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Yerevan, la fornace

Post n°164 pubblicato il 30 Giugno 2010 da nem_o

Yerevan, la Fornace

E alla fine il grande caldo e' arrivato, ma non a Cuneo (o almeno non so).

Yerevan mi ha accolto in maniera non del tutto simpatica.

Niente di grave ma una lunga mattina inconcludente mi ha un po' esasperato.

Esco dall'aeroporto alle 5 e mezza, e' ancora buio, il posto e' squallido e ci sono solo taxisti. Ne acchiappo uno e mi faccio portare in centro.

Il primo impatto con questa ex repubblica sovietica e' dato da una interminabile fila di casino', tutte luci colorate e neon che fanno pensare a una sorta di Las Vegas (de noiarti) in miniatura. Siamo veramenete nella terrra di mezzo tra oriente e occidente. In questa fila di locali vedo fondersi il peggio del cattivo gusto orientale con il peggio del nuovo cattivo gusto dei nuovi ricchi dell'ex repubblica sovietica.

Mi sfilano velocemente davanti agli occhi e non  ancora finito le mie riflessioni che sono gia' nella piazza della Repubblica. Maestosa piazza sovietica che fonde lo stile sovietico a quello armeno. E' bella e a quest'ora del mattino, completamente deserta sembra ancora piu' grande. Albeggia, bevo una fanta e mi incammino fidcioso.

La Lonely Planet non po' sbagliare.

E infatti... giro con lo zaino come uno zombie (l'ultima notte l'ho passata in bianco) e dopo due ore mi arrendo. Gli alberhi a basso prezzo che cercavo non ci sono.

Trovo infine un'ostello e per le 11 mi danno una camera, siamo in 4 e non so ancora adesso che sono gli altri.

Ma non ho tempo da perdere, devo trovare l'ambasciata del Karaback. Il taxista, nonostante l'indirizzo scritto, mi porta dall'altra parte della citta'. Ormai ho la certezza di arrivare a ufficio chiuso. Ma finalmente le cose iniziano a girare per il verso giusto.

L'ambasciata e' aperta  e dopo un mini interrogatorio, la madama mi fa compilare un modulo e si fa lasciare il passaporto. Oggi passero' a ritirarlo.

Al ritorno opto per il minibus, anzi per la marshrutka, che e' un minibus, solo piu' scassato.

Fuori fa un caldo infernale.

Tra un po' mi avventuro di nuovo nella fornace con in testa un pensiero ricorrente: perche' nello zaino ho il pile e il goretex ... perche'

 

 

 

 
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