?? L'autocontrollo è fondamentale! ?? Ma sono precisi i nostri glucometri ??????

Post n°31 pubblicato il 25 Luglio 2013 da emanuele009
 

o meglio: Quanto sono imprecisi i glucometri che usiamo a casa???

esiste un interessante studio sulla (in)precisione delle letture della glicemia effettuate con i glucometri ad uso personale.

ecco il link e la sintesi:

Lo studio ha rilevato che quasi la metà dei glucometri normalmente usati non soddisfano gli standard minimi richiesti:

 

 
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BUONE ABITUDINI E PREVENZIONE

Post n°30 pubblicato il 10 Dicembre 2012 da frisquetto

I VANTAGGI DELLA PRIMA COLAZIONE

Uno studio eseguito presso l'Università del Minnesota ha dimostrato come l'abitudine di consumare la colazione al mattino riduca il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2. Lo studio è il Coronary artery risk development in young adults (Cardia), cominciato nel 1985 con il coinvolgimento di oltre 5000 donne di età variabile da 18 e 30 anni, seguite, dopo l'osservazione iniziale, per 20 anni. Lo studio ha preso in esame una serie di fattori dibrischio tra cui la pressione arteriosa, i valori della colesteromia, il fumo, alcuni aspetti psicologici e comportamentali e le abitudini nutrizionali, ivi inclusi l'apporto calorico e la frequenza della prima colazione. Dallo studio è emerso che i soggetti che facevano la colazione almeno 5 giorni la settimana avevano, rispetto a quelli che non la facevano o la consumavano non più di tre giorni la settimana, una riduzione del 31% del rischio di sviluppare il diabete e un minore incremento di peso.

 
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SENATO DELLA REPUBBLICA,4 OTTOBRE 2012

Post n°29 pubblicato il 08 Ottobre 2012 da frisquetto

 

Senato della repubblica, 4 ottobre 2012

 

Interrogazioni con richiesta di risposta scritta

BAIO, GARAVAGLIA Mariapia, TOMASSINI, RUTELLI, ANDRIA, ASTORE, CARLONI, CECCANTI, DEL VECCHIO, GALLONE, MARINO Mauro Maria, MAZZUCONI, PERTOLDI, RIZZI, RIZZOTTI, SANTINI, THALER AUSSERHOFER - Al Ministro della salute - Premesso che:

quella del "piede diabetico" è una complicanza che comporta il maggior numero di ricoveri ospedalieri per amputazione non traumatica;

i fattori più importanti correlati allo sviluppo di ulcere del piede sono la neuropatia periferica, la vasculopatia, i microtraumi del piede e deformità;

dal Rapporto annuale sull'attività di ricovero ospedaliero del Ministero della salute emerge che il tasso di ospedalizzazione per amputazione dell'arto inferiore in pazienti diabetici è stato del 13,22 per cento nell'anno 2009 e del 13,17 per cento nell'anno 2010;

sempre secondo i dati del Ministero, nel 2010 in Italia sono state rilevate ben 7.261 amputazioni con 137.148 giornate di degenza per una degenza media di 18,9 giorni per paziente. La Lombardia è la regione dove si verifica il maggior numero di amputazioni: sempre nel 2010 sono state registrate ben 1.599 amputazioni, con 24.542 giornate di degenza;

negli ultimi 8 anni, dal 2003 al 2010, sono state registrate 55.872 amputazioni con 1.097.562 giornate di degenza, per una degenza media di 19,6 giorni per paziente. Occorre tener conto anche che il numero delle amputazioni risulta uniforme (circa 7.000) ogni anno, a dimostrazione che non è stata presa alcuna misura volta a far diminuire tali cifre;

una complicazione grave di un piede diabetico che abbia un'ulcera aperta è l'infezione, che è spesso la vera causa che porta all'amputazione;

il problema più rilevante legato ad un'ulcera del piede nei diabetici è il rischio di un'amputazione maggiore, ossia effettuata sopra la caviglia;

ridurre il numero di amputazioni è un obiettivo fondamentale per la cura del paziente diabetico;

se si vuole ridurre significativamente il numero delle amputazioni è necessario migliorare la capacità di curare efficacemente e precocemente l'ulcera;

per raggiungere questo obbiettivo sono necessarie nuove efficaci terapie sul territorio, ospedaliere e domiciliari;

per il trattamento del piede diabetico, come ipotesi da accertare dal punto di vista scientifico, si segnalano, per esempio, l'ossigenoterapia iperbarica e gli elementi stimolanti midollari;

le ulcere del piede e le conseguenti amputazioni fanno sì che questa patologia costituisca, oltre al gravissimo stravolgimento della vita per il paziente amputato, un grave onere per il Sistema sanitario;

il piede diabetico, infatti, rappresenta un problema economico di rilevanti proporzioni, tenuto conto che un'amputazione comporta prolungati periodi di ospedalizzazione (circa 20 giorni) e di riabilitazione, nonché maggiore necessità di assistenza a domicilio e di costi sociali;

considerato che:

nel Paese sono oltre 1.200 i laureati in podologia, di cui circa 130 operanti in Lombardia;

dopo il percorso universitario, sono tutti tenuti ad un severo tirocinio e molti di loro conseguono master di specializzazione proprio sul piede diabetico;

come dimostrato da un noto studio americano, l'impiego del podologo sul territorio garantisce, soprattutto attraverso la prevenzione e l'educazione sanitaria del paziente, una riduzione del numero delle amputazioni di circa il 60 per cento, e dei ricoveri ospedalieri di circa il 24 per cento;

attualmente, inoltre, chi subisce un'amputazione minore, una volta dimesso, non viene generalmente preso in carico da alcuna struttura sanitaria, con la conseguenza molto frequente di dover subire un'altra amputazione;

in linea con le disposizioni della legge 16 marzo 1987, n. 115, è prevista la presenza del podologo presso i centri diabetologici, ma tale misura non è mai stata resa operativa,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti segnalati;

se ritenga di dover provvedere, con la massima urgenza, all'inserimento delle prestazioni podologiche per la cura del piede diabetico nei livelli essenziali di assistenza;

se ritenga di dover adottare misure volte ad incrementare la prevenzione del piede diabetico;

se non ritenga opportuno strutturare un protocollo assistenziale terapeutico che comprenda necessariamente l'impiego attivo e continuo del podologo in regime ospedaliero oppure creare sul territorio una capillare rete di assistenza, al fine di assicurare la prevenzione e la cura delle ulcere allo stato iniziale, proprio per evitare l'amputazione. Sarebbe così anche favorita l'occupazione di numerosi giovani che si sono specializzati proprio sul piede diabetico e, di conseguenza, si eviterebbe il dispendio di finanziamenti pubblici per formare nuove risorse;

quali iniziative intenda intraprendere al fine di colmare questa lacuna normativa con l'inserimento del servizio podologico tra le prestazioni previste dai livelli essenziali di assistenza.

(4-08355)

 

 
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SE IL PESO VA SU E GIU'

Post n°28 pubblicato il 17 Maggio 2012 da frisquetto

Da uno studio comunicato durante la Conferenza Epi/Pnam 2010 ( Cardiovascular disease epidemiology and prevention, nutrition, physical activity and metabolism 2010 ) emerge che le modificazioni cliniche del peso corporeo, osservate nell'arco di due anni in soggetti in sovrappeso, non aumentano il rischio di eventi coronarici o cerebrovascolari o di mortalità cardiovascolare, rispetto a soggetti pure in sovrappeso ma con peso stabile. Questa notizia ( Waring M.E. e altri, Weight cycling and overall weight status during middle age and incident cardiovascular disease events and all-cause and cardiovascular mortality, Epi/Pnam 2010, Abstract P138), che viene a correggere opinioni diverse espresse in passato, se confermata, può essere di conforto per coloro che, essendo in sovrappeso, cercano di ridurre il loro peso corporeo, andando incontro a frequenti recidive per la difficoltà di mantenere nel tempo le modificazioni dello stile di vita impostate inizialmente.

 
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