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CAMBIARE SI PUO' ..... A.S.C. "EUROPA"
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Post n°17 pubblicato il 26 Aprile 2010 da rosalussemburgh
Il 12 febbraio 1924 nasceva il giornale L'Unità fondato da Antonio Gramasci. In ricordo pubblichiamo uno dei suoi più famosi scritti. INDIFFERENTI Odio gli indifferenti. Credo come Federico Hebbel che "vivere vuol dire essere partigiani" (1). Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e parteggiare. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L'indifferenza è il peso morto della storia. E' la palla di piombo per il novatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che recinge la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scora e qualche volta li fa desistere dall'impresa eroica. L'indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. E' la fatalità; e ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che si ribella all'intelligenza e la strozza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, il possibile bene che un atto eroico (di valore universale) può generare, non è tanto dovuto all'iniziativa dei pochi che operano, quanto all'indifferenza, all'assenteismo dei molti. Ciò che avviene, non avviene tanto perché alcuni vogliono che avvenga, quanto perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia fare, lascia aggruppare i nodi che poi solo la spada potrà tagliare, lascia promulgare le leggi che poi solo la rivolta farà abrogare, lascia salire al potere gli uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. La fatalità che sembra dominare la storia non è altro appunto che apparenza illusoria di questa indifferenza, di questo assenteismo. Dei fatti maturano nell'ombra, poche mani, non sorvegliate da nessun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa. I destini di un'epoca sono manipolati a seconda delle visioni ristrette, degli scopi immediati, delle ambizioni e passioni personali di piccoli gruppi attivi, e la massa degli uomini ignora, perché non se ne preoccupa. Ma i fatti che hanno maturato vengono a sfociare; ma la tela tessuta nell'ombra arriva a compimento: e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia che un enorme fenomeno naturale, un'eruzione, un terremoto, del quale rimangono vittima tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. E questo ultimo si irrita, vorrebbe sottrarsi alle conseguenze, vorrebbe apparisse chiaro che egli non ha voluto, che egli non è responsabile. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi anch'io fatto il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, il mio consiglio, sarebbe successo ciò che è successo? Ma nessuno o pochi si fanno una colpa della loro indifferenza, del loro scetticismo, del non aver dato il loro braccio e la loro attività a quei gruppi di cittadini che, appunto per evitare quel tal male, combattevano, di procurare quel tal bene si proponevano. I più di costoro, invece, ad avvenimenti compiuti, preferiscono parlare di fallimenti ideali, di programmi definitivamente crollati e di altre simili piacevolezze. Ricominciano così la loro assenza da ogni responsabilità. E non già che non vedano chiaro nelle cose, e che qualche volta non siano capaci di prospettare bellissime soluzioni dei problemi più urgenti, o di quelli che, pur richiedendo ampia preparazione e tempo, sono tuttavia altrettanto urgenti. Ma queste soluzioni rimangono bellissimamente infeconde, ma questo contributo alla vita collettiva non è animato da alcuna luce morale; è prodotto di curiosità intellettuale, non di pungente senso di una responsabilità storica che vuole tutti attivi nella vita, che non ammette agnosticismi e indifferenze di nessun genere. Odio gli indifferenti anche per ciò che mi dà noia il loro piagnisteo di eterni innocenti. Domando conto ad ognuno di essi del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime. Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze virili della mia parte già pulsare l'attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c'èin essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano nel sacrifizio; e colui che sta alla finestra, in agguato, voglia usufruire del poco bene che l'attività di pochi procura e sfoghi la sua delusione vituperando il sacrificato, lo svenato perché non è riuscito nel suo intento. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.
Post n°16 pubblicato il 23 Marzo 2010 da rosalussemburgh
La chiesa ha deciso di parlare, contro l'abborto ha chiesto di votare. Sempre coerente con la sua ipocrisia, accoglie chi pecca e chi soffre manda via. Eminenza Lei non potrà mai capire la sofferenza di chi decide di abortire. In questo paese povero di CULTURA, la chiesa che Lei rappresenta ,ormai non fa più paura. Troppi orrori celate nei vostri cuori. Un vero cattolico Don Ciotti e Don Gallo preferisce ascoltare, le vostre esternazioni, servono solo a farlo più pensare. In questa società in completa decadenza, Il vostro parlare è l'ennesima indecenza. Abbandoni l'opulenza e faccia dono di penitenza. Vada per il mondo a vivere la sofferenza, solo così potrà smettere di sentirsi " EMINENZA"
Post n°15 pubblicato il 11 Maggio 2009 da rosalussemburgh
Enziteto, dove un diritto viene scambiato per favore Repubblica — 28 febbraio 2004 pagina 10 sezione: LETTERE E COMMENTI Quanti e quali "diritti negati" hanno le donne e gli uomini che finiscono nella grande industria della criminalità organizzata ancor prima di nascere? Quante e quali condanne hanno ancor prima di essere condannati? Tutte le volte che viene arrestato qualcuno, mi chiedo, da cittadina, cosa ho fatto per tendergli la mano, dove ero quando aveva bisogno, quando ha avuto il coraggio di chiedere aiuto. E mi chiedo a maggior ragione, dove era lo Stato quando nonostante l' obbligo scolastico, non gli è stato garantito il diritto allo studio, dove era lo Stato quando gli è stato negato il diritto al gioco, il diritto ad una adolescenza dignitosa, il diritto a mantenere la sua famiglia, i suoi figli, dove era, dov' è? Ho visto in questi ultimi tempi un interesse sincero da parte di molti, ma in quale maniera si manifesta lo Stato sistematicamente, in quale maniera potrà essere visibile giornalmente. è possibile utilizzare le risorse già esistenti, perché Enziteto è pieno di contenitori da riempire di contenuti, per questo la risposta immediata sarebbe che da domani lo Stato fosse presente con i servizi di cui già dispone, coordinandosi e mettendosi in rete, questo sarebbe doveroso. Questa sarebbe una maniera di essere vicini ogni giorno alla gente di Enziteto. «Non è la fame ma è l' ignoranza che uccide», che uccide le libertà di un paese desolato, bramato da persone che incentivano questa desolazione, che la sfruttano a loro piacimento. La verità qui è elargita chiamando i diritti favori. Nel deserto socio-culturale poche gocce d' acqua servono a raccogliere consensi a basso prezzo e con pochi sforzi. In questo deserto c' è chi si arricchisce grazie ai bisogni (primari) di molta gente. Su questo si fonda il loro potere, che si esaurisce nel dare informazioni alle quali si può accedere facilmente o nell' elargire diritti già dovuti. Lo Stato in questi "non luoghi" perde ogni suo punto di riferimento, e costituisce le fondamenta solide sulle quali questi personaggi si poggiano. Ed è facile, osservando dal di dentro il contesto socio-culturale, comprendere come vengono tirati su i pilastri di un potere "non statale" forte. Uno Stato che "dimentica" di mettere i segnali stradali per le strade, i nomi delle vie, i servizi per vivere e sopravvivere permette di andar "dietro" al primo che ci dà la soluzione. "Grazie, mio salvatore, per avermi dato i segnali stradali e un nome alla strada che percorro ogni giorno, per avermi fatto lavorare, per avermi dato un sussidio, per l' asfalto~». Concludo con il pensiero di una delle mamme che hanno organizzato il "Carnevale dello scandalo": «Lo Stato, come padre e madre, che tutela e protegge i propri figli deve tendere la mano soprattutto a quei figli che hanno più bisogno. La peggiore schiavitù umana è l' ignoranza. Ma non è un diritto essere informati ed istruiti?». operatrice sociale a Enziteto - rosa matera
Post n°14 pubblicato il 15 Aprile 2009 da rosalussemburgh
Che strano paese il nostro, il terremoto è stata un emergenza , ma noi abbiamo una struttura statale per intervenire in casi di emergenza, il responsabile di questa struttura ha un compenso altissimo , il suo compito è quello di garantire e coordinare i soccorsi in caso di calamità.Tutti ormai sappiamo di cosa si occupa la protezione civile, qualcuno forse conosce anche i costi che paga la collettivià per permetterne il funzionamento.Forse quello che molti non sanno e che questa struttura organizzativa deve funzionare tutti i giorni dell'anno e uno dei suoi principali compiti è quello di prevenire i disastri causati dalle calamità naturali. In un paese normale il governo non dovrebbe sbandierare come fosse un fatto eccezionale la perfezione della macchina dei soccorsi, in un paese normale è NORMALE che i soccorsi funzionano, quello che non è normale è che non ci sia stata la prevenzione, che chi avrebbe dovuto controllare la situazione dopo le prime scosse non lo abbia fatto, o che comunque non si sia capaci di costruire un paese dove sia normale fare il proprio dovere. Se questo fosse un paese normale, oggi non ci sarebbero tutte quelle famiglie a piangere la perdita dei propri cari, non ci sarebbero le passerelle e le gare di solidarietà, In un paese normale ogni giorno ci sarebbe attenzione all'altro e ognuno farebbe il proprio lavoro con senso di responsabilità e spirito civico, sapendo che girare la testa dall'altra parte, mentre si compie un azione che necessariamente ha una ricaduta sulle vite degli altri, vuol dire mettere un ipoteca sul futuro e soprattutto vuol dire esserne responsabili, sia il nostro compito quello di guidare un camion che porta un carico di cemento non a norma o quello di fare il burocrate. Tutti siamo responsabili delle azioni che compiamo ma anche soprattutto di quelle che evitiamo di compiere, i nostri atti ci inseguono sempre e hanno una ricaduta positiva o negativa sul futuro. In un paese NORMALE la legalità e la prevenzione è la NORMALITA' Il nostro non è un paese NORMALE.
Post n°13 pubblicato il 12 Gennaio 2009 da rosalussemburgh
Venticinque anni fa veniva assassinato dalla mafia il giornalista Giuseppe Fava. Ripubblichiamo un suo articolo apparso sulla rivista «I Siciliani» nel febbraio del 1983. di Giuseppe Fava Io voglio raccontarvi una storia vera. Un assessore dei passati governi regionali, sicuramente galantuomo e, però non temerario, e perciò quasi sempre tremebondo, talvolta persino inerte nella sua attività di governo, mi confessava la sua intenzione di ritirarsi dalla vita pubblica.Era disfatto dalla paura, anzi da diverse paure che si sovrapponevano l'una all'altra. Paura - da un giorno all'altro - di essere coinvolto in un clamoroso caso di corruzione per una firma distratta. Paura di prendere alcune pistolettate sulla fronte come il povero Mattarella. Paura di fare, di operare politicamente, di prendere iniziative, di effettuare le scelte. E così tremebondo, mi prendeva sottobraccio per spiegarmi meglio: «Sai perché hanno ammazzato Mattarella? Perché era onesto. C'erano mille miliardi da spendere per il risanamento di Palermo. C'era un dilemma, assegnare i giganteschi appalti ai soliti gruppi di potere, che avrebbero divorato almeno metà di quei mille miliardi, oppure per la prima volta nella storia della Sicilia spendere quei soldi veramente per il popolo palermitano. Scelse questa seconda ipotesi. Ma gli altri dettero cinquanta milioni a un anonimo lazzarone, e gli fecero piantare tre proiettili in testa mentre andava alla messa. L'assessore mi trascinava sottobraccio in un angolo ancora più remoto abbassando la voce con un sorriso da moribondo. Tremava come se avesse la febbre. Sussurrava: hanno legalizzato la corruzione! Tu devi prendere un contributo, perché ti spetta, perché ne hai diritto? E chi te lo nega? Però non te lo danno, una volta manca la carta, unavolta undocumento, un'altra volta bisogna rifare la domanda in carta bollata. Alla fine arriva un misterioso suggerimento, o meglio il malcapitato ha una illuminazione: una garbata percentuale sul contributo a chi ha la grazia di scoprire la pratica, toh, guarda dov'era! e portarla sul tavolo competente per le ultime firme. L'assessore cominciò a fare curiosi gesti nell'aria, come se indicasse tutte le direzioni, e contemporaneamente raccogliesse invisibili cose da tutte le parti, denaro, applausi, strizzated'occhio, sorrisi, revolverate, voti, carezze femminili: l'assessore è un uomo quasi maestoso nella corporatura e lento nel gesto e nella parola e tuttavia compiva quella pantomima con una straordinaria levità talché era chiaro che questa corruzione e violenza erano dunque in Sicilia, in ogni apparato, struttura, ufficio, meccanismo. Alla fine l'assessore si colpì dolcemente con l'indice alla tempia e disse: ho qui tante cose fantastiche da fare per la Sicilia e i siciliani, ma per farle debbo accettare che per lo meno il trenta per cento della spesa sia preda dei corrotti e debbo anche saper scegliere esattamente chi sono costoro, non commettere sbagli o sgarri, altrimenti una bella mattina me ne vado a messa con moglie e figli, col mio bell'abito doppiopetto, riverito dai passanti e un giovanotto mi si para dinnanzi: «Onorevole assessore» e io faccio un sorriso benevolo verso lo sconosciuto cittadino «bravo giovane che vuoi?» e quello mi spara tre proiettili in mezzo agli occhi. Eravamo sempre più in mezzo ad una grande folla e l'assessore là, con sorrisi sempre più rabbiosi, finché la gente lo prese in mezzo e lo rapì, ed egli disse qualcosa di stentoreo col pugno levato in alto e ci fu un applauso. Nell'ultimo barlume di sguardo che riuscii a percepire vidi disperazione. Quell'uomo impaurito e felicemi parve il trionfo del nostro fallimento. (Per sua fortuna lo trombarono: è ridiventato un cittadino amabile, sereno, sorridente e inutile). I limiti della tragedia siciliana sono precisi. Viviamo in una terra potenzialmente riccacome nessun'altra poiché haminiere, terra fertilissima, una posizione storica e geografica al centro di tutte le civiltà e di tutte le rotte commerciali, bellezze della natura incomparabili, e talento umano, cioè fantasia, pazienza, sopportazione al dolore, coraggio. Etuttavia da centinaia di anni siamo colpiti e feriti, siamo sempre più poveri, sempre più lontani dall'Europa, vittime di tutte le violenze.Datrent'anni abbiamol'autonomia regionale, una macchina costituzionale per risolvere la nostra tragedia di popolo, risolvere i nostri problemi sociali. Siamo invece immobili, quasi putrefatti dentro i nostri problemi; l'Europa, cioè il livello di civiltà europea si allontana sempre di più. Nella realtà non poteva essere altrimenti: i siciliani hanno espresso una classe politica di gran lunga inferiore alle loro capacità umane e alle necessità storiche. Amico mio, chissà quante volte tu hai dato il tuo voto, ad un uomo politico così, cioè corrotto, ignorante e stupido, sol perché una volta insediato al posto di potere egli ti poteva garantire una raccomandazione, la promozione ad un concorso, l'assunzione di un tuo parente, una licenza edilizia di sgarro. Così facendo tu emilioni di altri cittadini italiani avete riempito i parlamenti e le assemblee regionali e comunali degli uomini peggiori, spiritualmente più laidi, più disponibili alla truffa civile, più dannosi alla società. Di tutto quello che accade oggi in questa nazione, la prima emaggiore colpa è tua. Non ti lamentare perciò se il generale comandante della guardia di finanza si fotte duemila miliardi di denaro pubblico, e i massimi finanzieri e ministri, editori, giornalisti, persino il comandante in capo delle forze armate, per avidità di carriera e di lucro, si fanno incastrare da un lazzarone comeGelli in una specie di congiura per impadronirsi delle strade d'Italia, e a Napoli la camorra ha sostituito lo Stato nella pubblica amministrazione. Non ti lagnare amico mio se tutto questo accade, non ne hai il diritto. Il primo lazzarone sei tu e la storia ti paga per quello chemerita la tuamaniera di concepire la politica e quindi la tua stessa dignità! Solo che ora non hai piùmolto tempo. Lo vedi tu stesso quello che ci circonda e assedia: amministratori che divorano, terroristi che avanzano menando strage, l'inflazione che ogni giorno ti rende sempre piùmiserabile, finanzieri che portano il denaro all'estero ed ogni giorno rendono questa tuamiseria più infame, logge segrete come immense piovre in tutti i vertici dello Stato, mafiosi praticamente padroni anche della tua sedia di lavoro, Fanfani che torna capo del governo e punta al Quirinale! La necessità di una rivoltamorale, cioè di trasformare la Sicilia e l'Italia, è diventata una necessità per sopravvivere. Io allora non ti dico per quale partito votare, perché penso che tu abbia avuto almeno la lucidità per fare una tua scelta ideale. Ti dico solo, all'interno di questo partito al quale affidi la tua coscienza di cittadino, di scegliere uomini intelligenti, soprattutto uomini onesti. E se hai coraggio e passione stai tu dentro quel partito a lottare. So quanto sia difficile, poichémanigoldi e ruffiani sono riusciti finora ad emarginare o eliminare gli intelligenti e gli onesti. Ma bisogna tentare, disperatamente, quotidianamente lottare e sperare. Altrimenti ignoranti, ladri e imbecilli ti affonderanno definitivamente nella merda! Giuseppe Fava Giuseppe è stato uno degli eroi di questa nostra terra, non Mangano, come sostiene il NS premier fate girare.
Post n°12 pubblicato il 05 Gennaio 2009 da rosalussemburgh
"Caro Babbo Natale, nel 2008 non sono stato buono, anche quest’anno ho mandato a fanculo tanta gente. Ho trattato male i giornalisti, gli editori, i politici, gli imprenditori con le pezze al culo. Portami lo stesso qualcosa. Te lo prometto, l’anno prossimo cambierò. E’ un fioretto che ti faccio. Sarò ancora più cattivo, più fetente, non perdonerò più niente a nessuno. Il 2009 sarà il mio Vaffanculo Year. Tu che porti regali a tutti. Tu che hai trasformato la nascita di Gesù in un supermercato. Tu che sei il nonno dello psiconano e che gli hai suggerito la social card. Tu, con le tue renne, che fai il testimonial del consumismo. A te chiedo in questa notte di portarmi alcuni doni per l’anno che verrà. Non far morire più gli operai, 1.300 sono scomparsi nel 2008, hanno già dato. Cambia categoria, passa ai politici e ai direttori di giornali e delle televisioni. Un piccolissimo incidente sul lavoro a Riotta o a Vespa o a Giordano, una telecamera sul piede. Una disgrazia lieve a Cicchitto, a Gasparri o a D’Alema, una pensione minima e un monolocale in un ballatoio di periferia. Porta una sveglia con una suoneria eccezionale a Morfeo Napolitano e, se serve, anche un apparecchio acustico e un paio di occhiali. Forse si sveglierà e vedrà nella giusta luce giudiziaria il suo ex compagno Bassolino e si vergognerà del Lodo Alfano. Ai precari, ai disoccupati, ai padri di famiglia, alle madri single, agli extracomunitari finiti in questo delirio che è l’Italia regala la speranza di un Paese democratico e civile, nel 2009 oltre alla speranza non avranno altro. Allo psiconano regala dieci giudici della scuola di Paolo Borsellino dalle Procure d’Italia. Nella slitta non caricare avvocati, ne ha già troppi in casa e in Parlamento. Con loro passa i sabati e le domeniche a giocare a guardie e prescritti. Lui fa la parte del prescritto, è quella che gli viene meglio. Portagli anche un elicottero della marca di quello di Ceaucescu, nel 2009 può tornargli utile. A Tremonti non portare nulla. Lui gioca da sempre con i condoni e con le aste pubbliche dei titoli di Stato. Cerca di vendere i debiti della politica ai cittadini. Non dargli più i nostri soldi. Un’asta dei BOT deserta a primavera gli cambierà la vita. Potrà ritirarsi sotto falso nome nel Parco dello Stelvio insieme al figlio di Bossi. Alla Lega dai questo federalismo, sono trent’anni che Umberto Garibaldi lo vuole. Porta la Mafia e la Camorra e la Ndrangheta anche nelle valli bergamasche e nell’edilizia lombarda. Ognuno deve avere la sua Mafia federale. Ma questo lo hai già fatto, mi dimenticavo. A tutti gli italiani porta un muro. Alto come quello di Berlino. Lungo come la muraglia cinese. Più resistente delle mura di Gerico. E falli schiantare contro per risvegliarli prima che sia troppo tardi. Buon Natale a tutti gli italiani onesti."
Post n°11 pubblicato il 24 Dicembre 2008 da rosalussemburgh
L'indifferenza secondo me..... Carissimi, Cittadini, politici e politicanti di mestiere ancora una volta e come sempre i mas midia ci innondano di tragiche notizie , morti bianche , corruzioni, uccisioni e tanto altro che giorno dopo giorno ci abitua all’indifferenza, si miei cari indifferenza, perché la gente per bene ha solo questa arma per difendersi se esercitiamo la pratica dell’indifferenza, ci accorgiamo a poco a poco che tutto quello che accade al paese non ci tocca, e quello che non ci tocca non può ferirci , perché la stragrande maggioranza di cittadini indifferenti , ma onesti crede sia giusto farsi i fatti propri perché solo così non si pestano i piedi a nessuno e se caso mai avessero bisogno….possono almeno chiedere quello che quasi sempre è un diritto solo che il momento che lo chiede ovviamente ci si mette in uno stato di sudditanza. Che inevitabilmente diventa complicità e dipendenza ma soprattutto diventa violazione del diritto di altri e quindi miei cari dipendenti della clinica santa Rita di Milano voi non potete dire che solo un gruppo era corrotto e colluso voi eravate lì e sicuramente vi eravate accorti di quello che succedeva, ma impregnati di mentalità mafiosa avete preferito la strada dell’omertà, tutto purché potevate continuare a conservare il posto di lavoro che tra l’altro era un vostro diritto, senza pensare che, per conservare il vostro diritto ledevate quello di altri cittadini che si affidavano a voi con tutta la fiducia di chi si trova in uno stato di necessità. Tutto quello che accade ci interessa, niente che appartenga alla vita pubblica non ci appartiene, è questo il principio della democrazia principio che la legge del “mi manda picone” ha sotterrato tantissimo tempo fa. Ci sarebbe tanto da dire in qualunque parte si volga lo sguardo ci si accorge che l’unica certezza è quella del malcostume e così al posto di mettere in risalto le cose positive vere che avvengono si da risalto al marcio e i giornali ci sguazzano perché la cronaca nera fa notizia ed aumenta le tirature ma soprattutto aiuta il processo di globalizzazione dell’indifferenza, uccide le coscienze critiche e fa dilagare la paura, e quindi per ogni strage del lavoro si aprono dibattiti e si creano commissioni che devono indagare, altri soldi pubblici e quindi dei cittadini sprecati per gente che se solo avesse fatto il proprio dovere di cittadino prima che di rappresentante istituzionale non avrebbe permesso le stragi. Si miei cari , perché basta entrare in una scuola specialmente in quelle superiori per rendersi conto che il posto dove si formano i futuri cittadini sono così fatiscenti che la prevenzione e la sicurezza sono un miraggio , l’arte dell’arrangiarsi è la sola regola che vale e quando saranno grandi, magari lavoratori in nero , o a progetto ,continueranno ad esercitare questa preziosa arte che gli ha permesso di sopravvivere attraverso le mille insidie della mancanza di diritti che questo nostro bel paese ha ormai interiorizzato nel suo DNA. Solo chi crede al bisogno dell’interdipendenza può sperare in un futuro migliore , se ci appropriamo dell’idea che se si lede un diritto di uno la conseguenza ricadrà su di noi , solo allora ci si potrà dichiarare cittadini del mondo. Questa lettera sicuramente non sarà pubblicata ma io avevo bisogno di scriverla, solo continuando a leggermi posso trovare la forza di non addormentare la mia coscienza , posso continuare ad indignarmi per tutte le ingiustizie e la corruzione dilagante per tutti quei cittadini che costretti dalla necessità del bisogno hanno smesso di pensare e soccombono nella speranza di un evento che gli offri un opportunità di riscatto e soprattutto posso continuare a cercare altri che sentono la mia stessa fame di giustizia sociale per continuare a tessere reti in cui sostenerci e moltiplicarci. Rosa
Post n°9 pubblicato il 29 Marzo 2008 da rosalussemburgh
Post n°8 pubblicato il 28 Marzo 2008 da rosalussemburgh
Carissimi, Il Cilap Eapn Italia, la delegazione italiana agli Incontri europei delle persone in povertà, il gruppo di lavoro cilap "persone in povertà", in collaborazione con l'Associazione Europa, il Comune di Bari (Assessorato ai Diritti Civili e Sociali) e il Centro ascolto per le famiglie "Il Mosaico" (I° Circoscrizione di Bari) organizza il 29 marzo a Bari presso il Centro ascolto per le famiglie (Via dei Narcisi 5, Bari Catino) un incontro di scambio e auto-formazione e conoscenza delle esperienze di cittadinanza di un gruppo rappresentativo di persone (anziani, donne, uomini e fanciulli) che vivono a Bari. L'incontro intende osservare le "pratiche di diritto" dei cittadini nel contesto barese. Non vi è la pretesa di fornire un quadro esaustivo dello stato delle cose, ma elaborare tracce di proposta per programmare gli interventi e i programmi futuri. Si tratta del secondo dei tre incontri che abbiamo organizzato (Roma, 14 marzo, Bari 29 marzo e Bologna 3 Aprile) per preparare insieme il documento che la delegazione italiana porterà a Bruxelles in occasione de VII Incontro europeo delle persone in povertà (maggio 2008). Augurandoci di poter contare anche sul vostro apporto, Letizia Cesarini Sforza CILAP EAPN Italia Piazza Vittorio Emanuele II, 2 00185 Roma tel. (+39) 0644702299 info@cilap.euwww.cilap.eu Rosa Matera A.S.C. Europa tel.(+39)080/5306320 320/4084017 asceuropa@libero.it
Post n°7 pubblicato il 24 Gennaio 2008 da rosalussemburgh
Ho fatto un sogno...vivevo in una nazione che nascondeva nelle sue fondamenta tesori di ogni sorta...avevano un valore molto più alto del pertolio, erano impregnati di saperi e civiltà vissute sul nostro territorio che emanavano un potente influsso positivo che ci faceva essere un popolo unico al mondo. Mi guardavo intorno e scoprivo con mia grande meraviglia che nel paese tutti erano onesti, nessuno manovrava nell'ombra per ottenere favori e le persone venivano valutate a seconda del proprio impegno, i giovani prendevano gli adulti ad esempio e avevano rispetto per tutto quello che li circondava, tutti erano impegnati a conservare il grande tesoro che ci era stato tramandato e ci si prodigava per conservare l'intero patrimonio con la consapevolezza che avevamo il dovere di perservarlo e tramandarlo intatto alle generazioni future.Da tutto il mondo arrivavano in massa a vedere i nostri tesori e tutta la nazione viveva con grande dignità sapendo di essere custode della storia. Mi sono svegliata con un senso di disagio...la sveglia aveva messo in funzione la radio e il radiogiornale parlava dello scempio di Napoli, della crisi di governo ,degli arresti di politici e delle collusioni tra i vari poteri che si dividono la nostra nazione, ho cercato di riprendermi il sogno, ma le immagini che partoriva la mia mente erano quelle quotidiane di una nazione senza dignità, dove la politica è strettamente collusa con i poteri oscuri delle mafie e delle multinazionali che usano il territorio come se fosse un bene inesauribile, da usare a proprio piacimento senza tener conto del fatto che abbiamo il dovere di tramandarlo alle generazioni future . Confusamente cercavo di parlare a tutti quelli che avevano il mio stesso sogno e gli chiedevo di non arrendersi, di tornare a combattere di non lasciarsi ingoiare dal baratro che quotidianamente si apre sotto i nostri piedi , e nel sogno vedevo donne e uomini incamminarsi verso l'orizzonte prima in pochi poi sempre di più , una massa pacifica e solidale correva in aiuto della nostra terra e tutti insieme armati di potenti ramazze ci dirigevamo verso i luoghi del potere occulto per spazzare via tutti quelli che con la loro avidità e la sete di potere hanno ucciso i valori , il diritto e la democrazia.Li spazzavamo via tutti ma proprio tutti, non ci facevamo incantare da nessuno, ne da quelli di destra ne da quelli di sinistra e nemmeno da quelli di centro, perchè tutti noi sapevamo che anche i migliori erano stati ormai da tempo ingoiati dalla palude della cattiva politica e finalmente nasceva una nuova classe politica fatta di giovani puliti, che avevano la capacità di rappresentare gli interessi del popolo sovrano. Ho fatto un sogno ........
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