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Post n°25 pubblicato il 08 Ottobre 2007 da diaspro17
DONNA E SESSUALITÀ Viviamo in un momento storico in cui la sfera della sessualità, di per sé molto intima e preziosa, viene socialmente maltrattata. La maggior parte delle immagini pubblicitarie accostano al prodotto in vendita, un corpo femminile associato ad un significato erotico. Accanto a questo possiamo rilevare il diffondersi della pornografia, e l'utilizzo sempre più palese che ne viene fatto. Il messaggio che arriva alla gente tende a considerare la sessualità come qualcosa di facile, immediato, fruibile, aperto e libero. In realtà, scopriamo che gli esperti in sessuologia clinica affermano che sempre più single e coppie si rivolgono ai servizi pubblici per problematiche legate alla sessualità. Ciò che si registra è che oggi il sesso e le prestazioni sessuali sono investiti di un significato che prima non avevano. Non esiste più il "per sempre", molte coppie stanno insieme finché c'è il sesso e questo assume allora un'importanza fondamentale. Gli uomini, poi, non si sentono più accettati totalmente, devono negoziare e questo crea un'ansia che è la prima causa dei problemi. Inoltre sempre più frequentemente si ascoltano notizie legate a molestie sessuali sia nei contesti di lavoro, che in quelli familiari. Un peso notevole nel mutamento della cultura sessuale contemporanea. l’ha avuto sicuramente il femminismo, che ha scosso la cultura maschilista negli ultimi decenni. Nel cammino di liberazione da antiche forme di schiavizzazione si è venuta consolidando nella donna una coscienza della propria femminilità, della propria corporeità e, per conseguenza, della propria sessualità. Da oggetto di consumo a misura di maschio, la donna si è riscattata e reinventata come soggetto di storia, partecipe della propria vicenda personale non più in senso funzionale ma in senso originario. Questo processo di liberazione non è stato però in grado di restituire dignità e significato alla sessualità, né in relazione alla vita sociale né alla vita personale. Occorre ricercare il vero significato della sessualità a partire dall’origine, cioè dalla storia biblica della creazione, e metterla in relazione all’obbiettivo, cioè la redenzione in Cristo di tutte le cose, nella consapevolezza delle distorsioni introdotte dal peccato. Solo così si può riscoprire il progetto di Dio per l’uomo e la donna in una sfera fondamentale della vita umana. 1. La sessualità è un dono di Dio C’è un ordine dinamico e armonioso che Dio ha fissato e al quale bisogna riferire la sessualità. All’essere uomo appartiene in senso proprio ed intrinseco l’essere maschio o donna. Questa è la tesi di fondo del racconto della creazione di Gn 1-2, contrariamente alla visione del mito androgino per il quale la divisione per sesso sarebbe da attribuirsi a successivi stadi di decadenza. In quanto maschio e femmina l’uomo è immagine di Dio; e poiché l’essere maschio o donna è impensabile senza il corpo e la specificazione sessuale, ne deriva che l’uomo è immagine di Dio proprio nella completezza della sua unità di corpo-anima. All’AT è sconosciuto quel dualismo di corpo e anima. Non v’è un atteggiamento di disprezzo del corpo, proprio per il senso dell’immagine di Dio che manifesta. La cura della bellezza è vista positivamente, anche come elemento di apertura all’altro, di attrazione sessuale e come momento dell’amore pattizio. Questo amore è il contesto della sessualità. La sessualità non è dunque né un male né una disgrazia: è un dono del Creatore a cui è associata l’esperienza del piacere coniugale, del dono reciproco tra i coniugi e del ringraziamento a Dio. Imparare ad apprezzare il proprio corpo sessuato (nelle fasi di maturazione personale e nel modo in cui si vive la propria identità di genere) è un modo per rendere gloria al Creatore. La sessualità è chiamata a scoprire, esprimere, confessare in ogni momento dell’esistenza della coppia umana, l’amore di Dio stesso. Il Cantico dei Cantici rappresenta senza dubbio questa dimensione. Nelle parole di un amore umanissimo che celebra la bellezza dei corpi e la felicità della ricerca reciproca, si esprime altresì l’amore divino per il suo popolo. L’amore di un marito per sua moglie raffigura l’amore di Dio per la sua chiesa (Ez 16; Os 1-3; Ef 5,25-33). 2. La sessualità appartiene in primo luogo all’ordine relazionale L’insegnamento specifico di Gesù sulla sessualità è molto parco; in poche circostanze egli si esprime al riguardo. Tuttavia il tenore di fondo è positivo e si ispira all’immagine originaria dell’uomo e della donna propria dell’AT (Gn 1,27), alla quale per due volte il NT esplicitamente si riferisce: Mc 10,6 e Mt 19,4. In ambedue i testi, Gesù non fa menzione esplicita della finalizzazione procreativa della sessualità. La sessualità qui assume un aspetto di progetto (“saranno una sola carne”) e non di meccanismo biologico. Essa si esprime in un contesto di relazioni segnate da un patto di fedeltà tra gli amanti. La sessualità sganciata dall’impegno relazionale è uno svilimento di sé stessa. Il “sesso senza amore”, il “sesso” non coinvolgente sono totali stravolgimenti del dono della sessualità. L’uomo e la donna non si uniscono innanzitutto per procreare dei figli, ma per incontrarsi in quell’unica dimensione in cui, grazie alla sessualità, viene rivelato qualcosa sull’essere stesso dell’uomo, che esiste soltanto nella relazione con l’altro. Non è dunque biblico affermare, come ha fatto la tradizione cattolica, che la procreazione è il fine primario della sessualità. La stessa questione del coniugio del presbitero della Chiesa cattolica, in realtà, manifesta una concezione non biblica della sessualità e della donna, dove sesso e preghiera non vanno d’accordo. In questa prospettiva, la vita ascetica servirebbe proprio a frenare la carne e le sue passioni; e la verginità sarebbe superiore al matrimonio in quanto rifiuto di ogni atto sessuale. Soltanto la procreazione e la preoccupazione di evitare impurità maggiori giustificherebbero il matrimonio. Questa concezione ha permeato in profondità la cultura influenzando la vita sessuale di uomini e donne. 3. La sessualità è l’espressione del corpo inteso come persona Proprio per il senso dell’immagine di Dio che il corpo manifesta, esso non può essere considerato un semplice involucro. Il corpo è il mezzo attraverso il quale esprimiamo noi stessi. A prima vista, la donna sembra molto attenta a se stessa e ai bisogni del suo corpo, ma è un interesse superficiale, che coinvolge l’aspetto più esteriore come il trucco e il vestire. Ma non appena si tratta di entrare in confidenza con il proprio corpo in maniera più approfondita, innalza barriere psicologiche davvero difficili da abbattere. Ma per una vita sessuale felice è indispensabile accettare ed amare il proprio fisico: un corpo giudicato e criticato non dà piacere quanto un corpo amato ed apprezzato. Ecco perché la donna deve imparare a guardarsi, conoscersi, ad avere confidenza con il proprio corpo e a voler bene alla sua fisicità. Tutte le donne devono sapersi porre davanti ad uno specchio, guardare il proprio corpo ed imparare a rispettarsi. Sicuramente qualcosa potrà essere migliorato, ma il lavoro più grande riguarderà l’autoaccettazione. Se durante una situazione d’intimità l’ attenzione è più focalizzata sul tentativo di nascondere il proprio corpo, piuttosto che di mostrarlo, l’inibizione che ne nascerà impedirà di vivere pienamente la dimensione del piacere. La migliore comprensione di come avviene il costante ripetersi della magia dell’ovulazione permette di comprendere, finalmente in maniera più chiara, il funzionamento anche dei sistemi contraccettivi. La conoscenza di tali sistemi può aiutare la donna a vivere con maggiore libertà, responsabilità e gioia la vita sessuale all’interno della coppia. 4. La sessualità comporta il superamento dello stadio di dipendenza infantile Nel progetto di Dio è richiesto che l’uomo e la donna lascino la sicurezza dell’ambiente familiare per ricostituire, a loro rischio e pericolo, una nuova realtà sociale e familiare. Perché questo atto di rottura (lasciare padre e madre) sia possibile, bisogna che sul piano sessuale, fisiologico, l’uomo e la donna abbiano raggiunto la condizione di adulto. Ma se è vero che la sessualità rende possibile questo passaggio alla condizione di adulto, sia sul piano sociale che sessuale, è altrettanto vero che essa è anche la conseguenza di questo distacco iniziale doloroso. Infatti, se questo distacco non è reale, a tutti i livelli di vita, consci ed inconsci, la sessualità si può trovare deviata, bloccata. Quante coppie ne fanno la tragica esperienza. Se l’uomo e la donna non superano la condizione infantile di dipendenza, la loro sessualità non può da sola realizzare una relazione autentica. Occorre che i due condividano realmente e totalmente l’esistenza l’uno dell’altro, all’interno di una nuova coppia formata in cui i coniugi si sono effettivamente staccati dalle famiglie di appartenenza. 5. La sessualità è la conseguenza della decisione di amare e far felice l’altro La capacità di vivere con gioia il proprio corpo come proprio sé e la volontà di metterlo in rapporto con il corpo e la vita dell’altro producono la sensazione del piacere che attraversa il corpo ed investe l’intera persona. Un piacere che solo fisiologicamente è definito “orgasmo”, ma è molto di più: un’esperienza che abbraccia l’intera vita personale e relazionale. A questo riguardo, è importante sottolineare che la donna, diversamente dall’uomo, vive la sessualità più a livello di sensazioni. Le sue esigenze vere e proprie non sono in prima istanza di carattere sessuale. Un clima di tensione, rancore, insicurezza, preoccupazione e di freddezza può impedirle di vivere la gioia del piacere nella relazione sessuale. A volte la paura e la tensione si manifestano anche fisicamente attraverso il dolore. La donna ha bisogno di sentirsi circondata da un’atmosfera di dolcezza, attenzione, comprensione e sicurezza. Cosa può fare l’uomo affinché, in una relazione, la donna possa essere “nuda e non vergognarsene”? Non si tratta di rendere l’ambiente più rassicurante ricorrendo a qualche artificio. L’uomo deve trasmettere un clima di forza e di tenerezza. Egli non solo deve essere attento ai profondi bisogni personali di una donna, ma anche imparare a conoscere le sue reazioni, le sue caratteristiche fisiche ed il funzionamento del suo corpo. La sessualità può facilmente trasformarsi in un luogo in cui si esperimenta la paura e la vergogna, quando non si riconosce il vero senso della differenza e si è preda di un desiderio violento che porta all’asservimento di un sesso da parte dell’altro. Generalmente è la donna che vive la sessualità nella forma dell’asservimento ad un uomo. In questo caso la donna come donna rischia invece di vivere solo il fallimento del suo desiderio, costantemente disprezzato, come tale, dall’uomo. Solamente quando la sessualità è vissuta nella dimensione della complementarietà dell’uomo e della donna, “Non è bene che l’uomo sia solo”, cioè nel rispetto della diversità e nel riconoscimento dei bisogni reciproci, essa può essere quel luogo di autentica libertà e fiducia, dove al primo posto c’è la felicità dell’altro e non solo la soddisfazione dei propri istinti. Bibliografia A “Mascolinità e femminilità”, (1987) in P. B pp. 341-344; W. G Recovering Biblical Manhood and Womanhood ma diversi Caltanissetta, Alfa & Omega 2004. |
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I bambini disabili, come suggerisce il titolo, nascono due volte: la prima li vede impreparati al mondo, la seconda è una rinascita affidata all'amore e alla intelligenza degli altri. Coloro che nascono con un handicap devono conquistarsi giorno per giorno, più degli altri il proprio diritto alla felicità.
Questa foto dovra comparire in TUTTI i blog
per dare alle persone diversamente abili un
sostgno morale.
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