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Un blog creato da desio_5_stelle il 09/02/2010

desio 5 stelle

trasparenza & partecipazione per il bene comune

 
 

AREA PERSONALE

 

I CANDIDATI SI PRESENTANO

 

26 NOVEMBRE 2010 - TUTTI A CASA!!!

Le dimissioni del sindaco non sono arrivate, la mozione di sfiducia non è stata votata in consiglio, ma ciò che conta è l'ottimo risultato raggiunto oggi, 26 Novembre 2010: 17 CONSIGLIERI (PD, DESIO VIVA, IDV, LEGA, DESIO 5 STELLE) MEDIANTE DIMISSIONI CONTEMPORANEE QUESTA MATTINA HANNO RESPONSABILMENTE MESSO LA PAROLA FINE AL DISASTROSO MANDATO MARIANI BIS.

E' quello che aspettavamo dal 26 luglio, esattamente 4 mesi fa, quando abbiamo proposto la mozione di sfiducia.

Finalmente la parola torna ai cittadini.

 

DESIO 5 STELLE AL FORUM GIOVANI

MICOL CASTELLANI e DAVIDE TRIPIEDI al FORUM GIOVANI

 

 

GUARDA IL VIDEO: "LA MAFIA A DESIO"

 

 

INCENERITORE DI DESIO

In questo breve filmato la nostra battaglia per l'alternativa al nuovo (e al vecchio) inceneritore, in difesa di SALUTE, AMBIENTE e TASCHE dei CITTADINI!!! 

 

RICORSO AL TAR CONTRO PEDEMONTANA

I Comitati di cittadini di Bovisio Masciago, Cesano Maderno e Seveso fanno ricorso al TAR contro Pedemontana
 

E' NATO IL MOVIMENTO 5 STELLE!

fatto di cittadini, incensurati e lontani da tutti i partiti, che vogliono riappropriarsi della Politica per il bene comune contro gli interessi dei soliti noti!

 

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Carate, Brambilla contestato. Presidio per chiedere le dimissioni

Post n°176 pubblicato il 16 Settembre 2011 da te.miti

Carate, Brambilla contestato
Presidio per chiedere dimissioni

Carate, la contestazione di ieri sera alle porte del consiglio comunale (Foto by Alessandra Botto Rossa)

Carate - Un cartellone per il capogruppo del Pdl in consiglio comunale: «Antonino Brambilla, dimettiti». Un altro per le opposizioni: «I garantisti non sono muti e sordi». Presidio della Federazione della sinistra ieri sera, giovedì, alle porte del municipio dove, alle 21, si è riunito il consiglio comunale. Una plateale mossa con cui la sezione guidata da Stefano Forleo è tornata sull'indagine della Procura di Monza che vede indagato per corruzione il vicepresidente della Provincia, Antonino Brambilla, che quando arriva a palazzo tira dritto, entra in aula e sceglie la linea del no comment.

Sceglie il silenzio anche la maggioranza. Parla, invece, a seduta aperta, il capogruppo del Pd, Francesco Paoletti, che coglie l'occasione - spiega - per rendere pubblico il suo pensiero. E cioè che un'indagine non è un rinvio a giudizio e che «è meglio che tutti impariamo la sottile arte di trattenere il pensiero fino a quando non ci sono i fatti»: «Entrando in municipio - così l'esponente del Pd - ho visto cartelli che accusano il consiglio comunale di omertà. Un'accusa che non accetto. Credo che faccia bene alla cultura giuridica di tutti ricordare che l'apertura di una indagine è solo la fase di raccolta delle informazioni». Fuori dall'aula, Forleo attacca: «Brambilla ha macchiato il consiglio comunale, l'organo politico più alto della città: si deve dimettere. Non vuole farlo? Si autosospenda fino alla sentenza: questo è garantismo».

Questa mattina la Federazione della sinistra ha depositato in Comune il formale invito ai capigruppo di Pd e “L'altra Carate”, l'opposizione, a stendere insieme una mozione di sfiducia a Brambilla, perché sia sospeso dal suo ruolo fino a quando la situazione non sarà chiarita. «La nostra non è una lezione al Pd - continua Forleo - ma un contributo al rilancio della sinistra mettendo la legalità alla base».

Brambilla ha rotto il silenzio nelle ultime ore, in una amara nota in cui scrive: «Quanto avvenuto conferma che chi ricopre una carica pubblica ha difficoltà a esercitare il diritto di difesa, perché per lui non vale la presunzione di innocenza, sostituitada quella di infallibilità della magistratura». E poi: «Ho il più sincero rispetto per la magistratura monzese che, fra l'altro, mi ha usato la sollecita attenzione di ricevere le mie dichiarazioni su questioni riguardanti il piano urbanistico di Desio». Brambilla ricorda di aver scritto una ventina di leggi regionali in materia urbanistica, di aver firmato i piani di Milano e di Monza e di tanti altri Comuni, e di avere alle spalle esperienze decennali di amministrazione pubblica e chiosa, riferendosi all'indagine: «Possibile che uno come me possa diventare assessore al Territorio della Provincia (e non presidente dell'Onu), senza aver bisogno di padrini o padroni?».
Alessandra Botto Rossa

 
 
 

Raddoppio inceneritore Bea, replica del Comitato per l'Alternativa

Post n°175 pubblicato il 06 Settembre 2011 da desio_5_stelle
 

Riporto di seguito il comunicato del Comitato per l'Alternativa al nuovo inceneritore di Desio.
Inutile dire che condivido in pieno la posizione espressa dal Comitato.

Paolo Di Carlo

_________________________

Comunicato Stampa: MA BEA C'E' O CI FA?

In merito a quanto emerso sulla stampa locale relativamente alla richiesta fatta da Bea ai consiglieri regionali Carugo e Brambilla di procedere con la costruzione del nuovo inceneritore di Desio, spiace constatare l'insistenza con la quale i gestori di Bea portino avanti le loro posizioni di retroguardia.

L'incenerimento dei rifiuti era una pratica innovativa 30 anni fa, oggi rappresenta il vecchio; le politiche più innovative in tema di gestione dei rifiuti non prevedono inceneritori. E' ora di uscire dall'età del fuoco, i signori di Bea se ne facciano una ragione.

L'ha già capito la Provincia di Lucca, che ha definitivamente chiuso i due inceneritori locali e ha adottato una strategia di riciclo totale della materia. L'ha già capito la Provincia di Benevento, che nel suo Piano Rifiuti prevede la costruzione di impianti di trattamento a freddo (trattamento meccanico biologico) al posto degli inceneritori.

I signori di Bea quanto tempo ancora ci metteranno a capirlo?

Perché buttare al vento 220 milioni di euro (minimo) di soldi pubblici per costruire un nuovo inceneritore, quando si potrebbe optare per un impianto di trattamento a freddo da 30 milioni? Perché non risparmiare sui costi di gestione del sistema, ottimizzando la raccolta differenziata? Proprio uno studio di Regione Lombardia certifica che all'aumentare della raccolta differenziata si abbassano i costi del servizio per i cittadini: una città come Novara (100 mila abitanti) è al 72% di raccolta differenziata, mentre Monza è ferma al 53%! E hanno la faccia tosta di dire che bisogna costruire un nuovo inceneritore...

Il Comune di Desio non lo vuole, i cittadini non lo vogliono, l'Ordine dei Medici di Monza e Brianza si è schierato contro, la Lega Nord di Nova Milanese è contraria, in Provincia non si decidono a dire se lo voglio o no, celando probabilmente mille contrasti... e questi di Bea insistono!

Ma Bea è o non è una società pubblica al servizio dei cittadini e delle amministrazioni locali?

 

Gianmarco Corbetta

Comitato per l'Alternativa al Nuovo Inceneritore di Desio

 
 
 

"Forno di Desio da potenziare". La BEA sferra l'attacco ai Grillini.

Post n°174 pubblicato il 05 Settembre 2011 da te.miti
 

«Forno di Desio da potenziare»
La Bea sferra l'attacco ai Grillini

  • 3 settembre 2011
Desio - Comitato per l'alternativa la nuovo forno inceneritore (Foto by bavuso i K49)

Desio - Rendere autonomo il territorio per quanto riguarda lo smaltimento dei rifiuti e ottimizzare il sistema della gestione. Sono le richieste che arrivano dalla Bea, la società che gestisce il forno inceneritore di via Agnesi a Desio. Giovedì pomeriggio il presidente Alcide Copreni insieme al suo staff ha incontrato i consiglieri regionali brianzoli Stefano Carugo ed Enrico Brambilla, per illustrare la situazione e l'attività dell'impianto e avanzare una serie di proposte, in vista della stesura del piano regionale dei rifiuti, a cui sta lavorando il Pirellone in questi mesi.

"Abbiamo espresso le nostre perplessità - spiega Copreni - che riguardano il rapporto tra Provincia e Regione. Vorremo che la situazione sia chiara". Da oltre 40 anni la Bea è a servizio degli 11 comuni soci: Bovisio Masciago, Cesano Maderno, Desio, Lentate sul Seveso, Limbiate, Meda, Muggiò, Nova Milanese, Seveso, Solaro e Varedo. In un anno, smaltisce circa 60 mila tonnellate di rifiuti. La frazione organica viene invece smaltita nell'impianto di Santhià, in Piemonte.

All'incontro, che si è tenuto presso la sede della Bea, si è parlato anche e soprattutto del progetto del potenziamento del forno, o meglio della "ricostruzione del vecchio impianto" come preferiscono definirlo dalla società. Un argomento che negli ultimi anni ha provocato diverse reazioni critiche, con la nascita di un vero e proprio comitato anti raddoppio. Ora i vertici di Bea chiedono che il progetto sia attivato.

Non solo. Ai consiglieri regionali sono state sottolineate altre due esigenze: la realizzazione di un impianto di compostaggio, che per il momento non esiste in Brianza, e la costruzione di un nuovo impianto per la raccolta differenziata. "Per il momento - spiega il direttore di Bea Alberto Cambiaghi - il sistema di gestione dei rifiuti in Brianza è troppo frazionato e quindi anche non economico".

Alla riunione sono stati quindi presentati i dati sulla raccolta dei rifiuti. In particolare, sono stati presentati una serie di dati per provare la necessità di una nuova e meno dispersiva gestione dei rifiuti. In un anno, in base alla relazione della società, 60 mila tonnellate di frazione organica vengono smaltite fuori dalla Provincia di Monza. Altre 98 mila tonnellate di frazione secca sono smaltite fuori territorio, tra Lecco, Trezzo e Sesto San Giovanni. "Questo sistema di gestione - hanno specificato i relatori - è molto frazionato: esistono 3 Società pubbliche di gestione, un Consorzio di Comuni e una decina di operatori privati a servizio di 800.000 abitanti.
P.F.

 
 
 

convocazione commissione statuto e regolamenti - 7 settembre ore 21.00

Post n°173 pubblicato il 02 Settembre 2011 da te.miti
 

di seguito troverete l'avviso della convocazione per la commissione

statuto e regolamenti. vi ricordiamo che le commissioni sono

pubbliche e i cittadini possono presenziare, pur non avendo

la possibilità di parola.

 

______________________________________________________

 

Prot. n. _____29244________

 

 

 

            Ai Sigg.ri Componenti la           

           Commissione Statuto e Regolamenti

 

            SEDE

 

 

OGGETTO: CONVOCAZIONE COMMISSIONE STATUTO E REGOLAMENTI

 

 

         Mi pregio invitare le SS.LL. alla riunione della

         Commissione Statuto e Regolamenti fissata per

 

         MERCOLEDI’ 07 SETTEMBRE 2011 – ALLE ORE 21.00

 

C/o la sede del Palazzo Comunale – sala riunioni – 2^ piano,

con il seguente Ordine del Giorno:

 

  1. Regolamento Commissioni Consiliari
  2. Varie ed eventuali

 
 
 

Altri guai giudiziari per Ponzoni

Post n°172 pubblicato il 06 Agosto 2011 da te.miti

Convegno alluvione Valtellina,
altri guai giudiziari per Ponzoni

L'ex assessore regionale Massimo Ponzoni (Foto by FABRIZIO RADAELLI)

Monza - Peculato e corruzione per la gestione dei fondi dell¿Irealp, ente regionale lombardo (poi trasformato in Ersaf), in occasione del convegno per il ventennale dell'alluvione in Valtellina. Una tre giorni di congressi e commemorazioni, con tanto di maxi esercitazione della Protezione civile sotto gli occhi dell'allora capo dipartimento Guido Bertolaso. Quell'evento, coordinato da Massimo Ponzoni, all'epoca (2007) assessore lombardo alla protezione civile, attualmente segretario del consiglio regionale, si è trasformato oggi in un'altra grana giudiziaria per il trentottenne politico del Pdl, votato alle ultime elezioni regionali con oltre 11mila preferenze. La procura di Monza, che ha già aperto sul conto del politico brianzolo un'inchiesta per bancarotta e una per corruzione (allargatasi anche al vicepresidente della provincia di Monza Antonino Brambilla, all'ex assessore provinciale Rosario Perri e all'ex sindaco di Giussano Franco Riva), sta cercando di fare luce su uno stanziamento di 250mila euro per l'organizzazione del convegno. Fondi dell'Irealp, sulla cui gestione i sostituti procuratori Giordano Baggio e Donata Costa vogliono vederci chiaro. Le ipotesi riguardano reati di corruzione e peculato. Corruzione perché, nell¿affidare la gestione dei servizi di catering e allestimento del convegno, sarebbe stata favorita la In studios srl. Società, secondo le accuse, riferibile al seregnese Sergio Pennati, ex commercialista di Ponzoni, anche se intestata formalmente a una collaboratrice di Pennati stesso. Entrambi sospettati di corruzione assieme a un funzionario regionale. Quarantamila euro, i fondi che avrebbe ricevuto la In Studios. Trentamila, secondo gli inquirenti, quelli destinati per le riprese video di tutto l'evento, curate da Federico Romani (non indagato dalla procura), figlio trentenne del Ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani, assessore comunale a Monza. E il resto dello stanziamento? I magistrati hanno chiesto una proroga per proseguire le indagini: Ponzoni è indagato anche per peculato perché, secondo i pm, avrebbe trattenuto per sé parte del denaro. «Ho ricevuto comunicazione del deposito di una richiesta di proroga delle indagini formulata dai pm di Monza - ha fatto sapere Ponzoni, difeso dagli avvocati Luca Ricci e Sergio Spagnolo, in una nota - l'atto non contiene alcuna contestazione nei miei confronti». Il segretario del consiglio regionale dichiara di avere «piena fiducia nell'operato della magistratura, nel rispetto dei tempi e dei termini previsti dalla legge». Pur essendosi opposto alla richiesta di proroga delle indagini (la decisione del gip Maria Rosaria Correra è prevista per settembre), il politico brianzolo ha comunque «già chiesto di essere nuovamente sentito dai pm», allo scopo di «ribadire e dimostrare la totale estraneità a qualunque fatto illecito».
f.ber./a.cr.

 
 
 

Caccia al tesoro di Comunione e Liberazione

Post n°171 pubblicato il 05 Agosto 2011 da te.miti
 

Caccia al tesoro di Comunione e Liberazione

A giudizio due membri del gruppo di Formigoni
Hanno mentito su “Memalfa”, la cassaforte segreta

di gianni barbacetto da il Fatto Quotidiano

Gli uomini del nucleo d’acciaio di Comunione e Liberazione, i Memores Domini, fanno voto d’obbedienza, castità e povertà. Ma due di loro andranno a giudizio per aver mentito sui soldi che maneggiavano. Sono Alberto Perego e Alberto Villa, appartenenti al medesimo gruppo di cui fa parte Roberto Formigoni, il più noto dei Memores Domini. Gli ingredienti di questa complicata storia da “Codice Da Vinci” sono contratti petroliferi e tangenti internazionali, società di diritto irlandese e una misteriosa fondazione di Vaduz, una barca a vela (“Obelix”) usata da Formigoni e amici, conti svizzeri cifrati e soldi in contanti stipati in una scatola nascosta sotto il letto. Perego e Villa dovranno pre- sentarsi davanti ai giudici della settima sezione del Tribunale di G Milano – l’udienza è stata fissata per il 22 novembre – per rispondere dell’accusa di aver fatto “dichiarazioni mendaci” al pm che li stava interrogando come persone informate sui fatti nell’ambito dell'inchiesta Oil for food. Hanno mentito, secondo la procura di Milano, sui soldi dei Memores Domini, il supergruppo di Cl. Per questo il processo che inizierà in autunno sarà l’occasione per capire qualcosa di più delle misteriosissime e segretissime strutture finanziarie manovrate dai confratelli di Formigoni.

TUTTO PARTE dallo scandalo internazionale Oil for food. Un’indagine americana scopre che durante l’embargo all’Iraq, Saddam Hussein, all’ombra del programma Onu che permetteva di scambiare petrolio con cibo e medicine, assegnava contratti petroliferi a prezzi di favore in cambio di robuste mazzette impiegate per sostenere il regime (e poi, dopo l’invasione Usa, per finanziare la guerriglia e il terrorismo). La costola italiana dell’indagine Oil for food è stata portata a termine dal pm Alfredo Robledo e da una squadretta di investigatori che hanno avuto elogi ed encomi internazionali e hanno incassato le prime condanne al mondo per questo scandalo internazionale. Il personaggio che ha avuto le più massicce assegnazioni petrolifere fatte a soggetti italiani (ben 24,5 milioni di barili) è Roberto Formigoni, forte della sua amicizia con il cristiano Tareq Aziz, allora braccio destro di Saddam. Le forniture di petrolio sono gestite da aziende suggerite dal governatore, come la Cogep della famiglia Catanese (tra i fondatori della Compagnia delle Opere) che in cambio, secondo l’accusa, paga tangenti per 942 mila dollari in Iraq e 700 mila a mediatori italiani. Per questa vicenda è stato condannato in primo grado e in appello, ma poi salvato dalla prescrizione, anche Marco Giulio Mazarino De Petro, amico e collaboratore di Formigoni, nonché intermediario con l’Iraq. Nella sua indagine, Robledo solleva il velo sul “Codice De Petro”, le attività finanziarie dei Memores Domini, che ruotano attorno a tre società estere chiamate Candonly e a una fondazione di Vaduz di nome Memalfa. Gli uomini che le manovrano sono, oltre a De Petro, tutti Memores del gruppo di Formigoni: Alberto Perego, Alberto Villa, Fabrizio Rota, Mario Villa, Mario Saporiti. Perego, commercialista nato a Brugherio, è stato anche l’organizzatore e il tesoriere di una campagna elettorale di Formigoni. La prima Candonly Ltd nasce nel 1991 a Dublino. “Mandante Sig. Alberto Perego”, dice un memo riservato interno della fiduciaria svizzera Fidinam. Nel 1995 (anno in cui Roberto Formigoni viene eletto per la prima volta presidente della Regione Lombardia), a spartire a metà con Perego il controllo di Candonly arriva il segretario di Formigoni, Fabrizio Rota e subito nei conti della società cominciano ad affluire i soldi (829 mila dollari) di Alenia, gruppo Finmeccanica, interessata agli appalti nell’Iraq di Saddam.

NEL 1997, Candonly passa nelle mani di De Petro. Parte il business petrolifero: la piccola Cogep “ringrazia” Formigoni versando a Candonly oltre 700 mila dollari. Come li giustifica De Petro? “Sono il compenso per la mia consulenza”. Tre paginette dalla sintassi difficile in cui strologa di un “accordo petroil for food”. La Candonly nel 1999 rinasce a Londra, nel 2001 in Olanda. Ma continuano ad affluire i soldi di Alenia e della Cogep. Arrivano anche misteriosissimi soldi da Cuba e dall’Angola, oltre a 50 mila euro dall’italiana Agusta. Il denaro entrato nelle Candonly va in parte su un conto cifrato presso l’Ubs di Chiasso intestato a De Petro; in parte finisce sul conto “Paiolo” presso la Bsi di Chiasso; il resto affluisce su un paio di conti della banca Falck & Cie di Lucerna e di Chiasso, intestati alla Fondazione Memalfa. E qui siamo al cuore del “Codice De Petro”, al sancta sanctorum dei Memores Domini. Memalfa nasce nel 1992 a Vaduz, in Liechtenstein. Beneficiari economici: Alberto Perego e Fabrizio Rota. Che si tratti di uno strumento finanziario dei Memores è dimo- strato dallo statuto: prevede che alla morte di uno dei due beneficiari il patrimonio venga assegnato interamente all’altro e, alla morte di entrambi, alla Associazione Memores di Massagno, la filiale svizzera dell’associazione. Sui conti Memalfa di Lucerna e di Chiasso entrano i soldi affluiti alla Candonly. In uscita, Memalfa bonifica denaro al conto “Paiolo” di Chiasso e, dopo il 1997, a un altro conto acceso presso la Bsi di Zurigo. Il beneficiario è sempre Alberto Perego. Lui nega, e per questo sarà processato. Dei Memores è anche la barca usata da Formigoni, “Obelix”, 15 metri. Pagata 670 milioni di lire, 470 dichiarati e 200 in nero. Versati in parte da Formigoni in assegni, in parte in contanti e assegni da De Petro e dai Memores. Tra cui Alberto Villa, che versa 10 mila euro (benché non risulti tra i proprietari della barca). Memalfa, la sofisticata cassa comune offshore dei Memores Domini, è stata chiusa nel 2001. I suoi fondi sono finiti sul conto “Paiolo” di Perego.

 
 
 

Monza, viale Lombardia. Costi esagerati, la Corte dei Conti indaga

Post n°170 pubblicato il 04 Agosto 2011 da te.miti

Viale Lombardia, costi esagerati
Corte dei conti indaga a Monza

Monza - La Corte dei conti indaga sul cantiere di viale Lombardia. I magistrati della Procura regionale del Lazio vogliono vederci chiaro sull'aumento dei costi del cantiere legati a possibili errori nella progettazione dei lavori per la costruzione del tunnel. La Corte dei Conti vuole accertare se c'è stato uno spreco di soldi pubblici (dato che Anas è una società statale): sarebbero circa 50milioni di euro di costi aggiuntivi messi a bilancio per modificare il progetto originale. Pare che il progetto “contestato” sia quello che risale a metà degli anni '90 quando fu svolta la mappatura dei sottoservizi presenti nel tratto del cantiere interessato al tunnel.

Da allora il progetto, in questo senso, non è stato più modificato. Sotto la lente di ingrandimento dei magistrati della Corte dei Conti c'è l'operato di 13 dirigenti di Anas e dei funzionari di Bonifica (la società del gruppo Tili che ha eseguito la mappatura dei sottoservizi presenti nella zona di scavo) nei confronti dei quali potrebbe essere aperta un procedimento a loro carico se le ipotesi della Corte dei Conti fosse confermata. La testi dei magistrati, infatti, è quella che i dirigenti di Bonifica non si sarebbero accorti della presenza di 3mila sottoservizi e quelli di Anas non avrebbero controllato scrupolosamente questo aspetto del cantiere, negligenza che avrebbe fatto ritardare i lavori di 2 anni e l'aumento dei costi dell'opera.

I ritardi e la variante al progetto originale sono da imputare proprio agli imprevisti legati alla presenza dei sottoservizi non adeguatamente considerati, come aveva confermato lo stesso presidente di Anas, Pietro Ciucci, quando rivelò la necessità di una variante in corso d'opera al progetto originale: «Il problema dalle numerose interferenze non segnalate non dipende soltanto dalla capacità e dalla volontà dell'Anas» aveva dichiarato Ciucci in un'intervista del febbraio scorso. I magistrati romani ora sono in fase di istruttoria che si concluderà nel mese di settembre. L'inchiesta è partita da un esposto di ignoti presentato nel 2008, l'anno di avvio dei lavori.
Andrea Trentini

 
 
 

Desio, il geometra Perri e i Moscato, un'amicizia pericolosa

Post n°169 pubblicato il 31 Luglio 2011 da te.miti
 

Desio, il geometra Perri e i Moscato, un’amicizia pericolosa

da il Giorno
articolo di 
LAURA MARINARO

ERA IL 21 LUGLIO 2010 quando Rosario Perri, 65 anni, presentava le sue dimissioni da assessore alla Provincia di Monza e Brianza con delega alle partecipate e al personale, in seguito alle intercettazioni telefoniche dell’inchiesta «Infinito» sulla ’ndrangheta. Nelle intercettazioni Perri parlava col figlio di fondi conservati «nei tubi» e di conti in Svizzera, ed emergeva che per gli uomini della Locale il geometra era un uomo «appoggiato». Vicende per le quali non ha avuto alcun avviso di garanzia. Oggi invece Perri risulta iscritto nel registro degli indagati dal pm monzese Giordano Baggio in merito a questioni urbanistiche desiane, insieme a MassimoPonzoni e Antonino Brambilla. Oggi, come allora Perri, attraverso il suo legale Raffaele Della Valle, si definisce sereno ed estraneo a qualsiasi ipotesi di reato. «Non c’è assolutamente nulla, ne siamo certi - ha detto l’avvocato -: comunque non abbiamo ancora ricevuto formali contestazioni e non sappiamo di quali reati ci accusano, possiamo immaginare qualcosa ma non ne siamo certi».

INTANTO AD UN ANNO di distanza dall’operazione Infinito che portò in cella una cinquantina di esponenti delle Ndrine locali collegate all’organizzazione calabrese, spuntano dagli atti alcune fotografie che fanno parte del materiale sequestrato in casa di Annunziato Moscato, considerato il capo della cosca di Desio e in carcere per associazione per delinquere di stampo mafioso. Immagini che confermano l’amicizia fraterna di Perri con la famiglia Moscato. Foto di viaggi e di occasioni conviviali nelle quali l’ex assessore ed ex direttore generale del Comune di Desio fino al 2005, è in compagnia di Natale Moscato, imprenditore edile desiano indagato nell’inchiesta Infinito (nipote del boss di Melito Porto Salvo Natale Iamonte), già consigliere psdi a Desio e poi assessore socialista ai lavori pubblici negli anni Ottanta. E, appunto, del fratello Annunziato: è quest’ultimo, secondo le carte della DDA, a decidere le azioni della Ndrina e a intrattenere rapporti con i politici locali. Ed è sempre lui a partecipare il 31 ottobre 2009 al summit di Paderno Dugnano con i big delle Ndrine della Lombardia nel circolo Falcone e Borsellino per l’elezione del boss Pasquale Zappia (il 5 ottobre a Milano l’arringa di Della Valle). Lo scorso anno Natale Moscato aveva detto che a Desio non esiste la mafia, «quattro scalmanati che con la ‘ndrangheta non hanno niente a che vedere », confermando che il fratello aveva sbagliato forse nelle amicizie. E sulla crisi politica di Desio per infilitrazioni mafiose seguita agli arresti aveva precisato: «Nessuno può dire che io abbia chiesto favori illeciti a Perri, avrei messo in difficoltà un amico».

I due fratelli Moscato, il braccio e la mente a capo di una quindicina di società

DI ANNUNZIATO MOSCATO nelle carte dell’Operazione Infinito si legge: «Egli rappresenta il Locale in tutti i “summit” che vengono convocati nell’ambito della struttura “Lombardia”. è stato coinvolto, assieme ai fratelli ed altri in pregresse indagini riguardanti la cosca Iamonte (è nipote diretto di Natale Iamonte trasferito in soggiorno obbligato a Desio presso la famiglia Moscato ndr). Ha avuto anche dei trascorsi politici nella vita pubblica desiana, ma continua a mantenere rapporti con la pubblica amministrazione e si può affermare che le pregresse vicende giudiziarie abbiano consolidato ed ingigantito il suo ruolo di persona temibile». E su Natale Moscato negli atti è scritto: «Moscato Natale, detto “il geometra”, rappresenta la parte intellettuale dei fratelli Moscato, oltre che il cervello imprenditoriale del sodalizio criminale desiano. In una conversazione telefonica tra Mandalari Vincenzo e Iorino Paolo (soggetto che collabora con i Moscato in attività commerciali), quest’ultimo lo definisce «la vera mente dell’impresa». I fratelli Moscato sono titolari di una quindicina di società, dalle imprese di costruzione alla vendita di materiale per l’edilizia, dalla gestione di bar alle agenzie immobiliari. Nei guai nel 1994 nell’inchiesta sulla cosca Iamonte sono stati prosciolti prima del processo dall’accusa di associazione mafiosa «per non avere commesso il fatto».

 
 
 

Da Ponzoni a Brambilla: i dettagli delle indagini

Post n°168 pubblicato il 29 Luglio 2011 da te.miti
 

Provincia, da Ponzoni a Brambilla: la Procura allarga il tiro

da Il Giorno
articolo di
STEFANIA TOTARO

—MONZA—

LA PROCURA di Monza chiede una proroga di sei mesi dell’inchiesta sulle presunte tangenti sul Pgt di Desio che vede indagati l’ex assessore regionale all’Ambiente del Pdl Massimo Ponzoni e il consulente immobiliare Filippo Duzioni e spuntano altri 9 nuovi indagati, nuove accuse di concussione e peculato e nuovi filoni di indagine, come quella sul Pgt di Giussano.

MOLTI i nomi eccellenti: Antonio Brambilla, ex assessore all’Urbanistica a Desio e ora vicepresidente della Provincia di Monza e Brianza; Rosario Perri, ex segretario generale e dirigente dell’ufficio tecnico del Comune di Desio, poi diventato assessore alla Provincia di Monza e Brianza al Personale, Affari Generali e Società Partecipate, carica da cui si è dimesso quando il suo nome è uscito dalle carte dell’operazione «Infinito »; Franco Riva, ex sindaco di una lista civica di centrosinistra a Giussano e candidato ad una poltrona alla Provincia, poi misteriosamente revocata. Gli altri indagati sono il costruttore Giulio Mosca di Lissone, l’imprenditore Ornello Mariani di Seregno, l’amministratore della fallita immobiliare «Pellicano» Sergio Pennati (già indagato di concorso in bancarotta fraudolenta con Ponzoni), un funzionario regionale, una professionista di Seregno e una collaboratrice di Duzioni. I due filoni principali dell’inchiesta del sostituto procuratore monzese Giordano Baggio sono quelli relativi alle presunte corruzioni sulle modifiche del Pgt di Desio e Giussano, per cui Massimo Ponzoni è accusato di avere intascato 320mila euro da Filippo Duzioni per «influire su pubblici ufficiali, diversamente ricompensati» in cambio della realizzazione a Desio del supermercato Pam, in via Mascagni al confine con Muggiò e a Giussano di un polo commerciale e alberghiero su un terreno in via Prealpi, di fronte al centro commerciale Carrefour. Ora l’inchiesta della Procura di Monza chiarirebbe l’identità di quei «pubblici ufficiali diversamente ricompensati»: si tratterebbe di Antonino Brambilla, Rosario Perri e Franco Riva che, grazie al loro contributo per «agevolare» le modifiche dei Pgt, avrebbero ottenuto tramite Ponzoni l’ingresso nella Giunta della Provincia di Monza e Brianza, cassato per Franco Riva dal secco no della Lega. Per Desio l’ipotesi di corruzione si basa sulla modifica del terreno di via Mascagni da agricolo a commerciale, mentre per Giussano si parla di 3.000 metri quadrati di terreno «regalati» alla società interessata alla realizzazione del polo commerciale e alberghiero, ampliamento che si voleva addirittura fare passare da 10mila a 15mila e poi mediato a 13mila metri quadrati. Ponzoni, Perri e Pennati sono poi indagati di concussione per la presunta vendita sottocosto di un immobile dalla immobiliare «Mais» (a sua volta amministrata da Pennati e dichiarata fallita dal Tribunale di Monza) all’immobiliare «Tulipano». Ponzoni, Pennati, la professionista seregnese e il funzionario regionale sono poi indagati di corruzione per l’affidamento di alcuni lavori da parte della Fondazione Irealp (Istituto di ricerca per l’ecologia e l’economia applicate alle aree alpine) della Regione Lombardia, vicenda per cui Ponzoni è indagato anche di peculato nella gestione dei fondi nel 2007. «Abbiamo presentato opposizione al gip contro la richiesta di proroga della Procura - ha dichiarato il difensore di Massimo Ponzoni, l’avvocato Luca Ricci -. Il giudice fisserà la camera di consiglio per decidere sulla nostra opposizione».

«Poltrone al posto di mazzette?»Palazzo Grossi torna a tremare

da Il Giorno articolo di MONICA GUZZI

—MONZA—

TERZO terremoto giudiziario per la Provincia di Monza e Brianza. Dopo le indagini che hanno portato alle dimissioni dell’assessore del Pdl Rosario Perri, coinvolto nelle intercettazioni dell’indagine sulla ’ndrangheta, e la revoca dell’incarico al collega leghista Luca Talice, denunciato per abusi sessuali da due ex compagni di partito a Seregno, a Palazzo Grossi scoppia il caso Antonino Brambilla.

IL VICEPRESIDENTE della Provincia, nonché assessore al Territorio, è coinvolto in uno dei filoni dell’inchiesta sulle presunte tangenti sul Pgt di Desio che nei mesi scorsi ha travolto l’ex assessore regionale Massimo Ponzoni. Brambilla, 65 anni, anch’egli del Pdl, assessore all’Urbanistica a Desio all’epoca dei fatti, è indagato per corruzione. Secondo l’ipotesi del magistrato, il contatto con Ponzoni, all’epoca coordinatore provinciale e considerato il «padrone» del partito in Brianza, gli avrebbe provocato un’utilità indiretta con l’incarico in Provincia. In pratica, secondo le ipotesi della Procura, la poltrona sarebbe stata la contropartita di presunti favori a Desio. Un’ipotesi dalle pesanti ripercussioni politiche, visto che Brambilla si sta occupando del Piano territoriale di coordinamento provinciale, lo strumento che mette ordine fra i piani regolatori dei 55 Comuni della Brianza. L’interessato smorza ogni clamore. «Ufficialmente non ho avuto ancora alcun atto, però ne conosco i contenuti perché ne sono stato indirettamente informato qualche giorno fa - dice Antonino Brambilla -. Mi sono presentato subito al Procuratore della Repubblica per chiarire con lui alcuni aspetti. Ho ritenuto infondati gli addebiti che mi sono stati contestati». Il vicepresidente, che è anche avvocato, non ipotizza al momento passi indietro: «Per me il caso è chiuso, per ora starò alla finestra». E Dario Allevi spezza una lancia in suo favore. «Se l’ipotesi è quella di una ricompensa con la poltrona di assessore per presunti favori siamo davvero al processo alle intenzioni. Mi auguro che non ci sia sciacallaggio politico», sbotta il presidente della Provincia. «Ho parlato a lungo con Brambilla, che mi ha spiegato in maniera chiara la sua estraneità ai fatti - aggiunge -. Sia umanamente sia politicamente mi sono trovato di fronte un uomo incredulo e non sarò certo io a fare processi al mio più stretto collaboratore, col quale stiamo portando avanti importanti risultati per il bene del territorio ». Per Allevi il teorema delle poltrone in Provincia al posto delle mazzette non è dimostrabile. «Finirà tutto in una bolla di sapone - assicura -. Ponzoni era coordinatore provinciale e per statuto del partito era tenuto a proporre ai vertici regionali una rosa di nomi. I partiti giocano un ruolo fondamentale ma poi c’è il presidente che firma le nomine. Avrei potuto mettermi per traverso, invece ho accolto Brambilla a braccia aperte, conoscendone il curriculum e l’esperienza di 25 anni». Scartata ogni ipotesi di chiedere un passo indietro al suo vice, contrariamente a quanto è accaduto nei casi Perri e Talice. «Ogni storia è a sé - conclude - ma in questo momento non ho alcun motivo per interrompere questo rapporto. Non può bastare il minimo sospetto per sostituire un uomo».

NON LA PENSANO così gli avversari, che oggi solleveranno il caso in Consiglio provinciale, «anche a costo di parlarne a porte chiuse», dice il capogruppo del Pd Domenico Guerriero. Che aggiunge: «Chiediamo al presidente Allevi di spiegarci quali sono stati i criteri di composizione della giunta provinciale. Giunta che più passa il tempo e più perde pezzi. Per quel che riguarda la posizione di Antonino Brambilla crediamo che al vertice di un assessorato che deve redigere il Piano provinciale territoriale ci debba essere una figura al di sopra di ogni sospetto e neanche sfiorata da ipotesi investigative di corruzione ». E Giuseppe Civati, consigliere regionale Pd, conclude: «In un momento delicato come questo, con la politica sotto attacco per costi e privilegi di casta, il rigore che abbiamo chiesto a nostri esponenti lo chiediamo a tutti. Si faccia chiarezza ma di fronte a indagini così delicate chi è coinvolto faccia un passo indietro». La coordinatrice provinciale del Pdl Elena Centemero esprime fiducia nell’operato della magistratura. «Aspettiamo un chiarimento », conclude. Eil vicecoordinatore Roberto Alboni auspica «che ci sia la massima serenità per dare a tutti il tempo di fare chiarezza e alla giustizia di fare il suo lavoro».

 
 
 

Si allarga l'inchiesta sull'ex assessore Ponzoni

Post n°167 pubblicato il 28 Luglio 2011 da te.miti
 

Si allarga l’inchiesta sull’ex assessore Ponzoni

da repubblica

Avviso di garanzia al vice presidente della provincia di Monza, a due imprenditori e all’ex sindaco di Giussano

di GABRIELE CEREDA 

ANCHE il vicepresidente della Provincia di Monza e Brianza, Antonino Brambilla (Pdl) e un ex assessore, Rosario Perri, sono accusati di corruzione nell’inchiesta che coinvolge a Monza l’ex assessore regionale Massimo Ponzoni. È quanto emerge dopo che nei giorni scorsi sono stati inviati agli indagati gli avvisi di proroga delle indagini preliminari. Perri fino a luglio dello scorso anno era assessore alle Società partecipate dell’ente provinciale, e si era dimesso dopo essere finito nelle carte dell’inchiesta “Infinito” che ha alzato il velo sulle connivenze tra cosche e politica in Lombardia (nell’informativa dei carabinieri era messo in relazione con il caposocietà del nucleo locale della ‘ndrangheta a Desio, Candeloro Pio, finito poi in carcere). Indagati anche Giulio Mosca e Ornello Mariani, due imprenditori della zona, oltre all’ex commercialista di Ponzoni, Sergio Pennati, e al sindaco uscente di Giussano, Franco Riva, di centrosinistra.

L’inchiesta della magistratura monzese, coordinata dal sostituto procuratore Giordano Baggio, ruota intorno ad una presunta tangente di 220mila euro versata tra il 2008 e il 2009 dall’imprenditore edile Filippo Duzioni a Ponzoni, ai tempi coordinatore provinciale del Pdl. A lui, grazie alle proprie influenze nel mondo politico, sarebbe toccato intercedere presso pubblici funzionari (Brambilla, Perri e Riva) per cambiare la destinazione d’uso di alcune aree trasformandole da agricole in edificabili. Un favore ricambiato con un posto assicurato nella giunta provinciale. Cosa che poi accadde per tutti tranne che per Riva, uomo del centrosinistra, inviso al Pdl uscito vincente dalle elezioni del 2009.

Sotto le lente di ingrandimento della Procura due zone di Desio, dove Perri per anni è stato a capo dell’ufficio tecnico e Brambilla ha ricoperto la carica di assessore all’Urbanistica; e una a Giussano. Qui l’area in gioco è quella di via Prealpi, a ridosso della Valassina, dove dovrebbe sorgere un outlet di 25mila metri quadrati. A Desio invece i due interventi riguarderebbero via Mascagni, dove è previsto un centro commerciale di 35mila metri quadrati con torre uffici di 80 metri, e la zona di san Giuseppe, al confine con Seregno, interessata da costruzioni per 45.350 metri quadrati. «Con quali criteri sono stati scelti gli assessori?», domanda Mimmo Guerriero capogruppo del Pd. «Mi auguro che esista ancora la presunzione di innocenza », replica il presidente della Provincia, Dario Allevi.

 
 
 
 

IL CONSIGLIO COMUNALE E' ON-LINE

Lo chiedevamo da 2 anni noi del MoVimento 5 stelle: finalmente, grazie alla decisione del sindaco Roberto Corti e della giunta del Comune di Desio, da Luglio 2011 è possibile vedere da casa il consiglio comunale in diretta streaming tramite Internet e rivedere la registrazione anche a distanza di tempo attraverso il sito istituzionale del comune (accedi alla web tv).

Inizialmente avevamo cercato di riprendere le sedute consiliari - pubbliche - come semplici cittadini, ma ci è sempre stato vietato dall'ex presidente del consiglio Nicola Mazzacuva; dal 2010, tramite il nostro consigliere Di Carlo, abbiamo portato la questione in commissione Statuto e Regolamenti, ma l'iter si era fermato nel novembre 2010 con l'auto-scioglimento del consiglio comunale. Nel luglio 2011 la svolta, grazie all'intervento rapido ed efficace del neo-sindaco.

 

 

CHI SIAMO

Siamo cittadini delusi dai partiti, dai quali non ci sentiamo rappresentati. Ci impegnamo in prima persona perché l'amministrazione della città di Desio sia intesa in modo nuovo, trasparente e aperto alla partecipazione di tutti: con questo spirito abbiamo presentato alle elezioni comunali 2010 la lista civica "DESIO 5 STELLE". Essere residenti a Desio, non avere condanne penali, non essere iscritti a partiti e non aver ricoperto cariche politiche per più di un mandato sono caratteristiche di tutti i candidati che ne fanno parte: semplici cittadini, fuori dai partiti e lontani dai centri di potere, convinti che il riscatto della città possa arrivare solo lavorando per il bene comune. 

Nonostante ci presentassimo per la prima volta, e nonostante i "gufi" che ci davano sconfitti al 2%, alle scorse elezioni abbiamo ricevuto un ottimo sostegno: quasi il 5% e un seggio ampiamente guadagnato in consiglio comunale. Un risultato migliore di quelli ottenuti da UDC e IDV.

In seguito alla sospensione e al successivo scioglimento del consiglio comunale (v. box a sinistra) la città di Desio è stata giudata dal Commissario dott.ssa Nuzzi fino alle elezioni amministrative (maggio 2011). Mentre tutti i partiti hanno visto scendere il numero di voti, il MoVimento a Desio è cresciuto fino al 6,17% ottenendo un seggio di minoranza.

 

 
 

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PAOLO DI CARLO, CONSIGLIERE DESIO 5 STELLE

Dal 2007 faccio parte del Meetup degli Amici di Beppe Grillo di Desio, mentre dal 2008 sono attivo all'interno del Comitato per l'Alternativa al nuovo inceneritore di Desio per dimostrare che vivere senza inceneritore (e senza l'inquinamento e le malattie che ne conseguono) è possibile. Nel 2010, candidato sindaco per Desio 5 Stelle, sono stato eletto consigliere comunale, risultato confermato nel 2011 nonostante la riduzione del numero dei consiglieri da 30 a 24.

 

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