Creato da toscaninalucy il 29/04/2009

Disincontrata

Dalla finestra guardo il mondo e se trovo qualcosa di interessante esco fuori a fare due passi.

 

Tua per sempre.

Post n°46 pubblicato il 07 Luglio 2010 da toscaninalucy
Foto di toscaninalucy

Amore mio carissimo, da quando mi hai lasciato, trenta anni or sono, ho trasformato la mia inclinazione naturale in un lavoro. E’ successo poco dopo. Come sai sono sempre stata una persona molto socievole e alla compagnia delle donne fin da giovane preferivo quella degli uomini. Adesso non ridere, sai a cosa mi riferisco. Non amavo passare il mio tempo libero parlando di ombretti e ritenevo la mente di alcuni uomini più affascinante di quella della maggior parte delle donne. Un pomeriggio mi ricordo che partecipai ad un incontro tra amiche, c’era mia cugina Franca ed una sua vicina di casa. Iniziarono a parlare di attrici, di come queste si vestivano, passavano le ferie e di come facevano l’amore. Stetti in silenzio la maggior parte del tempo poi quando me lo fecero notare gli raccontai di aver passato la notte con il mio migliore amico. Mi uscì dalla bocca come fosse una cosa del tutto naturale. Voi parlate dei vostri sogni, io parlo della mia vita, quella reale. Si tirarono un’occhiata, il loro sguardo disse “zoccola”, poi il mio disse loro “andate al diavolo…avete fatto cose peggiori delle mie nella vostra vita… io non ho mai messo le corna a nessuno”. Si dice che talvolta quando una persona viene considerata in un certo modo dagli altri, con il tempo inizia ad adattarsi alle aspettative che questi hanno di lei. Non voglio trovar giustificazioni ma posso dirti che dopo questo episodio, di serate con il mio migliore amico, con i suoi amici e con qualcun’altro ce ne furono altre: non saprei dirti quante ma so che queste coincidevano con i momenti in cui l’assenza di te si faceva sentire più forte. Era allora che trovavo in ognuno di loro un antidolorifico per la mia profonda solitudine. Ho scoperto che molti di loro erano più soli e disperati di me e che due solitudini non fanno mai la felicità; riescono ad ingannare il tempo per un po’ ma in genere la durata dell’illusione svanisce presto, altrimenti diventa tutto molto patetico. Come ti ho detto all’inizio di questa lettera con il tempo la mia attitudine è diventata un lavoro. Non pensare che in questi anni abbia avuto particolari difficoltà economiche, non si tratta di questo. A dir la verità non so dirti di cosa si sia trattato. Ci sono momenti nella vita in cui le situazioni che ti si presentano innanzi si incastrano perfettamente con i tuoi stati interiori, con quelli che hai cercato di negare per tutta la vita, con la tua indole, la definirei. Credo che se tu fossi rimasto con me avrei creduto tutta la vita di essere nata per fare la madre di famiglia e forse sarei stata in grado di ingannare me stessa, ma le cose non sono andate in questo modo e nessuno può immaginare come sarebbe stato. Ciò che invece rappresenta l’unica certezza nella vita di ogni uomo è il giorno della sua morte. Ti guardo senza avvicinarmi, quanto basta per sentire il freddo della tua pelle e immaginarmi a fianco al tuo corpo disteso. Quante notti abbiamo passato distesi, quante a respirare i nostri segreti consumandoci l’uno con l’altra fino all’ultimo respiro dopo il piacere, dopo l’amore.  Quanta gente che piange davanti all’unico corpo che ho amato. Qualcuno mi guarda forse chiedendosi cosa ci faccia una come me in questa stanza; qualcuno come tuo zio fa finta di non riconoscere “la rossa di Trastevere”, la maggior parte ignora il fatto che questa donna vestita da puttana ti abbia amato più di chiunque altro. Tua per sempre Giulia.

 

 
 
 

Vieni via...vieni via con me...

Post n°45 pubblicato il 01 Luglio 2010 da toscaninalucy
Foto di toscaninalucy

 

Appena il prete chiese alla donna se voleva prendere per marito l’uomo che le stava a fianco, il suo abito da sposa iniziò a muoversi, stringendosi e allargandosi addosso a lei. I veli dell’ampia gonna si alzarono verso l’alto e a poco a poco imprigionarono il suo corpo in un vortice facendo sì che la poveretta cominciasse a barcollare davanti all’altare. L’iniziale stupore degli invitati si tinse di terrore come lo sguardo dello sposo che si era allontanato da quella creatura che sembrava posseduta dal demonio. Fu questa la spiegazione del prete che facendosi forza iniziò a spargere l’acqua benedetta verso quell’anima peccatrice. Ma quella folle danza tra i veli si concluse solo quando un fiore dell’acconciatura si infilò minacciosamente nella bocca della donna rischiando di soffocarla. In questo momento la sposa rimase immobile cercando con lo sguardo terrorizzato il proprio amato che nel frattempo si era rifugiato piangente tra le braccia dalla propria madre. Fu in questo momento che l’abito riuscì a liberarsi del corpo che aveva avvolto fino a quel momento lasciando la sposa in mutande sotto agli occhi di tutti.

La testimonianza di un passante: ho visto un abito da sposa, camminare per la strada. E’ roba da pazzi è vero, ma si trattava proprio di questo. C’era l’abito ma non c’era nessuna donna che lo indossasse. Ad un certo punto l’ho visto inciampare in una pozzanghera, è scivolato e vi è caduto dentro. Mi sono avvicinato ma questo come niente fosse si è rialzato ed ha continuato a camminare. L’ho visto con i miei occhi. Poi quando ho saputo del fatto accaduto ho capito che si trattava proprio dello strano caso dell’abito scappato dalla chiesa.

La testimonianza della sposa poco tempo dopo: è stato un momento tanto terrificante quanto liberatorio; non so come possa essere accaduto, so soltanto che non avrei mai trovato il coraggio di ritornare nei miei passi se non fosse successo tutto questo. Quell’abito mi ha salvato la vita.

 

 
 
 

I surfisti del Lunedì.

Post n°44 pubblicato il 13 Giugno 2010 da toscaninalucy
Foto di toscaninalucy

Buttarmi in mare, adesso. Un altro strato addosso oltre la pelle. Un laccio alla caviglia, ad una soltanto. Legata ad una tavola da surf. E’ quello che immagino guardandoli. Sono i surfisti del lunedì mattina, strano giorno per giocare in acqua; loro non lavorano mai, passano le loro giornate in mare, ci mangiano, ci fanno l’amore e poi ci si addormentano. Sorrido, penso a dove va la mia mente certe volte e cosa resterebbe di me se non avessi più la fantasia. Loro aspettano un’onda più grande delle altre, magari la prossima; intanto io li guardo dalla passerella: osservo le mie mani che stringono la ringhiera di vernice bianca, la testa sospesa tra il corpo ed il vento che vuole portarmi via. Respiro e me lo sento dentro al corpo ogni secondo di quel respiro così profondo; gli occhi si muovono, seguono l’andamento delle onde, le cavalcano come quei corpi robusti che appaiono e scompaiono. Immagino di esserci io immersa fino al collo in attesa di alzarmi su con l’avvicinarsi della mia onda. Una volta e poi basta. Giusto il tempo di sentirmi addosso quella libertà che sa di salsedine.

 

 
 
 

Kill Bill (vol.2) - l'incontro, poche parole, l'emozione.

Post n°43 pubblicato il 27 Maggio 2010 da toscaninalucy
Foto di toscaninalucy

 

La sposa: "Come hai fatto a trovarmi?"

Bill: "Io sono io."

La sposa: "Cosa ci fai qui?"

Bill: "Un attimo fa suonavo il flauto... In questo momento sto guardando la sposa più bella  che i miei stanchi occhi abbiano mai visto."

La sposa: "Perchè sei qui?"

Bill: "Un ultimo sguardo."

La sposa: "Oggi farai il bravo?"

Bill: "Non ho mai fatto il bravo in tutta la mia vita, ma farò del mio meglio per essere dolce..."

La sposa: "Vuoi restare al matrimonio?"

Bill: "Solo se posso sedermi dal lato della sposa."

La sposa: "Sarai un po’ triste e solo nel mio lato."

Bill: "Il tuo lato è sempre stato un po’ triste e solo, ma non mi metterei da nessun' altra parte."

 

 
 
 

Solitudine al bar

Post n°42 pubblicato il 23 Maggio 2010 da toscaninalucy
Foto di toscaninalucy

Aggiunge il miele al cappuccino sperando che possa arrivarmi nelle vene, poi casomai al cuore. Non sono più dolce dopo averlo bevuto. Mi sento come prima, l’incantesimo piccola non è riuscito. Resto a guardarla per lo più in silenzio, come tutte le mattine. La spoglio con gli occhi come all’ora di pranzo e come ogni volta che faccio una pausa al lavoro. Dal cantiere fino al bar mi allieta l’attesa del suo sorriso. Una costante sempre diversa mentre mi chiede:”il solito?” Si, grazie. Il cappuccino della Sonia, che scherzando un giorno mi disse che era magico. Avrei voluto dirle che lei la magia ce l’ha negli occhi, nella bocca e in tutto il corpo, ma visto che non sono bravo con le parole le sorrisi soltanto; poi mi bevvi il solito. Buono? Non me lo sono mai chiesto. E’ qualcosa di caldo, qualcosa che lei ha preparato per me. Nessuna prepara qualcosa per me da molto tempo. Nessuna mai lo ha preparato con quel sorriso negli occhi. Si, a pensarci bene quel cappuccino al miele è la cosa più buona del mondo.

 


 

 
 
 

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