dias de verano

Post N° 10


E’ un lunedì notte, il 27 giugno del 2005 per l’esattezza. Un’intera regione è in fermento e in una situazione di silenziosa attesa. Non si parla d’altro da giorni, quello che leggo e ascolto più spesso sono le parole “voto emigrante” e ignaro del sistema elettorale regionale mi domando di cosa si tratti. In molti cercano di spiegarmi, ma il coinvolgimento di ognuno è tale che la versione dei fatti è sempre troppo parziale, troppo condizionata dall’emotività. Cerco di farmi chiarezza da solo seguendo qualche trasmissione televisiva o qualche dibattito elettorale durante le poche pause studio che la sessione esami estiva mi concede. Riesco a capire cosa realmente stanno testimoniando questi giorni e perché tutti sembrano aver perso la testa, perché automobili con dei megafoni percorrono le strade del centro e le piazze vengono allestite con dei palchi, perché la televisione locale non parla d’altro. Ho sempre sentito parlare di F., e sempre con una connotazione quanto più negativa possibile, “il dinosauro” lo chiamano qui con tono satirico per sottolinearne la sua età inoltrata, il suo conservatorismo innato, le sue origini politiche radicate nel franchismo. “E’inammissibile che un ex ministro di Franco possa ancora governare” è una delle tante frasi che mi sento ripetere per fare capire, a me, straniero, il perché di tanta avversità nei confronti di quest’uomo. Tanti per farmi capire in modo più chiaro il concetto lo paragonano a Berlusconi: “voi in Italia non vedreste l’ora che Berlusconi se ne andasse?? Eppure è sempre li, sprezzante dall’alto del suo incarico. Ecco, questo è ciò che succede qui da ormai 15 anni”. Raccolgo sempre più elementi e osservo. Osservo come la piccola strada che taglia longitudinalmente la mia via e mi porta direttamente all’imboccatura della Grande Biblioteca si tappezzi di manifesti elettorali che leggo di sfuggita mentre il mio pensiero è già all’ultimo esame ormai imminente. Osservo come la città cambi la sua fisionomia, come sia viva, come si adatti al corso degli eventi. Ascolto discussioni di studenti nei corridoi delle facoltà… Domenica 19 Giugno c’erano state le elezioni. Era un’atmosfera surreale assolutamente diversa da quella che potrei vivere durante un periodo elettorale in Italia. La tensione è palpabile, il voto va ben oltre un senso di dovere, quasi una missione. Quel voto rappresenta una speranza per l’intera popolazione studentesca. La città si svuota e azzittisce, le stanze delle case degli studenti che si affacciano nei “patii” si spengono in una totalità quasi surreale. Ogni studente ritorna al proprio paese, alla propria cittadina per votare in questa domenica. In queste occasioni si riesce maggiormente ad apprezzare quanto sia altissima la percentuale di studenti fuori sede, quanto S debba la sua “vita” alla sua prestigiosa Università. E’ incredibile il silenzio per le strade, orfane dei suoi studenti nottambuli e chiassosi. La tv locale continua tramite dibattiti e telegiornali, praticamente monotematici, nella sua opera informativa. I primi esiti vedono il PP di F potenzialmente confermato, ma la differenza tra il PP e la coalizione è minima. Si aspetta solo il voto emigrante per sancire l’ufficiale vincitore, ma “il voto emigrante è sempre per F” dicono tutti, “è sempre riuscito a tenersi buoni gli emigranti per garantirsene il voto”, si respira un’aria di sconfitta, di silenziosa attesa. Un’attesa che durerà circa una settimana poiché il conteggio del voto emigrante sarà reso pubblico solo martedì 28 Giugno. E’ la mezzanotte tra il 27 e il 28 e la Grande Piazza Incantata fu testimone al delirio collettivo. Il voto emigrante decretava la sconfitta di F e l’euforia del popolo studentesco e non. Gioivo anche io con e per loro. Il mio animo solidale gioiva PER loro. Il mio lato più inconscio, sentendosi, dopo un lungo anno, quasi cittadino di S, gioiva invece CON loro, illudendosi di una vita reale nel mondo ideale di S, una vita che continui oltre il pacchetto-tempo di un anno Erasmus. Racconto spero propiziatorio alla vigilia del grande giorno ;-)