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CHIUSURE COLLETTIVE

Post n°212 pubblicato il 01 Giugno 2011 da devofiom

Ciao a tutti.Finalmente è terminata la negoziazione sulle chiusure collettive.Come sapete non era necessario, per l'Azienda, raggiungere un accordo con le rappresentanze sindacali. Il solo obbligo, sancito dal contratto, era quello di "esaminare" la questione congiuntamente alle RSU. Vale a dire che avrebbe potuto procedere unilateralmente a disporre chiusure collettive fino ad un massimo di 3 settimane di ferie e circa una settimana e mezzo di par (7 gg.). Ricorderete che nell'ultimo incontro in Assolombarda l'azienda ci aveva comunicato di voler procedere a collettivizzare tutte le 4 settimane di ferie + 7 giorni di Par, come reso nel post precedente di questo blog.Il 12 maggio vi è stata una call-conference, ordine del giorno: chiusure collettive, con cui è iniziata la vera e propria negoziazione, seguita da innumerevoli occasioni ufficiose di confronto. Dopo lunghe ed estenuanti discussioni si è ufficializzato quanto segue:- l'azienda procederà alla chiusura collettiva "estiva" della durata di 3 settimane, in agosto. Le settimane interessate sono le 2 centrali più una, cosiddetta "a scorrimento", ovvero la prima o l'ultima a seconda delle necessità. Abbiamo accolto, responsabilmente, le ragioni addotte dall'azienda, riconoscendo che in agosto il mercato è pressoché fermo. La maggior parte dei colleghi tecnici, pur se non strettamente impattati dalla chiusura collettiva, è comunque in ferie e pertanto si comprende che è in quel peridodo che è utile concentrare le ferie. Come accennato, i colleghi tecnici faranno riferimento ad eventuali chiusure del cliente presso cui sono in servizio e comunque gestiranno in modo più autonomo le proprie ferie, concordandole con i propri BM.- l'azienda e le RSU si incontreranno nella prima metà di settembre per una valutazione generale della situazione in Azienda e decidere l'eventualità di una chiusura collettiva anche nei giorni tra Natale e Capodanno. Questo argomento è stato oggetto di una lunga ed approfondita trattazione, culminata con la precisazione che tale valutazione si farà solo e solo se emergeranno delle palesi criticità, da qui a tre mesi, tali da richiederla. In ogni caso nessun giorno di chiusura ulteriore potrà essere disposto dall'Azienda unilateralmente, ma soltanto con il consenso responsabile delle rappresentanze sindacali. Come dire... a meno di inattese catastrofi, di cui per fortuna non si ha oggi nessun sentore, la chiusura nel periodo natalizio non vi sarà e va considerata perciò solo una misura di cautela.- la chiusura per il recupero Par relativa al 2011 è fissata per il giorno 23 Dicembre 2011.- la chiusura per il recupero Par relativa al 2012 è fissata per il giorno 2 Gennaio 2012.La nostra valutazione è quella di una negoziazione dall'esito soddisfacente per entrambe le parti. Dal canto nostro abbiamo mostrato attenzione alle esigenze tecnico-organizzative dell'Azienda e non abbiamo fatto muro davanti alla richiesta di collettivizzare una quota delle ferie. Abbiamo sottolineato all'azienda la nostra posizione responsabile in ragione della quale abbiamo chiesto ed ottenuto di rinunciare all'utilizzo dei Par per chiusure collettive. Abbiamo poi ottenuto, visto che consideravamo la data del recupero Par del 2011 troppo spostata a fine anno, che quella del 2012 fosse il primo giorno utile dell'anno.Ciao a tuttiBUONE VACANZERSU - Roma

 
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Utente non iscritto alla Community di Libero
anonimo il 11/06/11 alle 16:10 via WEB
Ciao, anche se apparentemente potrebbe sembrare fuori tema, vi scrivo qualche considerazione personale sull'ascolto attivo... A mio avviso ogni “persona” non è un oggetto da comprendere e magari catalogare nelle nostre etichette, bensì un “soggetto” di vita, unico, profondo, aperto ad una piena libertà, capace di realizzarsi solo nella più intima relazione con altre persone. Per dirla in maniera breve ogni persona è un mistero, un qualcosa di unico e irripetibile. Un mistero per sua natura non lo si può capire usando i soliti metodi di comprensione. Lo si può cercare di comprendere entrando in contatto con lui in maniera umile, cercando di eliminare i nostri precedenti schemi mentali, ponendosi in ascolto. Cosa vuol dire ascolto? Non vuol dire mettersi a sentire l’altro dando quasi per scontato tutto quello che dirà e pensando solo a preparare la replica. Non vuol dire neppure cercare di incasellare la posizione dell’altro nei nostri schemi di riferimento in maniera da favorire la nostra comprensione. Ognuno di noi ha giustamente delle griglie mentali che ci aiutano a immagazzinare le informazioni che riceviamo in maniera strutturata per permetterci poi di riutilizzarle nel modo migliore. Etichette, abitudini mentali, modi standard di comportarsi, pregiudizi sono utili ma non devono diventare mai ostacoli per comprendere compiutamente e integralmente ciò che l’altro ci vuole dire. La scienza della comunicazione ci avverte che i nostri schemi di riferimento ci aiutano certo a capire con maggior velocità ma ci fanno facilmente correre il rischio di incorrere in “distorsioni cognitive”, ossia di inquinare il reale pensiero comunicato dall’altro con i nostri pregiudizi e le nostre riflessioni. E’ come se vedessimo un oggetto con l’uso di occhiali che distorcono l’immagine, noi certo vediamo l’oggetto, ma non come esso è, bensì come ci appare attraverso gli occhiali. L’ascolto ci impone di metterci di fronte al mistero. Una persona che vuole veramente ascoltare: •fa il vuoto dentro di sé, •non dà nulla per scontato, •scaccia i propri pregiudizi, •non pensa a repliche mentre l’altro parla, •si concentra sull’interlocutore, •magari, quando la comunicazione dell’altro ha termine, cerca di ripetergliela con proprie parole per verificare di aver compreso bene. L’ ascolto attivo è difficile, prevede uno sforzo continuo, un allenamento tenace, ma è l’unica modalità affinché il dialogo non sia solo uno scambio di comunicazioni unilaterali, bensì un confronto reciproco interpersonale.
 
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