tra tutte le ipotesi prese in considerazioni, secondo i parametri di sostenibilità, economicità, opportunità e di efficienza il tracciato dell’autostrada Va-Co-Lc è risultato nella maggioranza dei casi ultimo in graduatoria. Al contrario, il progetto con il miglior punteggio è risultato essere la riqualificazione della strada novedratese. Perché allora non prendere in seria considerazione l’ipotesi di appoggiarsi su nodi stradali già esistenti anziché costruire una nuova autostrada? E che dire poi della mancanza di seri studi sui flussi di traffico e dell’inspiegabile girandola di dati a proposito del numero di veicoli che giustifica l’opera? Come è possibile che per alcuni i veicoli siano 38.000 (fonte Pedemontana), per altri 22.400 e per altri ancora 40.000? La denuncia proviene da un’attivista ambientalista per la quale sarebbe stato meglio far studiare l’ipotesi di variante ad un ente “indipendente e competente” e non alla società costruttrice, dal momento che a quest’ultima dovendo badare ai propri affari, non interessa prendere in considerazioni le alternative “più intelligenti”, quelle cioè a basso costo e a impatto zero, come il potenziamento della novedratese e la riapertura della stazione ferroviaria di Cantù per far diminuire il traffico. Al grido di no all’autostrada e persino al secondo lotto della tangenziale, si aggiunge un ‘altra esponente di Legambiente che, nel chiedere la ridiscussione complessiva del modello di sviluppo, critica fortemente la politica infrastrutturale di regione Lombardia, imperterrita nel costruire autostrade inutili come La Cremona-Mantova, La Broni-Mortara-Valtrompia, la Bergamo-Treviso, la Rho-Monza e la Vigevano-Malpensa. Infine c’è chi ha redatto una ipotesi progettuale alternativa e a costo zero che ha spedito a tutti i sindaci senza però aver ricevuto risposta. Nel suo studio ha dimostrato numeri alla mano che, se per andare da Como a Lecco ci vuole un’ora con l’autostrada Va-Co-Lc, facendo il giro per S36, Pedemontana e autostrada A8 si impiegano solo dieci minuti in più. Ma allora, vale la pena spendere 1 miliardo di euro per costruire un’autostrada per guadagnare così pochi minuti, quando non si hanno i soldi per garantire la sicurezza degli impianti scolastici? Il signore in questione è un responsabile del Servizio di Prevenzione e di Protezione e delle scuole che ha controllato, ben 7 sarebbero da chiudere. In sostanza, ciascuno degli intervenuti ha voluto rimarcare a chiare parole di essere ben consapevole che al giorno d’oggi certe infrastrutture si realizzano solo perché esistono potenti corporazioni che li sanno proporre e di fatto imporre e che la politica, accettando le proposte delle imprese, è più sedotta dal denaro che le società costruttrici riservano loro che dalle richieste della popolazione. La serata si conclude con l’individuazione di un obbiettivo comune. Adesso tocca alla politica agire. Spetterà agli amministratori locali infatti compiere il prossimo passo: far approvare da ciascun Consiglio Comunale una delibera in cui venga espressa la propria contrarietà alla realizzazione dell’autostrada di modo che giungano alla Regione le dovute pressioni a cambiare rotta. Si può fare? A questo interrogativo ha risposto con un’iniezione di ottimismo il presidente degli “Amici del parco nord” venuto in solidarietà da Milano. “Certo che si può fare e la nostra esperienza sta lì a dimostrarlo”. “Con la nostra azione” ha proseguito Arturo Calaminici “abbiamo ottenuto l’abbandono definitivo del progetto che prevedeva la costruzione all’interno del parco di una struttura elicotterista riservata all’attività di volo commerciale. Giusto un anno fa, alla data fatidica del 21 dicembre 2010, il Consiglio regionale ha votato quasi all’unanimità l’odg che ha sospeso definitivamente l’opera. Ma sapete chi ha votato contro la sospensione del progetto? Guarda caso l’assessore regionale Raffaele Cattaneo!”. Se loro ce l’hanno fatta a vincere, superando l’ostinata volontà dell’assessore Cattaneo, l’augurio è che prossimamente venga coniugato anche in territorio comasco il celebre motto di obamiana memoria: yes, we can. |
Post n°192 pubblicato il 16 Dicembre 2011 da desio_5_stelle
Se ne parlerà domenica 18 dicembre, ore 21.30, a Report, una delle poche trasmissioni televisive votate all'Informazione, quella vera.
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Tangenti rifiuti: «La Brebemi
Monza - Si sta rivelando un'autentica bufera giudiziaria, che va dritta al cuore del Pirellone, l'inchiesta sulla magistratura di Brescia sulle presunte tangenti legate allo smaltimento di rifiuti che hanno mandato in carcere il vicepresidente del consiglio regionale Franco Nicoli Cristiani, accusato di corruzione e traffico illecito di rifiuti. |
Operazione "Infinito": mille anni alla ’ndrangheta del Nord MILANO—Dagli arresti alla sentenza di primo grado in appena 14 mesi: quasi mille anni di carcere, inflitti dopo 32 ore di camera di consiglio dal giudice dell’udienza preliminare Roberto Arnaldi a 110 imputati su 119, hanno chiuso ieri notte la prima metà processuale dell’operazione di ’ndrangheta «Infinito», istruita dalla Procura diMilano con zero pentiti ma 1 milione e 494mila contatti intercettati in due anni su 572 utenze, 25mila ore di telefonate, 20mila ore di colloqui registrati in auto-casa-campagne-ristoranti- lavanderie, e 63mila ore di video. Compreso il filmato, «storico» non solo sul versante giudiziario, dei 22 partecipanti ripresi dai carabinieri il 31 ottobre 2009 mentre proprio dentro un centro sociale per anziani intitolato a Falcone e Borsellino nel Comune di Paderno Dugnano — e sotto l'egida del boss incaricato di "commissariare" i clan lombardi dopo i tentativi "autonomisti" stroncati con l’assassinio di Carmelo Novella — eleggevano il temporaneo referente della 'ndrangheta in Lombardia e il capo della "locale" di 'ndrangheta a Milano. La sentenza di ieri riguardava due terzi dei 170 arrestati nel luglio 2010 dall’Antimafia milanese del procuratore aggiunto Ilda Boccassini e dei pm Alessandra Dolci e Paolo Storari nel blitz coordinato con il fermo di altre 130 persone da parte della Procura di Reggio Calabria di Giuseppe Pignatone: una operazione che, a detta allora dei gip Ghinetti e Gennari, «a dispetto dell'apparente "non visibilità" del fenomeno 'ndranghetista in terra lombarda» comprovava «che la Lombardia è già da tempo sede stanziale di gruppi organizzati anche con modalità militare, che rivendicano e purtroppo realizzano un controllo del territorio antagonista a quello dello Stato», intuibile nei 130 attentati incendiari a danno di imprenditori e nei 70 episodi intimidatori negli ultimi tre anni in Lombardia pur senza denunce. Significativo, per quanto a tarda sera si riesce a ricostruire del dispositivo letto a porte chiuse nell’aula bunker di Ponte Lambro, appare il riconoscimento dei danni d’immagine (seppure non quantificati dal giudice, che non ha concesso provvisionali immediatamente esecutive ma ha rinviato alla determinazione in sede di cause civili) a favore non solo del ministero dell'Interno e della presidenza del Consiglio, ma anche della Regione Lombardia, dei Comuni di Pavia, Bollate, Paderno, Desio, Seregno e Giussano, e della Federazione antiracket, costituitisi parti civili per le ripercussioni patite dal territorio a causa dei traffici delle ’ndrine. Applausi ironici, un battere sulle sbarre e sfottò di «buffone- buffone» e «lega lombarda » si sono sollevate alla lettura del verdetto, che non ha assolto alcuno degli imputati ai quali il pm che si è sobbarcata il peso del dibattimento, Dolci, muoveva l’accusa di associazione di stampo mafioso. Il giudice ha invece limato l’entità delle richieste di pena perché ha concesso le attenuanti generiche ai soli "partecipi" (non ai capi e promotori) e agli incensurati. Le pene più alte ad Alessandro Manno che ha avuto 16 anni, Pasquale Varca 15, Pasquale Zappia (che alla lettura si è sentito male) e Cosimo Barranca e Vincenzo Mandalari 14, e poi via via condanne da 12 a 4 anni: tutte incorporano lo sconto di un terzo legato alla scelta del rito abbreviato (cioè allo stato degli atti) anziché del dibattimento ordinario, in corso invece per altri 39 degli arrestati del luglio 2010. Tolti 6 proscioglimenti per «ne bis in idem» e uno per morte, gli unici assolti sono Francesco Barbaro, Rinaldo La Face, e su richiesta del pm l’ex assessore provinciale (indagato per corruzione) Antonio Oliverio nella giunta Penati 2007-2009 e poi nell’Udeur, mentre è stato condannato a 1 anno e 4 mesi per turbativa d’asta l' ex sindaco pdl di Borgarello (Pavia), Giovanni Valdes. Confiscati ai condannati molti dei beni sotto sequestro, che fino a 3,6 milioni di euro andranno a pagare le spese processuali, tra cui quelle per le intercettazioni. |
Venerdì 4 novembre in consiglio comunale abbiamo ascoltato con grande interesse la relazione del prof. Arturo Lanzani, consulente scientifico per la variante al PGT attualmente in discussione. Nel programma elettorale della maggioranza si legge: Fatta questa premessa, notiamo una contraddizione tra i principi teorici e le scelte pratiche operate dalla variante. Infatti, è noto che 1 milione di metri quadrati saranno sottratti all'edificazione, prevalentemente nella cintura verde esterna al nuovo perimetro urbano della città; tuttavia occorre registrare che oltre 400 mila metri quadrati di terreni (Aree di Completamento) all'interno della città, pur con alcune modifiche, restano edificabili. E' vero che l'edificazione in queste aree muoverebbe meccanismi virtuosi come: D'altra parte, è evidente che il motore "sporco" su cui si fonda tutto il meccanismo è sempre lo stesso: il cemento. Gli interventi sugli spazi pubblici si realizzerebbero "sacrificando" 400mila metri quadrati di terreni interni alla città, terreni che noi riteniamo estremamente preziosi almeno per due motivi: - innanzitutto la loro estensione è notevole, quasi mezza Pedemontana; - inoltre si tratta degli ultimi spazi liberi rimasti all'interno della città, spazi che generano effetti positivi in termini di drenaggio delle acque, fissazione della CO2, regolazione del microclima urbano, percezione dello spazio non cementificato. Le compensazioni, con l'obiettivo di salvaguardare le aree della cintura verde, di fatto autorizzerebbero altro cemento in città e alla fine, nonostante i buoni propositi, è chiaro che le aree libere diminuirebbero. Insomma, ci pare che la scelta politica di sacrificare 400 mila metri quadrati contraddica apertamente le premesse e non sia compensabile dai presunti vantaggi. A ben vedere, invece, la funzione essenziale di questa variante parziale dovrebbe consistere nel segnare una svolta, tutelando il territorio e mettendolo al riparo da ulteriore consumo, in attesa della Variante Generale. La tutela è la grande urgenza – ha chiarito il prof. Lanzani – e della tutela dovrebbe occuparsi la variante – aggiungiamo noi – salvando tutto il salvabile, ossia 1.400.000 metri quadrati pari a circa il 10% della superficie comunale. Se è vero che il suolo va conservato, se è vero che non ha senso costruire nuove case quando sono migliaia quelle vuote, allora noi chiediamo, qui e ora, che il territorio sia tutelato al cento per cento, senza se e senza ma: il cemento non può più essere il mezzo per risolvere i problemi delle città. Soprattutto a Desio. Paolo Di Carlo Movimento 5 Stelle Desio |
Per domani venerdì 4 novembre è convocato il consiglio comunale sulla variante al PGT. Qui tutte le informazioni: http://www.comune.desio.mb.it/servizi/notizie/notizie_fase02.aspx?ID=14946 Ricordo stasera alle 21 in sala Pertini l'ultima commissione urbanistica sul PGT prima del consiglio. Paolo Di Carlo
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Post n°187 pubblicato il 29 Ottobre 2011 da te.miti
Desio, l'età del fuoco volge al termine Questo potrebbe essere, in sintesi, il senso dell'ordine del giorno approvato giovedì 27 ottobre dal consiglio comunale di Desio, in relazione al piano rifiuti provinciale. Presentato dalla maggioranza, l'odg impegna il sindaco "a mettere in atto tutte le strategie necessarie alla riduzione dei rifiuti prodotti e al loro riutilizzo", "a porsi come obiettivo l'aumento della raccolta differenziata adottando le opportune strategie" e, molto importante, "ad adoperarsi affinché, nell'ambito del Piano provinciale dei rifiuti, non sia previsto il raddoppio/potenziamento del forno inceneritore di Desio." In realtà il tema del Piano Rifiuti non è nuovo in Consiglio: già nella prima seduta dopo le elezioni avevo chiesto al Sindaco di esprimere in provincia la contrarietà della nuova amministrazione al raddoppio del forno, affinché la provincia potesse in qualche modo tenerne conto nella stesura del Piano Rifiuti. Durante la discussione sull'odg, pur condividendone il senso, ho fatto notare uno scarto notevole tra le premesse (nelle quali si esprimeva la necessità di tecnologie per il recupero piuttosto che per la "distruzione" della materia ) e l'impegno finale (nel quale si chiedeva solo il "non raddoppio" del forno di Desio senza richiedere quelle tecnologie alternative a recupero di materia citate poco prima). Per ovviare a questa mancanza ho proposto un emendamento per invitare la provincia a prevedere la chiusura del forno una volta raggiunti livelli ottimali di raccolta differenziata e introdotti impianti di trattamento volti alla massimizzazione del recupero di materia. La maggioranza ha accolto in parte l'emendamento inserendo una ulteriore modifica. Il testo finale votato e approvato non chiede esplicitamente la chiusura del forno, ma chiede soltanto la realizzazione di impianti di trattamento dei rifiuti volti alla massimizzazione del recupero di materia e alla minimizzazione dell'inquinamento ambientale. Avrei apprezzato una maggiore apertura da parte della maggioranza, ma ritengo che il risultato sia comunque positivo. Il messaggio è chiaro, si tratta di cambiare paradigma rispetto a quanto fatto finora: il recupero di materia è quanto di meglio si possa fare oggi in termini economici e ambientali per una corretta gestione dei rifiuti indifferenziati (il "secco"). Oltretutto, in un periodo di crisi economica e aumento della disoccupazione, lo sviluppo della filiera del massimo riciclo permetterebbe di ottenere anche vantaggi occupazionali: le migliori tecnologie e le pratiche più virtuose potrebbero creare molti più posti di lavoro di quelli attualmente legati al funzionamento degli inceneritori. Paolo Di Carlo |
IL CONSIGLIO COMUNALE E' ON-LINE
Lo chiedevamo da 2 anni noi del MoVimento 5 stelle: finalmente, grazie alla decisione del sindaco Roberto Corti e della giunta del Comune di Desio, da Luglio 2011 è possibile vedere da casa il consiglio comunale in diretta streaming tramite Internet e rivedere la registrazione anche a distanza di tempo attraverso il sito istituzionale del comune (accedi alla web tv).
Inizialmente avevamo cercato di riprendere le sedute consiliari - pubbliche - come semplici cittadini, ma ci è sempre stato vietato dall'ex presidente del consiglio Nicola Mazzacuva; dal 2010, tramite il nostro consigliere Di Carlo, abbiamo portato la questione in commissione Statuto e Regolamenti, ma l'iter si era fermato nel novembre 2010 con l'auto-scioglimento del consiglio comunale. Nel luglio 2011 la svolta, grazie all'intervento rapido ed efficace del neo-sindaco.
CHI SIAMO
Siamo cittadini delusi dai partiti, dai quali non ci sentiamo rappresentati. Ci impegnamo in prima persona perché l'amministrazione della città di Desio sia intesa in modo nuovo, trasparente e aperto alla partecipazione di tutti: con questo spirito abbiamo presentato alle elezioni comunali 2010 la lista civica "DESIO 5 STELLE". Essere residenti a Desio, non avere condanne penali, non essere iscritti a partiti e non aver ricoperto cariche politiche per più di un mandato sono caratteristiche di tutti i candidati che ne fanno parte: semplici cittadini, fuori dai partiti e lontani dai centri di potere, convinti che il riscatto della città possa arrivare solo lavorando per il bene comune.
Nonostante ci presentassimo per la prima volta, e nonostante i "gufi" che ci davano sconfitti al 2%, alle scorse elezioni abbiamo ricevuto un ottimo sostegno: quasi il 5% e un seggio ampiamente guadagnato in consiglio comunale. Un risultato migliore di quelli ottenuti da UDC e IDV.
In seguito alla sospensione e al successivo scioglimento del consiglio comunale (v. box a sinistra) la città di Desio è stata giudata dal Commissario dott.ssa Nuzzi fino alle elezioni amministrative (maggio 2011). Mentre tutti i partiti hanno visto scendere il numero di voti, il MoVimento a Desio è cresciuto fino al 6,17% ottenendo un seggio di minoranza.
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PAOLO DI CARLO, CONSIGLIERE DESIO 5 STELLE
Dal 2007 faccio parte del Meetup degli Amici di Beppe Grillo di Desio, mentre dal 2008 sono attivo all'interno del Comitato per l'Alternativa al nuovo inceneritore di Desio per dimostrare che vivere senza inceneritore (e senza l'inquinamento e le malattie che ne conseguono) è possibile. Nel 2010, candidato sindaco per Desio 5 Stelle, sono stato eletto consigliere comunale, risultato confermato nel 2011 nonostante la riduzione del numero dei consiglieri da 30 a 24.
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Inviato da: catsnap
il 22/05/2012 alle 14:22
Inviato da: damiano
il 21/01/2012 alle 11:06
Inviato da: desio_5_stelle
il 19/01/2012 alle 17:27
Inviato da: GPE
il 19/01/2012 alle 17:00
Inviato da: desio_5_stelle
il 29/09/2011 alle 15:48