Creato da toscaninalucy il 29/04/2009

Disincontrata

Dalla finestra guardo il mondo e se trovo qualcosa di interessante esco fuori a fare due passi.

 

Dal libro: “La coppia in crisi” di Andolfi, Angelo, Saccu.

Post n°51 pubblicato il 09 Ottobre 2010 da toscaninalucy
Foto di toscaninalucy

Ogni individuo nel corso del suo sviluppo prende a modello, almeno inizialmente i genitori, sia per quanto riguarda la costruzione della propria identità nel ruolo sessuale “di competenza”, sia per quanto riguarda uno schema di rapporto con il partner. Per quanto riguarda il primo aspetto, una difficoltà con il genitore del proprio sesso comporterà degli ostacoli da superare nella costruzione dell’identità sessuale corrispondente. Una figlia che si sente rifiutata dalla madre o che ha a che fare con una madre che ha notevoli tabù sessuali, per quanto risenta delle spinte all’emancipazione provenienti dall’ambiente sociale circostante, avrà probabilmente delle difficoltà nella costruzione del proprio ruolo di donna. Esse potranno accentuarsi quando al prodotto della relazione diadica con la madre verranno a sommarsi gli effetti conseguenti al rapporto tra la madre e il padre con le complicazioni secondarie dovute all’influenza dei tabù materni sulla relazione coniugale. Ogni difficoltà derivante in questa relazione dalla presenza di problemi psicologici del genitore con cui i figli si sono identificati porteranno nelle successive relazioni di questi ultimi con il/la propria partner al tentativo costante di trovare una soluzione al problema che si è presentato nella relazione originaria. Quello che potrebbe sembrare una difficoltà riguardante esclusivamente i genitori è quindi in realtà un problema che coinvolge ciascun figlio direttamente. Una rottura della relazione genitoriale, comporterebbe infatti in certo qual modo, una perdita della propria identità, in quanto ambedue i genitori sono importanti, per non dire essenziali, nella costruzione dell’identità.

 

 
 
 

Myself

Post n°50 pubblicato il 22 Settembre 2010 da toscaninalucy
Foto di toscaninalucy

Quando si avvicinò il dito alla bocca sentì l’odore dello smalto e pensò che se poche ore prima si era tinta le unghie di viola lo aveva fatto non perché fosse particolarmente ambiziosa ma per ricordare a se stessa che era arrivato il momento di smettere di mordersi le unghie. Aveva voglia di  iniziare a togliere i bollini dalle mele con le proprie unghie e di graffiare gli uomini durante l’amplesso. Pensava che in questo periodo della sua vita fosse stato necessario più che mai “farsi le unghie” nel senso più ampio del termine. Gli eventi degli ultimi tempi avevano reso necessario un cambiamento e adesso i primi segni odoravano di smalto laccato. Da qualche parte bisognava pur iniziare.

 

 
 
 

Disillusioni.

Post n°49 pubblicato il 22 Agosto 2010 da toscaninalucy
Foto di toscaninalucy

Tutto inizia e finisce in questo punto preciso della storia quando lui le prende la mano la guarda negli occhi e non vede niente. Non vede più niente e non solo perché siano passati molti anni dall’ultima volta che si sono visti, ma perché cerca invano i segni di quel tempo passato nel suo volto. Non trova nessuna ruga ad accoglierlo, nessun presagio di perduta giovinezza e si sente strano di fronte a quella donna. Pochi istanti di fronte a lei e non riesce a comprendere come possa essere successo. Pare che solo per lui il tempo sia trascorso solo per lui. Di molti anni, intendo. Lei lo guarda e vede quasi un vecchio. Aveva cercato di immaginarselo in questi anni ma forse la sua fantasia aveva ingannato le aspettative. Ogni volta che chiudeva gli occhi aveva pensato di trovarsi di fronte ad un affascinante intellettuale brizzolato, magari con degli occhialetti da professore appoggiati sul naso; denti bianchissimi in un sorriso da sogno. Aveva pensato a questo nella sala d’attesa in procinto di entrare nella sala operatoria della clinica di chirurgia estetica. Adesso si trova di fronte un uomo di sessant’ anni un po’ trascurato, con tanto di pancetta ma comunque dall’aria simpatica. Lui continua a guardarla, le fa una carezza sul volto ma sente che c’è qualcosa d’innaturale dietro a quella pelle liscia; gli esce un sorriso imbarazzato; lei vorrebbe rispondere a quel sorriso ma talmente è tirata la sua pelle che fa fatica ad allargare la bocca, non può muovere gli zigomi. Non riesce a sorridere e le esce una lacrima. Lui si allontana. L’ho fatto per te, lei pensa. Lui si ferma, si guarda le mani, le rughe che hanno segnato il tempo poi la guarda di nuovo ma ancora una volta non riesce a provare nessun sentimento per quella maschera di cera. L’ho fatto per te, questa volta glielo dice, ma lui adesso è lontano tanto che forse non riesce a sentirla.

 
 
 

Un posto magico.

Post n°48 pubblicato il 14 Agosto 2010 da toscaninalucy
Foto di toscaninalucy

La bambina tirò fuori dalla tasca un gesso. Si guardò intorno ed iniziò a disegnare una linea bianca sull’asfalto. Poi si fermò e vide che alla fine quello poteva assomigliare proprio al cerchio che aveva immaginato. Sorrise e con un salto rimbalzò dentro a quella figura e si sedette al centro.

Questa è l’ora in cui Alice esce di casa scende le scale di fretta, corre verso la sua bicicletta e salita su questa inizia a pedalare veloce veloce. “Vado in cortile” dice, ma in realtà di giocare con i bambini più piccoli non ne ha alcuna voglia. Questo è il momento migliore della giornata per stare da sola. Quando il sole sta per tramontare, quando molti hanno già rincasato e se passi da sotto le finestre senti l’odore della vita domestica. E’ bello sentirla da fuori, passare sotto a quella vita con la bicicletta, attraversarla insieme al vento e immaginarla restando con i piedi sui pedali per godersi quell’idea di libertà. Alice ha undici anni e sogna un modo diverso, allora prende la bicicletta e pedala finché le gambe non le fanno male. Ad un certo punto si ferma, tira fuori il suo gessetto bianco dalla tasca e disegna un posto che sia suo soltanto.

 

 
 
 

Mai - poesia di Pedro Salinas

Post n°47 pubblicato il 05 Agosto 2010 da toscaninalucy
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Mai parole o abbracci mi diranno che esistevi e mi hai amato: mai.
Me lo dicono fogli bianchi, mappe, telefoni, presagi; tu, no.
E sto abbracciato a te senza chiederti nulla,
per timore che non sia vero che tu vivi e mi ami.
E sto abbracciato a te senza guardare e senza toccarti.
Non debba mai scoprire, con domande, con carezze,
quella solitudine immensa, d'amarti solo io...  

 
 
 

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Sei eccezionale.
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