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Gli Angeli del Cortile - Una fiaba di Natale, diventata un cortometraggio, realizzato dai detenuti della Casa Circondariale di Agrigento

 

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Renato Bilancia protrebb... »

Post n°3 pubblicato il 05 Agosto 2006 da diofebo
Foto di diofebo

                 GLI ANGELI DEL CORTILE

Una Fiaba di Natale che da voce e visibilità ai detenuti

   GLI ANGELI DEL CORTILE di A.Sofri

è diventato un “corto” realizzato dai reclusi della Casa Circondariale di Agrigento  

grazie all'impegno della prof.ssa Ginetta Gambino docente del C.T.P.  

                                          Scrivici:  invisibili.invisibili@virgilio.it                                      

La prof.ssa Ginetta Gambino docente della "scuola carceraria"  della Casa Circondariale di Agrigento, ha curato un laboratorio cinematografico in una sezione di Alta Sicurezza e con molta, molta fatica ed estrema ostinazione è riuscita a realizzare con i suoi alunni della scuola media, un "corto".

Il corto cinematografico, intitolato GLI ANGELI DEL CORTILE, è ispirato al racconto omonimo di Adriano Sofri in cui si affronta il tema della detenzione attraverso la metafora degli angeli custodi “penitenziari” che condividono con i loro custoditi la vita carceraria.

Il racconto di A. Sofri, è sembrato quanto di meglio si potesse trovare non solo per stimolare la lettura e l’analisi di un testo narrativo che rappresenta in maniera liricamente efficace il disagio della detenzione, ma anche come opera in cui l’idea fondante coincide perfettamente con la finalità ultima del lavoro che si è inteso realizzare attraverso la rappresentazione cinematografica: raccontare senza retorica il mondo del carcere.

La qualità artistica del prodotto finale è quanto di meglio si poteva ottenere nelle condizioni in cui si è operato: pochi mezzi, location estremamente limitate, tempi brevissimi per le riprese (una sola giornata). Inoltre tre detenuti che facevano parte del gruppo di laboratorio, per motivi diversi, sono stati sostituiti da altri detenuti poco prima di girare.

La sceneggiatura

Individuato il soggetto, la stesura della sceneggiatura ha coinvolto tutto il gruppo-classe nello sforzo di associare e combinare le parole del racconto di A. Sofri alle immagini che ne avrebbero dovuto, almeno nelle intenzioni, potenziare il significato, tenendo, per altro, ben presenti le limitazioni, dovute a ragioni di sicurezza, imposte dalla Istituzione carceraria all’interno della quale si sarebbero girate le scene.

Questa fase di lavoro è stata preceduta da uno studio del linguaggio cinematografico.

Gli “attori”

Il gruppo di detenuti ha partecipato alle varie fasi del lavoro con grande entusiasmo e totale disponibilità, mostrando capacità di collaborazione fra loro e con gli operatori, senso di responsabilità e rispetto delle regole. Ciascuno di loro ha vissuto questa esperienza con la speranza di riuscire a lanciare un messaggio importante a chi, estraneo alla realtà carceraria, forse non considera abbastanza che al di là, al di sopra di qualsiasi reato commesso c’è un essere umano con le sue fragilità ma anche con il valore assoluto di ogni persona.

Gli “esperti esterni”: regista, cineoperatore, fonico, fotografo di scena.

Questo lavoro non ha avuto solo una valenza didattico-formativa, ma si è proposto di più: contribuire ad abbattere le barriere, soprattutto mentali, che separano il carcere dalla città. 

Proprio in ragione di questo, ci si è avvalsi della collaborazione di un documentarista sensibile, FABIO DE VECCHI, per curare la regia, di due giovani operatrici, CHIARA VULLO e ESTER SPARATORE per le riprese, il sonoro e il montaggio, e infine dello scatto “magico” di TANO SIRACUSA in qualità di fotografo di scena ma anche di prezioso consigliere per cogliere la migliore luce possibile  nelle inquadrature e nella soluzione di innumerevoli problemi spesso legati alle location assai ristette in cui sono avvenute le riprese. 

Le foto di scena

Le immagini fissate nelle foto di Tano Siracusa sono complementari al lavoro filmico. Riflettono l’atmosfera che si è creata durante le riprese: il clima a volte disteso e divertito, oltre  che serio e impegnato; la cordialità fra detenuti e operatori esterni; l’angustia degli spazi all’interno dei quali ci si è mossi durante le riprese sotto lo sguardo vigile dell’agente di custodia. Ma anche di più. La foto scelta per la copertina del DVD (che contiene il corto), è riuscita a cogliere l’essenza stessa della condizione dei reclusi: non più uomini e donne, ma ombre, immagini sfocate, separate dalla vita vera dalle grate pesanti di un cancello chiuso, eppure confusamente e malinconicamente mosse dal desiderio forte di ritornare ad essere visibili in un mondo che appartiene anche a loro e che anche a loro dovrà dare la possibilità di ricominciare…

Le autorizzazioni

Nonostante l’atteggiamento favorevole della Direzione della Casa Circondariale alla realizzazione del progetto, il percorso per ottenere tutte le autorizzazioni necessarie e passare alla fase della produzione del “corto”, è stato molto lungo e laborioso (cinque mesi e decine di istanze…). Perseveranza, volontà di superare gli ostacoli e fiducia nelle Istituzioni, sono state alla fine premiate e anche la Scuola Carceraria di Agrigento ha potuto portare a termine la propria produzione con la paziente collaborazione della Polizia penitenziaria. 

I successi

Il cortometraggio GLI ANGELI DEL CORTILE ha già avuto diversi riconoscimenti: è stato selezionato per la visione al pubblico al Festival Aziz di Palermo, si è classificato terzo allo Zabut Festival di Sambuca di Sicilia, ha ricevuto una menzione speciale all’ Efebo d’oro nella sezione Corto Letterario, e all’ VIII Biennale del Cinema per la Pace di Pisa. Ha partecipato al concorso ilCorto.it2005 ed è visibile al pubblico di Internet  alla pagina:

http://video.libero.it/app/play/index.html?id=ab07d69da75849dfd8b6257927f43a5e

...i detenuti di Agrigento invece, non lo hanno visto affatto!). Inoltre la stessa prof.ssa Ginetta Gambino ha recentemente incontrato gli studenti di Scienze della Formazione del Polo Universitario della Provincia di Agrigento per parlare loro di questo lavoro e di educazione degli adulti  nel contesto delicato e difficile del carcere. Grazie alla disponibilità e la sensibilità dei docenti: prof. Ignazio Licciardi e prof. Alfonso Sciara.

              

GLI ANGELI DEL CORTILE

Conclusioni

“Il carcere non deve essere considerato un sistema chiuso, una realtà lontana,estranea al tessuto sociale. Il carcere ha un prima, un durante e un dopo. Un prima sul quale si dovrebbe fare opera di prevenzione, dove l’individuo che commette un reato viene recluso e giustamente punito, un durante in cui quel soggetto dovrà vivere e non sopravvivere regredendo, un dopo perché quella persona, pagato il suo debito con la giustizia, ritornerà in seno alla società di cui è parte. Quel dopo dipende anche dai cambiamenti che l’esperienza carceraria avrà determinato nella personalità del detenuto. Quel dopo riguarda  molto da vicino tutta la società.

Un paese civile ha il compito di sostenere, recuperare e riabilitare anche il cittadino che ha sbagliato.  E’ nel suo interesse”.


(tratto da ristretti.it gennaio2005)
 Prof.ssa Ginetta Gambino
I.C. "S. Quasimodo"- Ctp per l’Eda di Agrigento
Progetto "Laboratorio cinematografico: il corto" a.s. 2004/05

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 
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