Creato da: nem_o il 19/10/2005
viaggi e miraggi

Area personale

 

Archivio messaggi

 
 << Giugno 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
          1 2
3 4 5 6 7 8 9
10 11 12 13 14 15 16
17 18 19 20 21 22 23
24 25 26 27 28 29 30
 
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

FACEBOOK

 
 

Ultime visite al Blog

nem_ojojokokdaunfioreilgenioeintiltfpuglia0sestiodvdtreesaturninablondrandonneur0Ainu_xunamamma1giorgio.sanfilippofrancesca2393hopelove10
 

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

 

 
« North Vietnam 10 -Tinozz...North Vietnam 12 - Non p... »

North Vietnam 11 -E fu (l’inutile) luce

Post n°191 pubblicato il 08 Maggio 2021 da nem_o

Strani giorni questi.
Troppa pioggia in questo viaggio.
Quando mai mi era capitato di quasi fuggire da certi posti concludendo poco di quanto pensavo di fare?
La pioggia all'inizio ti scorre via, poi comincia a penetrarti nelle ossa e infine ti infradicia l'animo e ti riempie di sconforto. Che fare? Dove andare? Come andarci?
E mentre questi pensieri mi affollano la mente seduto in una squallida guest house a Sapa, con i pensieri rivado alla giornata di ieri.
Mi sveglia il vociare del mercato di Sin Ho direttamente sotto il mio balcone.
Il paese è piccolo e ci sono immerso dentro totalmente.
Mi lancio in una frase abusata e che, in genere, non mi piace sentire, ma mi sento di vivere un momento di reale "autenticità". Lo sottolinea il fatto che sono l'unico occidentale presente.
È quello che cercavo.
Il mercato si svolge nel piazzale adiacente al mercato coperto.
Acquirenti e venditori arrivano dai villaggi vicini a piedi o in motorino.
Si comprano e si vendono principalmente verdure, piccoli animali e qualche stoffa . Bandite ogni forma di cianfrusaglie ad uso e consumo dei turisti dal momento che non ce sono.
Le donne si presentano con i variopinti abiti tradizionali: gonna con colori vivaci, copri polpacci neri, blusa a fiori aperta sul davanti sotto la quale è vestita una maglietta o una camicetta e in testa stoffe colorate annodate a turbante. Ai lobi delle orecchie grandi anelli d'argento e ai piedi, unica concessione alla modernità, ciabatte di plastica.
Poche donne appartenenti a un diverso gruppo tribale sono tutte vestite di nero, compreso l'enorme copricapo.
Dopo aver venduto i loro prodotti le donne si spostano nel mercato coperto per l'acquisto di prodotti di uso quotidiano.
Quasi un baratto.
Nel senso che al baratto dei tempi più antichi si è sostituito il passaggio della carta moneta ma il concetto rimane lo stesso: si viene a vendere per poter acquistare.
Troppo idealismo nel mio ragionamento?
Forse si.
Ma in posti come questo mi piace concedermelo.
Il mercato non è grande, saranno una cinquantina i venditori e in pochi minuti si gira tutto.
Ma mi piace soffermarmi, indugiare tra la mercanzia, guardare la gente, individuare le persone, perderle e ritrovarle tra i banchi del mercato coperto.
Mi allontano anche dal piazzale e vedo la gente che torna a casa.
Anzi. Qualcuno arriva ancora.
Si tratta di due motorini con un quarto di bue caricato per ognuno.
La scena è quasi surreale con le zampe che quasi strascinano per terra alla faccia delle più basilari norme igieniche.
Finito il mercato, ho vagolato un po' in centro paese per far arrivare le 13,00 quando è partito il minibus per Lai Chau. Pian pianino e quasi simbolicamente per via della strada che da stradina di montagna si è trasformata in strada asfaltata di città, mi ritrovo catapultato nel mondo reale.
Da Lai Chau, con un po' di difficoltà per via della lingua, ho preso il bus per Sapa nel tardo pomeriggio. Dopo aver transitato il colle carrozzabile più altro del Vietnam (il Tram Tran Pass a 1900 m. di altitudine) arrivo a Sapa che è ormai buio.
Il berluccichio di Sapa viene preannunciato dalle luci esagerate di un hotel in cima al colle, una cosa tanto tremenda quanto inutile.
Ma è Sapa che è un pugno nello stomaco.
Dopo i giorni passati ai margini del mondo reale, mi sembra di essere a Las Vegas.
Luci e alberghi a profusione, accattone etniche che vendono cianfrusaglie, centinaia di persone per strada, pasticcerie, locali per turisti .... un senso di vertigine mi assale dopo tanta quiete.
(come si vedrà più avanti alla fine mica ci sputo sui locali per turisti....)
Piove di nuovo e non accenna a smettere.
Chiuso nella mia guest house dopo una cena di street food medito sul senso da dare al prosieguo del viaggio.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
La URL per il Trackback di questo messaggio è:
https://blog.libero.it/desolation/trackback.php?msg=15545983

I blog che hanno inviato un Trackback a questo messaggio:
 
Nessun Trackback
 
Commenti al Post:
Nessun Commento
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963